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Eduardo Chirinos (Lima, 1960) ha esordito poco più che ventenne (Cuadernos de Horacio Morell, Perù, 1981) e ha fatto parte del gruppo di poeti denominato “Generazione degli Ottanta” che rinnovò profondamente la cultura peruviana distinguendosi dalle passate generazioni per la pluralità di scelte e stili poetici, pur all’interno di un sentire comune. Chirinos assorbe la tradizione poetica peruviana (César Vallejo, Jorge Eduardo Eielson, César Moro, Emilio Adolfo Westphalen...) ma in ogni libro rinnova la propria ricerca e innesta altre culture letterarie a quella del proprio paese, frequentando altri autori della vasta area di lingua spagnola. Cosa che poi avverrà con altre culture e lingue occidentali, soprattutto quella inglese anche per via delle traduzioni di importanti autori statunitensi (tra i quali Mark Strand e Louise Glück) e del suo trasferimento negli Stati Uniti. 
 Nel corso degli anni ha pubblicato una ventina di lavori poetici e in ogni libro impiega o inventa un registro diverso: capovolge il punto di vista o di partenza; la poesia si fa prosa poetica; inserisce testi saggistici e/o lezioni (in versi) di biologia; dà voce agli amati animali lasciandoli agire e “pensare” nel loro spazio (Coloquio de los animales, Spagna, 2008); pubblica una raccolta poetica intitolata Breve historia de la música (Spagna, 2001, ispirata all’ascolto dei suoi brani preferiti: immagini e fantasmi che sgorgano dalle note e dal silenzio); in Annuario mínimo (2012, libro al quale ogni anno aggiunge due testi) parla di se stesso a partire dalla propria infanzia e, insieme, di tante altre cose e lo fa in modo sintetico e contundente: famiglia, libri, amici, sesso, animali, The Beatles, poesia (“Una poesia è un occhio che guarda, un orecchio che ascolta, una mente che pensa”; “scrivere poesie è un modo di scomparire”), amori, Kafka, matrimonio... spiazzando il lettore saltando (apparentemente) di  palo in frasca: “non è di  mio padre che voglio parlare, ma di biciclette”.
 Libri che ogni volta sorprendono e mai si assomigliano, insoliti ed ironici e sempre molto coinvolgenti per via del loro fervido eclettismo, l’entusiasmo che vuole esplorare ogni cosa, la sfrenata fantasia: “la inutile e bella debolezza” (Humo de incendios lejanos, Messico, 2009). Con fili conduttori che via via unificano tutta la sua opera (e non solo quella poetica): l’amore per la musica e il silenzio che potenzia il linguaggio e obbliga il lettore “ad ascoltare con gli occhi, a vedere con le orecchie”; gli animali e la natura; il mondo dell’infanzia e della favola; l’inclinazione per un linguaggio comprensibile e colloquiale (da noi un riferimento diretto è Saba, tra l’altro citato in una  poesia che ha lo stesso titolo – in italiano – di un testo del poeta triestino: “La solitudine” e in cui si sta scritto: “leggo una volta ancora la poesia di Saba”); le ripetizioni di versi e/o parole per costruire strutture/partiture liriche fortemente sonore ma che provano comunque a raccontare delle storie o, meglio, dei frammenti di storie: “ascolta questa storia c’era / una volta una principessa bah la morte non tarderà ad apparire” (Humo de incendios lejanos, Messico, 2009); la sottile e colta ironia e, soprattutto, quel suo particolare umorismo con il quale rovista tra le mutevoli e sfuggenti raffigurazioni della nostra realtà, i residui del passato e della tradizione culturale in cerca dei fondamenti del linguaggio, della parola, e della poesia. 
 Medicinas para quebrantamientos del halcón (Rimedi per i malesseri del falco) è l’ultima estesa e intensa raccolta poetica di Eduardo Chirinos pubblicata in Spagna nel 2014 e quest’anno – tradotta in inglese – anche negli Stati Uniti.
 Il libro ha inizio con la storia del Cancelliere Pero López de Ayala che a metà agosto del 1385 viene fatto prigioniero dai portoghesi: si trovava davanti a Lisbona con il potente esercito castigliano all’assalto della città rivale per conquistarla, per sottometterla e ora, invece, è rinchiuso in galera, lontano da casa, dagli amici e in una terra straniera. Come impiegare il tempo? Come resistere psicologicamente al nemico, all’imprevista e dolorosa reclusione? 
 È uno scrittore, López de Ayala, potrebbe raccontare i fatti che riguardano la sua lunga prigionia a Leira, poi a Obidos (che durerà due anni e mezzo) e invece preferisce occuparsi di altro, sentirsi libero almeno con l’immaginazione e con calma elabora i suoi lavori letterari più importanti, tra i quali il famoso Libro sulla caccia degli uccelli. Scrive sui volatili e soprattutto sul falco e con arguzia si dilunga sui vari esemplari, sulla loro forza e bellezza (ma ce ne sono anche di brutti!), sulla perfezione del loro volo e sulla falconeria. Poi, nell’ultimo capitolo, dà consigli su come curare il falco in caso di malattia, magari di una rottura d’ala, anche se quei rimedi da lui suggeriti oggi risulterebbero alquanto impraticabili: dove trovare sangue di drago?
 Qualcosa di solido all’improvviso si spezza anche se – fino a pochi giorni prima – ogni cosa sembrava perfetta. Il corpo resiste, tiene duro, tira fuori tutta la sua forza fino a quando salta l’equilibrio, la capacita di opporsi alla malattia ed è così che va in frantumi quel magnifico silenzio degli organi interni che significa benessere e salute. Crollano tutte le barriere difensive, la debolezza spalanca ancor più le porte alla malattia e allora il corpo non può che reclamare aiuto, medicine, rimedi per curare le infermità e alleggerire i propri malesseri che con rapidità si estendono alla mente e scuotono lo spirito. 
 In una nota iniziale (che è parte integrante del libro) l’autore racconta l’origine dei testi qui raccolti, il riferimento al libro di López de Ayala e infine aggiunge – con la sua consueta e amabile precisione – che “seicentoventisette anni dopo il mio corpo ospitò un inquilino deciso a soppiantarmi, a impadronirsi di ciò che è più intimamente mio (...) Ho scritto queste poesie prigioniero di quell’inquilino, sotto l’oscuro colpo d’ala di un corvo mordace ed esigente. O di un falco che reclamava, come me, medicine per curare le infermità e alleggerire i propri malesseri”. Quindi la malattia spezza l’equilibrio dell’autore esattamente nel 2012, anno in cui ha inizio la stesura di Rimedi per i malesseri del falco: un libro che contiene tante cose: un insieme di piccoli stupendi libri che all’interno del testo si muovono come pianeti di un più vasto sistema poetico. 
 Eduardo Chirinos non parla dei particolari della malattia, dell’inquilino che il suo corpo è costretto a ospitare ma del caos che esso origina, dentro e fuori di sé. Qui e là appaiono infermieri, un ago nella vena, medici, infermi, tubi dai quali colano dei liquidi e si accenna alla chemioterapia, al tumore e alle cellule che fuggono a qualsiasi regolazione, agli effetti del male: “la raffica è breve e dolorosa come il colpo d’ala / di un corvo”. Con il consueto umorismo allude al personale disagio (qui, ovviamente, piuttosto amaro): “Ieri notte ho fatto un sogno. Cristo mi ha chiesto se potevo rimpiazzarlo / sulla croce perché era stanco, perché aveva fame e aveva voglia di un panino”. 
 Quell’intruso ha fatto sì che venissero tirati giù dalla biblioteca vecchi libri, poesie dimenticate, ha riattivato ricordi in modo del tutto arbitrario e questo si riflette nella struttura e nello stile del libro. I testi sono per lo più brevi e ripartiscono la raccolta poetica in 28 sezioni (o stazioni) divise in due grandi blocchi. Ogni parte con il proprio titolo, come opere a se stanti che puntano all’essenziale, a una vita propria sebbene di ridotte dimensioni: “Breve trattato di ornitologia” e “Guida degli uccelli delle Indie occidentali” (pubblicata nel 1936 dall’ornitologo James Bond, al quale Ian Flaming rubò il nome), “Una sera nel cimitero marino”, “Quattro pezzi per violino” e “Tre pezzi per piano” (dedicata al grande poeta peruviano Antonio Cisneros), “Poesia che inizia con un verso di Duncan”, e via di seguito. 
 Come capita quasi sempre nei libri di Chirinos anche qui si parla di animali (“Scrivo sugli animali / per scordare il mio corpo, / per fuggire da me”) e prima di questa raccolta aveva pubblicato 35 lecciones de biología (y tres crónicas didácticas) nel 2013, libro dedicato ai suoi amici d’infanzia che con l’autore condivisero l’amore per gli animali (anche quelli immaginari o estinti per cambi climatici o per colpa dell’uomo). Gli animali con il loro mistero (cosa vuole raccontarci il canto di un uccello? e lo sguardo di un bisonte?) e il loro regno che ci dona un’infinità di cose ma spesso oscure, inafferrabili perché loro vivono in un piano diverso e invisibile all’uomo.
 La malattia genera caos all’interno del proprio corpo e nella propria casa, all’esterno e distorce immagini e musica. La natura ora appare lontana e “asciutta come una pianura di carta”, leopardianamente indifferente. Il silenzio si frantuma e “l’occhio corregge ciò che l’orecchio non comprende”, la malattia estranea dal vecchio sé (quello di quando si stava bene e si era forti) e accende il desiderio di staccarsi da quel contesto, da una realtà in cui il corvo chiama e bussa alla porta, per dimenticare – almeno per un po’ – quello che si sta passando, la prolungata prigionia. Così come aveva scelto di fare il Cancelliere castigliano Pero López de Ayala nell’agosto del 1385. 
 Raccontare la propria infermità scrivendo poesie che dicono altre cose, parlare tra sé e sé: “Non capisco perché parli di chimica, / non ti è mai piaciuta la chimica. Mi attirano i suoi simboli”. Comporre piccoli libri che sono dei viaggi letterari, delle visioni poetiche (ricorre il nome di William Blake: “Ripasso mentalmente il prezzo della frutta, / la longitudine delle ali del corvo, la strofa / dimenticata di Blake”).
 Immagini distorte, sogni, visioni generate dalla stessa malattia o dalla voglia di contrastarla, di non scivolare totalmente nelle sue mani e dall’indagine su come l’infermità si appropria di un corpo, lo ferisce e lo cambia: “Io mai ho avuto visioni. Ho avuto parole”. Immagini ossessive e perturbanti che si ripetono come un mantra e plasmano una poesia già di per sé molto visuale, con i versi ricorrenti, ossessivi: “Ieri notte ho fatto un sogno” e “che vedi?”. Tra l’autore e il falco si crea un vincolo simbolico e affettivo, ben percepibile soprattutto nell’ultima parte, quella che dà il titolo a Rimedi per i malesseri del falco. Il sogno e il sonno sono pur sempre un volo, uno stacco e riconciliano l’orecchio con l’occhio: “Tra ciò che ascolto e ciò che vedo si estende / un golfo di ombre. In quelle ombre io lancio / le mie reti che catturano pesci oscuri e pesci / luminosi”.
 
 
 
  
 POESIE DI EDUARDO CHIRINOS da Medicinas para quebrantamientos del halcón Rimedi per i malesseri del falco  (2014)  
  
  
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Amediados de agosto de 1385 el Canciller Pero López de Ayala fue tomado prisionero por el ejército portugués que defendía Lisboa del cerco castellano. En lugar de ser repatriado, como se hizo con la mayoría de prisioneros, el Canciller fue encarcelado en Leiria y luego en Óvidos mientras llegaban de Madrid las 30,000 doblas de oro exigidas por su rescate. En esos dos años y medio López de Ayala evitó referirse a su condición de prisionero en tierra extranjera, antes bien decidió escribir lo que la historia considera sus obras mayores: El Rimado de Palacio y el Libro de la Caza de las Aves. No me detendré aquí en las claves que ofrecen estos libros para hablar de tan prolongado cautiverio. Sólo diré que seiscientos veintisiete años después, mi cuerpo albergó un inquilino resuelto a suplantarme, a apoderarse de lo que es más íntimamente mío, a desordenar mis hábitos nocturnos, a alborotar tenazmente mi biblioteca. Escribí estos poemas prisionero de ese inquilino, bajo el oscuro aletazo de un cuervo mordaz y exigente. O de un halcón que reclamaba, como yo, medicinas para curar sus dolencias y aliviar sus quebrantamientos.
 [E. Ch.]  
A metà dell’agosto 1385 il Cancelliere Pero López de Ayala fu catturato dall’esercito portoghese che difendeva Lisbona dall’assedio castigliano. Invece di essere rimpatriato – come era stato fatto per la maggior parte degli altri prigionieri – il Cancelliere venne incarcerato a Leira e poi a Obidos in attesa che arrivassero da Madrid i 30,000 dobloni d’oro richiesti per il riscatto.  Durante quei due anni e mezzo López de Ayala evitò di far riferimento alla sua condizione di prigioniero in terra straniera e decise, invece, di scrivere quelle che la storia considera le sue opere più importanti: Rimeria di palazzo e Libro sulla caccia agli uccelli. Ora qui non mi soffermerò sulle possibilità che offrono questi libri di parlare di tanta prolungata prigionia. Dirò soltanto che seicentoventisette anni dopo il mio corpo ospitò un inquilino deciso a soppiantarmi, a impadronirsi di ciò che è più intimamente mio, a scombussolare le mie abitudini notturne e a scuotere tenacemente la mia biblioteca. Ho scritto queste poesie prigioniero di quell’inquilino, sotto l’oscuro colpo d’ala di un corvo mordace ed esigente. O di un falco che reclamava, come me, medicine per curare gli acciacchi e alleviare i propri malesseri.
[E. Ch.] 
  
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POESIA SCRITTA IL SETTIMO GIORNO DI AUTUNNO
La notte arriva dall’Asia e non fa domande.
 Adam Zagajewski 
 
1 
El humo enturbia el aire de septiembre,
 enrojece la luna, estorba la visión de las
 montañas. Para consolarme pienso en
 la llegada del otoño, en el rojo incendio
 del último Tiziano. La radio anuncia los
 inconvenientes de hacer ejercicios, de
 salir fuera de casa. Escribo sobre animales
 para olvidar mi cuerpo, para huir de mí.  
1
Il fumo intorbida l’aria di settembre,
 arrossa la luna, distorce la visione delle
 montagne. Per consolarmi penso 
 all’arrivo dell’autunno, al rosso incendio
 dell’ultimo Tiziano. La radio annuncia gli
 inconvenienti nel fare ginnastica,
 nell’uscire di casa. Scrivo sugli animali 
 per scordare il mio corpo, per fuggire da me. 
  
2
 
El humo estorba la visión de las montañas.
 Ahora entiendo cuánto necesitaba esas
 montañas. En septiembre mantienen algo
 de verdor, su discreta y callada presencia.
 Esta tarde hay música tranquila. Leo sobre
 la vida de los químicos (Davy era amigo de
 Coleridge, Scheele era buen tipo, a Lavoisier
 le cortaron la cabeza). Escucha los nombres.
 Aún conservan su misterio, su antigua y
 poderosa magia: mantequilla de antimonio,
 azúcar de plomo, licor vaporoso de Libavio.  
2
Il fumo intralcia la visione delle montagne.
 Ora capisco quanto mi erano necessarie quelle
 montagne. A settembre conservano qualcosa
 di verde, la loro discreta e muta presenza.
 Questa sera c’è una musica tranquilla. Leggo 
 la vita dei chimici (Davy era amico di
 Coleridge, Scheele era un buon tipo, a Lavoisier
 gli tagliarono la testa). Ascolta i nomi.
 Conservano tutt’ora il loro mistero, l’antica e
 potente magia: burro di antimonio,
 zucchero di piombo, liquore vaporoso di Libavio. 
  
3
 
Pobre y guapo Cristo, no se cansa de invocar
 a los profetas. Rojo incendio en el Templo
 de Jerusalén, legiones romanas apostadas
 en las calles. Aquel día, recuerdo, me perdí
 entre la multitud. Compré una jaula de
 palomas, acaricié los cuernos de una cabra.  
3
Cristo povero e bello, non si stanca d’invocare
 i profeti. Rosso incendio nel Tempio
 di Gerusalemme, legioni romane schierate
 per le strade. Quel giorno, ricordo, mi persi 
 tra la folla. Acquistai una gabbia di
 colombe, accarezzai le corna di una capra. 
  
4
 
No entiendo por qué hablas de química,
 a ti nunca te atrajo la química. Me gustan
 sus metáforas. La mente del poeta, decía
 Eliot, es un trozo de platino. Qué habrá
 querido decir. Napoleón tercero usaba
 cubiertos de platino. Tal vez lo confundía
 con la plata, con el humo que oscurece las
 ventanas del Templo y estropea el paisaje.  
4
Non capisco perché parli di chimica,
 non ti è mai piaciuta la chimica. Mi attirano
 i suoi simboli. La mente del poeta, diceva
 Eliot, è un pezzo di platino. Che avrà 
 voluto dire? Napoleone III usava
 posate di platino. Forse lo confondeva
 con l’argento, col fumo che oscura le
 finestre del Tempio e deturpa il paesaggio. 
  
5
 
Si introduces un trozo de platino en una
 cámara con azufre y dióxido de carbono
 se forma ácido sulfúrico, pero el platino
 no cambia. Los gases son las emociones,
 los sentimientos. El platino la mente del
 poeta. “En la adolescencia del año llegó
 Cristo el tigre” escribió Eliot. Y estaba
 equivocado. Ben Pantheras no fue el
 padre de Cristo. Fue sólo una leyenda,
 un soldado de Roma. Polvo y tumulto.  
5
Se introduci un pezzo di platino in un
 contenitore con zolfo e diossido di carbonio
 ottieni acido solforico, ma il platino
 non muta. I gas sono le emozioni,
 i sentimenti. Il platino la mente del
 poeta. “Nell’adolescenza dell’anno giunse
 Cristo la tigre” scrisse Eliot. E si stava
 sbagliando. Ben Panthera non era il
 padre di Cristo. Fu solo una leggenda,
 un soldato di Roma. Polvere e tumulto. 
  
6
 
La radio anuncia los inconvenientes de hacer
 ejercicios, de salir a la calle. Escribo sobre
 animales para escapar de mi cuerpo, para
 huir del olvido. Cada animal me recuerda mi
 cuerpo. Cada animal me recuerda el olvido.  
6
La radio annuncia gli inconvenienti nel fare
 ginnastica, nell’uscire per strada. Scrivo sugli
 animali per scappare dal mio corpo, per
 fuggire dall’oblio. Ogni animale mi ricorda
 il mio corpo. Ogni animale mi ricorda l’oblio. 
  
7
 
Pobre y guapo Cristo. Lectura obligatoria
 de las nueve de la noche. El humo obstruye
 la salida, el huerto donde lo espera su Padre.
 Lavoisier publicó los Elementos en 1789, fue
 una revolución en el mundo científico. Tres
 años más tarde otra revolución le cortó la
 cabeza. Antes de morir habló con su Padre
 en arameo, acarició los cuernos de una cabra.
 Miró el rojo incendio del último Tiziano.  
7
Cristo povero e bello. Lettura obbligatoria
 delle nove di sera. Il fumo blocca
 l’uscita, l’orto dove lo aspetta suo Padre.
 Lavoisier pubblicò gli Elementi nel 1789, fu
 una rivoluzione nel mondo scientifico. Tre
 anni dopo un’altra rivoluzione gli tagliò la
 testa. Prima di morire parlò con suo Padre
 in aramaico, accarezzò le corna di una capra. 
 Guardò il rosso incendio dell’ultimo Tiziano. 
  
8
 
Esa tarde salí a caminar por los alrededores
 del Templo. En el patio había mercaderes,
 recaudadores de impuestos, prostitutas
 de Canaán. Una de ellas me preguntó si
 me sentía bien. Le contesté que sí, que
 no se preocupara. Me dijo el Templo es
 un lugar seguro, el humo se desvanecerá
 pronto, esta noche acuérdate de mí. Yo
 le regalé una moneda de plata. Ella me
 devolvió el ejemplar de los Elementos que
 había perdido en el polvo y el tumulto.  
8
Quella sera uscii a passeggio per i dintorni
 del Tempio. Nel portico c’erano mercanti,
 esattori d’imposte, prostitute
 di Cana. Una di loro domandò se
 mi sentissi bene. Le risposi di sì, che
 non si preoccupasse. Mi disse il Tempio è
 un luogo sicuro, presto il fumo
 svanirà, questa notte ricordati di me. Io
 le regalai una moneta d’argento. Lei mi
 restituì l’esemplare degli Elementi che
 avevo smarrito tra la polvere e il tumulto. 
  
9
 
Lavoisier fue recaudador de impuestos, por
 eso lo condenaron a la guillotina. Eso fue a
 finales de septiembre. Antes de morir repasó
 la tabla de los elementos, olió el aroma del
 bezoar. El rojo incendio del último Tiziano.  
9
Lavoisier fu esattore d’imposte, per
 questo fu condannato alla ghigliottina. Ciò accadde
 alla fine di settembre. Prima di morire ripassò 
 la tavola degli elementi, annusò l’aroma del
 bezoar. Il rosso incendio dell’ultimo Tiziano. 
  
10
 
En septiembre las montañas mantienen algo
 de verdor, su discreta y callada presencia.
 Hay música tranquila. Y hay contemplación.
 Leo y escribo para huir del humo, para huir
 de mí. Leo y escribo hasta que llega la noche.
 La noche viene de Asia y no hace preguntas.  
10
A settembre le montagne conservano qualcosa
 di verde, la loro discreta e silenziosa presenza.
 C’è una musica tranquilla. E c’è contemplazione.
 Leggo e scrivo per fuggire dal fumo, per fuggire
 da me. Leggo e scrivo fin quando arriva la notte.
 La notte arriva dall’Asia e non fa domande. 
  
QUELLO CHE MIO PADRE VUOLE DAVVERO DA ME
 
1 
Anoche tuve un sueño. Acompañaba a mi padre
 por un camino de tierra. Los dos íbamos a caballo
 y apenas cruzábamos palabras. A lo lejos se veía
 la sombra de unos sauces, las luces de un pueblo
 desconocido y remoto. De pronto, mi padre detuvo
 su caballo y preguntó si yo sabía a dónde íbamos.
 Le contesté que no. Entonces vamos bien, me dijo.  
1
Ieri notte ho fatto un sogno. Accompagnavo mio padre
 per una strada di terra battuta. Cavalcavamo
 scambiando appena qualche parola. Lontano si vedeva
 l’ombra di alcuni salici, la luce di un paese
 sconosciuto e remoto. All’improvviso mio padre bloccò 
 il cavallo e mi chiese se sapevo dove stavamo andando.
 Gli dissi di no. Allora andiamo bene, rispose. 
  
2
 
Los caballos del sueño sabían de memoria
 el recorrido. Era cuestión de abandonar las
 riendas, de dejarse llevar. Eso me causaba un
 poco de aprensión, incluso un poco de miedo.
 Mi padre, en cambio, parecía muy tranquilo.
 Pensé, parece tranquilo porque está muerto.  
2
I cavalli del sogno sapevano a memoria
 il percorso. Bastava solo abbandonare le
 redini e lasciarsi condurre. Questo mi causava 
 un po’ d’inquietudine, persino un po’ di paura.
 Mio padre, invece, sembrava molto tranquillo.
 Pensai: sembra tranquillo perché è morto. 
  
3
 
Aquí es donde vivo, dijo como si me quitara
 una venda. Fue muy poco lo que vi. Sólo un
 páramo de piedras, remolinos de arenisca,
 huesos de caballos amarillos. ¿Qué te parece?
 No supe qué decir. Tenía sed y me dolía un
 poco la garganta. Es un lugar hermoso, dijo,
 pero a veces me gustaría regresar. ¿Por qué
 no regresas, entonces?, pregunté. Porque es
 más fácil que tú vengas me dijo. Y desapareció.  
3
Qui è dove vivo, disse come togliendomi
 un benda. Fu ben poco ciò che vidi. Solo una
 spianata di pietre, mulinelli di arenaria,
 ossa di cavalli gialli. Come ti sembra?
 Non seppi che dire. Avevo sete e mi doleva  
 un po’ la gola. È un posto bello, disse, 
 però a volte mi piacerebbe tornare. Perché 
 non torni, allora? domandai. Perché è
 più facile che tu venga, disse. E scomparve. 
  
POESIA CON UCCELLI E CICLAMINI
 
Per Jocelyn Siler e Jerry Fetz
 
 
  
1
Tres pájaros cruzan por el bosque. El
 primero se llama poesía. Llena el mundo
 de silencios, le gusta la expresión hijos,
 suelta en el aire su simiente, su canción
 muda para quien sepa escucharla. El
 segundo se llama pensamiento. Llena
 el mundo de globos y palabras, le gusta
 la expresión vigilia, discrepa del ritmo
 pero sabe ordenarlo, aletea en un charco
 de luz, pero no canta. El tercero se llama
 memoria. Le gusta la expresión relieve,
 rasga en su vuelo un telón de sombras,
 agita sus alas entre el sí y el no. Se lanza
 al vacío con los ojos vendados.  
1
Tre uccelli attraversano il bosco. Il 
 primo si chiama poesia. Riempie il mondo
 di silenzi, gli piace l’espressione figli,
 libera nell’aria i suoi semi, la sua canzone
 muta per chi sappia ascoltarla. Il
 secondo si chiama pensiero. Riempie
 il mondo di palloncini e parole, gli piace
 l’espressione veglia, diverge dal ritmo
 ma sa ordinarlo, aleggia in una pozza
 di luce, ma non canta. Il terzo si chiama
 memoria. Gli piace l’espressione rilievo,
 lacera nel suo volo un sipario d’ombre,
 agita le ali tra il sì e il no. Si tuffa
 nel vuoto con gli occhi bendati. 
  
2
 
Ciclamen, llamado también violeta persa.
 Propio de los meses fríos. La fragilidad
 es su belleza. Así ha sobrevivido, como
 la luna en una cacerola de bronce, como
 el lienzo cuando rechaza el color. Tres
 pájaros lo rodean, hunden su pico en
 el tallo, parlotean en diferentes idiomas.
 Luego se marchan hacia qué confines.  
2
Ciclamino, detto anche violetta persiana.
 Proprio dei mesi freddi. La fragilità
 è la sua bellezza. Così è sopravvissuto, come
 la luna in una casseruola bronzea, come
 la tela quando respinge il colore. Tre
 uccelli lo circondano, affondano il becco nel
 fusto, parlottano in lingue diverse.
 Dopo se ne vanno verso chissà quali confini. 
  
3
 
Lo aprendí de los pájaros: indefensión es
 un estado del alma. Lo aprendí del ciclamen:
 indefensión es una estratagema del cuerpo.  
3
L’ho imparato dagli uccelli: vulnerabilità è
 uno stato dell’anima. L’ho appreso dal ciclamino:
 vulnerabilità è un espediente del corpo. 
  
RIMEDI PER I MALESSERI DEL FALCO
 
1 
Círculos negros debajo de los ojos. Señal
 de que no has dormido bien, de que te han
 alterado los sueños. Charcos de oscuridad
 sobre la almohada y un poco de música
 trazando palotes caprichosos en el techo.
 ¿Qué ves? Veo un cachorro lamiendo las
 patas de un alce, veo un girasol encendido,
 veo la sombra de un caballo muerto.  
1
Cerchi neri sotto gli occhi. Indizio
 che non hai dormito bene, che hanno 
 alterato i tuoi sogni. Pozze di oscurità
 sul cuscino e un po’ di musica
 che traccia bizzarre bacchette sul soffitto.
 Che vedi? Vedo un cucciolo che lecca le
 zampe di un alce, vedo un girasole incendiato, 
 vedo l’ombra di un cavallo morto. 
  
2
 
El oleaje abandona los restos del día, los
 deposita con cuidado al pie de mi cama.
 Se trata de una ofrenda, pero no deseo
 levantarme. Me aferro a la almohada, a
 los charcos de oscuridad que me protegen.
 El oleaje insiste, desliza entre las sábanas
 su frío y su silencio. Abandono el sueño
 a la mitad, enciendo la luz y consulto el
 horóscopo. Aries. La luna penetra solitaria
 en el espejo, cuídate de la música, déjate
 llevar por aquello que lees. Leo un tratado
 de ornitología, una floresta de poemas
 griegos, el Libro de la caza de las aves.  
2
L’ondosità abbandona i resti del giorno, li 
 deposita con attenzione ai piedi del mio letto.
 Si tratta di un’offerta, ma non voglio 
 alzarmi. Mi afferro al cuscino, alle 
 pozze di oscurità che mi proteggono.
 L’ondosità insiste, scivola nelle lenzuola
 il suo freddo, il suo silenzio. A metà lascio
 il sonno, accendo la luce e consulto
 l’oroscopo. Ariete. La luna entra solitaria
 nello specchio, attento alla musica, lasciati
 trasportare da ciò che leggi. Leggo un trattato
 di ornitologia, una foresta di poesie
 greche, il Libro sulla caccia agli uccelli. 
  
3
 
Intento dormir, recuperar la otra mitad del
 sueño. La música reclama mis ojos, pregunta
 con insistencia qué ves. Veo un sacre de los
 que se crían en Noruega. El sacre jamás muda
 de color. Distinto al alfaneque, que se cría en
 Tremecén. Distinto al entrecelí, que es mezcla
 de tagarote y alfaneque. Son halcones malos,
 dice el Canciller. No se te ocurra confundirlos.  
3
Provo a dormire, a recuperare l’altra metà del
 sonno. La musica reclama i miei occhi, chiede
 con insistenza: che vedi? Vedo un falco sacro di
 quelli allevati in Norvegia. Il falco sacro non muta
 mai di colore. Diverso dal lanarico che si alleva in 
 Tlemcen. Diverso dallo entrecelí che è un incrocio
 tra il pellegrino e il lanarico. Son falchi brutti,
 dice il Cancelliere. Stai attento a non confonderli. 
  
4
 
Tres de la mañana. Los faros de un coche
 iluminan por un instante la habitación. La
 ráfaga es breve y dolorosa como el aletazo
 de un cuervo. Si al menos pudiera sacudir
 esas imágenes. Pero son tan obsesivas, tan
 perturbadoras. Se repiten como un mantra:
 el cachorro lamiendo las patas de un alce,
 el girasol encendido, la sombra del caballo
 muerto.  
4
Le tre del mattino. I fari di un’auto
 illuminano la stanza per un istante. La
 raffica è breve e dolorosa come il colpo d’ala 
 di un corvo. Se almeno potessi scuotere
 queste immagini. Ma sono così ossessive, così
 perturbanti. Si ripetono come un mantra:
 il cucciolo che lecca le zampe d’un alce,
 il girasole incendiato, l’ombra di un cavallo
 morto. 
  
5
 
La ofrenda está llena de arcaísmos, de
 expresiones que no entiendo. Busco un
 centro en medio de tanto desorden, pero
 todo se desbarata. El índice de potasio,
 la clase sobre poesía romántica, la cena
 con frutas y verduras, los reclamos del
 estómago. Un neblí con capirote traerá
 noticias, dice el Canciller. Debes estar
 en condiciones de entenderlo.  
5
L’offerta è piena di arcaismi, di
 espressioni che non intendo. Cerco un
 centro in mezzo a tanto disordine, ma
 tutto si scompone. L’indice di potassio,
 la lezione sulla poesia romantica, la cena
 con frutta e verdure, i richiami dello
 stomaco. Un falco con cappuccio porterà
 notizie, dice il Cancelliere. Devi essere
 in grado di comprenderlo. 
  
6
 
Medicinas para quebrantamientos del halcón:
 zaragatona que tienen los boticarios, sangre
 de drago, simiente de mastuerzo, casca de
 encina, acíbar pátigo. Para círculos negros
 debajo de los ojos: miel dura en terrón, hierba
 golondrina. Un poco de zumo de codeso.  
6
Rimedi per i malesseri del falco:
 psillio conservato dai cerusici, sangue
 di drago, semi di nasturzio, vinaccia di
 quercia, aloe vera. Per i cerchi neri 
 sotto gli occhi: grumi di miele indurito, erba
 celidonia. Un poco di succo di laburno. 
  
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Traduzione dallo spagnolo di Alessio Brandolini
 
 
 
  
 Eduardo Chirinos (Lima, Perù, 1960) Poeta, autore di racconti per bambini, saggista e traduttore. Studia linguistica e letteratura all’Università Cattolica di Lima e nel frattempo, dovendosi pagare gli studi, lavora come insegnante e giornalista culturale. Compie il dottorato di ricerca presso l’Università di Rutgers (New Jersey). Soggiorna due anni in Spagna (1986-1987) con una borsa di studio. Dal 1993 vive negli Stati Uniti e dal 2000 risiede a Missoula, dove insegna Letteratura ispanoamericana e spagnola all’Università del Montana.
 Ha pubblicato i libri di poesia:
 
- 1981 Cuadernos de Horacio Morell (Perù);
 
- 1983 Crónicas de un ocioso (Perù – Premio Municiapalidad de Lima);
 
- 1985 Archivo de huellas digitales (Perù – Premio Copé 1984);
 
- 1987 Rituales del conocimiento y del sueño (Spagna);
 
- 1988 El libro de los encuentros (Perù);
 
- 1989 Canciones del herrero del arca (Perù);
 
- 1991 Recuerda, Cuerpo… (Spagna);
 
- 1998 El Equilibrista de Bayard Street (Perù – Premio El Olivo de Oro; Spagna, 2013);
 
- 2000 Abecedario del agua (Spagna);
 
- 2001 Breve historia de la música (Spagna – Premio Casa de América de Poesía);
 
- 2003 Escrito en Missoula (Spagna; Stati Uniti, 2011 – Traduzione di Gary J. Racz);
 
- 2006 No tengo ruiseñores en el dedo (Spagna; Perù, 2008);
 
- 2009 Humo de incendios lejanos (Messico; Perù, 2010; Stati Uniti, 2012 – Traduzione di Gary J. Racz);
 
- 2009 Quatorze formes de mélancolie (Perù; Spagna 2010; Francia, 2012 – Traduzione di Modesta Suárez e Álvaro Ruiz, con l’aggiunta di “Poema de amor con rostro oscuro”);
 
- 2010 Mientras el lobo está (Spagna – XII Premio de Poesía Generación del 27; Perù, 2010; Stati Uniti, 2014 – Traduzione di Gary J. Racz);
 
- 2012 Anuario mínimo 1960-2010 (Spagna; Messico, 2014; Colombia, 2014);
 
- 2013 35 lecciones de biología (y tres crónicas didácticas) (Spagna; Perù, 2015; Messico, 2015; Stati Uniti, 2015 – Traduzione di Gary J. Racz);
 
- 2014 Fragmentos para incendiar la Quimera (Spagna, 2014);
 
- 2014 Medicinas para quebrantamientos del halcón (Spagna; Perù, 2014; Stati Uniti, 2015 – Traduzione di Gary J. Racz).
 
 
Ha pubblicato anche diverse antologie, tra le quali si segnalano: Reasons for Writing Poetry (Inghilterra, 2011 – Traduzione di Gary J. Racz); Catálogo de las naves 1978-2012 (Perù, 2012); Coloquio de los animales (Spagna, 2008; Colombia, 2013 e 2015 – edizione ampliata); Fragmentos de una alabanza inconclusa (Colombia, 2014); Incidente con perro en la calle cinco, Antología 1993-2013 (Usa, 2015).
 
 alexbrando@libero.it
 
 
  
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