FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia

Numero 25
gennaio/marzo 2012

Grumi & Nodi

 

LA FORZA DELL'AMORE

di Annarita Verzola



C'era una volta il lontano regno di Selvabianca, nel quale l'arte del ricamo toccava vette di inarrivabile perfezione.

Era un'arte tramandata di generazione in generazione, senza distinzione di sesso, e ogni famiglia vantava ricamatori e ricamatrici di eccellenti doti.

C'erano famiglie specializzate negli arazzi, altre che si distinguevano per i ricami di figure umane o di animali. C'era chi ricamava biancheria e chi tendaggi.

La stessa regina madre dirigeva personalmente una scuola di ricamo frequentata da nobili e popolani, da ragazzi e fanciulle, da uomini e donne.

Fu un periodo di grande dolore quello che seguì la morte dell'anziano re, ma il giovane principe salito al trono in poco tempo diventò il beniamino del popolo, amato e rispettato da tutti per la saggezza e la bontà con cui governava.



L'unico cruccio della madre e dei sudditi era che non volesse prendere moglie nonostante fosse corteggiato dalle principesse più belle dei dintorni. Le regali spasimanti facevano a gara nell'offrirgli indumenti e dolci, ricamati e cucinati con le loro mani per mostrargli tutta la loro bravura e il giovane sovrano accettava i doni con piacere, complimentandosi con ciascuna di loro, ma senza mai pronunciarsi in favore di una piuttosto che di un'altra.



Un giorno in cui era a caccia nel bosco con i suoi amici più cari, re Ludovico vide una bella carrozza adagiata su un fianco con una ruota staccata di netto dal mozzo spezzato.

Si affrettarono tutti insieme a raggiungerla, pronti a dare aiuto agli occupanti, ma la carrozza era vuota, il cavallo si aggirava zoppicando e non c'era traccia né del cocchiere, né dei passeggeri. Il re si addentrò nel bosco e giunse in una radura nella quale c'era la più bella fanciulla che i suoi occhi avessero mai visto: leggiadra e rosea come una bambola di porcellana, sedeva su una radice massaggiandosi una caviglia e guardandosi attorno con aria scontenta.

"Posso esservi d'aiuto?" chiese il giovane re, avvicinandosi e inchinandosi con galanteria.

La fanciulla lo degnò appena di uno sguardo e poi esclamò con fare stizzoso: "Fate tornare indietro quel buono a nulla del mio cocchiere e ritrovate il mio adorato cagnolino."

Nella testa del re suonarono le campane, la bocca gli si fece asciutta, nello stomaco svolazzarono farfalle e nella pancia presero a rincorrersi piccoli criceti, così riconobbe immediatamente i sintomi che la sua vecchia nutrice gli aveva insegnato essere quelli inconfutabili di un repentino quanto tenace innamoramento.

In men che non si dica riacciuffò il frastornato cocchiere e il riottoso cagnolino, poi tornò dalla bella fanciulla e si offrì di accompagnarla al castello sul proprio cavallo, quindi spedì un compagno di caccia a prelevare il maniscalco e il falegname per le riparazioni.

Per tutto il tragitto la bella fanciulla tenne il broncio e guardò ostentatamente davanti a sé, senza degnare di uno sguardo il suo salvatore e rispondendo a mezza bocca alle sue domande, come se lo ritenesse un inverecondo ficcanaso.

Il re non perse per questo il buonumore, né sentì diminuire l'euforia che gli procurava l'avere accanto quella fanciulla così affascinante.



Erano quasi giunti in vista del castello quando la fanciulla si degnò di rivelare al re il proprio nome: Eulalia, principessa del regno di Monteoscuro.

Re Ludovico conosceva di fama il sovrano, i due regni confinavano a nord, oltre le foreste, e si accorse così che la giovane principessa non apparteneva alla schiera delle sue spasimanti e non gli aveva mai mandato un dono.

- Segno di carattere deciso che non si piega alle lusinghe della fortuna! - pensò tra sè il sovrano, e la sua ammirazione per Eulalia aumentò, caso mai fosse ancora possibile.

A corte la principessa Eulalia fu accolta con tutti gli onori dovuti al suo rango e alloggiata nell'ala est del castello, in un delizioso appartamento che si affacciava sul lago e sul roseto della regina madre.

Immediatamente fu inviato un messaggero a Monteoscuro affinché i regali genitori non stessero in ansia per la sua sorte.

Il soggiorno della principessa durava da soli quattri giorni e già si era resa odiosa alla maggior parte della corte.

Le cameriere addette al suo servizio piangevano dal mattino alla sera per quanto era prepotente e incontentabile, il cuoco di corte minacciava di andarsene su due piedi per le continue critiche ai propri piatti, la sarta della regina madre era stata cacciata ignominiosamente con l'accusa di non aver saputo rammendare l'invisibile strappo dovuto all'incidente su una balza del vestito della principessa, i valletti e i cortigiani si nascondevano al suo passaggio per non dover subire l'affronto della sua lingua tagliente.

Stanca delle lamentele di tutta la corte, eccezion fatta per per la vecchia nutrice di Ludovico, che era sorda come una campana e sorrideva ogni volta in cui la principessa apriva bocca, la regina madre si assunse l'incarico di parlare con il re: -Figlio mio, per il bene di tutti devi rispedire il più presto possibile da dove è venuta quella scorbutica e maleducata principessa!

Re Ludovico ascoltò la madre senza interromperla e promise che il giorno stesso l'avrebbe ricondotta a Monteoscuro.

Tutta la corte tirò un sospiro di sollievo e il banchetto in onore della principessa in partenza fu più sontuoso e più allegro del solito.

Accomiatandosi, la principessa Eulalia ebbe una parola pungente per ognuno e concluse affermando di non aver mai trascorso giornate più noiose e sgradevoli dacché avesse memoria.

Il ritorno di re Ludovico, finalmente solo, fu motivo di grande soddisfazione e la regina madre accolse con piacere la richiesta del figlio di tenere un discorso alla corte circa la propria intenzione di prendere moglie. Finalmente i voti del popolo sarebbero stati esauditi, il giovane re si sarebbe scelto una sposa tra le belle e virtuose principesse che lo corteggiavano da tempo e il regno avrebbe avuto un erede. Era prematuro preoccuparsene, vista la giovane età del re, ma la regina madre si sentì più tranquilla.

Furono perciò invitate con grande pompa le dieci principesse che aspiravano alla mano di Ludovico e in una bella e calda mattina di primavera il giovane re le fece accomodare nella sala del trono, circondate dai dignitari e dai rappresentanti del popolo.

Le principesse si conoscevano tutte assai bene e nascondevano la rivalità dietro le belle maniere e l'ottima educazione.

"Vi ringrazio, graziose altezze, per aver accettato tutte il mio invito - esordì Ludovico dal trono - e vi assicuro che la mia decisione nasce dal profondo del cuore. Solo una piccola nube oscura l'orizzonte della mia felicità ed è il timore che la prescelta possa incorrere nell'ira e nell'invidia delle escluse perciò vi sarò grato, e riterrò ciò una prova in più del vostro già grande valore, se prometterete amicizia e fedeltà alla mia futura sposa."

Le principesse giurarono volentieri, ognuna certa di essere la preferita.

"Vi ringrazio, mi avete tolto dal cuore un grosso peso. Adesso sono certo che accoglierete con grande affetto la mia amata, la principessa Eulalia di Monteoscuro."

Nella sala cadde il gelo, soprattutto quando ci si rese conto che la principessa non era nemmeno presente. La regina madre svenne, le principesse si chiusero in un regale e offeso silenzio, i dignitari e i rappresentanti del popolo non fecero nulla per nascondere il loro sgomento.

Solo Ludovico era perfettamente a proprio agio e si affrettò a congedarsi per correre a Monteoscuro a presentare ai sovrani la proposta di matrimonio.

Il re e la regina non mossero la minima obiezione: re Ludovico era giovane, bello e coraggioso, i loro regni erano in ottimi rapporti, ma soprattutto quando mai sarebbero riusciti a dare in moglie a qualcuno la loro odiosissima figliola?

Eulalia fu convocata per pura formalità e le fu annunciato il suo prossimo matrimonio con re Ludovico, notizia che accolse con una scrollata di spalle e l'affermazione che avrebbe condotto con sé la sua damigella di compagnia e il cagnolino dal quale non si separavano mai.

Ludovico s'inchinò e le assicurò che avrebbe potuto prendere o lasciare tutto ciò che avesse voluto poi si congedò per tornare al castello e far preparare le nozze entro dieci giorni.



Al castello di Selvabianca regnavano l'umore nero e lo sconforto. Le cameriere erano terrorizzate al pensiero di quale di loro sarebbe stata assegnata al personale servizio della nuova regina, il cuoco si era licenziato, la sarta aveva giurato di non toccare neppure con un dito i suoi abiti, i valletti e i cortigiani cominciarono a pensare alle più incredibili scuse per mettere la maggior distanza possibile tra di loro e la prepotente sovrana.

La regina madre non si dava pace, ma, vedendo Ludovico così contento, cercava di non pensare ai difetti della futura nuova e si augurava che riuscisse a renderlo felice.

Inutile dire che la cerimonia fu fastosa ed entrò negli annali del regno per sfarzo e durata; le principesse respinte, vincolate dalla promessa, dovettero partecipare come damigelle della sposa e tutti a corte si consolarono pensando che il viaggio di nozze sarebbe durato tre mesi e forse al suo ritorno la regina sarebbe stata più malleabile.

Vana speranza. Il valletto del re, al ritorno dal viaggio di nozze, riferì con le lacrime agli occhi che la regina non era stata mai contenta di nulla e appena poteva si ritirava a confabulare con la sua dama di compagnia, tenendo quel fastidiosissimo cagnolino sempre tra le braccia. Nessuno poteva toccarlo all'infuori di lei o della sua damigella Floridia.

Tornata a corte, Eulalia non tardò a mostrare tutto il proprio talento nell'infastidire il prossimo con lamentele e capricci assurdi.

La regina madre credeva di impazzire e non si spiegava come il figlio potesse tollerare una tale situazione.

La misura fu colma il giorno in cui Ludovico portò Eulalia a visitare la scuola di ricamo. La regina cominciò a strepitare e a lamentarsi come se l'avessero gettata tra i rovi e si aggrappò al braccio del re, strillando: - Questa barbara pratica deve finire. Da bambina mi sono rovinata la dita per tentare di ricamare, come pretendeva la mia severa governante, e non tollero neppure di vedere un ago o una matassina. Se mi ami davvero, devi emanare un editto con il quale proibire il ricamo in tutto il regno.

La regina madre pianse e si disperò, quella strega di donna l'avrebbe condotta alla tomba e sarebbe stata una vergogna inaccettabile abbandonare la secolare tradizione del ricamo a Selvabianca.

Re Ludovico rimase impassibile, la felicità della sua sposa veniva prima di tutto ed emanò l'editto. In tutto il regno nessuno poté più prendere in mano ago e filo, i telai giacquero abbandonati e la disperazione s'impadronì di ognuno, dalla regina madre all'ultimo dei garzoni.

Era trascorsa una settimana dal giorno infausto dell'editto, una settimana di noia e di desolazione, quando la regina madre prese una grave decisione.

Solo una strega poteva aiutarla a liberare il figlio e il regno da quella penosa situazione. Nascose a tutti il proprio progetto e si avviò da sola verso la montagna in cui sapeva si trovasse una fattucchiera dai poteri immensi.



La vecchia strega ascoltò con grande attenzione il triste racconto della regina madre, interrompendola più volte per chiedere spiegazioni. Incoraggiata dal grande interesse dimostrato dalla strega, non si fece pregare e raccontò per filo e per segno dell'arroganza della giovane Eulalia e quasi non stava più nella pelle per la felicità quando la vecchia le disse che sarebbe andata con lei per sincerarsi della situazione e porre subito rimedio.

La regina madre nascose la strega a palazzo e le dette modo di rendersi conto personalmente di quanto fosse insopportabile Eulalia e altrettanto paziente e innamorato il povero re Ludovico.

Alla vecchia strega occorse ben poco tempo per capire come stessero le cose e così ordino alla regina madre di radunare la corte e di portarla al cospetto dei giovani sovrani.

- Regina Eulalia, non avrei mai creduto di poter incontrare un uomo capace di un amore tanto grande, paziente e profondo. Re Ludovico riesce a sopportare il tuo pessimo carattere anche a costo di recare dolore a sua madre e ai suoi sudditi. So riconoscere la sconfitta, ammetto che un amore così grande non possa essere vinto perciò ti libero dall'impegno che hai preso con me e sciolgo l'incantesimo!

Mentre tutti si guardavano stupefatti, senza comprendere che cosa volesse dire la vecchia, il cagnolino si svincolò dall'abbraccio della regina e si getto a terrà, rotolandosi e guaendo mente una nuvola di fumo azzurrino lo avvolgeva. Quando il fumo si diradò, il cagnolino era scomparso e al suo posto c'era un bel giovane, che si gettò ai piedi della regina e le baciò l'orlo della veste poi strinse fra le braccia la damigella Floridia che piangeva da spezzare il cuore.

La vecchia se ne andò senza proferire altro e così fu Floridia, asciugate le lacrime di gioia, a svelare il mistero.



- Alcuni anni fa, la principessa Eulalia ed io incontrammo la vecchia strega che tutti avete visto e fui così sciocca e arrogante da mancarle di rispetto senza motivo. La sua vendetta fu terribile, per punirmi trasformò il mio innamorato in un cagnolino e disse che avrebbe riacquistato forma umana solo se la principessa Eulalia si fosse sacrificata per me, dimostrandole che esisteva il vero amore, capace di sopportare tutto. La principessa non esitò un istante ad accettare e da quel giorno cominciò a comportarsi con arroganza e maleducazione, perdendo così pian piano persino l'affetto dei suoi cari e allontanando ad uno ad uno tutti i giovani che la corteggiavano. Eravamo disperate, poi conobbe re Ludovico e il nostro cuore tremava di paura a ogni capriccio, ad ogni cattiveria, per timore che si stancasse e anche lui l'abbandonasse. Ma per fortuna non è stato così e dobbiamo essere grate alla regina madre che ha condotto qui la strega e permesso che l'incantesimo fosse sciolto!

Un applauso fragoroso spezzò la commozione e riportò in tutti il buonumore. Eulalia poté tornare a mostrarsi gentile e affettuosa come in realtà era e subito chiese che fosse revocato l'assurdo editto.

Si celebrarono le nozze di Floridia e del suo giovane innamorato Fulberto, poi la regina Eulalia volle incominciare a frequentare la scuola di ricamo e ben presto divenne così abile che si sparse anche nei regni vicini la fama dei suoi animali ricamati. Soprattutto i cagnolini, così belli da sembrare veri.




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