FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia

Numero 40
ottobre/dicembre 2015

Forza & Debolezza

 

L'ANGOLO DI ED

a cura di Giuseppe Ierolli



Presi in mano la mia forza


J190-F221

He was weak, and I was strong - then -
So He let me lead him in -
I was weak, and He was strong then -
So I let him lead me - Home.

'Twas'nt far - the door was near -
'Twas'nt dark - for He went - too -
'Twas'nt loud, for He said nought -
That was all I cared to know.

Day knocked - and we must part -
Neither - was strongest - now -
He strove - and I strove - too -
We did'nt do it - tho'!

    Era debole, ed io ero forte - allora -
Così lasciò che lo guidassi dentro -
Ero debole, e Lui era forte allora -
Così lasciai che mi guidasse - a Casa.

Non era distante - la porta era vicina -
Non era buio - perché anche Lui - venne -
Non c'era rumore, perché Lui non disse niente -
Era tutto quello che mi premeva sapere.

Il giorno bussò - e dovevamo separarci -
Nessuno dei due - era il più forte - ora -
Egli lottò - e anch'io - lottai -
Non lo facemmo - tuttavia!

Un incontro notturno, descritto con un alternarsi di sentimenti e gesti scambiati l'uno con l'altra, in un'atmosfera sospesa e sognante, interrotta dal giorno che bussa come se fosse un ospite importuno. Nella prima strofa due distici speculari, nei quali l'incertezza di entrambi trova conforto nello scambio dei ruoli, nel darsi forza l'uno con l'altra. Nella seconda la descrizione dell'incontro: il luogo familiare, l'amore che vive di luce propria, l'inutilità delle parole, la totalità di un sentimento che basta a se stesso. Nell'ultima il momento della separazione, del rientro nella quotidianità, della sconfitta in una lotta di cui ora entrambi non si sentono più capaci; una sconfitta resa ancora più cocente dall'incapacità di vivere concretamente quell'amore che resta soltanto un'illusione notturna.
Il giorno che bussa può essere interpretato come un arrivo che interrompe un incontro concreto, ma anche come il risvegliarsi da un sogno che non diventerà mai realtà.

 

J252-F312

I can wade Grief -
Whole Pools of it -
I'm used to that -
But the least push of Joy
Breaks up my feet -
And I tip - drunken -
Let no Pebble - smile -
'Twas the New Liquor -
That was all!

Power is only Pain -
Stranded, thro' Discipline,
Till Weights - will hang -
Give Balm - to Giants -
And they'll wilt, like Men -
Give Himmaleh -
They'll carry - Him!

    Io so guadare il Dolore -
Interi Stagni di Dolore -
Ci sono abituata -
Ma il minimo impulso di Gioia
Disorienta i miei passi -
E m'impunto - ubriaca -
Non rida - il Ciottolo -
Era un Liquore Nuovo -
Tutto qui!

La forza è solo Pena -
Imbrigliata, dalla Disciplina,
Finché i Fardelli - saranno sospesi -
Date Balsami - ai Giganti -
E avvizziranno, come Uomini -
Dategli l'Himalaya -
Lo sorreggeranno!

Il dolore come presenza costante della vita, come abitudine di tutti i giorni interrotta da rari momenti di gioia che ci disorientano, perché sono nuovi, non fanno parte del vivere quotidiano. Nella seconda strofa il significato dei versi diventa ancora più preciso: è il dolore, è l'accollarsi sulle spalle il peso più enorme che c'è a fare di noi dei giganti, a distinguerci dai semplici "uomini" che non hanno la forza di sorreggere un tale peso.

 

J358-F616

If any sink, assure that this, now standing -
Failed like Themselves - and conscious that it rose -
Grew by the Fact, and not the Understanding
How Weakness passed - or Force - arose -

Tell that the Worst, is easy in a Moment -
Dread, but the Whizzing, before the Ball -
When the Ball enters, enters Silence -
Dying - annuls the power to kill -

    Chiunque cada, stia certo che costui, ora in piedi -
Fallì come Lui - ed è conscio che rialzarsi -
È frutto delle Circostanze, e non della Consapevolezza
Che la Debolezza è passata - o la Forza - risorta -

Sappia che il Peggio, si placa in un Momento -
Il Terrore, è solo nel Sibilo, prima della Pallottola -
Quando la Pallottola entra, entra il Silenzio -
La Morte - annulla il potere di uccidere -

Il "dopo" è sempre rimediabile, il fatto stesso di essere consci della propria caduta vuol dire che il peggio è passato, quel peggio che negli ultimi versi è sapientemente illustrato dal sibilo della pallottola, ovvero dal momento dell'incertezza rispetto alle due soluzioni possibili, entrambe sicuramente meno terribili dell'ansia di non sapere: la pallottola ci fa cadere ma ci lascia vivi e liberi di rialzarci, oppure ci uccide e annulla qualsiasi sofferenza.

 

J540-F660

I took my Power in my Hand -
And went against the World -
'Twas not so much as David - had -
But I - was twice as bold -

I aimed by Pebble - but Myself
Was all the one that fell -
Was it Goliath - was too large -
Or was myself - too small?

    Presi in Mano la mia Forza -
E andai contro il Mondo -
Non era certo la stessa che Davide - aveva -
Ma io - ero due volte più ardita -

Presi la mira col Sasso - Ma proprio Io
Fui fra tutti l'unica che cadde -
Era Golia - troppo grande -
O ero io - troppo piccola?

Per quanto grande sia la propria forza, il proprio coraggio, è difficile vincere contro il mondo. Quello di Davide e Golia è stato solo un episodio, in genere è Davide che soccombe. Ed è difficile dire se è il mondo a essere troppo grande o noi a essere troppo piccoli.

 

J1054-F1011

Not to discover weakness is
The Artifice of strength -
Impregnability inheres
As much through Consciousness

Of faith of others in itself
As Pyramidal Nerve
Behind the most unconscious clock
What skillful Pointers move -

    Non palesare debolezza è
L'Artificio della forza -
L'Inespugnabilità la distingue
Tanto per la Consapevolezza

Della fiducia di altri in essa
Quanto per la Piramidale Fermezza
Dietro il più inconsapevole orologio
Che esperte Lancette muova -

La forza di un uomo, concreta o morale, si contraddistingue non tanto per la dote in sé ma per la capacità di non far trasparire la debolezza, inevitabile e connaturata in noi. Il suo vigore si alimenta sia per la consapevolezza che gli altri guardino ad essa con rispetto e fiducia, sia per la geometrica fermezza che guida le sue azioni e fa sì che le lancette della vita vadano comunque avanti, anche se ne siamo inconsapevoli.
Interessante il contrasto fra il "consciuousness" del quarto verso e l'"unconscious" del settimo, ovvero fra la consapevole fiducia attribuita agli "altri" e l'inconsapevole orologio che muove le fila della nostra vita con piramidale fermezza; come se ED dicesse che non è la ragione a farci forti (anzi, forse ci rende più deboli perché ci instilla il seme del dubbio), ma i misteriosi ed esperti fili che guidano l'esistenza al di là delle nostre possibilità di intervento.

 

J1563-F1611

By homely gifts and hindered words
The human heart is told
Of nothing -
"Nothing" is the force
That renovates the World -
    Da semplici doni e impacciate parole
Il cuore umano è informato
Del nulla -
Il "Nulla" è la forza
Che rinnova il Mondo -

Le cose di tutti i giorni, quelle a cui di solito guardiamo distrattamente possono sembrare un "nulla", ma sono quelle che hanno la forza di parlare al cuore e mandare avanti il mondo.
I versi furono inviati alla cognata Susan, probabilmente con un piccolo dono.

 


Le poesie di Emily Dickinson non hanno un titolo, a parte rarissime eccezioni. I numeri che le precedono si riferiscono alla numerazione attribuita nelle due edizioni critiche, curate rispettivamente da Thomas H. Johnson nel 1955 ("J") e da R. W. Franklin nel 1998 ("F").


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