FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia

Numero 70
luglio 2025

Fame

 

IL VILLAGGIO DELLE LANTERNE AFFAMATE

di Annarita Verzola



C’era una volta un villaggio lontano lontano, di là dai monti, oltre il mare. Era molto difficile arrivarci, ma chi lo trovava scopriva ben presto di essere in un posto magico, ben oltre ciò che i miei lettori potrebbero immaginare.

Non ci credete? Allora lasciate che vi racconti che cosa successe.

Un gruppo di viandanti era giunto stremato nel villaggio, in fuga dalla guerra e dalla carestia, e aveva trovato quelle piccole case vuote, ma perfettamente in ordine, come se gli abitanti se ne fossero andati con il desiderio di lasciare un posto accogliente per chi sarebbe venuto dopo di loro. Nel gruppo di profughi c’erano giovani coppie, famiglie con bambini, persone anziane o sole che i più giovani e forti avevano portato via con loro per proteggerli e aiutarli.



Sistemarsi in quelle piccole case fu semplice e naturale, le occuparono secondo il numero dei componenti della famiglia e le persone sole e anziane si unirono per sostenersi a vicenda.

Chiunque fosse in grado di lavorare, si diede subito da fare per provvedere alle esigenze della piccola comunità, secondo le proprie capacità. Ci fu chi si occupò di lavorare la terra, di accudire i pochi capi di bestiame salvati prima della fuga, di cucinare, di lavare i panni e di badare ai bambini.

Gli anziani chiesero che fosse affidato loro proprio questo compito.

Appena si fece buio, in ogni casa fu accesa una lampada, che dopo la frugale cena fu passata agli anziani e così quella sera stessa, la prima nel nuovo paese in cui speravano tutti di ricominciare a vivere in pace, in ogni casa vi fu un gruppo di bambini raccolto intorno a un anziano, pronto ad ascoltare meravigliose storie.

Ci fu chi raccontò vicende di eroi e di principesse che facevano sognare, storie di guerre e di dolori come quelli che avevo vissuto insieme dalle quali trarre coraggio e forza per il futuro, avventure di viaggi in terre lontane che accesero la fantasia.



A un tratto in ogni casa i bambini si accorsero che la luce stava lentamente aumentando e scoprirono così che qua e là nelle stanze si erano accese lanterne dalle fogge originali ed elaborate, che nessuno aveva potuto vedere fino al momento in cui si erano illuminate da sole.

Il mattino dopo tutti discutevano dello strano fenomeno, molti cominciarono ad avere paura che il villaggio fosse stregato e gli abitanti precedenti lo avessero abbandonato per questo motivo; la piccola comunità si divise tra chi voleva restare in quel posto lontano dalla guerra e dai pericoli e chi invece era pronto a rimettersi subito in cammino per timore che accadesse di peggio.

Alla fine prevalse il buonsenso e anche i più timorosi si dissero che valeva la pena di restare in quel rifugio di pace e scoprire come mai le lanterne si fossero accese da sole.

I più curiosi le esaminarono alla luce del giorno, ma non scoprirono nulla; a parte la bellezza del loro aspetto, sembravano comunissime lanterne.

La sera dopo cena, i bambini si radunarono come la volta precedente, ma gli anziani non raccontarono nulla, stanchi per la giornata di lavoro e un po’ preoccupati per l’insolito fenomeno delle lanterne che si accendevano da sole, poi venne l’ora di andare a dormire e alcuni bambini si accorsero che le lanterne erano rimaste spente.

La faccenda si faceva sempre più bizzarra e diventò il principale argomento di discussione nella comunità, divisa tra chi era curioso e chi temeva un maleficio. Stanca di quelle chiacchiere, una giovane donna tornò in cucina e riprese a impastare il pane, cominciando a cantare per farsi compagnia. Di lì a poco la lanterna posata sul caminetto si accese e la sua luce sembrava vibrare di gioia al canto vivace della donna. Se smetteva, la luce si spegneva; se riprendeva a cantare, la luce brillava.



La giovane chiamò gli altri abitanti e chiese loro di fare una prova, ognuno nella propria casa; ci fu chi comincio a cantare, come aveva fatto lei, chi si mise a parlare del più e del meno o a raccontare storie e in ogni casa le lanterne cominciarono ad accendersi e a brillare vivide finché le persone parlavano.

“Sono lanterne affamate!” strillò all’improvviso un bambino.

Tutti di colpo capirono che cosa intendesse dire con quella curiosa espressione. In qualche modo le lanterne avevano fame di conoscenza e volevano essere nutrite con canti e racconti, erano lì in attesa di qualcuno lo facesse.

Era quello lo scopo del villaggio segreto, accogliere le persone e mostrare loro, grazie alle lanterne affamate, quanto fosse importante continuare a diffondere la verità, i sogni, le speranze per far brillare la luce.

Ecco perché chi se ne andava da quel piccolo villaggio segreto non portava via le lanterne, ma le lasciava per chi sarebbe venuto dopo di lui, per continuare a nutrire le lanterne affamate e a ricordare la forza delle parole, capaci di vincere il male e la cattiveria e di restituire la voglia di sognare e di sperare.



annver3@gmail.com