FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia

Numero 45
gennaio/marzo 2017

Indizi

 

IL PIÙ GRANDE INVESTIGATORE DOPO
SHERLOCK HOLMES

di Annarita Verzola



I famigliari e i compagni di scuola alla fine dovettero tutti far pace con la mania di Edoardo per le avventure di Sherlock Holmes.



La sua raccolta di libri e di film non era solo la collezione di un appassionato, ma il materiale di studio per raggiungere un obiettivo ben preciso: diventare il più grande investigatore dopo Sherlock Holmes.

Dopo, perché mai e poi mai Edoardo avrebbe osato pensare di superare il mitico maestro, l’oggetto della sua più profonda venerazione.



La passione era cominciata casualmente da piccolissimo, quando la mamma lo aveva lasciato davanti al televisore per rispondere al telefono e proprio in quel momento trasmettevano un vecchio film di Sherlock Holmes. Da quel momento in poi, per farlo state buono, bastava metterlo davanti a un DVD delle imprese del suo beniamino e il gioco era fatto.



Acquistata abbastanza scioltezza di lettura e sviluppata adeguata capacità di comprensione, Edoardo si era tuffato tra le pagine dei gialli e ne emergeva solo se obbligato dalle vitali necessità quotidiane.



A questo punto potreste pensare che l’innocua fissazione di Edoardo fosse appunto…innocua. Niente di più sbagliato. Il nostro emulava il suo eroe dalla mattina alla sera e talvolta persino nelle prime ore della notte, se incappava in periodi di insonnia e di iperattività.

Tutti dovevano fare i conti con la sua lente di ingrandimento, brandita con gagliardo ardore per studiare ogni più piccolo indizio.



Se il gomitolo di lana si ingarbugliava, la nonna poteva star certa che non avrebbe più potuto lavorare a maglia in pace finché la lente di Edoardo non avesse esaminato minuziosamente i fili, i ferri, il cestino dei gomitoli e poi via via la porzione di salotto circostante la poltrona.



Se la sorella maggiore Rossana sorrideva soprappensiero, poteva giurare che il cappotto con cui era appena rientrata da una passeggiata sarebbe stato esplorato a palmo a palmo e le suole delle sue scarpe sottoposte a scrupolosa rilevazione.



Se la bidella a scuola smarriva gli occhiali, la ricreazione veniva stravolta dalla capillare indagine di Edoardo e nessuno sfuggiva all’elencazione delle sue brillanti deduzioni sul fatto.



Potete facilmente immaginare come la situazione si facesse di giorno in giorno più pesante; familiari e amici trovavano sempre più difficile convivere con ciò che oramai, senza mezzi termini, era definita poco gentilmente la sua fissazione. E per fortuna non si era ancora ficcato in capo di fumare la pipa, (essendo troppo giovane), di suonare il violino (non essendo per nulla portato per la musica) o di vestirsi come lui (per timore di apparire anacronistico, anche se la modernizzazione di Sherlock Holmes con la nuova serie della BBC avesse sviluppato in Edoardo una folle passione per i cappotti neri lunghi e stretti e per le sciarpe).



Fu ritenuto da tutti un vero colpo di fortuna il momento in cui casualmente Rossana ebbe non si sa se la fortuna sfacciata o la geniale intuizione di parlargli del Grande Iato dopo l’epilogo tragico dell’avventura alle cascate del Reichenbach. Edoardo fu conquistato dalla scoperta che ben tre anni della vita del suo eroe erano circondati dal più fitto mistero e decise di dedicarsi alla più grande indagine del secolo per scoprire la verità.



Via la lente d’ingrandimento e la minuziosa disamina degli indizi, via il cappotto nero e la sciarpa. Familiari e amici conobbero finalmente la pace dei piccoli fatti di ogni giorno che accadevano senza che Edoardo li sviscerasse e li sciorinasse loro in brillanti quanto fluviali esposizioni. Ah! Pace e silenzio, casualità e predeterminazione finalmente lasciati in pace.

E Edoardo? Silenzio, ragazzi, è sempre di là che studia, per risolvere il grande mistero e io non ho nessun dubbio che o prima o poi ci riuscirà. Voi che ne pensate?




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