FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia
Numero 10
aprile/giugno 2008

Identità & Conflitto

IL CINEMA A PAROLE

di Verónica Becerril


INTO THE WILD - NELLE TERRE SELVAGGE
di Sean Penn

Sean Penn da qualche anno aveva un sogno, e questo sogno è diventato realtà con il film Into the wild (Nelle terre selvagge - Usa, 2007, 140'), e il suo nuovo lavoro dietro macchina da presa certo non delude.
Per dieci anni l'attore e regista americano ha inseguito i diritti del libro pubblicato nel 1996, nel quale si narra la storia di un ragazzo alla ricerca di se stesso e della libertà, Nelle terre estreme di Jon Krakauer (2008, Corbaccio). Basato sulla storia reale e drammatica di Christopher (Chris) McCandless, ben interpretato da Emile Hirsch.

Chris McCandless è un giovane americano in rivolta, "arrabbiato" con il mondo, che appartiene a una famiglia di classe medio-alta chiusa nelle proprie fissazioni e ipocrisie, un giovane che non vuole lasciarsi ingabbiare dalle consuetudini, che sogna una vita libera, e legge molto. Dopo la laurea in scienze sociali nel 1990, invece di mettersi alla ricerca di un lavoro o proseguire gli studi, come i suoi genitori si aspettano che faccia, il giovane decide di abbandonare tutti i suoi averi, di donare i suoi risparmi in beneficienza, di tagliare carte di credito e documenti. Si "spoglia" di tutto, come una specie di novello Francesco d'Assisi: vuole lasciare la civiltà per immergersi nella natura e dare inizio a un lungo viaggio, alla scoperta di se stesso.
Vuole uscire dal proprio ambiente familiare, staccarsi di netto dalla prepotenza e dalla freddezza del padre (William Hurt), abbandonare la "vita civile" in cerca di una nuova dimensione di vita basata sull'autenticità e sull'autonomia morale e di pensiero, seguendo le idee libertarie di Henry Thoreau, l'autore di La disobbedienza civile (1849) e di Walden - La vita nei boschi (1854).

Così, senza dir nulla ai suoi, se ne va da casa con lo zaino sulle spalle cercando una risposta a una domanda che neanche lui conosce.
Viaggia per due anni, con lo pseudonimo di Alexander Supertramp, per gli Stati Uniti e il Messico fino ad arrivare in Alaska, non adeguatamente equipaggiato, senza alcuna preparazione alle condizioni estreme che avrebbe incontrato.
Durante la sua avventura si lancia spericolatamente in kayak lungo il fiume Colorado, conosce molte persone che gli donano conoscenze pratiche e arricchiscono il suo carattere, una coppia hippy gli fa capire - più con i fatti che con le parole - l'importanza dell'amore, dell'intimità sessuale, della solidarietà tra amici e soprattutto della libertà assoluta, senza essere vincolati a una città e a un lavoro preciso e abitudinario.
Infine conosce un vecchietto, Ron (il bravo Hal Holbrook), che vive in solitudine e lavora la pelle, con lui Chris vivrà dei momenti bellissimi, imparerà il suo mestiere e capirà che a volte, anche se tardi, il perdono arriva, deve arrivare per vincere i conflitti interni e vivere sereni. Conosce anche una ragazza sedicenne. Allora potrebbe nascere la nuova vita che cerca: un amore, una casa, ma Chris sente che deve proseguire, come se dovesse superare se stesso e il conflitto esistenziale che lo affligge.
Con questo bagaglio Alexander Supertramp arriva in Alaska, a nord del monte McKinley, meta finale del suo viaggio personale. Lì riesce a sopravvivere per quattro mesi, grazie anche alle conoscenze acquisite durante il lungo viaggio precedente, ma l'esperienza non finisce come lui avrebbe desiderato. La provvisoria salvezza arriva in forma di un autobus abbandonato, che diventerà la sua casa, il suo pensatoio e, infine, la sua tomba.

Una volta superati i primi grandi ostacoli inizia una profonda riflessione sulla vita, sulla propria identità, sul rapporto conflittuale con i propri genitori, ed è come se si spogliasse davvero di tutto, dimagrendo giorno dopo giorno, per poi avviarsi, finalmente, verso la risalita. Ma nel film il protagonista farà la stessa fine del McCandless reale: il giovane venne ritrovato morto da un cacciatore, quattro mesi dopo il suo arrivo in Alaska, per cause sconosciute, probabilmente per stenti o forse avvelenato da alcune bacche. La natura è crudele e non guarda in faccia a nessuno.
Accanto al cadavere fu rinvenuto un diario che il ragazzo aveva iniziato a scrivere al suo arrivo nelle terre estreme, sono quei fogli ad aver permesso la ricostruzione dell'ultimo periodo della sua vita e il desiderio finale di passare dalla solitudine alla vita con gli altri, per condividerne la felicità. Chris muore, non come uno sconfitto ma un combattente della vita. L'ultimo autoscatto lo ritrae stanco, ammalato eppure sorridente e sereno.

La regia di Sean Penn (che è anche lo sceneggiatore del film) è magistrale, soprattutto nelle ultime tragiche scene, dando molta carica suggestiva al singolo dettaglio e una lentezza lirica a ogni singola immagine, grazie anche al giovane attore Emile Hirsch la cui espressività e trasformazione lungo il film è davvero incredibile.
Mi resta solo da aggiungere una cosa: bisogna andare a vedere questo film, non solo per quello che Sean Penn vuole trasmettere allo spettatore, ossia un'idea di libertà che nulla ha a che fare con il denaro e il successo, una ricerca di se estesi che scava nel profondo, nell'identità, il rifiuto del conformismo, di un destino imposto dagli altri, sia pure i propri genitori, ma anche per la fotografia del francese Eric Gauthier, per le scene curate in modo perfetto, per la sincerità e la forza dei tanti temi trattati, per la colonna sonora di Eddie Vedder, per tutto il resto e per il cast nel suo insieme. Into the Wild è sicuramente un film di cui si parlerà a lungo.


Into the Wild (Nelle terre selvagge).
Con: Emile Hirsch, William Hurt, Vince Vaughn

 

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