FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia

Numero 40
ottobre/dicembre 2015

Forza & Debolezza

 

DI UN CLICK, DI UN FACEBOOK

di Rossana Carturan



Ticchettai sulla tastiera quando lo sguardo si posò distrattamente sulle mani. Le fissai, non mi ero accorto che delle piccole macchie scure erano affiorate. Il segno dell’età, pensai. Ed il pensiero mi strinse la gola quasi a strangolarmi, misi la mano al collo e con l’altra lo ricacciai con un gesto, come una mosca che ti passa sfacciata davanti senza che tu riesca mai a trattenerla.

Le tirai indietro, le mani.

Vecchio, dissi tra me, o ancor peggio anziano. Sì, perché anziano ha qualcosa di definitivo, vecchio invece è qualcosa che puoi cambiare, spolverare e magari rinnovare, almeno lo speri. Spostai nuovamente il pensiero e continuai a contemplare quella miriade di nomi e cognomi che seguitavano a ballonzolare davanti ai miei occhi e che premevano per avere la mia amicizia. Non avevo idea di chi fossero o cosa volessero, eppure si rapportavano come amici di sempre, confidenti nel buio di quel sistema dalla veste limpida, ma ancor più putrida, chiamato Facebook. Tutti ne parlano male, chi con sofismo chi con ipocrisia, riflettei, ma nessuno si allontana. È come una malattia esantematica, ti dici: spostati, se no mi contagi. E poi sei sempre lì. Lì a sfidare perché ti senti potente, capace di controllare quello stupido strumento che si insinua e che non cessa il suo avanzare verso idi te, verso quella mente satura di realtà che vuole solo abbandonarsi alla simulazione del nulla.

Mi alzai un momento, presi un bicchiere di vino, tornai a sedermi e pronunciai a bassa voce: il vino. Cosa c’è di più fedele del vino? Non bara lui, quando è con te non può alterarsi, non può corrompersi e soprattutto non ti chiede mai l’amicizia. Lui la ha e basta.

E poi è potente, non conosce la debolezza, sa esprimere il suo sapore donandosi con semplicità. Non cerca che questo, di essere preso ed è lì la sua forza.

Sorrisi.

Un’altra lucina rossa in alto al monitor segnalava: Veronica X ha fatto richiesta… Un click ed io e questa bella ragazza siamo amici – continuai – un click e trent’anni di differenza si annullano. Un click e sono sostenitore di cause mondiali. Se tutto fosse in un solo click potrei porre fine a questo orrendo senso di abbandono che devasta la mia, già precaria, stabilità; e magari con un click potrei far sparire le macchie su questa mano che ha iniziato a tremare da quando non so, o anche qualche anno, perché poi in fondo a me servono anni in più e nessuno se ne accorgerebbe, proprio come qui.

Un click che non frega niente a nessuno!

Ci sono click facili, click che costano poco e click che non partono. Proprio come questo. Continuo a cliccare ma il rifiuto non parte. Eh già, perché poi in fondo siamo un mondo positivo, dove basta considerarsi buoni per essere creduti – bevvi un altro sorso continuando a fissare il monitor e scorrendo la lista degli amici – tutti belli! Tutti con quel qualcosa in più che in giro non trovi. Io no, io mi metto lontano, voglio che quando aprano su di me per scoprire la foto, si avvicinino con il muso al monitor per capire che espressione ho. Voglio che mi stiano lontano. Vogliano che abbiano paura. Devono sentirsi deboli, impotenti.

Tornai a guardarmi le mani, provai a strofinare illudendomi che quelle macchie fossero indice di uno sporco momentaneo. Invece no, erano lì, perfette, immobili, a imbrattare il tempo. Ripensai a Veronica X, che senso aveva rifiutare ciò che non esiste, ciò che non ha margine di errore perché nullo. Quanta forza in tutto questo, la potenza dell’inesistente. Un buon filosofo ci avrebbe sguazzato, lo stesso Kafka avrebbe pensato che l’incomunicabilità si rigenera dalla realtà e non da ciò che è virtuale. Il virtuale alimenta il vigore, la determinazione, rendendo l’uomo sublime e perfetto. Perché condannarlo. Servirlo, questo deve essere fatto. Servire la vacuità! Ha del geniale…Già ma le mie mani? Quelle non mentono, sono qui che digitano con le loro macchie di vecchiaia ad illudersi di avere forza quando neanche un bicchiere di vino riescono a tenere perché deboli e impaurite. Tremano come davanti a un brutto film, uno di quelli che ti ricorda che il tempo è distratto solo per chi non ne conosce l’usura.

Quante idiozie. Ero ancora lì a seviziarmi il cervello con elucubrazioni reali. Non riuscivo a scindere il mio disagio concreto con la ricchezza dominante dell’inezia.

Bevvi un altro sorso e sorrisi

Sorrisi con gli occhi umidi e cliccando su un nuovo amico, sbuffai: un altro minuto e poi vado…


rossana.carturan66@gmail.com