FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia

Numero 56
settembre-dicembre 2020

Caos

 

BABILONIA MMXX

di Andrea Ventura



TUTTA LA STORIA
(01/11/2018)

Il budget delle ore residue, esigue
frequenze di una buriana obsoleta,
ci ha donato la tua lieve meraviglia,
oggi una voce flebile che dondola
il primo strappo d’autunno e questa
luna dall’umore di ghiaccio.

Le tappe infedeli della narrazione
trasudano solo fastidi, accodati,
come prologo, a un poemetto didascalico:
così è il tuo sorriso che voglio
chiosare, come le prudenti stelle
remote che si affacciano in questo tempo
che ha mostrato ormai di essere scomparso.


AB ORIGINE MUNDI

La virulenza dello scirocco circoscrive
un manipolo di ore assetate; cadono
dubbi nel nubifragio: a tratti, variopinta
serenità, la bozza degli astri segna
il passaggio di futuri possibili.

Separo la peristalsi dei momenti
dissennati dal metro caotico
dell’abbandono, dove non è via
per lo sterrato dei campi di tabacco.

Forse andremo al mare, attraverso
un esilio di facile consumo,
il rodeo che saprà riportare
la discussione nei giusti termini,
ripreso sottobraccio il tumulto
dei giorni. Le sabbie che scappano
all’intoppo della clessidra sono, ora,
la prova trasparente dell’agguato:
un pianeta che, per contare
gli anni, strizza l’occhio alla sua luna.


BABILONIA MMXX

La prossemica distante del nostro mondo
non saprà contaminare le parole,
ora semplici note adagiate sul tuo
silenzio dal pentagramma confuso.
Ai nostri tempi, la posologia del bello,
indagava con sfrontata certezza
un futuro inossidabile. Affrancata
a questo disegno, che accudisci
come un roseto, la matrice
del nostro destino non merita
certo una risposta clandestina.
Io dico che abbiamo perso, anche
stavolta: fino a quando? Chiedi tu.
Laggiù era l’estate a spostare oltre
la soglia confusa del lago i tuoi
occhi incerti. Perché preoccuparsi, dunque:
in fondo il balzo era questo, concludi:
fino a quando sceglieremo di dimenticare.


LA SALUBRITÀ DELL’ARIA

È senza dubbio tra le amenità della
villeggiatura il potere di foderare
le asperità della vita con i benefici
della piscina termale, ammollo
folkloristico di pensieri disastrosi
per concedere il giusto tatto
al primo weekend estivo fuori città.
Così, avevamo pronosticato,
sarebbe stato il tetrapak, o qualsiasi
altra forma, a chiuderci nel paradiso
lirico dei lidi a buon mercato.
Come due trovatori che respirano
a pieni polmoni l’aria che viene
da lontano, non riusciremo a tenere
al guinzaglio il tempo (de toute façon perdu):
tu che recuperi la scrittura tra due soste
di autogrill; io, epicamente vincolato
a un programma all inclusive, dove
saldare il conto non è ormai
che questione di pochi chilometri.


LA NASCITA DELLA PROSPETTIVA

Ci vediamo nel sogno che ci pensa
indifferenti nei giorni più belli:
il tuo accento popolava di luminescenze
gli audaci scorci di Castelseprio,
e le scorrerie di Agilulfo
figuravano geometrie allora
sconosciute nel dare udienza alla paura.
Lo sapevamo bene noi, quando, alla soglia
del disturbo cognitivo, ci mettevamo
a compitare la perizia di Arnolfo
per uno spazio finalmente ritrovato.
Stasera, invece, la voce è a mezz’aria
come un tempo, come è inutile una
verità disumana: ma è sempre stata
una lingua a tentativi, la nostra,
una coincisa sinestesia
che non ha mai mancato l’aurora.


LA ZONA DI SVILUPPO PROSSIMALE

Hai portato a galla nel tuo discorso
la storia presente, un’architettura
a legami laschi che sbrandella
(eppure abbiamo sempre la nostra
scuderia di razza da giocarci, mi ricordi).
Prima di prendere decisioni
da dilettanti, nella valigia che
depositiamo sul letto, c’è sempre
blindata, la metafora conclusiva che,
come ogni anno, va applicata
senza averne la password.

Il segnale di via libera indica,
adesso il corretto tracciato.
Lasciamo sedimentare il disordine
e fra poco partiremo; non c’è più poi
così tanta fretta nel confondere utile
con dilettevole: e lo abbiamo
imparato su un campo minato
dove molto è ancora da scoprire.


1921ventura@gmail.com