FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia

Numero 70
luglio 2025

Fame

 

VOLARE CON ALI DI FARFALLA DIPINTE D’INFINITO
Sulla poesia di Marisol Bohórquez Godoy

di Gianni Darconza



La poesia di Marisol Bohórquez Godoy si caratterizza per il forte contrasto che la sua parola riesce a instaurare tra fragilità e fermezza, come un albero di salice che si piega al vento e alla tempesta senza spezzarsi. Nei suoi primi anni di vita, nella campagna colombiana, Bohórquez ha il suo primo contatto con l’arte attraverso i fiori, gli animali, la semplicità della vita. Decisiva è l’influenza della madre, che, attraverso la lettura di diversi autori (tra i primi il poeta spagnolo Antonio Machado), risveglia in lei l’inquietudine di esprimere con la pittura e la parola poetica i propri interrogativi più profondi. Ma l’accostamento alla scrittura giunge in seguito a un evento tragico, la prematura scomparsa del fratello maggiore. Il dolore e la disperazione la conducono alla scoperta della poesia di César Vallejo, dai cui versi riesce a trarre la forza per affrontare le avversità della vita. Dalla tragica esperienza nasce la poesia “Congelados” (che reca un’epigrafe dello stesso Vallejo), in cui l’accostamento dell’esperienza della morte con il gioco che i due fratelli facevano da bambini serve a esorcizzare il dolore dell’evento, congelando il tempo in un’istantanea delle gioie semplici dell’infanzia.

I temi di Bohórquez oscillano tra una volontà di denuncia civile e la ricerca di un amore puro e assoluto, benché sovente sia fonte anch’esso di dolore e sofferenza. Nel primo gruppo si inseriscono “El poema que no quiso ser escrito” e “¿Aún esistes?”, in cui la poetessa tratta i temi della brutalità della guerra e della violenza di genere. La prima poesia nasce in seguito a una lettura pubblica tenuta al Festival di Medellín, quando i poeti stranieri presenti chiesero a Bohórquez perché non avesse mai scritto nulla sui conflitti armati tra lo Stato colombiano e le formazioni guerrigliere (FARC, ELN), dal momento che l’aveva vissuta in prima persona fin da piccola. La sua risposta alla domanda provocatoria è proprio nei versi della poesia. Nella seconda poesia affiora tutta la denuncia contro la violenza machista sulle donne, perfettamente condensata nell’immagine della farfalla mutilata delle sue ali che non può più volare, ma anche nell’immagine potente dell’uomo che, nel prendere con violenza una donna, è quasi come se violentasse la propria madre.

Non mancano tra le varie poesie temi che si riallacciano alla formazione scientifica della poetessa, che prima di dedicarsi all’arte a tempo pieno (oltre che poetessa è anche pittrice) si era laureata in ingegneria, lavorando per diversi anni presso un’industria petrolifera di Bogotà. Il linguaggio scientifico diventa un modo per ricercare nuove metafore da applicare al quotidiano, come nella composizione “Con tendencia a infinito”, dove la rappresentazione cartesiana di una funzione iperbolica si tramuta nella speranza, mai spenta, di incontrare l’amore che sembra divergere all’infinito. Lo stesso titolo di una sua raccolta pubblicata in Italia, Effetto farfalla, rimanda alla fortunata immagine coniata da Lorentz per indicare la teoria del caos deterministico, in base alla quale è sufficiente una minima variazione delle condizioni iniziali di un sistema matematico per generare, a lungo termine, una serie di variazioni decisive sul comportamento del sistema stesso.

Originale in particolar modo è la poesia dedicata alla capitale italiana, dove giocando abilmente con il carattere palindromo delle parole Roma/Amor, la poetessa riesce a costruire abilmente una poesia in cui l’amore per la città eterna sembra fondersi indissolubilmente con un amore proibito di cui è preferibile non scrivere il nome nell’ordine corretto.




POESIE DI MARISOL BOHÓRQUEZ GODOY


*
Quiero mirar
con ojos de una flor
tu atardecer

*
Voglio osservare
con lo sguardo di un fiore
il tuo tramonto


EL POEMA QUE NO QUISO SER ESCRITO

Fui testigo de la guerra antes de mi nacimiento
Yo era un trozo de carne que intentaba latir
en un vientre acechado por la angustia

Resistimos el hambre de los violentos
La lluvia borró el silencio que dejaron las balas
Lavamos nuestras pesadillas en los ríos teñidos de sangre
y mordimos la oscuridad hecha ceniza
para enfrentar el miedo a un nuevo amanecer
con la muerte esperando

Vimos madres llorar a sus hijos
y esposas que eclipsaron el día con el luto en sus ropas
Nos aferramos cada noche a la protección de unos dioses
que aún no muestran su rostro
y ocultamos los sueños bajo el dintel de la puerta

Nuestra herradura de la buena suerte
fue la bendecida víctima de una bala perdida
para que yo pudiera creer en los augurios

Yo vi la guerra antes de mi nacimiento
conocí el llanto de mi madre
y el estrépito en el corazón de mi padre
antes que los cantos de cuna

Vi el naranjo agrio llorar sus naranjas podridas
y servir de refugio a quienes bajo sus ramas
intentaron borrar el infierno de la memoria

Y me preguntan a mí ¿por qué no escribo poemas a cerca de la guerra?
A mí, que aún sigo intentando callar el eco de sus voces durante mis sueños


LA POESIA CHE NON VOLLE ESSERE SCRITTA

Fui testimone della guerra ancor prima di nascere
Io ero un pezzo di carne che cercava di battere
nel tuo ventre minacciato dall’angoscia

Resistemmo alla fame dei violenti
La pioggia cancellò il silenzio che lasciarono i proiettili
Lavammo i nostri incubi nei fiumi tinti di sangue
e mordemmo l’oscurità divenuta cenere
per affrontare la paura di una nuova alba
con la morte in attesa

Vedemmo madri piangere i propri figli
e mogli che eclissarono il giorno con il lutto nelle vesti
Ci afferrammo ogni notte alla protezione di divinità
che ancora non mostrano il proprio volto
e occultammo i sogni sotto il coprifilo della porta

Il ferro di cavallo della nostra buona sorte
fu la vittima benedetta di un proiettile vagante
affinché io potessi credere nei presagi

Io vidi la guerra ancor prima di nascere
conobbi il pianto di mia madre
e il fragore nel cuore di mio padre
prima dei canti nella culla

Vidi un arancio aspro piangere le sue arance marce
e fungere da rifugio a chi sotto i suoi rami
cercò di cancellare l’inferno dalla memoria

E mi chiedete perché non scrivo poesie sulla guerra?
A me, che ancora cerco di far tacere l’eco delle loro voci nei miei sogni


ROMA

Amor al revés
amor disfrazado
amor en ruinas
amor de gladiadores
amor de emperadores
amor de un pueblo al que la muerte divierte
amor tuyo que es también muerte
amor de dios que no sabe qué es amor
amor que miente
amor que se lava las manos
amor de una novia vestida de blanco
amor de una lágrima que explota
amor que no cabe en tu boca
amor que no se escribe amor
porque Roma es mejor
cuando es prohibido nombrar
en orden correcto la palabra AMOR


ROMA

Amor a rovescio
amor travestito
amor in rovina
amor di gladiatori
amor d’imperatori
amor di un popolo allietato dalla morte
amor tuo che è anche morte
amor di dio che non sa cos’è amor
amor che mente
amor che si lava le mani
amor di una sposa vestita di bianco
amor di una lacrima che scoppia
amor che non entra nella tua bocca
amor che non si scrive amor
perché Roma è meglio
quando è proibito nominare
nell’ordine esatto la parola AMOR


EL SEXTO DÍA

El hombre fue quien creó a Dios a su imagen y semejanza
NIETZSCHE

En el principio era la palabra
flotando en el vacío
la desnudez de todas las cosas
la ausencia de todos los nombres
la belleza absoluta del caos

El agua y su geometría angular
el grito sordo de la piedra
el amor antes de ser nombrado

Después llegas tú
con el barro del descontento
entre las manos
para sentirte menos solo
le das forma a un dios
y ese dios nace y te abandona


IL SESTO GIORNO

Fu l’uomo a creare Dio a sua immagine e somiglianza
NIETZSCHE

In principio era il verbo
che fluttuava nel vuoto
la nudità di tutte le cose
l’assenza di tutti i nomi
la bellezza assoluta del caos

L’acqua e la sua geometria angolare
il grido sordo della pietra
l’amore prima di esser nominato

Poi arrivi tu
con il fango dell’insoddisfazione
tra le mani
Per sentirti meno solo
dai forma a un dio
e quel dio nasce e ti abbandona


DESVARÍOS

Sueños de espuma devorados por el tiempo,
recuerdos que destiñen palabras nunca pronunciadas
y que traen tu voz
como la pesadilla del amor que me busca.

¿Es la muerte que me llama
al otro lado de esta angustia?
¿O la vida
tratando de encontrarme entre las piedras?


VANEGGIAMENTI

Sogni di schiuma divorati dal tempo
ricordi che sbiadiscono parole mai pronunciate
che recano la tua voce
come l’incubo dell’amore che mi cerca.

È la morte che mi chiama
dall’altra parte dell’angoscia?
O la vita
che cerca di trovarmi tra le pietre?


CONGELADOS

“Oye, hermano, no tardes
en salir. Bueno? Puede inquietarse mamá”

CESAR VALLEJO

A los 18 dejé de creer que todos los juegos de infancia tienen desenlaces felices
Un 24 de agosto en la mañana
se te ocurrió invitarme a jugar de nuevo “congelados”
aquel juego que de niños solíamos disfrutar
quedándonos por turnos inmóviles
esperando ser tocados por la mano del otro

Esta vez era yo quien debía correr para descongelarte
No supe dónde te escondiste
El viento me arrastró con violencia
me empujó hacia un lugar oscuro
donde caían hojas marchitas que se confundían con la palidez de tu rostro
Y entonces, aparecieron frente a mí tus ojos
como dos cristales vacíos detenidos en el tiempo

La muerte había vertido el veneno en tus labios
y yo quería pensar que solo jugabas
que estabas molesto porque tardé en llegar
Me acerqué a ti, extendí mi mano cálida sobre tu pecho
Una y otra vez
Una y otra vez
U-n-a y o-t-r-a v-e-z…

Tan solo vi una sombra desvanecerse en la distancia
un silencio de sepulcro enredándose sobre mí piel
como hiedra entre los muros
y recordé que en ocasiones lloré porque no regresabas pronto
para descongelarme
Aparecías de repente con tu mirada serena y exclamabas:
¡qué tonta eres hermana! Es solo un juego
Si yo no regreso, solo corre a buscarme;
estaré del otro lado de la talanquera
esperando por ti, muerto de risa


LUPO GHIACCIO

“Ascolta fratello, non tardare
a uscire. Sai? Può preoccuparsi la mamma.”

CESAR VALLEJO

A 18 anni ho smesso di credere che tutti i giochi dell’infanzia hanno un esito felice
Un 24 agosto di mattino
hai avuto l’idea di invitarmi a giocare ancora a “lupo ghiaccio”
quel gioco con cui ci divertivamo da bambini
rimanendo a turno immobili
e aspettando di essere toccati dalla mano dell’altro

Stavolta ero io che dovevo correre per scongelarti
Non sapevo dove ti eri nascosto
Il vento mi trascinò con violenza
mi spinse verso un luogo oscuro
dove cadevano le foglie marce che si confondevano con il pallore del tuo viso
E allora mi apparvero davanti i tuoi occhi
come due vetri vuoti fissati nel tempo

La morte aveva versato il veleno sulle tue labbra
e io volevo pensare che stavi solo giocando
che ti eri offeso perché avevo tardato a trovarti
Mi avvicinai a te, allungai la mano calda sopra il tuo petto
Ripetutamente
Ripetutamente
R-i-p-e-t-u-t-a-m-e-n-t-e…

Vidi solo un’ombra svanire nella distanza
un silenzio di sepolcro aggrovigliarsi sulla mia pelle
come l’edera tra i muri
e ricordai che a volte piangevo perché non venivi subito
a scongelarmi
Apparivi all’improvviso con il tuo sguardo sereno ed esclamavi:
che scema che sei, sorella! È solo un gioco
Se non arrivo, corri a cercarmi;
sarò dall’altra parte della staccionata
che ti aspetto, morto dalle risate


CON TENDENCIA A INFINITO

Pregúntale a los hombres de ciencia por esto que crece sin medida.
¿Pueden acaso encontrar la exacta respuesta al límite de este 1 que eres tú
sobre esta x, figura indefinida que soy yo
con tendencia a infinito?

Mis alas se expanden en un vuelo tan alto.
Se precipitan a veces hacia el punto cero;
-abismo matemático-
donde todo cuanto pretende ser multiplicado
se reduce a la nada.
Allí, tan cerca de ser anuladas, se elevan
como frágil burbuja que encuentra salvación en un beso del viento,
y sin más salida que este indeterminado número de probabilidades
donde espero tocarte en algún punto,
emprendo de nuevo este viaje
-curva de amor que has trazado-
en el plano cartesiano de tus sueños.


TENDENTE ALL’INFINITO

Chiedi agli uomini di scienza di ciò che cresce senza misura.
Possono forse trovare l’esatta risposta al limite di questo 1 che sei tu
diviso per questa x, figura indefinita che sono io
che tende all’infinito?

Le mie ali si espandono in un volo così alto.
Talvolta precipitano verso il punto zero;
– abisso matematico –
dove tutto ciò che pretende di essere moltiplicato
si riduce a nulla.
Lì, così prossime ad essere annullate, si elevano
come fragili bollicine che trovano salvezza in un bacio del vento,
e senz’altra uscita che questo indeterminato numero di probabilità
in cui spero di toccarti in qualche punto,
intraprendo di nuovo questo viaggio
– curva d’amore che hai tracciato –
nel piano cartesiano dei tuoi sogni.


¿AÚN EXISTES?

A las mujeres víctimas de la violencia de género

Si me cierras los labios con tu puño cerrado
yo escaparé de ti
sin esperar que un príncipe venga en mi rescate

Si haces sangrar mi sexo
tomándome a la fuerza,
yo escribiré versos
que germinen en cada cicatriz

Mis palabras te recordarán que fue una mujer
quien acunó tu frágil cuerpo en sus entrañas
desconociendo el poder de tu metamorfosis

Porque soy yo la madre
a la que le sigues desgarrando el vientre
Soy yo la carne con la que cocinas tu cena
y traes a dios como invitado

Sin embargo desde lejos
aguardo el instante reversible,
el día en que muestres tu rostro
digno de pertenecer a nuestra especie;
-hombre capaz de sostener la mariposa en sus manos
sin mutilar sus alas -


ANCORA ESISTI?

Alle donne vittime della violenza di genere

Se mi chiudi le labbra col tuo pugno chiuso
io scapperò da te
senza aspettare che un principe venga a riscattarmi

Se fai sanguinare il mio sesso
prendendomi con la forza,
io scriverò versi
che germineranno in ogni cicatrice

Le mie parole ti ricorderanno che fu una donna
colei che cullò il tuo fragile corpo nelle sue viscere
ignara del potere della tua metamorfosi

Perché io sono la madre
a cui continui a lacerare il ventre
Sono io la carne con cui cucini la tua cena
portando dio come tuo invitato

Eppure da lontano
aspetto l’istante reversibile,
il giorno in cui mostrerai il tuo volto
degno di appartenere alla nostra specie;
– uomo capace di sostenere la farfalla tra le mani
senza mutilare le sue ali –


Provenienza delle poesie selezionate

“Desvaríos” da La soledad de los espejos (Colombia, 2016).
“El poema que no quiso ser escrito” e “Con tendencia a infinito” Effetto farfalla. Efecto mariposa (Raffaelli Editore, 2017).
“Aún esistes?” e “Congelados” da La forma del vuoto. La forma del vacío (LietoColle, 2019).
Le poesie “Roma” e “El sexto día” dalla raccolta inedita Raíz nómada.
L’haiku con cui si apre la selezione è inedito.

Traduzione dallo spagnolo di Gianni Darconza




Marisol Bohórquez Godoy (Santa María, Colombia, 1982)
Poetessa, narratrice, pittrice e traduttrice colombiana, è laureata in ingegneria e vive negli Stati Uniti.
Ha pubblicato nella Colección Los Conjurados La soledad de los espejos (2016) e in Italia, in edizione bilingue, Effetto farfalla (Raffaelli Editore, 2017) e La forma del vuoto (LietoColle, 2019), entrambe nella traduzione di G. Darconza, con il quale ha pubblicato anche per Higuera Editores di Bogotá, la raccolta bilingue Antipartículas. Antiparticelle (2019).
Di recente è uscita l’antologia digitale Allí donde habita mi nombre (Seshat Ediciones, 2022). La sua ultima raccolta poetica, ancora inedita, si intitola Raíz nómada.
Ha partecipato a Festival internazionali di Poesia e suoi testi sono stati tradotti in inglese, francese e italiano. Tra i suoi lavori come traduttrice si segnala l’antologia Cuaderno de Traducción. Veinte voces de la poesía italiana contemporánea 1949-2001 (2021). Dal 2020 dirige la Rivista Digitale di Letteratura e Arte Vuela Palabra, dedicata alla diffusione della poesia.


giovanni.darconza@uniurb.it