FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia

Numero 52
maggio/agosto 2019

Sorelle & Fratelli

 

L'ALBERO DELLA SORELLANZA
silloge poetica con inchiostri dell'autrice

di Viviane Ciampi



à toi, petite sœur, in memoriam



*

È illudersi.
Il sonno
non uccide le voci.

E si battono come gladiatori.


*

Domande sedute
sul gelo del fiume.

L’orizzonte ha disegnato
la sua linea

oltre il campo assonnato degli essiccatoi.

Quella era la scelta.

Hai smesso di cantare
passando dal cuore
imparando l’afasia ostinatamente.

Come pensare che
tante fiamme
appena
esiliata
la
loro
presenza
lascino così lievi tracce:

un fuoco di legna
slabbrature di senso
nell’alchimia della brina.



*

Una sete leggera.

Con le dita sollevi la maschera.
Mezzogiorno steso sulle palpebre.
Lungo fremito del salice
come un gigante che cerca la via
senza nulla spostare.

Scampolo dei fiori. Stridio di ghiaia.
Il chiodo.
Appendervisi. Scagliarvici il cuore.


*

Stai sfogliando
la biografia di Angela Davis
con Janis Joplin a tutto volume.
A tutto volume canta

cry baby! cry baby! cry baby!

Entro nel tuo tempio
con campanelli ai piedi
come l’ospite che non vuol sorprendere
e
resta invece fulminato.

Così funzioniamo:
sempre a cercare
cause e concause,

allungando la notte

a dismisura.


*

Perché vedi,
c’è insonnia e insonnia
e dalla stessa deriviamo.

Nulla di tremendo, sai?

Adoperiamo la notte
i
suoi
quattro
angoli

di verità urticanti.


*

Quali angoli
quali verità?

Sul petto della certezza
respira l’incertezza
con lieve terremoto, trappole.

Hai attivato le botole, le cesoie.

Le braccia che abbracciano,
– zac – amputate.


*

Nulla rimane a noi estranei
tranne macchie sulla retina
e
piccoli serpenti che
vanno vengono.

Qualcosa contraddice il vivere
malgrado caparbia dei muscoli.

E questa corsa, chissà.

E come descriverla?

Gradini
a
quattro
a quattro
anche quando piove.


*

Amavi andare incontro
alle piante carnivore
che profumano
ingannano
e non lasciano scampo alla preda.



*

Difficile aggrapparsi
alle gonne delle stelle
tenendo il diavolo per la coda.


*

Difficile dormire
nel letto di ortiche

flagellarsi i
polpacci con le stesse ortiche
per temprarsi
e bollirle
e berne l’infuso.

Oppure no:

rovesciare la tazzina sulla gonna
per imitare la pioggia
che
stavolta esagera.
Esagera e
lo sa.


*

Ma come
posso
ortica anch’io,
– in orario di vita già superato –
non ricordare che
ti tenni per mano quegli anni bastevoli
a farti parlare per
dire
ho vinto perché ho ceduto
fino al tuo
solitario morire.


*

(3 marzo. Sì. 3 marzo.)

Dicono gli psichiatri
che i suicidi
s’acquietano nell’ore prima

del grande gesto

e

così tu

aspettando il tuo diciottesimo

– io nel frattempo preparando la torta –

fabbricavi una corda stellata
tecnica perfetta
perfetta come corda
perfetta nelle stelle.
Perfetto il fabbricare
cose atroci
e

il gesto alquanto.


*

Le torte poi, con l’occhio nell’uovo.
Felicità d’impastare
con tunnel carpale
ma a ritmo di musica.
Il tuorlo non intuisce il guscio…

E come potrebbe?


*

Così camminavamo lungo il Rodano
la sua schiena viola ubriaca di fango
nel fruscio di menzogne,
i nostri passi distraevano la neve
– tentavano –

rumore soffuso di
piedi su
meringa.


*

Il giorno precedente l’infame giorno
nel lampo di capelli rossi
– occhi azzurri di nostra madre un po’ distratta
che invertiva le parole

il gatto sul letto come un re esitante –

persino la tua
risata
arrivò in dono.


*

Andai nel cuore
della tua
densità.

Cantai nel denso
del tuo
arrenderti.

Urlai nel centro
della tua
estraneità
della tua densità
del tuo arrenderti.

Sorella,
seppi farlo:
piantai l’albero
della sorellanza.


*

Allora l’albero
fiorito in anticipo,

la sua beffa primaverile.




viviane.c@alice.it