FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia

Numero 62
novembre 2022

Arrivi

 

GLI ARRIVANTI

di Luca Albanese



Mi chiamo Leonardo F., sono circa ventiquattro anni che ogni mattina esco dal modulo abitativo H01235 e, senza pormi alcuna domanda, vado alla mia postazione: un divano logoro messo in mezzo al piazzale d’asfalto screpolato. Intorno il deserto e il fottuto caldo che ormai sta divorando il pianeta. Ogni settimana mi portano sette bottiglie d’acqua, sette scatolette di roba immangiabile, un foglio con sette orari e sette proiettili uno per ogni giorno. Il mio lavoro è questo: aspetto seduto sul divano e all’ora segnata sul biglietto appare dal nulla davanti a me un uomo o una donna con il volto coperto. Io devo solo sparargli, possibilmente al cuore, perché i proiettili sono contati e se ne perdo uno per mancanza di mira dovrò eliminare il soggetto a mani nude. Odio uccidere le persone in quel modo, sentire la loro angoscia nel ritmare delle vene sempre più deboli per portare sangue al cervello. Mi è capitato solo un paio di volte e ho optato per il soffocamento. C’è chi preferisce colpirli con il calcio del fucile ma dopo dovrei pulire il sangue e non mi va. Mia madre diceva che sono svogliato, che faccio il minimo indispensabile per tirare avanti e che non avrei mai trovato lavoro. Sante parole, ma il Ministero della Giustizia Definitiva mi aveva offerto un’opportunità lavorativa che non potevo rifiutare: 8 bitcoin ogni soggetto eliminato. Vi chiederete chi sono le persone incappucciate a cui sparo. Noi li chiamiamo gli arrivanti. Provengono dalla dimensione K, l’unica dimensione, oltre alla nostra, di cui siamo venuti a conoscenza. Lì ci sono i nostri doppi che la maggior parte delle volte hanno fatto scelte differenti e ora vivono diversamente dalla loro copia di questo mondo. Non ci è consentito fare troppe domande, solo una ristretta schiera di persone ne è a conoscenza.

I Gran Governi delle due dimensioni hanno fatto degli accordi, loro ci mandano i delinquenti più pericolosi e ce ne occupiamo noi in cambio di organi umani. Ogni persona sulla nostra dimensione potrà usufruire, a sua insaputa, dei pezzi di ricambio del suo doppio. Una soluzione per sconfiggere il problema del rigetto dopo un trapianto.

Non ho rimpianti per le persone che elimino, sono feccia di cui non vedo neppure il volto. Questo rende molto più facile il mio lavoro.

Oggi l’Arrivante è previsto per le 13.21 e 34 secondi. Prendo l’orologio e attendo con noncuranza. Mancano quindici secondi, mi alzo dal divano e mi avvicino al punto dove arriverà il soggetto. Sono calmo. Dieci secondi. Asciugo, con l’avambraccio destro, la fronte. Mi sono scordato di mettere il berretto dei NY Jets, un errore madornale, la luce del sole è rovente ma mancavano ormai cinque secondi. Punto il fucile, pronto a fare fuoco. Il mio respiro segna il tempo che separa il soggetto dalla morte. Tre, due, uno…

«Fermati, non sparare!»

Un uomo tutto sporco, con i vestiti logori e il volto scoperto si inginocchia davanti a me guardandomi negli occhi. Alzo subito il dito dal grilletto perché ho davanti la mia copia. Nessuno mi ha mai preparato a questa eventualità. Non so che conseguenze porterebbe l’eliminazione dell’altro me e non ho intenzione di testarlo al momento. Lo prendo di peso e lo porto al modulo abitativo, ci sediamo al tavolo, ho ancora 55 minuti prima che il Ministero venga a conoscenza della mancata esecuzione. È come guardarmi allo specchio senza riconoscermi. Gli chiedo quale sia la sua condanna.

L’uomo comincia a parlare e le parole mi travolgono come un tsunami: non esistono due dimensioni. Il Gran governo è uno solo, i nostri doppi sono dei cloni elaborati nelle Project Industries di Pasadena e usati per i trapianti. Gli Arrivanti non sono delinquenti condannati a morte ma dei cloni difettosi o non collaborativi. Avevo ucciso 8914 innocenti. Decido che quello sarebbe stato il mio ultimo arrivo. Ho ancora un proiettile, lo inserisco nel fucile, lo punto alla bocca e nell’istante in cui premo il grilletto il mio doppio fa un sogghigno. Capisco l’inganno, le bugie dette per prendere il mio posto sento il colpo esplodere poi il silenzio.

Albaneseluca70@gmail.com