FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia

Numero 70
luglio 2025

Fame

 

SBRANARE IL PADRE

di Daniel Cundari



1.

Ascolta all’alba come si graffia la pelle
e cade dal letto la pipa di erica
sembra un sogno quel fumo
il tuo corpo vorace, il marasco,
da anni segnato e non sazio di notte
e una frusta di lenzuola tra le cosce
che avvolge ossa in frantumi
orde di medici sui pavimenti devastati
e parliamo di tutto senza ascoltare,
e dici ti ricordi gli uccelli sui pruni
sicari dei fichi risale la nebbia
sulle pozze bevono forsennate le mosche
e dici che l’uva quest’anno è cattiva
guarda che mostro è diventata la Vita
e nello schermo insegnano sangue
le guerre, gli amori violenti, le piogge
guarda come si allaga il nostro cuore
zanzare omicide attraversano bende di lino
prodigiosa memoria per ricordi da niente
il destino è un idiota biondo laccato
che non conosce nemmeno la sua ombra
e dici oramai è tempesta ogni cosa, le vene,
avvicinati al cuscino, su, per sentire la Morte
tra le dita intanto un’altra estate svanisce.


2.

Vieni a vedere la bestia nel cuore,
come ruggisce e latra contro le pareti.

Vieni a sentire la sua fame,
a pesare la sua rabbia,
che odore ha la sua anima,
come alita il suo rancore,
di che colore sono i suoi occhi accesi.

Vieni a toccare questo cuore in frantumi:
guarda come si squarcia e si fa polvere,
come apre il cammino e crepa tra la pietra,
e come incendia e depreda, come brilla,
mentre cerca scatenata la tua bocca.

Vieni a vederla la mia bestia.
Accarezzala e uccidila con il tuo sorriso.


3.

Dalle tue mani ferite
rosse formiche assassine
sono venute a bere
al calice del mio cuore.
Eppure io ho ancora sete di te.


4.

Nostalgia delle piccole cose.
Di tutti i giorni.
È questo che mi chiede
il bambino che non sarò più,
il codardo che sono diventato,
il sognatore seriale che mi vive,
il fallito che rimanda ogni proposito,
l’uomo tradito e umiliato dall’amore,
il cane di razza che mi abbaia dentro,
il bastardo deluso dagli amici,
il mostro che divora la mia notte,
il ragazzo schernito che ritorna
a una casa smisurata senza un padre
a cui chiedere se è meglio vivere o morire.


5.

Barbara è la notte
e un lento veleno
stilla dai tuoi occhi,
mentre i miei – ciechi –
brancolano nel buio
come due enormi mani
cui è proibito toccare.
Il corpo è un brivido segreto
e il petto muto ne è l’urlo.
Con le labbra ora sfiori
l’eterna neve che sbrina
il fuoco del mio costato.
Niente scalda più del gelo
in quest’alba che ammanta
due sguardi delinquenti:
senza la nostra prigione
di carne e morsi
tutto siamo, fuorché liberi.


6.

Un gabbiano ferito ammara
insaponato di sale
garza d’acqua lo scoglio
a filo d’onda riemerge
per sgrassare le penne.
Eccola che s’aggira
volpe malata di ruggine
e scava e riscava fino all’osso dell’osso
tra il limo e la nebbia a spolparne la vita.
La coda di un sárago folle
riempie l’enca e si scheggia
mentre a Scilla il sole slabbra
la morgana di luce distrutta.
Sulle dita di Glauco
lampare di cenere e acqua
con la sabbia scarlatta disegnano sera,
muratore di spiaggia dagli occhi induriti
nel suo sguardo il mare grosso si sgonfia. 


7.

Oh, Patroclo
salvaci
accorri
siamo Mirmidoni
siamo vili
siamo affamati
siamo uomini
e vogliamo vivere.


8.

Lavorando sotto traccia
ho mangiato molta terra.

È sbocciato qualcosa nella mia gola
mentre laboriosi vermi
arano giorno e notte il petto:
è primavera sulla mia lingua
quando parlo di te.


9.

Uccidere Daniel Cundari
sarebbe la soluzione a tutto.



danielcundari22@gmail.com