FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia

Numero 25
gennaio/marzo 2012

Grumi & Nodi

 

L'ANGOLO DI ED

a cura di Giuseppe Ierolli


Grovigli di apparizioni


J423-F416

The Months have ends - the Years - a knot -
No Power can untie
To stretch a little further
A Skein of Misery -

The Earth lays back these tired lives
In her mysterious Drawers -
Too tenderly, that any doubt
An ultimate Repose -

The manner of the Children -
Who weary of the Day -
Themself - the noisy Plaything
They cannot put away -

    I Mesi hanno termine - gli Anni - un nodo -
Che nessuna Forza può sciogliere
Per allungare un poco più oltre
Il Groviglio della Sofferenza -

La Terra ripone queste stanche vite
Nei suoi misteriosi Cassetti -
Troppo teneramente, perché qualcuno dubiti
Un definitivo Riposo -

Alla maniera dei Bambini -
Che si stancano del Giorno -
Da sé - il rumoroso Giocattolo
Non possono mettere via -

Considerazioni sulla transitorietà della sofferenza. Non può mai durare a lungo, perché, prima o poi, c'è la soccorrevole morte che la tronca. Le immagini e le metafore sono una più bella dell'altra. I mesi terminano, gli anni hanno un nodo definitivo (la morte) che nessuno può sciogliere per estendere al di là la sofferenza. "Skein" significa sia "matassa" che "stormo di uccelli", ma anche situazione intricata. Ho pensato che "groviglio" fosse più indicato di "matassa" per rendere l'idea dell'intrico del dolore che può lacerare un'anima. E poi la terra che ripone teneramente le stanche vite nei suoi misteriosi cassetti. Quel "tenderly" (che può anche essere reso con delicatamente, con amore, affettuosamente) è la chiave per capire che il nido offertoci è l'ultimo, il definitivo, quello che spazza via ogni dolore, oltre a essere una sorta di anticipazione della "tenera" metafora che verrà dopo. E poi la strofa finale: come i bambini si stancano del giorno, ma non possono mettere via da soli il "rumoroso giocattolo" (il giorno, appunto, contrapposto al silenzio della notte), ovvero hanno bisogno di qualcuno che li metta a letto, così gli uomini non sono in grado di liberarsi da soli del loro "rumoroso giocattolo" (la vita) ma hanno bisogno di qualcuno (la morte) che doni loro il riposo definitivo, "teneramente" come la mamma fa col suo bambino affaticato dei rumorosi giochi diurni. Per rendere più chiara la strofa finale ho tradotto "themself" con "da sé".
Molto interessante la struttura degli ultimi quattro versi: i primi due introducono la metafora del bambino, il terzo e quarto si riferiscono sia ai bambini metaforici, sia agli uomini reali, con il doppio significato di "rumoroso giocattolo": festoso giorno di gioco e vita segnata dalle sofferenze.

 

J607-F337

Of nearness to her sundered Things
The Soul has special times -
When Dimness - looks the Oddity -
Distinctness - easy - seems -

The Shapes we buried, dwell about,
Familiar, in the Rooms -
Untarnished by the Sepulchre,
The Mouldering Playmate comes -

In just the Jacket that he wore -
Long buttoned in the Mold
Since we - old mornings, Children - played -
Divided - by a world -

The Grave yields back her Robberies -
The Years, our pilfered Things -
Bright Knots of Apparitions
Salute us, with their wings -

As we - it were - that perished -
Themself - had just remained till we rejoin them -
And 'twas they, and not ourself
That mourned -

    Di vicinanza alle Cose a lei strappate
L'Anima ha particolari momenti -
Quando l'Oscurità - appare l'Eccezione -
E la Chiarezza - sembra - facile -

Le Forme che seppellimmo, indugiano intorno,
Familiari, nelle Stanze -
Incorrotto dal Sepolcro,
Il Polveroso Compagno di Giochi viene -

Proprio con la Giacchetta che indossava -
A lungo abbottonata nella Polvere
Da quando - in giorni lontani, Bambini - giocavamo -
Divisi - da un mondo -

La Tomba restituisce le sue Rapine -
Gli Anni, le Cose a noi sottratte -
Luminosi Grovigli di Apparizioni
Ci salutano, con le loro ali -

Come se noi - fossimo - quelli morti -
Loro - rimasti giusto il tempo di ricongiungerci -
E fossero loro, e non noi
Quelli in lutto -

Un rovesciamento del rapporto vita - morte, dove sono i morti che portano il lutto per chi non è ancora passato nel luminoso mondo dell'immortalità. Una sensazione che viene esplicitato dai primi versi, dove i momenti di intima vicinanza con chi non è più vengono considerati quelli in cui l'oscurità si dirada, diventa un'eccezione, per lasciare il posto alla chiarezza, resa visibile dalla luce che emana da quel groviglio di apparizioni che sembra salutarci con angeliche ali.
Nella terza strofa l'apparizione diventa quasi concreta, si materializza nel compagno di giochi allo stesso tempo trasformato in polvere eppure incorrotto dalla tomba, una chiara metafora della dissoluzione corporea a cui fa da contrappasso l'immortalità dell'anima.
Nella quarta c'è come un timido tentativo di ribellione a questa visione capovolta: quel "Robberies" ("furto con violenza, rapina") riferito alla tomba, che ci strappa con la violenza le persone care. Ma subito appare il lenimento del tempo: la tomba, e gli anni, restituiscono il frutto della rapina, facendoci apparire i morti come in attesa di un felice ricongiungimento con noi: i poveri vivi.

 

J617-F681

Dont put up my Thread & Needle -
I'll begin to Sow
When the Birds begin to whistle -
Better stitches - so -

These were bent - my sight got crooked -
When my mind - is plain
I'll do seams - a Queen's endeavor
Would not blush to own -

Hems - too fine for Lady's tracing
To the sightless Knot -
Tucks - of dainty interspersion -
Like a dotted Dot -

Leave my Needle in the furrow -
Where I put it down -
I can make the zigzag stitches
Straight - when I am strong -

Till then - dreaming I am sowing
Fetch the seam I missed -
Closer - so I - at my sleeping -
Still surmise I stitch -

    Non mettere via Ago e Filo -
Riprenderò a Cucire
Quando gli Uccelli riprenderanno a fischiare -
Migliori i punti - così -

Questi erano storti - la mia vista imprecisa -
Quando la mia mente - sarà schiarita
Farò cuciture - che un'abilità Regale
Non si vergognerebbe di far proprie -

Orli - troppo fini perché una Dama ne scorga
L'invisibile Nodo -
Plissettature - delicatamente disseminate -
Come un Punto trapuntato -

Lascia il mio Ago nel solco -
Dove l'ho deposto -
Potrò rendere i punti a zigzag
Diritti - quando sarò forte -

Fino ad allora - sognando di cucire
Mantengo la cucitura che ho trascurato -
Più vicina - affinché - nel mio sonno -
Possa sempre credere di metter punti -

Johnson afferma che "L'aver scritto 'Sow' e 'sowing' [seminare] per 'sew' [cucire] ai versi 2 e 17 è sicuramente da attribuire ad un errore d'ortografia". La cosa appare però un po' strana, visto che il presunto errore si ripete per due volte. Sembra perciò più plausibile che l'ambiguità sia voluta, ovvero che ED abbia giocato con l'affinità ortografica e fonetica dei due verbi (che si pronunciano entrambi "/soh/"), tenendo anche conto che nel Webster fra le definizioni di "sow" c'è anche: "for sew, is not in use."
L'oscillare del senso fra "cucire" e "seminare" (che si evidenzia anche al verso 13, dove l'ago è riposto nel "furrow", il cui significato principale è "solco fatto con l'aratro") è funzionale alla metafora della poesia vista sia come creazione che cuce, mette insieme, le sollecitazioni del mondo esterno ("When the Birds begin to whistle", v. 3) con le elaborazioni interiori ("When my mind - is plain", v. 6), sia come mezzo per seminare, spargere il frutto del lavoro di cucitura ("Tucks - of dainty interspersion", v. 11).
Ma c'è un'altra parola che conferma questo sottile e cangiante collegamento fra il cucire, il seminare e il poetare: ED usa per due volte "stitch", al verso 15 e come parola finale della poesia. Se andiamo a vedere le definizioni di questa parola nel Webster troviamo:
[verbo]
1) cucire qualcosa di particolare; come un colletto o un polsino. Cucire le pagine di un libro per creare un opuscolo, un fascicolo.(non si può non pensare al paziente lavoro di rilegatura artigianale dei manoscrittti dickinsoniani)
2) Nel New England, sistemare un terreno irregolare, con ondulazioni.
[sostantivo]
1) Un singolo passaggio dell'ago mentre si cuce.
2) Un singolo giro del filo intorno al ferro lavorando a maglia.
3) Un terreno; lo spazio fra due solchi arati.
4) Un dolore lancinante, come la puntura di un ago.
Inoltre, sempre nel Webster (ma questa è una semplice supposizione, sorretta però da quanto ED scrisse in una lettera del 25 aprile 1862 a Thomas Wentworth Higginson: "... for several years, my Lexicon - was my only companion -" - "... per diversi anni, il Dizionario - fu il mio solo compagno -") una parola molto simile a "stitch" e, anche qui, foneticamente uguale: "stich", viene definita così:
1) In poesia, un verso o qualsiasi unità di misura metrica.
2) Nelle transazioni rurali, un gruppo o una fila di alberi. Nel New England, la quantità di terreno che si trova fra due solchi arati è chiamata stitch.

 


Le poesie di Emily Dickinson non hanno un titolo, a parte rarissime eccezioni. I numeri che le precedono si riferiscono alla numerazione attribuita nelle due edizioni critiche, curate rispettivamente da Thomas H. Johnson nel 1955 ("J") e da R. W. Franklin nel 1998 ("F").


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