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FUNAMBOLI 
Quando ritorneranno bipedi  dovranno ripensare alle formule per convergere su tracciati reciproci appaiati speculari a se stessi valutarsi in due ipotesi analoghe due di tutto,  occhi e mani   con il resto, se quaggiù quel  che è solo viene meno  vive appena sopra il filo sospeso ma atterrato barcolla  è già perso in un nuovo equilibrio si confessa  
ATTRAZIONI
 
Intanto sulla sabbia. La donna barbuta si tinge col pennello più scuro La donna pantera ripara la sua guaina sformata La donna tatuata ombreggia il nudo cranio di rose Le gemelle siamesi si specchiano oltre il profilo perduto La nana albina nei solchi della sua evanescenza Sorvola la donna cannone la pista quasi spenta  la rete più vuota nei rattoppi a uncinetto con le due mani sui fianchi sorprende questo intermezzo della quieta mortalità  
GIOSTRA EQUESTRE
 
Finalmente è tutto pacificato  da ora e per ora nel trascorrere euritmico bianco e nero e bianco e nero di scorcio bianco   frontale nero questo vorrai lasciare ai tuoi figli dio t’assista questa semplicità di fughe dal bianco al nero al bianco quest’imparzialità di luce   al nero dal bianco al nero questo dio lo voglia che non cessi che si assesti preghiera stabile il trotto  attento commiserevole  
CONTORSIONISTI
 
Mancano degli ossicini in certe parti qualcuno dei trecentosei è andato a unirsi ad altre costruzioni utopistiche lego kapla origami meccano in un ponteggio di scheletri giovani  altri assemblaggi per calamite fantastiche sempre trecentosei a capofitto polarizzati a casaccio che lasciano un vortice di regole  stanche per aria come un pulviscolo  si assestano in un corpo di regole infrante a terra in un grumo un vagito quasi biologico  
DOMATORI
 
Hanno bisogno degli animali per dare agli uomini la giusta razione di sé per questo spingono la testa nelle fauci quasi in fondo le tengono spalancate e restano coricati su un fianco un  numero sempre attuale là fuori tuttora  imbattibile perché non crede al pericolo  lo sganascia in un mugugno bollente  hanno fiducia negli animali per dare agli uomini la giusta ragione di sé  forzarli da dentro a formare famiglie  sganasciati sui sedili in fauci incredule senza pericolo e quando schiocca  la frusta è finita lasciarli applaudire per questo smantellano la gabbia  rimandano lesti nel tunnel la sera lanciano i soliti quarti di carne perché ancora le fauci la testa lo schiocco gli applausi e via al pasto per dare ad ognuno il senso preciso di sé  
GIOCOLIERI
 
Che vengano a prenderla su queste montagne tutta la pace che pensano di saper maneggiare di riuscire a scambiare in spirali diverse fissa in alto o tra le mani rivoltata in milioni di palle e cilindri e cerchietti e birilli proprio tutta la pace che sperano di potere esibire in gesti lenti o fulminei che vengano a prendermi su queste montagne dice la pace sfidandoli in destrezza e talento se ne sono capaci se sanno restare sul serio con quel faro che illumina dritto il rullio del tamburo nascosto che ci provino è cosa da poco la sconfitta un solido che si adagia bonario l’ombra rotta col corpo in controtempo e già applauso  
ILLUSIONISTA
 
Ha trascinato per ultimo la sua unica cassa  l’ha aperta appena tenendo stretto l’abisso  è entrato ha richiuso senza neppure un saluto la sua assistente era già molto vecchia stasera ancora ha finto ingenuo stupore con volte tremule ha rinfilato le spade così se n’è andato rimanendo presente giace la cassa polverosa nell’andito si passa oltre per pudore o imbarazzo la sua reliquia irradiata di spasimi seduti al posto si dimentica presto  
CLOWN
 
Per fare ridere sa quale scegliere sbugiardare  nel mezzo rendere indegno con le brache ai ginocchi pronto a finire a muso rotto nel torbido sa proprio insistere a mostrarlo dal retro copula strabica alito gemito dentro la cotica tinta con trucco e parrucca e fagotti  e uno sboccio di plastica brutalmente fiorito per fare ridere nel solo modo  che sa dare sollievo come alla fine di tutto  
ACROBATI
 
Giocate a rincorrervi tra due città erette a perdersi l’una sull’altra  dall’alto precipitano le vostre sagome nelle stesse sagome protese dal basso due città fondate all’unisono l’una  sull’altra che non potete distinguere lo sguardo chino sullo sguardo levato  che non ricordate di scegliere  un piede sospeso insieme all’altro posato due città sconosciute  nell’equilibrio malcerto di stare come ad un tratto un ritorno dentro a un eguale ritorno fermo si apre  
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