FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia

Numero 56
settembre-dicembre 2020

Caos

 

NEL CAOS DELL’AMORE
Sulla poesia di Osvaldo Sauma

di Alessio Brandolini



Sono più di cinque anni che mi porto dietro La canción del oficio [La canzone del mestiere] poderoso libro antologico dedicato alla poesia di Osvaldo Sauma, nato in Costa Rica, dove vive, nel 1949 e da tempo mi ripromettevo di segnalarlo da qualche parte, ma faticavo a staccarmene e, comunque, non lo archivierò: ci sono dei libri che ci devono restare accanto assai più a lungo del consueto. Ci sono dei libri che vanno letti in continuazione, che ci fanno compagnia e in qualche modo (talvolta misterioso) sorreggono i nostri giorni. Questo libro di Osvaldo Sauma, La canción del oficio (poesia reunida 2012 – 1983 y poemas inéditos) è venuto con me in montagna e al mare e l’ho riletto più volte nel corso degli anni. Antologia pubblicata in Costa Rica nel 2013 (Editorial Germinal – Premio nazionale di poesia Aquileo Echeverría) e che in quattrocento pagine traccia un percorso esistenziale e di trentennale poesia ben dettagliato. Segnalo che in Italia, nel 2014, è uscita, sempre di Osvaldo Sauma, la bella antologia Utopia del solitario (a cura di Zingonia Zingone, Rayuela Edizioni).

Ci sono domande senza risposta che ci accompagnano lungo una vita ma nel frattempo cambia il tono di pronunciarle, cambiano le persone alle quali porre la stessa domanda: magari alla fine siamo noi stessi che proviamo a risponderci. Ci sono ombre che ci seguono passo passo anche nei momenti o luoghi più assolati e questo è anche un modo per non discostarsi troppo dal bambino (ossessivo) che vive e resiste in noi. C’è qui lo spazio del silenzio dove il dolore si converte in mistero e le cose (la verità) sono il contrario di ciò che sembrano. E poi lo sguardo attento e lucido, l’occhio vigile che scruta ogni cosa con la massima attenzione, l’occhio così centrale nella poesia di un altro bravissimo poeta costaricense: Jorge Debravo (1938-1967). Gli occhi sono mani che afferrano gli oggetti, li accarezzano per esplorarli a fondo, per non sentirsi estraneo e non perdersi nella propria quotidianità, per proseguire il proprio viaggio che accoglie altri minimi, impercettibili itinerari. Nella poesia di Sauma l’esplorazione è qualcosa di naturale e inarrestabile, che viene da molto lontano, probabilmente dalle sue radici: un costante deambulare che sostiene la voglia di vivere, amare, sentirsi in tutto quello che ci circonda, che procura emozioni. Allora ecco, scrivere per vivere, per non morire prima del tempo, “per ricreare” il silenzio (talvolta il vuoto) dell’esistenza umana. Le varie sezioni che compongono questa imponente antologia non fanno che dimostrare l’intensità e l’importanza del lavoro poetico (sempre levigato, accorto e inquieto) di Osvaldo Sauma.

L’antologia parte al contrario: prima gli inediti e poi, via via, si viaggia a ritroso fino ad arrivare al libro Las huellas del desencanto [Le orme del disincanto] del 1983. Nell’opera, inoltre, ci sono fotografie e le note critiche in apertura di María Montero e Luis Chaves.

Mi soffermo un istante sulla sezione 33 epigramas para una amante difunta [33 epigrammi per un’amante defunta] che fa parte de El libro del adíos [Il libro degli addii, pubblicato nel 2006]. Opera magistrale che in pochi testi (per lo più brevi) traccia un vasto dialogo amoroso, con risvolti e pieghe impreviste, ironico e tagliente, mai banale dove si elimina il superfluo per dare risalto all’essenziale o al particolare che illumina e rivela un’esistenza. In questo breve lavoro ci si imbatte in un erotismo concreto fatto di piccoli gesti, ripicche, chiarimenti, illusioni/allusioni, osservazioni stravaganti (gli innamorati possono/devono farne) e, al contrario, osservazioni taglienti, acute e più che a Bukowski si pensa a Catullo perché qui il gioco è molto raffinato, pulito da un perfetto e costante “labor limae”. Non eroi, né fiumi di parole, ogni verso è una saetta, ogni termine risulta necessario e si parla soltanto di cose semplici, quotidiane (in fondo quelle decisive): del rapporto amoroso, del disamore, della solitudine che può essere una buona compagna, dei corpi che si baciano e accarezzano, degli inganni e delle bugie, dell’ozio e della nostalgia e, stabilmente, del desiderio dell’amore nonostante le pene che ci procura.

Poesie brevi che tendono alla perfezione e alla schiettezza, alla costruzione di sottili ponti di luce, a una classicità greco-romana ma percepita con la scaltra sensibilità dei nostri tempi per far rivivere (almeno in poesia) l’acuta passione dell’amore che spesso ferisce con le sue spine ma che ci fa sentire vivi e umani fino in fondo: indispensabile sofferenza che procura la gioia più autentica e vera.




POESIE DI OSVALDO SAUMA
da 33 epigrammi per un’amante defunta
[El libro del adiós, Ediciones Perro Azul, Costa Rica, 2006]



*

ahora la soledad
es una buena compañera
y en estos casos ocupa el lugar
de todas las que se han ido

cierto que cuando la abrazo
abrazo el vacío
de todas las que abracé ayer
y que el olvido no basta
para sanar
el vértigo de las noches largas

pero qué le íbamos a hacer
ya en las líneas de la mano
estaba escrita nuestra separación
como una muerte hace tiempo anunciada

ya sólo nos imponíamos
nuestros propios infiernos

ya no sabíamos amar sin odiarnos


*

adesso la solitudine
è una buona compagna
e in questi casi occupa il posto
di tutte coloro che se ne sono andate

certo che quando l’abbraccio
abbraccio il vuoto
di tutte quelle che ieri ho abbracciato
e che non basta dimenticare
per guarire
le vertigini delle lunghe notti

ma cosa avremmo dovuto fare
già nelle linee della mano
stava scritta la nostra separazione
come una morte da tempo annunciata

ormai ci imponevamo
soltanto i nostri inferni

senza odiarci non sapevamo più amare


*

no volveré a hacer el amor
como lo hacía con vos

nuestros cuerpos
siempre fueron
más allá de nuestras almas

si a alguien le debemos algo
es a ellos

que se amaron como locos
a pesar de nuestras diferencias


*

Non farò più l’amore
come lo facevo con te

i nostri corpi
sono sempre stati
più in là delle nostre anime

se dobbiamo qualcosa a qualcuno
è a loro

che si amarono come pazzi
nonostante le nostre diversità


*

si nunca dormimos abrazados
más de dos noches seguidas
ni atravesamos países
tomados de la mano
ni nos bañamos
entrelazados en el mar

fue porque nos tocó
vivir con otros
lo que vos y yo
debimos haber vivido juntos

triste historia esta
de golpes y reclamos
de mentiras y más mentiras

sólo fuimos la sombra
que se proyecta
en el interior de la caverna


*

se non dormimmo mai abbracciati
più di due notti di seguito
né attraversammo paesi
tenendoci per mano
né ci tuffammo
intrecciati nel mare

fu perché ci toccò
vivere con altri
quello che tu ed io
avremmo dovuto vivere assieme

triste storia, questa
di percosse e reclami
di bugie e ancora bugie

eravamo solo l’ombra
che si scaglia
all’interno della caverna


*

en medio de los días
de esta unión insensata
cada uno engañó al otro
cada uno fue un mentiroso
que mintió para no sucumbir
y sucumbió
en las redes del desencanto

no nos engañemos
vos fuiste tan falsa
como lo fui yo

por eso sé
que continuarás viviendo
lo que a espaldas mías
viviste sin mí


*

nel bel mezzo dei giorni
di questa unione insensata
ognuno ha ingannato l’altro
ciascuno era un bugiardo
che mentiva per non perdersi
e si è perduto
nelle reti del disincanto

non prendiamoci in giro
sei stata così falsa
come lo sono stato io

per questo so
che continuerai a vivere
quello che alle mie spalle
hai vissuto senza di me


*

con obsesivo afán me recriminabas
como si en verdad
alguna vez me hubieses amado
como si fueses la única
capaz de conjugar el verbo amar
la única
frente a este hombre inútil
igual a todos / burdo y mortal

todo eso como si yo nunca
hubiese sabido
de tus coqueteos con los ojos
(que es la peor de las tradiciones)
con tu cuerpo
contra este amor sin mar


*

con ossessivo affanno mi rimproveravi
come se davvero
una volta mi avessi amato
come se fossi l’unica
capace di coniugare il verbo amare
l’unica
di fronte a quest’uomo inutile
uguale a tutti / grossolano e mortale

tutto questo come se io mai
avessi saputo
dei tuoi flirt con gli occhi
(che è il peggior modo di tradire)
con il tuo corpo
contro questo amore senza mare


*

en todos estos años
tu máquina de quejas
no dejó de pasarle factura
a este descarriado corazón
experto en descifrar
la incorregible vanidad
que sostiene al otro
igual que lo sostiene a él
igual que sostiene al de más allá


*

in tutti questi anni
la tua macchina delle lamentele (*)
non ha smesso di fargliela pagare
a questo cuore randagio
esperto nel decifrare
l’incorreggibile vanità
che sostiene l’altro
proprio come sorregge lui stesso
proprio come sostiene colui che è lontano

(*) Riferimento a un verso di Charles Bukowski.


*

y según vos
yo
te debía la vida que nunca tuviste
el tiempo que no registró la memoria
lo que hubiese podido ser y nunca fue

mentiras
puras falacias
yo no te debo nada
y visto está
que nadie salva a nadie

en este viaje no sirve
ensañarse contra el otro
a fin de no ver
la mugre propia de nuestro interior


*

e secondo te
io
ti dovevo la vita che non hai mai avuto
il tempo che la memoria non ha registrato
quello che avrebbe potuto essere e mai è stato

bugie
pure fallacie
io non ti devo niente
e visto che
nessuno salva nessuno

in questo viaggio non occorre
accanirsi l’uno contro l’altro
in modo da non vedere
la sporcizia del nostro lato interiore


*

tampoco es verdad
que hubieses sido
muy generosa conmigo

cierto que algunas veces
solventaste
el más burdo de mis vicios
los otros los pagué yo con creces

además
si me invitabas
a unos tragos de aguardiente
era para que los vecinos
me vieran junto a vos / sumiso


*

non è nemmeno vero
che saresti stata
con me parecchio generosa

certo talvolta
hai risolto
il più grossolano dei miei vizi
ma gli altri li ho pagati io largamente

inoltre
se m’invitavi
a bere un po’ di grappa
era per fare in modo che vicini
potessero vedermi accanto a te / sottomesso


*

entendemos esto
de una vez por todas:
no fui el artífice de tus fracasos
ni el depositario de tus patologías
tampoco pude salvarte de tus propios abismos

yo también naufragaba en un mar sin orillas
aunque vos no lo vieras
o no quisieras verlo
que es la peor de todas las cegueras


*

cerchiamo di capirci
una volta per tutte:
non sono stato io l’artefice dei tuoi fallimenti
né il depositario delle tue patologie
non sono riuscito nemmeno a salvarti dall’abisso

anch’io ero naufrago in un mare senza sponde
anche se tu non lo vedevi
o non desideravi vederlo
che è la peggiore di tutte le cecità


*

esta farsa se acabó
no va más
los actores están cansados
ya no saben mentirse igual

tanto engaño
termina por devastar
los móviles de la pasión

la trama se vuelve
un círculo vicioso / vacío
la escena
aunque cambie de lugar
es la misma
y los diálogos y los monólogos
están viciados de su herrumbre interior

al final siempre surge
el desolado espectro de la desilusión


*

questa farsa è finita
non può andare avanti
gli attori sono stanchi
non sanno più mentire

un simile inganno
finisce per devastare
le ragioni della passione

la trama si trasforma
in un circolo vizioso / vuoto
la scena
anche se cambia di luogo
è la stessa
e i dialoghi e i monologhi
sono viziati dalla ruggine interiore

alla fine sempre spunta
il desolato spettro della delusione


*

te advertí
que un buen día
te ibas a topar con mi silencio
que es implacable y eficaz

que no se permite
el más leve susurro
ni en tono sepulcral

mudo de su propia mudez
no habla ni siquiera con los ojos

vacío de un extremo al otro
te ignora como a todo lo demás


*

ti avevo avvertito
che un giorno o l’altro
ti saresti imbattuta nel mio silenzio
ch’è implacabile ed efficace

in cui non è consentito
il più lieve sussurro
nemmeno in tono cimiteriale

muto nella sua stessa mutezza
non parla nemmeno con gli occhi

vuoto da un’estremità all’altra
ti ignora, come tutto il resto


*

había perdido la noción del silencio
con tanto grito tuyo a mi alrededor

ahora el trino de cualquier pájaro
cada gota que baila sobre el asfalto
el más leve crujido de los techos

es una canción


*

Avevo perso la nozione del silenzio
con tutte quelle grida attorno

ora il canto di un qualsiasi uccello
ogni goccia che traballa sull’asfalto
il più leggero scricchiolio dei soffitti

è una canzone


*

emerjo de nuevo a la vida
sin vos
y como Lázaro
en todo lo que toco
hallo
una desconocida intensidad

la muerte ha dejado
sus señales imprecisas
que el mar cura sin saberlo
y otro que alguna vez fui
mira con ojos de niño
el horizonte del devenir

nacer de la muerte
hacia la vida
es distinto que nacer
de la vida hacia la muerte
es más bien morir en vida
para volver a la vida
sin ninguna inútil ilusión
pero con el fervor
de quien ya no tiene
nada / nada que extrañar


*

riemergo nuovamente alla vita
senza di te
e come Lazzaro
in tutto ciò che tocco
rivelo
un’intensità sconosciuta

la morte ha lasciato
le sue imprecise tracce
che il mare guarisce senza saperlo
e colui che una volta sono stato
osserva con occhi da bambino
l’orizzonte del divenire

nascere dalla morte
verso la vita
è diverso che nascere
dalla vita verso la morte
è piuttosto morire in vita
per tornare alla vita
senza inutili illusioni
ma con l’entusiasmo
di colui che non ha più
nulla / nulla che gli manchi

Traduzione dallo spagnolo di Alessio Brandolini




Osvaldo Sauma
è nato in Costa Rica nel 1949 e vive nella capitale, San José, dove per anni ha insegnato in diversi istituti. Ha esordito in poesia nel 1983 con il libro Las huellas del desencanto, poi ha pubblicato Retrato en familia (1985, Premio Latinoamericano EDUCA), Asabis (1993), Madre fértil tierra nuestra (1997), Bitácora del iluso (2000), El libro del adiós (2006) e la vasta antologia La canción del oficio (2013, Premio nazionale di poesia Aquileo Echeverría).
Nel 2014 gli è stato assegnato in Costa Rica il Premio Nazionale di Poesia. Ha curato diverse antologie sulla poesia latinoamericana e sulla poesia infantile. Suoi libri sono stati tradotti e pubblicati in diverse lingue. In Italia è uscita l’antologia Utopia del solitario (2014, Rayuela Edizioni – a cura di Zingonia Zingone).


alexbrando@libero.it