Le poesie qui presentate sono tratte da ¡Párense derecho! di Eduardo Ainbinder, esponente della cosiddetta “generación del 90”, pubblicato a Buenos Aires nel 2015 da Gog y Magog: un volumetto che contiene diciassette testi i primi sei dei quali già presenti in Con gusano, raccolta di tutta l’opera del poeta argentino uscita nel 2007.
“Lo real no se parece a nada”, scrive Ainbinder in un testo pubblicato nel 1995 in una antologia di giovani autori argentini. Un verso che potrebbe essere posto in epigrafe a tutta la sua scrittura, che si offre alla lettura come evocazione di un piccolo mondo quotidiano nei cui interstizi risiede una realtà deforme rispetto a ogni immagine di “realtà” corrente e accettata, fatta di anomalie, di stranezze, di caricature, di mostruosità; “insomma un’adunanza di brutture” al centro della quale sta la vecchiaia come bruttura suprema, e in cui gli oggetti assumono una minacciosa autonomia, le cose inanimate parlano, il “chi” della poesia si dissolve in forme diverse e non riconoscibili, mentre gli stessi volti umani possono trasformarsi in un loro odioso rovesciamento. E in cui il linguaggio acquisisce attraverso la deformazione una diversa capacità percettiva che lo conduce a trovare senso anche laddove questo sembra escluso, procedendo più a fondo in un itinerario conoscitivo che va in senso opposto a quello del luogo comune.
 In uno stile che secondo le stesse dichiarazioni dell’autore vuol essere lambiccato, variegato, in forma di spirale e tuttavia lontano da ogni ermetismo, Ainbinder celebra lo spirito irridente dell’ironia. Ironia che esplode già nel titolo, “¡Párense derecho!”, ovvero “Su, state dritti!”, quell’esortazione autoritaria che può richiamare sgraditi ricordi scolastici, e che qui suona del tutto ridicola perché rivolta a persone dalla schiena piegata, curva, gibbosa, incapaci “di non sembrare altrettanti Quasimodo”. Ironia confermata dall’epigrafe, un verso del cinquecentesco Mateo Rosas de Oquendo in un sonetto fortemente satirico sulla fauna umana della città di Lima, capitale del vicereame, che identifica il collegamento di Ainbinder con una tradizione satirica che attraversa la letteratura ispanoamericana dai tempi della colonia a oggi.
 Una tradizione satirica che peraltro Ainbinder perpetua astenendosi da ogni insegnamento morale, da ogni evocazione di un ideale modello diverso, che probabilmente finirebbe sclerotizzato anch’esso. Nella sua poesia che cavalca l’assurdo, lo stralunato, il nonsenso, domina piuttosto una sofferenza della ragione di fronte alla pesantezza del mondo.
    
 Su, state dritti! [¡Párense derecho!] di Eduardo Ainbinder verrà pubblicato a maggio 2022 in Italia da Edizioni Fili d’Aquilone (a cura di Francesco Tarquini).
 
 
 
  
 POESIE DI EDUARDO AINBINDER da ¡Párense derecho! Gog y Magog, Argentina 2015  
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FENÓMENO 
Oh si viniera una bella niña en edad de merecer
 y lo tomara de las manos
 sin dudarlo retrocedería ante tal fenómeno
 y dejando de lado la parábola, salto mortal o caída libre, 
 con una previa voltereta circense
 iría a echarse en los musculosos brazos del absurdo; 
 y cuál sino este acto es lo que le otorga una estirpe, 
 ya no un león en su escudo sino una alimaña.
 Oh si viniera ahora en su defecto una viejecita 
 —jactándose de haber sido una bella joven—
 y lo tomara de las manos
 sin dudarlo retrocedería ante tal fenómeno
 pues a su calavera se le antoja
 “que ni siquiera un seno blando
 entibia una mano muerta”.
 No, no vendrá y ninguna otra niña merecedora
 se acercará jamás a ese regazo de lo ridículo
 donde se encuentra hace cien años,
 ni se daría cuenta de que las jornadas pasan y pasan 
 si no fuera por esa rana que todos los días
 viene a mear en el acervo de lo cotidiano.  
FENOMENO
Oh se venisse una bella ragazza in età giusta
 e lo prendesse per mano
 arretrerebbe senza esitare davanti a tal fenomeno 
 e negligendo parabole, salti mortali o cadute libere,
 con una previa piroetta circense 
 si getterebbe fra le braccia robuste dell’assurdo;
 il solo gesto è questo che può dargli un lignaggio, 
 sia pur senza leone sullo stemma 
 bensì uno scarafaggio.
 Oh se venisse adesso al posto suo una vecchietta
 – decantando la propria bellezza giovanile –
 e lo prendesse per mano
 arretrerebbe senza esitare davanti a tal fenomeno
 dato che al cranio suo verrebbe in mente
 “che neppure un seno morbido
 riscalda una mano morta”.
 Ma no, lei non verrà, nessun’altra ragazza in età giusta
 mai si avvicinerà a questo grembo del ridicolo
 in cui da cent’anni si trova,
 e non si avvedrebbe neppure che i giorni vanno e vanno 
 se non fosse per quella rana che quotidianamente
 viene a pisciare sul patrimonio del quotidiano. 
  
ACASO SE MULTIPLICARÁN
 
como los males y las pestes?
 No, odiada y odiado hasta ser uno solo,
 ya no susceptible de adoptar cualquier forma,
 ni siquiera la infancia o una vida anterior
 recuerdan su antigua forma humana
 cuando la madre de todas las cosas
 ya era lo que es hoy:
 una anciana requetevieja
 a la que no se le ven los ojos ni la cara,
 arrastra los pies y como encorva cada vez más el lomo 
 cada tanto hay que gritarle: ¡Párese derecha!
 Odiada en el odiado
 dirige a la madre de todas las cosas
 la suma de su odio, detesta lo disperso
 y también a quienes juntan palabras.  
FORSE SI MOLTIPLICHERANNO
come disgrazie e pestilenze?
 No, odiata e odiato fino a essere uno solo
 non più in grado di rivestire una qualunque forma, 
 neppure l’infanzia o una vita anteriore
 ricordano la sua antica umana forma 
 quando era già quel che è oggi 
 la madre di ogni cosa:
 un’anziana vecchia quanto il cucco 
 tra le cui rughe spariscono occhi e faccia,
 strascica i piedi e sempre più si ingobbisce
 sicché ogni tanto bisogna gridarle: Su, stia dritta!
 Odiata nell’odiato 
 indirizza alla madre di ogni cosa
 la totalità del suo odio, ciò che è sparso detesta
 e anche chi mette insieme parole. 
  
SÉPANLO
 
nuestra forma de gobierno
 se da mediante un mecanismo de poleas,
 cuando sube al poder un enano
 baja un gigante, o viceversa.
 Mi filosofía no ha ido más allá
 de escribir insultos contra el régimen
 en el interior de las grutas
 que otros inmediatamente leerán como elogios
 ya que veinticuatro horas al día funciona
 la maquina de transformar
 vituperios en alabanzas.
 Con más acierto andaban quienes dejaron escritos 
 sus consejos amorosos en un abanico, lo sé.
 Y como de escribir en las grutas
 diatribas contra el régimen, no se vive,
 ante la mirada atenta de mi superior,
 puloil en mano, limpiando cacas e insultos
 de la estatua del tirano de turno, voy.  
SAPPIATE
che la nostra forma di governo 
 si basa su un sistema di carrucole, 
 quando un nano sale al potere 
 scende un gigante, o viceversa.
 La mia filosofia non arriva più in là 
 dello scrivere insulti anti-regime
 nel fondo delle grotte 
 che subito qualcuno leggerà come elogi
 dato che funziona ventiquattr’ore al giorno
 la macchina che trasforma 
 in lodi i vituperi.
 Avevano più successo quelli che lasciarono scritti
 amorosi consigli su un ventaglio, lo so.
 E siccome a scrivere nelle grotte 
 invettive anti-regime non si campa,
 sotto l’attento sguardo del mio capo,
 lysoform in mano, pulendo cacche e insulti
 dalla statua del tiranno di turno, vado. 
  
EL GRAFÓMANO
 
envía a su secretario a comunicarle
 a su mesa de trabajo y a la testaruda lámpara 
 que permanece encendida todo el día:
 “El Señor no escribe más”.
 Aunque es inútil, las inanimadas cosas
 buscan siempre un par de oídos
 para vocear sus reivindicaciones:
 “Somos ágrafas, escribe sobre nosotras,
 cuenta la historia de nuestras vidas.
 Estamos dispuestas a colaborar”.
 Si el grafómano se esconde detrás de las cortinas 
 ellas lo envuelven con sus pegajosas telas 
 susurrándole al oído: “Revela nuestros secretos”. 
 En cambio si huye de lo inanimado
 y se refugia en el bosque, hasta las hadas
 y los gnomos le piden un cuento infantil,
 otros, una urgente reseña
 sobre un poeta senil le reclaman
 si se acuesta en el banco
 de un parque y con diarios se tapa.  
IL GRAFOMANE
spedisce il segretario a render noto
 alla sua scrivania e alla lampada cocciuta
 che resta accesa tutto il santo giorno:
 “Dice il Signore che non scrive più”.
 Anche se inutilmente, le cose inanimate
 vanno sempre cercando un par d’orecchie
 onde sbraitarci dentro ogni pretesa:
 “Noi siamo àgrafe, scrivi tu su di noi,
 narra la storia delle nostre vite.
 Siamo pronte a collaborare”.
 Se il grafomane dietro le tende si nasconde 
 loro lo avvolgono in tele appiccicose
 sussurrandogli all’orecchio: “Rivela i nostri segreti”.
 Se invece da ciò che è inanimato fugge via
 e si rifugia nel bosco, persino le fate
 e gli gnomi gli chiedono una storia per bambini,
 altri un’urgente recensione
 su un poeta senile pretendono
 se va a sdraiarsi sopra una panchina
 in un parco e si copre coi giornali. 
  
SI NO LE GUSTA
 
que golpeen a su puerta
 se transforma en un pariente pobre,
 en un recién llegado, inoportuno siempre.
 Si no le gusta lo sucio
 se viste como un deshollinador,
 si no le gusta salir de su casa, oficia de cicerone; 
 de noche, parado en ciertas esquinas,
 señala a las niñas que hermosean el paisaje 
 tomadas del brazo con quienes lo decepcionan. 
 Si no le gustan las plantas
 se las encuentra a cada momento.
 Con una cara le ocurre, que si le desagrada
 se transforma en esa cara.
 Cuando se lo mira de lejos
 se ve venir el fantasma de un pelele,
 cuando se lo observa de cerca
 se ven irse uno a uno los sueños en retirada
 de quien se convierte en todo lo que abomina.  
PUR NON AMANDO
che gli bussino alla porta
 prende l’aspetto di un parente povero,
 dell’ultimo arrivato, sempre inopportuno.
 Pur non amando il sudiciume
 indossa abiti da spazzacamino,
 pur non amando uscir di casa, accompagna turisti; 
 fermo la notte a certi angoli di strada
 prende nota delle ragazze che adornano il paesaggio
 strette al braccio di quelli che lo defraudano.
 Pur non amando le piante
 se le trova fra i piedi a ogni momento.
 Gli accade che se una faccia non gli piace 
 proprio in quella si trasforma la sua.   
 A osservarlo da lontano
 si vede avanzare il fantasma d’un fantoccio
 a osservarlo da presso
 si vedono i sogni battere uno ad uno in ritirata 
 di chi si trasforma in tutto quanto detesta. 
  
ÉRASE UN SEÑOR
 
que mientras indefectiblemente
 se dirigía hacia un horizonte
 de iluminaciones negativas, repetía para sí:
 “El mayor tesoro que posee un hombre es agradar”. 
 “El mayor tesoro que posee un hombre es agradar”. 
 Y cuando pensó que tras pronunciar esas palabras 
 en vez de insectos zancudos
 distinguidas damas se le acercarían,
 de pronto encontrose
 a una inquisitiva mujer
 en estado exasperante:
 “¿Por qué no puedo estar yo
 en estado interesante?
 ¿Acaso los tiempos muertos
 en los que transcurren los maleficios
 no son en verdad, ocios propicios,
 para pasar de un estado a otro?”.
 Una y otra vez se preguntaba
 aquella señora en estado exasperante
 que sólo quería estar en estado interesante.  
C’ERA UN SIGNORE
che mentre indefettibilmente
 si dirigeva verso un orizzonte
 di intuizioni negative, ripeteva fra sé:
 “Il più gran tesoro che un uomo possiede è essere piacevole”. 
 “Il più gran tesoro che un uomo possiede è essere piacevole”.
 E mentre pensava che dopo queste parole
 al posto di zanzare e insetti consimili
 da distinte gentildonne sarebbe stato attorniato
 si imbatté tutt’a un tratto
 in un’inquisitiva madama
 in stato esasperante:
 “Perché non potrei stare, io,
 in stato interessante?
 Forse che i tempi morti
 in cui si compiono i malefizi
 non sono, in verità, ozi propizi
 per passare dall’uno all’altro stato?”
 Si chiedeva continuativamente
 quella madama in stato esasperante
 che solo ambiva a stare in stato interessante. 
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Traduzione dallo spagnolo di Francesco Tarquini
 
 
 
  
 Eduardo Ainbinder è nato nel 1968 a Las Breñas, Chaco (Argentina). Ha fatto parte della redazione della rivista 18 Whiskys e coodiretto, all’inizio degli anni novanta, le edizioni di poesia Mickey Mickeranno e Jimmy Jimmereeno.
 Nel 1990 ha pubblicato il suo primo libro: Nené, al quale hanno fatto seguito le sillogi Carreras tras la fealdad, Larga vigilia teórica de mortales y ratones e Insecto adulto. In seguito ha pubblicato, per la casa editrice Amadeo Mandarino, le plaquette La comidilla de todos e Mi descubridor. Tutti questi lavori poetici sono stati poi riuniti e ricomposti nel libro Con gusano (2007).
 Tra il 2010 e il 2013 ha scritto articoli per la rivista Ñ (del quotidiano Clarín) curando la rassegna letteraria “El buscador de libros”. Il suo ultimo libro pubblicato è ¡Párense derecho! (Gog y Magog 2015). Attualmente edita la rivista Tupé e coodirige la casa editrice di poesia Seré Breve.
  
 tarquini.francesco@fastwebnet.it
 
 
  
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