Cosa sarebbe successo se nel novembre del 1935 Rafael Rodríguez Rapún avesse raggiunto l’hotel Reina Victoria di Valencia e si fosse riunito al suo amato Federico García Lorca? Non lo sapremo mai, ma probabilmente non avremmo fra le mani uno dei capolavori più emblematici del poeta andaluso. Proprio in quel mese, infatti, García Lorca si trovava a Valencia per assistere alla rappresentazione teatrale della sua opera Yerma: l’opera venne messa in scena dal 5 all’11 novembre presso il Teatro Principal dalla compagnia teatrale dell’attrice Margarita Xirgu, definita dal poeta “lumbrera del teatro español” (luminare del teatro spagnolo).
L’hotel che scelse García Lorca era noto per essere un luogo di grande ispirazione per artisti di ogni provenienza. Nel 1925, infatti, anche lo scrittore Ernest Hemingway soggiornò all’interno del Reina Victoria, dove iniziò a scrivere il suo primo romanzo, Fiesta (The Sun Also Rises). È qui, dunque, che García Lorca attese invano l’arrivo del suo segretario personale. Rodriguez Rapún era un uomo dalle notevoli capacità: era un ingegnere minerario, ma anche un calciatore, oltre che un attore, un talento grazie al quale le vite dei due giovani si intrecciarono sui palchi solcati dalla compagnia teatrale “La Barraca”, fondata e diretta da García Lorca.
Indipendentemente dal motivo esatto del mancato arrivo di Rodriguez Rapún, e sono numerose le speculazioni a riguardo, l’episodio provocò in García Lorca una profonda delusione. Ma nella stanza di quell’hotel, così profondamente intriso di creatività, il poeta andaluso fu in grado di trasformare la sua tristezza in una delle creazioni artistiche più importanti della poesia spagnola e scrisse, su fogli sparsi, quelli che sarebbero poi passati alla storia come i Sonetti dell’amore oscuro (Sonetos del amor oscuro). Undici testi scritti poco prima di morire e oggi considerati un grido originale di amore e passione, di desiderio e dolore, essi mantengono lo schema rigido del sonetto classico. Un paradosso, ma solo apparentemente.
Se messa in relazione con le tematiche affrontate nei Sonetti la rigidità di questa forma metrica funge da correlativo oggettivo del personale carcere d’amore del poeta. La critica nel tempo ha dato all’aggettivo oscuro varie accezioni. C’è chi sostiene che possa riferirsi al clima di crescente repressione politica che caratterizzava gli anni in cui García Lorca scrisse i Sonetti; o chi vuol cogliere nell’aggettivo oscuro un riferimento esplicito alla natura omosessuale dell’amore del poeta. In quegli anni, infatti, l’omosessualità non era solo malvista, ma anche condannata penalmente. Secondo molti studiosi, dunque, l’amore oscuro di García Lorca è un amore che si sente nell’ombra, un amore che si nasconde per paura della società. Ma lasciando da parte l’esteriorità e riferendoci ai soli testi, l’amore descritto nei Sonetti è prima di tutto un amore che si vive, tanto nell’anima quanto nel corpo.
Federico García Lorca, in questa pur essenziale collezione, celebra proprio la capacità del corpo di sentire, godere, soffrire e amare. I quattro sonetti qui proposti mostrano come, per il poeta, il corpo sia, più che una prigione, un vero e proprio luogo di tortura. Descritto come un paesaggio pieno di contrasti, si passa dalla dolce “coscia di miele” ai dolorosi “resti di un petto demolito”. Gli amanti passano da essere “uniti, intrecciati” a “stremati”. Seppur questa dualità sia fondamentale in tutta l’opera, questi quattro sonetti mostrano con chiarezza come per il poeta l’amore sia un luogo dove piacere e dolore convivono, separati solo da un labile confine.

Federico García Lorca nacque a Fuente Vaqueros il 5 giugno 1898 ed è morto nel 1936, fucilato dai miliziani di Francisco Franco. È considerato il poeta più influente della letteratura spagnola del ventesimo secolo. Appartenente alla generazione del ’27, spicca su tutti per la sua capacità di unire tradizione e modernità nelle sue opere, che trattano tematiche universali come l’identità, la morte e, soprattutto, l’amore. La sua omosessualità è un elemento chiave per comprendere la sua poesia, profondamente segnata da oscurità e simbolismi. La sua fu una vita breve ma la sua eredità è tutt’ora viva e García Lorca continua a essere un simbolo della lotta per la libertà di espressione.
POESIE DI FEDERICO GARCÍA LORCA
da Sonetos del amor oscuro
(Sonetti dell'amore oscuro)
LLAGAS DE AMOR
Esta luz, este fuego que devora.
Este paisaje gris que me rodea.
Este dolor por una sola idea.
Esta angustia de cielo, mundo, y hora.
Este llanto de sangre que decora
Lira sin pulso ya, lubrica tea.
Este peso del mar que me golpea.
Este alacrán que por mi pecho mora.
Son guirnalda de amor, cama de herido,
Donde sin sueño, sueño tu presencia
Entre las ruinas de mi pecho hundido;
Y aunque busco la cumbre de prudencia
Me da tu corazón valle tendido
Con cicuta y pasión de amarga ciencia.
PIAGHE D’AMORE
Questa luce, un fuoco che divora.
Questo paesaggio grigio che ho accanto.
Questo dolore da un’idea soltanto.
Questa angoscia di cielo, mondo, e ora.
Questo pianto di sangue che decora
Torcia lubrica, lira senza canto.
Peso del mare che mi lascia affranto.
Scorpione che nel petto mi dimora.
Serto di amore, letto di ferito
Sono, ove insonne, sogno la presenza
tua fra i resti di un petto demolito;
Pur se cerco una vetta di prudenza
Mi offre il tuo cuore un abisso gremito
di cicuta e di smania d’aspra scienza.
EL POETA PIDE A SU AMOR QUE LE ESCRIBA
Amor de mis entrañas, viva muerte,
En vano espero tu palabra escrita
Y pienso, con la flor que se marchita,
Que si vivo sin mí quiero perderte.
El aire es inmortal. La piedra inerte
Ni conoce la sombra ni la evita.
Corazón interior no necesita
La miel helada que la luna vierte.
Pero yo te sufrí. Rasgué mis venas,
Tigre y paloma, sobre tu cintura
En duelo de mordiscos y azucenas.
Llena, pues, de palabras mi locura
O déjame vivir en mi serena
Noche del alma para siempre oscura.
IL POETA CHIEDE AL SUO AMORE DI SCRIVERGLI
Mio amore viscerale, viva morte,
invano sto aspettando che tu scriva
e penso con il fiore che appassiva,
che senza me voglio perderti forse.
L’aria è immortale. E la pietra dorme
E non conosce l’ombra né la schiva.
Per il cuore interiore non serviva
Il freddo miele che la luna porge.
Ma ti ho patito io. Mi aprii le vene,
tigre e colomba, sulla tua cintura
di morsi e gigli il duello che avviene.
Colma di frasi questa mia tortura
Oppure lasciami alle mie serene
Notti dell’anima per sempre oscura.
EL POETA DICE LA VERDAD
Quiero llorar mi pena y te lo digo
Para que tú me quieras y me llores
En un anochecer de ruiseñores
Con un puñal, con besos y contigo.
Quiero matar al único testigo
Para el asesinato de mis flores
Y convertir mi llanto y mis sudores
En eterno montón de duro trigo.
Que no se acabe nunca la madeja
Del te quiero me quieres, siempre ardida
Con decrépito sol y luna vieja;
Que lo que me des y no te pida
Será para la muerte, que no deja
Ni sombra por la carne estremecida.
IL POETA DICE LA VERITÀ
Ti dico che io piango il mio tormento
Affinchè tu mi pianga e tu mi adori
Durante un tramonto di usignoli
Con te, con baci e con uno stiletto.
Voglio uccidere quell’unico attento
all’assassinio di tutti i miei fiori
E mutare il mio pianto e i miei sudori
In un covone eterno di frumento.
Che non si districhi mai la matassa
Dell’io ti amo tu mi ami, sempre accesa
Di luna antica ed un sole che passa;
Che ciò che tu mi dai senza pretesa
Appartenga alla morte, che non lascia
Neppure un’ombra sulla carne lesa.
SONETO DE LA GUIRNALDA DE ROSAS
¡Esa guirnalda! ¡pronto! ¡que me muero!
¡teje deprisa! ¡canta! ¡gime! ¡canta!
Que la sombra me enturbia la garganta
Y otra vez y mil la luz de enero.
Entre lo que me quieres y te quiero,
Aire de estrellas y temblor de planta,
Espesura de anémonas levanta
Con oscuro gemir un año entero.
Goza el fresco paisaje de mi herida,
Quiebra juncos y arroyos delicados.
Bebe en muslo de miel sangre vertida.
Pero ¡pronto! Que unidos, enlazados,
Boca rota de amor y alma mordida,
El tiempo nos encuentre destrozados.
SONETTO DELLA GHIRLANDA DI ROSE
Quella ghirlanda! Presto! Muoio ora!
Creala in fretta! Canta! Gemi! Canta!
Perché l’ombra la gola già mi appanna
E un sole freddo mille volte ancora.
Tra quanto mi ami e quanto ti amo allora,
vento di stelle e fremito di pianta,
una boscaglia di anemoni innalza
con un gemito oscuro un anno ogni ora.
Godi il mio fresco paesaggio ferito,
spezza giunchi e ruscelli delicati.
Bevi in coscia di miele sangue fluito.
Però fai presto! Che uniti, intrecciati,
anima morsa, labbro demolito
d’amore, il tempo ci trovi stremati.
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Traduzione dallo spagnolo di Arianna D’Angelo
270852@studenti.unimore.it
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