Uscita alla fine del 2020 per i tipi di Huesos de jibia di Buenos Aires, Puertas [Porte] è una brillante raccolta poetica dell’argentina María Cecilia Graña; composta da sette sezioni molto originali, l’opera si caratterizza per componimenti brevi e semplici che permettono di apprezzare a fondo la capacità dell’autrice di intercettare poeticamente la sintesi di ciò che la circonda.
 Una capacità non soltanto legata alla mera osservazione, quanto alla finezza nell’uso della parola. Ne è un chiaro esempio il titolo: Porte; ogni componimento richiama questo elemento, lo contiene, è esso stesso una porta, abbracciando nel corso del libro tutti i significati che la lingua può dargli: l’unico collegamento in una parete, il varco serrato e quello della speranza, l’elemento da abbattere o da chiudere, la via di fuga, l’accesso a un altro mondo, la solitudine e l’assenza, l’allontanamento e la disillusione, l’arrendersi e il resistere, la cornice che permette di guardare oltre:
 
| Escenario
 La puerta recorta
 el paisaje
 vacío de la pampa.  | 
                       | 
Scenario
 La porta ritaglia
 il paesaggio
 vuoto della pampa.  | 
  
Perché affidarsi a un tale elemento? La risposta sta nella strategia poetica che l’autrice usa nel libro: le porte servono innanzitutto a segnare fisicamente la distanza dal cantato, poiché come fa notare Bianca Tarozzi nella quarta di copertina dell’edizione argentina: «La poesia di María Cecilia Graña nasce dalla distanza che si crea tra l’oggetto e l’io, o quando quest’ultimo si sdoppia: perché si riesca a percepire qualcosa, non deve essere vicino».
 Ma se come prima funzione c’è quella di creare quasi un distacco, al contempo le porte sono anche il “luogo” perfetto da dove poter entrare nella materia con più lucidità, dove rimanere in contatto con le sensazioni che danno vita alla poesia. In questa dimensione ciò che sembra disperazione, incertezza e deriva, nasconde tutto il positivo che nasce dalla presa di coscienza e porta alla cieca speranza nel futuro. Non ho potuto fare a meno, durante la lettura di Puertas, di richiamare Montale, che spesso ha scelto la porta, come simbolo di speranza: «il nulla che basta a chi vuole / forzare la porta stretta».{1}
 Se le poesie che compongono il libro sono spesso crude e potenti, la risposta di Graña è affidarsi a un’arma che mostra saper maneggiare molto bene: l’ironia.
 
 
| El espejo
 Alicia, Alicia, ¿estás?
 Toc, toc, toc.
 No te hagas la niñita,
 contesta…
  | 
                       | 
Lo specchio
 Alice, Alice, ci sei?
 Toc, toc, toc.
 Non fare la bambina,
 rispondi...
  | 
  
Infine, Puertas è una costellazione composta da poesie molto intense, ognuna delle quali ci invita a riflettere e a rileggere tra le sue parole noi stessi, prima di passare alla pagina successiva.
 Certo del valore del libro, di seguito vengono tradotti alcuni componimenti con la speranza che presto questa raccolta possa essere presentata anche nella versione italiana.{2}
  
  
{1}Ballata scritta in una clinica, da La Bufera e altro.
 {2}Altre poesie tradotte dalla stessa autrice sono apparse sulla rivista «Smerilliana. Luogo di civiltà poetiche», n. 23, The Writer Edizioni, Marano Principato (CS) 2020, pp. 69-86.
 
 
 
  
 POESIE DI MARÍA CECILIA GRAÑA da Puertas Huesos de jibia, Argentina, 2020  
 | 
* 
Espero frente a mi casa
 que yo aparezca
 y nunca sucede  
*
Aspetto davanti alla mia casa
 che io appaia
 e non succede mai 
  
*
 
Saliendo de mí
 acabé al otro lado de la calle.
 De allí me miro. No sé si me reconozco.  
*
Uscendo da me
 sono finita dall’altra parte della strada.
 Da lì mi guardo. Non so se mi riconosco. 
  
*
 
Escribo y
 ………………
 Borrar sirve para volver a escribir.
 Pero si borro esto que
 …………………………….
 no logro completar la frase del todo.
 Fragmentada
 en desaparición continua,
 la escritura-borradura
 encuentra un modelo que
 …………………………  
*
Scrivo e
 ………………
 Cancellare serve per tornare a scrivere.
 Ma se cancello questo che
 …………………………….
 non riesco a finire del tutto la frase.
 Frammentata
 in continua scomparsa,
 la scrittura-cancellatura
 trova un modello che
 ………………………… 
  
Pasajes inmateriales 1
 
Cuando espero delante de una puerta
 me abandono a mis pensamientos:
 ya he entrado en la primera habitación.  
Passaggi immateriali 1
Quando aspetto davanti a una porta
 mi abbandono ai miei pensieri:
 sono già entrata nella prima stanza. 
  
YO HOY
 
He aquí lo que eres:
 casa sin puertas
 sin ventanas
 ni postigos.
 Todos los vientos
 cruzan las piezas
 por tus ranuras.  
IO OGGI
Ecco qui ciò che sei:
 casa senza porte
 senza finestre
 né imposte.
 Tutti i venti
 attraversano le stanze
 dalle tue fessure. 
  
DE ALLÍ AL RÍO
 
Salir de la casa sombría
 abandonar el silencio
 cultivar una lenta pasión
 por la rítmica percusión
 de los pasos sobre la tierra.
 Escuchar el río.  
DA LÌ AL FIUME
Uscire dalla casa in ombra
 abbandonare il silenzio
 coltivare una lenta passione
 per la ritmica percussione
 dei passi sopra la terra.
 Ascoltare il fiume. 
  
EL OJO DE LA NAVE
 
Miro el mar desde el ojo de buey,
 yendo a la deriva.
 Y ni siquiera el capitán
 logra detener
 este lento navegar
 hacia glaciares desconocidos.
 
 La fuerza del viento
 nos lleva, quizás,
 hacia el Océano Índico,
 mientras escribo lentamente.
 Y en la libreta dibujo
 las flores que descubriré
 los animales extraordinarios
 los ocasos exóticos o miserables.
 Todo aquello que veré
 siempre y tan solo
 si llegamos a destino.  
L’OCCHIO DELLA NAVE
Guardo il mare dall’oblò,
 andando alla deriva.
 E nemmeno il capitano
 riesce a fermare
 questo lento navigare
 verso ghiacciai sconosciuti.
 
 La forza del vento
 ci porta, forse,
 verso l’Oceano Indiano,
 mentre scrivo lentamente.
 E nel taccuino disegno
 i fiori che scoprirò
 gli animali straordinari
 i tramonti esotici o miserabili.
 Tutto quello che vedrò
 solo e soltanto
 se arriviamo a destinazione. 
  
ESCALERA DE INCENDIOS
 
Hay una escalera de incendios.
 La fuga, por fortuna,
 es posible.
 Pero el zigzag de la escalera
 se multiplica, se enrarece,
 no llega nunca a una meta.
 Hay, por fuerza, que saltar
 al infinito.  
SCALA ANTINCENDIO
C’è una scala antincendio.
 La fuga, per fortuna,
 è possibile.
 Ma lo zig-zag della scala
 si moltiplica, si dirada,
 non giunge mai a una meta.
 Bisogna, per forza, saltare
 verso l’infinito. 
  
RESPIRO
 
La fisura está en lo alto.
 Un hilo de luz respira,
 si es que se respira;
 el vapor vuelve todo insoportable
 cuando afuera, por las protestas,
 nos mojan el remolque.
 Así, nos dicen, al menos
 nos han dado un poco de agua.
 Subo sobre los cuerpos amasados
 y miro, desde la fisura, el desierto:
 nadie, ninguno, ni siquiera dios
 que nos ayude.
 Solo arena.  
RESPIRO
La fessura sta in alto.
 Un filo di luce respira,
 se si riesce a respirare;
 il vapore rende tutto insopportabile
 mentre fuori, per le proteste,
 ci bagnano il rimorchio.
 Così, ci dicono, almeno
 ci hanno dato un po’ d’acqua.
 Salgo sopra i corpi ammassati
 e guardo, dalla fessura, il deserto:
 nessuno, nemmeno uno, neanche dio
 che ci aiuti.
 Solo sabbia.
 
  
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Traduzione dallo spagnolo di Marco Benacci
 
 
 
  
 María Cecilia Graña è stata docente di Lingua e Letteratura Ispanoamericana presso l’Università di Verona dopo aver studiato in Argentina e negli Stati Uniti dove ha ottenuto un dottorato di ricerca a Harvard.
 Ha esercitato la critica letteraria, occupandosi soprattutto di letteratura fantastica, del genere diaristico e dei poemetti di autori di America Latina. Collabora a riviste italiane e straniere.
 Insieme a Bianca Tarozzi ha curato l’antologia Un lungo respiro. Otto poemetti sudamericani del Novecento (Mistral, Loynaz, Orozco, Castellanos, Varela, Peri Rossi, Russotto, Romano Sued), 2018.
 Come poeta ha pubblicato la raccolta Puertas (Buenos Aires-Madrid, 2020). 
  
 marco.benacci@live.com
 
 
 
  
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