Huellas de siglo [Orme di secolo], seconda opera della poetessa-performer e artista visuale cilena Carmen Berenguer, appare nel 1986, tre anni dopo Bobby Sands desfallece en el muro [Bobby Sand collassa sul muro], debutto poetico-sperimentale in cui era già chiaro come, per Berenguer, qualsiasi forma di attivismo politico (Bobby Sands, prigioniero politico nordirlandese, si lasciò morire di fame nel 1981) dovesse avvenire in primis attraverso lo sconquasso dei linguaggi dominanti. In Orme di secolo, Berenguer dirige il suo sguardo dinamitardo sulla congiuntura politica del proprio Paese, un Cile al culmine della rivoluzione neoliberista imposta – sotto l’egida degli Stati Uniti – dalla sanguinosa dittatura militare (1973-1989) di Augusto Pinochet.
Smantellato lo stato sociale (salute, istruzione, lavoro e pensioni), Pinochet apre il Paese ai capricci del “libero mercato” e ad una aggressiva politica di importazioni. Agli occhi di Berenguer, la più perniciosa conseguenza – si vorrebbe dire, antropologica – di questo traumatica svolta è la degradazione del soggetto da cittadino ideologicamente conscio a istupidito consumatore: una degradazione non avvenuta per progressivo rilassamento ideologico (come nelle democrazie occidentali), ma precipitata con violenza attraverso l’imposizione del terrore sulla popolazione, sia nella sfera pubblica che in quella privata. Al cileno che non può o non vuole far parte di questo brave new world consumistico si offre, infatti, un’unica alternativa: diventare un homo sacer, un corpo senza diritti da perquisire, torturare, violare e “scomparire” (i desaparecidos).
 Il libro, dunque, si articola su un doppio livello: da una parte abbiamo testi (come Santiago Punk, Matadero-Palma e Impalcature) che a guisa di ruote panoramiche e con tecnica cinematografica ci offrono uno spaccato sardonico della “nuova” Santiago: una città brulicante di mode e prodotti, e ammantata di impalcature, potente sineddoche di espansione e crescita – una crescita, tuttavia, costruita con il sudore e il sangue delle classi subalterne ad esclusivo vantaggio degli abbienti. Nel Cile improvvisamente postmoderno del 1986, vecchie e nuove ideologie/identità si indossano come capi firmati (“la libertà tettine al vento”, “la democrazia capello corto” “Fularino indù / Giacchette nere…; Testine rapate / Hare Krishna Hare Hare; Mormone sudato in bicicletta / Alleluia la pace”, Santiago Punk) in un supermercato narcisistico concepito come fantasia compensativa di uno stato di crescente disuguaglianza socioeconomica (in questo non molto diversamente, viene da osservare, dall’America del 2020).
 Dall’altra parte abbiamo testi (come Sconosciuto e Venite a vedermi adesso) che, evocando torbidi scenari di violenza e umiliazione, testimoniano come il miracolo economico cileno sia sostenuto da una necroeconomia di regime che ha ormai colonizzato ogni interstizio della quotidianità. Il testo Sconosciuto, in particolare (“Lungo disteso sulla strada / Ha il corpo crivellato”), posizionato come una doccia fredda dopo l’eccitante sorvolo panoramico di Santiago Punk, evoca una scena tristemente consueta, rimandando alla spettrale foto di copertina che adorna l’edizione originale del libro, in cui agenti ad armi spianate ispezionano, appunto, un corpo riverso sulla strada nel cuore della notte. Ma la violenza cova anche in seno ai testi beffardamente dedicati al trionfo consumistico. Per esempio, in Santiago Punk, il linguaggio militarizzato (“sbirri stregoni, manganellatori / Pantere, guanacos, spioni infiltrati”) affiora proprio all’interno dell’accumulo di mercanzie, come un’improvvisa irruzione del suo risvolto osceno. Qui Berenguer sembra suggerire che l’esperimento cileno – l’abbinamento di terrore e liberismo – incarna perfettamente la logica perversa del capitale; che, lungi dall’essere un’aberrazione estranea alla natura del capitalismo, la violenza totalitaria rappresenta l’intrinseca verità del suo funzionamento (il tranquillo, “democratico” flusso delle merci in Occidente è in gran parte garantito da regimi militari nelle ex colonie…).
 Carmen Berenguer fa parte di una generazione di prominenti autrici cilene (tra cui citiamo almeno Eugenia Brito e Diamela Eltit) che scrivono da (e di) uno spazio femminile, esibendo come dispositivo destabilizzante il corpo della donna – un corpo usato e violato sia sotto il generico  patriarcato occidentale che sotto il machismo latinoamericano (“Copule cupole / Cupole copule / E io sempre sotto”, Orme di secolo). L’ingresso di Santiago nella postmodernità da una parte non attenua per nulla il vecchio machismo (per esempio, nelle case di tortura), dall’altra lo universalizza, estendendolo alla città stessa. Come la Parigi industriale di Baudelaire, la Santiago neoliberale diventa “impellicciata puttana” (Santiago Tango), costretta a esibirsi in vetrina, a strizzare l’occhio al cliente. Ma erotizzata è anche la violenza stessa, ed è questo l’elemento più politicamente proficuo di questa raccolta poetica. In Venite a vedermi adesso (“I vermi aprono le mascelle / sparpagliano il mio corpo e io godo”) l’intuizione – scomoda e spesso ripudiata – a cui Berenguer si richiama è prettamente psicanalitica: l’essere umano è caratterizzato da un intrinseco masochismo (Freud lo chiama “istinto di morte”) che lo rende soggetto a erotizzare il proprio soggiogamento. È soprattutto per enfatizzare questo masochismo che la diade sesso-morte (con recupero di tropi del decadentismo gotico) permea fortemente i componimenti di Orme di secolo. Il soggetto tende a sviluppare un attaccamento libidico alla propria oppressione, e in questo senso la vittima “morta di godimento” (La danza macabra) è sullo stesso piano del “capomastro sibarita” che, sacrificata la coscienza di classe sull’altare della fantasia individualista, si abbandona al “dolce zucchero del disimpegno” (Impalcature). L’istinto di morte ci paralizza in una spirale negativa, nel buco per terra che ci siamo scavati o nel quale ci hanno rinchiusi: esporre questa verità del soggetto attraverso il corto circuito supplizio-orgasmo equivale a ricordare che – come insegna Kafka – il potere stesso è sancito, in ultima analisi, da null’altro che dal proprio osceno godimento.
 Ma c’è di più. Slavoj Žižek ha osservato che proprio lo smascheramento del nostro istinto di morte è l’imprescindibile punto di partenza di ogni progetto di emancipazione politica. Perché per emanciparci non basta essere consapevoli della nostra oppressione. È necessario anche che assumiamo la nostra connivenza con tale condizione di oppressione – l’oscuro piacere che ci procura l’esservi intrappolati. Assumere questa connivenza significa non semplicemente ammetterla per riflessione intellettuale, ma ripeterla, metterla in scena: testi come Venite a vedermi adesso, La danza macabra e Il trionfo della morte vanno letti precisamente come performance dello sconfessato legame tra soggiogamento e jouissance. Non è un caso che una parte importante della poesia di Berenguer risieda nell’aspetto performativo della sua recitazione pubblica, dove la sovradeterminazione dell’impianto fonosimbolico si esplicita in una vera e propria erotica della lingua.
La scrittura di Berenguer, insomma, non ha molto in comune con ciò che Hélène Cixous definì écriture féminine (una pratica fondamentalmente intellettualistica e, di conseguenza, politicamente innocua): la sua è una vera e propria detonazione del linguaggio, scrittura femminile non in quanto creatrice di un’ipotetica dimensione alternativa al logocentrismo maschile, ma in quanto illuminante l’elemento di nonsenso all’interno di quest’ultimo. Nell’universo del logocentrismo patriarcale, il corpo femminile (violato, gaudente, morente) incarna l’elemento di ambiguità e contraddizione del sistema simbolico tout court, ne è simultaneamente il punto cieco e di sutura. Berenguer mobilita questa carnalità come spazio eccessivo e apocalittico, ultima trincea da cui è possibile lanciare l’offensiva sui discorsi costituiti.
 Contro la repressione dei linguaggi di regime, contro la retorica patria dell’ordine e della purezza, Berenguer coltiva, in Orme di secolo, una lingua “sporca” e carnale che incorpora schegge di idioletti diversi – tra i nuovi vocaboli/marche importati dall’Occidente neoliberista (BMW, FMI, Toyota, Punk, hard-rock, nylon, topless: “la cultura viene dall’Occidente”, Santiago Punk) e la parlata/scrittura colorita e “incolta” delle classi popolari (e.g. injundia per enjundia, sanjones per zanjones) – e li fa convivere con echi della letteratura cilena “classica” da Neruda a Gabriela Mistral, ma anche con Janis Joplin, Pieter Bruegel e Camile Saint-Saëns. Quest’assemblaggio linguistico, che spesso il gusto della paronimia trasfigura in vera e propria danza demonica, culmina nel divertissement finale di Lingua osa verba, interamente basato sul gioco fonico e sullo scardinamento della morfologia del genere (“Trema il lingua labbri / labia fino udito il pauro”). Ma si tratta di un divertissement dai toni più sinistri che trionfali, dove dominano immagini di languore in un contesto marino turbolento e fangoso: forse perché Berenguer sa bene che ogni configurazione del discorso (non importa se sensata o meno) rischia di intrappolare il soggetto in un gorgo ipnotico e paralizzante. Il passo dalla progettualità politica al “dolce zucchero del disimpegno” è, in fondo, più breve di quanto si pensi.
 
 
 
  
 POESIE DI CARMEN BERENGUER da Orme di secolo Huellas de siglo, Cile, Sin Fronteras, 1986  
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SANTIAGO PUNK 
1. 
Punk, Punk
 War, war. Der Krieg, Der Krieg 
 Bailecito color obispo
 La libertad pechitos al aire
 Jeans, sweaters de cachemira 
 Punk artesanal made in Chile
 Punk de paz
 La democracia de pelito corto 
 Punk, Punk, Der Krieg, Der Krieg 
 Beau monde. Jet-set rightists 
 Jet-set leftists
 Pantaloncitos bomba
 Pañuelito hindú
 Chaquetitas negras, Carlotitos 
 Liberalismo Taiwan
 Balitas trazadoras para mantenerte 
 Cafiche marihuanero. 
2. 
FMI, la horca chilito en prietas 
 Tanguito revolucionario
 Punk, Punk, paz Der Krieg 
 Whiskicito arrabalero 
 Un autito por cabeza
 Y una cabeza por un autito
 (BMW, Toyota, Corolla Japan)
 Japonés en onda
 La onda provi on the rocks
 Rapaditos Hare Krishna Hare Hare
 Sudoroso mormón en bicicleta 
 Aleluya la paz 
 Patitas de chancho
 Caldo de cabeza. 
3. 
Footing, footing a los cerros 
 Unemployment, 42d street
 La cultura viene de Occidente
 La Alameda Bernardo O’Higgins en el exilio 
 Alameda las delicias, caramelos candy 
 Nylon, nylon made in Hong-Kong
 Parque Arauco
 Lonconao
 Top-less cuchufletos, silicona
 Rapa-nui en botellas
 Colchones de agua en la cúpula
 Coito colectivo. 
4. 
Pacos macumberos, lumeros 
 Cucas, guanacos, loros soplones 
 Der Krieg, Der Krieg, Punk, Punk 
 La raza old england toffee 
 Zampoñita lagrimera
 Huayñito hard-rock
 Police, Police, Punk, Punk
 Guitarrita beatle
 Virgencita del Carmen
 Patroncita del ejército.  
SANTIAGO PUNK
1. 
Punk, Punk
 War, war. Der Krieg, Der Krieg
 Balletto color vescovo
 La libertà tettine al vento
 Jeans, maglioncini di cashmere
 Punk artigianale made in Chile
 Punk di pace
 La democrazia capello corto
 Punk, Punk, Der Krieg, Der Krieg
 Beau monde. Jet-set leftists
 Jet-set rightists 
 Pantalone cavallo basso
 Fularino indù
 Giacchette nere, Carletti figli di papà
 Liberalismo Taiwan
 Pallottole traccianti per mantenerti
 Magnaccia cannaiolo. 
2. 
FMI la forca cile in salsiccia
 Tanghetto rivoluzionario
 Punk, Punk, pace Der Krieg 
 Whiskino zoticone
 Una macchinina a testa
 E una testa a macchinina
 (BMW, Toyota, Corolla Giappone)
 Giapponese alla moda
 La moda Provi on the rocks
 Testine rapate Hare Krishna Hare Hare 
 Mormone sudato in bicicletta
 Alleluia la pace
 Zampetta di maiale
 Brodo di testa 
3. 
Footing, footing fino ai colli
 Unemployment, 42d street
 La cultura viene dall’Occidente
 La Alameda Bernardo O’Higgins in esilio
 Alameda las delicias, caramelle candy
 Nylon, nylon made in Hong-Kong
 Parque Arauco
 Lonconao
 Top-less chuchufletos, silicone
 Rapa-nui in bottiglia
 Materassi d’acqua sulla cupola
 Coito collettivo 
4. 
Sbirri stregoni, manganellatori
 Pantere, guanacos, spioni infiltrati 
 Der Krieg, Der Krieg, Punk, Punk 
 La razza old england toffee 
 Flauto di pan strappalacrime
 Huayno hard-rock
 Police, Police, Punk, Punk 
 Chitarrina beatle
 Verginella del Carmine 
 Santa patrona dell’esercito. 
  
DESCONOCIDO
 
Un hombre a quien no conocía 
 aparece en los diarios de todo el país 
 Está tirado en la calle
 Tiene el cuerpo perforado:
 Ahora todos lo conocemos.  
SCONOSCIUTO
Un uomo che non conoscevo
 compare su tutti i quotidiani nazionali
 Lungo disteso sulla strada
 Ha il corpo crivellato:
 Ora lo conosciamo tutti. 
  
SANTIAGO TANGO
 
Carente de decencia, marginal, fantoche 
 Patipelá, espingarda ciudad.
 Se nos muere esta loca
 Con una estocada en el lado izquierdo 
 De su rostro oculto. 
 Pobre dama, empielada ramera 
 Transpirando polen
 La noche escuálida te dobla 
 Donde duerme el cafiche.  
SANTIAGO TANGO
Priva di decenza, marginale, fantoccio
 Stracciona, spingarda città.
 Ci muore davanti questa matta
 Con una stoccata sul lato sinistro
 Del suo viso nascosto.
 Povera gentildonna, impellicciata puttana
 Che suda polline
 La notte squallida ti piega
 Dove dorme il magnaccia. 
  
ANDAMIAJE
 
Cerca del cielo
 Conservera vieja sorbo a sorbo andamio arriba 
 Mecedora de sueños picota y nubes
 Andén y andamiajes vida y péndulo
 Choca agridulce sorbo a sorbo amargo
 Dulce charlatán del alma piropero
 Carillón malabarista subiendo
 Sibarita maestro concreto mano a mano
 Sorbo a sorbo picotero chuceando abajo
 Va la muerte haciendo guiños va la calva
 En las alturas prefabricadas de cartón 
 Concreto encaramado sorbo a sorbo
 Abajo cemento chalupa de hongos marginales 
 Con los perros 
 los rufianes
 los amigos
 Sorbo a sorbo caradura 
 Dulce azúcar del relajo  
IMPALCATURE
Vicino al cielo
 Conserviera vecchia sorso a sorso su per il ponteggio
 Sedia a dondolo di sogni gogna e nubi
 Banchina e impalcature vita e pendolo
 Latta agrodolce sorso a sorso amaro
 Dolce ciarlatano dell’alma adulatore
 Carillon giocoliere che sale
 Capomastro sibarita calcestruzzo mano a mano
 Sorso a sorso il pettegolo piccona giù da basso
 Va strizzando l’occhio la morte va la calva
 Sulle sommità prefabbricate di cartone
 Calcestruzzo arrampicato sorso a sorso
 Sotto cemento scialuppa di funghi marginali
 Con i cani
 i delinquenti
 gli amici
 Sorso a sorso faccia tosta
 Dolce zucchero del disimpegno 
  
MATADERO PALMA
 
Tras el parabrisas 
 Rodando la Matadero Palma
 Cerca de la Quinta
 Cueto Moneda García Reyes
 La barriada
 Cuchitril bailando la conga
 De un pasado 
 Efímero lunar de los tejados
 Desvencijados asientos
 Y graffitis metafísicos
 Rostros limonares ácidos 
 Rodando Rodando
 Rauda por las esquinas 
 Gatillando luces rojas
 En esta vida
 Cantando un pan de radiografía
 Motor de segunda
 Fantoche
 Arrancándote con los tarros
 Jugando la travesura
 De sacar una bandera
 Flameándola
 A las rodajas de patios
 A los montes y abedules
 Pues este será
 Tu último camino
 Recorrido por callejones
 Callampas y sanjones
 Injundias
 Prostíbulos y comadronas
 Balada de motor
 Pije de los arrabales
 Un canto gregoriano 
 Surtidor de baratijas
 Rauda vas 
 Raulí San Pablo Independencia
 Y qué camino
 Ramera
 Masticando el orgullo
 Milonguera flor de noche
 Matadero frugal
 Al matadero
 Esquelética de fierros
 Bofe colgando le los sueños
 Rociada de flores
 En avenida La Paz
 Por el pelusa miguel
 Volado
 Escupiendo coágulos.  
MATADERO-PALMA
Dietro il parabrezza
 Corriamo sulla Matadero-Palma
 Vicino alla Quinta
 Cueto  Moneda  Gracía Reyes
 Il quartiere
 Topaia che balla la conga
 Di un passato
 Effimero lunare dai tetti
 Sedili sfondati
 E graffiti metafisici
 Volti limoneti acidi
 Si corre, si corre
 Rapida gira gli angoli
 Fa scattare i rossi
 In questa vita
 Canta una pagnotta da radiografia
 Motore mediocre
 Fantoccio
 Ti trascini con i barattoli
 Facendo la birichinata
 Di tirar fuori una bandiera
 E sventolarla
 Alle fette di cortile
 Ai monti e alle betulle
 E questo sarà
 Il tuo ultimo tragitto
 Attraverso vicoli
 Tuguri e fossi
 Grasso animale
 Postriboli e levatrici
 Ballata di motore
 Snob di periferia
 Un canto gregoriano
 Distributore di cianfrusaglie
 Corri rapida
 Raulí San Pablo Independencia
 E che tragitto
 Puttana
 Che mastichi l’orgoglio
 Danzatrice di milonga fiore notturno
 Mattatoio frugale
 Al mattatoio
 Scheletrica di ferri
 Interiora appese ai sogni
 Spruzzata di fiori
 In viale La Paz
 Per miguel il cencioso
 Strafatto
 Che sputa coaguli. 
  
VENID A VERME AHORA
 
Venid a verme cómo sufro 
 Venid a verme los malditos 
 
 Los gusanos abren sus mandíbulas 
 Esparcen mi cuerpo y yo gozo 
 
 Las luces llameantes del sol 
 Entreabren sus rayos los labios 
 Vertiendo el calor sobre mi cuerpo 
 Dejándolo vivir ardiéndolo de a poco 
 
 Venid a ver este arder.  
VENITE A VEDERMI ADESSO
Venite a vedermi come soffro
 Venite a vedermi maledetti
 
 I vermi aprono le mascelle
 Sparpagliano il mio corpo e io godo
 
 Le luci fiammeggianti del sole 
 Socchiudono i suoi raggi le labbra
 Versando il calore sul mio corpo
 Lasciandolo vivere ardendolo a poco a poco
 
 Venite a vedere questo ardere. 
  
LA DANZA MACABRA
 A Camile Saint-Saenz  
Y ¡Zas!
 Desnudóse la calva 
 Contorsionando las caderas 
 Gimiendo
 Sus negras tetas 
 Puta mágica
 Chupándole la gris encefálica 
 Rociada de la vida 
 Exorcizándole por las patas 
 Muerta de goce  
LA DANZA MACABRA
A Camile Saint-Saëns 
E Zac!
 Spogliossi la calva
 Contorcendo le anche
 Gemendo
 Le sue tette nere
 Puttana magica
 Le succhia la grigia encefalica
 Spruzzata della vita
 La esorcizza per i piedi
 Morta di godimento 
  
EL TRIUNFO DE LA MUERTE
 Ya que el mundo es tan falaz, me visto de luto. PIETER BRUEGHEL 
Amor leve mueres
 Muerte brebaje turbio 
 Inaugurando plazas parques 
 Hasta perder la identidad 
 
 Te amé en las calles
 A la hora inaudita te amé 
 El sol ardía en los labios
 El sol ardía en el cuerpo 
 
 Rebautizando estatuas y mausoleos 
 Fuimos quemados amor
 La multitud nos arrojó leños 
 Prendiendo lumbre en la multitud 
 
 Extenuados nos entregamos todo 
 Tanto que nos vaciamos 
 Olvidándonos en el olvido 
 
 La luna divide el amor en dos mitades 
 La memoria pierde el lado oscuro
 Y no hay beso no hay beso
 Que recupere el sol los cuerpos rotos 
 
 La muerte viene entrando vestida de novia
 Trae un ramo de alelíes y en un suspiro la corona 
 Hacemos el amor en un cajón de tablas, trémulos 
 Brindando por lo que fuimos clavándonos la tapa.  
IL TRIONFO DELLA MORTE
Poiché il mondo è così infido, mi vesto a lutto. PIETER BRUEGEL 
Amore lieve muori
 Morte intruglio torbido
 Inaugura piazze parchi
 Fino a perdere l’identità
 
 Ti amai per le strade
 Nell’ora inaudita ti amai
 Il sole ardeva sulle labbra
 Il sole ardeva sul corpo
 
 Ribattezzando statue e mausolei
 Fummo bruciati amore
 La folla ci tirò la legna
 Accendendo il fuoco nella folla
 
 Estenuati ci affidiamo tutto
 Tanto che ci svuotiamo
 Scordandoci nell’oblio
 
 La luna divide l’amore in due metà
 La memoria perde il lato oscuro
 E non c’è bacio non c’è bacio
 Che recuperi il sole i corpi spezzati
 
 La morte si avvicina vestita a nozze
 Porta un ramo di violaciocche e in un sospiro la corona
 Facciamo l’amore su una cassa di legno, tremanti
 Brindiamo a ciò che fummo e ci inchiodiamo sopra il coperchio. 
  
HUELLAS DE SIGLO
 
1. 
La química sirve para todo, 
 hasta para borrar manchas históricas. 
2. 
Si dios me dice ¡Hola!
 Yo le contesto:
 ¿Y dónde estabas tú,
 antes que el infierno lo devorara todo 
 dándose un opíparo festín? 
3. 
Y al séptimo día
 creaste al hombre
 a semejanza tuya
 y son millones de ediciones. 
4. 
Los héroes están en las plazas 
 para no dejarnos tan solitarios 
 frente al pasto. 
5. 
Todos hablan de persecusiones. 
 A mí no me persigue nadie. 
 Ni un enamorado. Me sigue. 
6. 
Una señora de doscientos años 
 a horcajadas orina en un bidé 
 con una flor en la mano. 
7. 
Cópulas Cúpulas 
 Cúpulas Cópulas
 Y yo siempre debajo. 
8. 
El androide llegó a Isla de Pascua. 
 Sentóse en el tótem
 a esperar el próximo diluvio. 
9. 
Qué gran maraca es la guerra 
 Obligada a fornicar:
 El hombre es el que paga. 
10. 
Marilyn, la más hermosa 
 Dice un joven
 Lanzándose al vacío 
 a lo superman. 
11. 
Janis Joplin dejó una nota: 
 El orgasmo es la flaqueza del siglo. 
12. 
Dios eres dueño de todo 
 millones de almas: errabundas.  
ORME DI SECOLO
1. 
La chimica serve a tutto,
 perfino a cancellare macchie storiche. 
2. 
Se dio mi dice Ciao!
 Io gli rispondo:
 E dov’eri tu,
 prima che l’inferno divorasse tutto
 con un lauto banchetto? 
3. 
E il settimo giorno
 creasti l’uomo
 a tua somiglianza
 e in milioni di edizioni. 
4. 
Gli eroi sono nelle piazze
 per non lasciarci troppo soli
 davanti all’erba. 
5. 
Tutti parlano di persecuzioni
 A me nessuno mi perseguita
 Neppure un innamorato. Mi insegue. 
6. 
Una signora di duecento anni,
 a cavalcioni orina in un bidè
 con un fiore in mano. 
7. 
Copule Cupole
 Cupole Copule
 E io sempre sotto. 
8. 
L’androide arrivò all’Isola di Pasqua
 Si sedette su totem 
 ad attendere il prossimo diluvio. 
9. 
Che gran maraca è la guerra
 Obbligata a fornicare:
 E l’uomo paga il conto. 
10. 
Marilyn, la più bella
 Dice un ragazzo
 Lanciandosi nel vuoto
 come superman. 
11. 
Janis Joplin lasciò una nota:
 L’orgasmo è la debolezza del secolo. 
12. 
Dio sei signore di tutto,
 milioni di anime: errabonde. 
  
LENGUA OSA VERBA
 
La moza lengua osa verba
 El ojo rumoroso oja loba
 El monte rojo verbo mozo
 La turbulenta rosa agua 
 Tiembla el lengua labios 
 Labia fino oído la mieda 
 Fiero ojo acecha loba malva 
 
 Turba el ojo salado las aguas
 Rocosa fiel piel loba mar
 Amarilla espuma suave pelaje olas
 El ojo artificila espuma puma gaviota
 
 Temblorosa verba lengua dulce palabra
 Tronco dulce ramaje hoja fina lengua
 Flota pluma del ojo ciervo 
 Lengüita trino 
 
 Rosa espina sangra lengua 
 Palabra trunca acecha labio 
 Fiel anodina temblorosa moza 
 Efímera la rosa verba 
 
 Presiona labio furioso presa
 El lodo atunes y colores
 Según aguas verdosas rosas espinas
 
 Ojo malva salva y rito
 La fuente verba lengua ojo salva malva 
 
 Palabra retina de los aullidos lengua 
 Espina corona ardiente fuente lasciva 
 Marchito penacho verba de mis ardores.  
LINGUA OSA VERBA
La ragazza lingua osa verba
 L’occhio rumoroso occhia lupa
 Il monte rosso verbo ragazzo
 La turbolenta rosa acqua
 Trema il lingua labbri
 Labia fino udito il pauro
 Fiero occhio bracca lupa malva 
 
 Turba l’occhio salato le acque
 Rocciosa fedele pelle lupa mare
 Gialla spuma soave manto onde
 L’occhio artificiale spuma puma gabbiano
 
 Tremula verba lingua dolce parola
 Tronco dolce fogliame foglia fine lingua
 Fluttua piuma dell’occhio cervo
 Linguetta trillo
 
 Rosa spina sanguina lingua
 Parola tronca bracca labbro
 Fedele banale tremula ragazza
 Effimera la rosa verba
 
 Preme labbro furioso preda
 Il fango tonni e colori
 Secondo acque verdastre rose spine
 
 Occhio malva salva e rito
 La fonte verba lingua occhio salva malva
 
 Parola retina degli ululati lingua
 Spina corona ardente fonte lasciva
 Avvizzito pennacchio verba dei miei ardori 
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L’OPERA DI CARMEN BERENGUER
 (di Carmen Berenguer)
 
 Nell’anno 1983, Carmen Berenguer (Santiago del Cile, 1946) pubblica Bobby Sands Desfallece en el Muro [Bobby Sands collassa sul muro]. La decisione di pubblicare fu un gesto politico, poiché per farlo, in quel periodo, bisognava chiedere l’autorizzazione al Ministero degli Interni. Il libro riscontrò un buon successo e fu considerato un’opera molto singolare perché le sue chiavi letterarie erano esogene all’immaginario nazionale. La pagina era il muro cileno, su cui si tracciavano simbolici graffiti. La voce era quella del poeta irlandese Bobby Sands, morto per sciopero della fame in una prigione britannica. La metafora è la fame.
 Nel 1986 pubblica Huellas de siglo [Orme di secolo], una visione femminile del transito urbano per le strade della capitale, un nomadismo lasco che documenta il chiacchiericcio cittadino.
 Nel 1988 esce A media asta (a mezz’asta), metafora del lutto nazionale, con voci di donne come eco oltraggiata della nazione sequestrata dai militari. Il libro è una metastasi di discorsi dislocati sulla pagina, come in un luogo di reclusione.
 Con Sayal de pieles [sacco di pelli], uscito nel 1993, l’autrice si spinge più in là, identificando la pagina con la pelle macchiata dell’individuo latinoamericano. Il libro sorprende una critica nazionale abituata a chiamare le cose con il loro nome: qui non c’è soggetto né nome alcuno, soltanto le macchie della fame e delle malattie della povertà latinoamericana.
 Nel 1997 riceve un premio fondamentale per continuare la sua opera, la prestigiosa borsa di studio John Simon Guggenheim.
 Nel 1999 pubblica Naciste pintada [Sei nata truccata], opera polifonica strutturata intorno alla casa come luogo letterario e di reclusione femminile (lo spazio domestico, il postribolo, il carcere), spazio attraversato da parlate, ritagli, testimonianze e tribolazioni. 
 Nel 2006 pubblica Mama Marx, frammenti urbani della storia cilena recente: parodico, intimo e visuale, il libro racconta – per frammenti e in una commistione di cronaca e poesia – il trauma della dittatura in Cile.
 Nel 2002 ottiene il FONDART con un progetto che riscatta i discorsi delle donne nell’arte e in politica. 
 Nel 2008 riceve il Premio Iberoamericano de Poesía Pablo Neruda, la prima donna cilena a ottenere questo importante riconoscimento. 
 Nel 2020 è stata candidata al Premio nacional de literatura, il più importante riconoscimento letterario in Cile.
 Traduzione dallo spagnolo di  Giorgio Mobili  
 gmobili@mail.fresnostate.edu
 
 
  
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