FRAMMENTI
Siamo frammenti di un unico specchio
distrutto agli albori del tempo
scomposto in pezzetti insignificanti
Ogni elemento conserva il riflesso
dell’intero a cui noi tutti aspiriamo
Si può guardare un frammento per giorni
immaginarne i colori o i bagliori
amarne la forma e i contorni
ma non acquisterà un senso compiuto
Perché ciò che conta è soltanto
che il pezzo si unisca agli altri frammenti
per ricomporre l’affresco del sogno
per riprodurre il riflesso di Dio
dove il tutto è di gran lunga maggiore
della somma dei componenti
DON CHISCIOTTE
Se per cogliere una scintilla
di eternità in uno sguardo
mio caro buon hidalgo
la follia ti ha asciugato il cervello
se per colmare il vuoto lasciato
da un manto intessuto di stelle
hai viaggiato fino alla luna
a recuperare il senno perduto
quando sarai tornato tra la gente
riperdi la ragione nuovamente
tra le foglie accartocciate di un bosco
o tra le braccia di un riflesso
Perché non c’è follia peggiore
che accettare i propri confini
e lasciarsi morire di stenti
tra la malinconia dei giorni
sferzati dal grigiore degli eventi
Lascia che si perda la ragione
che vaghi in sella a un cavallo di legno
tra campi di grano e mulini a vento
verso il tramonto di sangue
che pulsa tra le valli e tra i monti
tra soffi e sussurri vagabondi
Dopotutto la follia ci coglie
quando si è persa ogni paura
quando si scopre che in natura
nulla è necessario veramente
finché lo stupore ci spinge
tra futili imprese e mille avventure
a inseguire il nostro orizzonte
VOGLIA
Da che si riconosce, mi dici
che anche l’ultima foglia che nasce
sul ramo di quercia più lontano
o di betulla o d’ontano ambisce
a conoscere le oscure sue radici?
Quando in autunno giunge il tramonto
non si stacca forse dal picciolo
rinsecchito, non affida al vento
la sua voglia di volo e si dirige
danzando dolcemente verso il suolo?
UOMINI E NUMERI
Che cos’è l’uomo
perché di lui abbiate
matematica consapevolezza
Un errore di calcolo commesso
da un demiurgo distratto
Un numero primo disperso
nella solitudine del cosmo
L’incognita nell’equazione
differenziale dell’universo
Un punto qualunque del cerchio
alla ricerca del suo centro
Il punto d’incontro di curve
che divergono all’infinito
Il quadrato di un diametro diviso
moltiplicato per pigreco
Il luogo geometrico equidistante
tra l’indeterminazione e il silenzio
o la media aritmetica perfetta
tra l’esultanza e la sconfitta?
ANTIPARTICELLA
Non si nasce mai soli
Ci originiamo sempre in coppia
neonato e antineonato
separati fin dalla nascita
spediti a velocità della luce
in opposte direzioni
Ma serbiamo il ricordo
del parto gemellare
conserviamo memoria
del nostro simile e fratello
stessa massa, di segno opposto
(Dirac la tua equazione
ha previsto anche questo!)
ciascuno in cerca di una meta
ciascuno dietro a una chimera
sfuggirci per non incontrarci
una seconda volta
Ma lo spazio-tempo s’incurva
e quel che sembrava una fuga
non è che un moto circolare
verso un secondo appuntamento,
io alla fine della mia vita
tu alla fine della tua morte
Poi tra due oscurità un bagliore
un fascio denso di fotoni
in futuro rilevato forse
da qualche osservatore
Non si muore mai soli
DA GRANDE
Cosa farai da grande
mi chiedevano spesso gli adulti
che della vita se ne intendono
da qui l’amara delusione
quando rispondevo che no
non volevo essere dottore
né avvocato o ferroviere
non volevo un posto in banca
per sistemarmi fino alla vecchiaia
non volevo una carriera
da ingegnere o calciatore
non volevo essere neppure
un grande esploratore spaziale
per seguire i passi di Gagarin
o l’eroe di mille avventure
come Zorro, Sandokan o Indiana Jones
Cosa sarò da grande …
rispondevo, e lo pensavo per davvero:
non c’è nulla di più eroico
che essere ciò a cui ognuno è destinato
perché non ho ambito ad altro mai
che essere una salma da obitorio
in un episodio della serie CSI
APOCHECLISSE
Sono vero solo nei tuoi sogni
ombra illusoria nella moltitudine
solo fra soli oscurati
da reciproca indifferenza
Non ti destare, non estinguere
la fievole nota che è in me
spegni il rumore di sottofondo
microcaosmo e confusione
appaio dunque sono
meglio se in televisione
Temo la catastrofe che grava
su tutti i morti viventi
temo la morte per dimenticanza
come un astro oscurato
da un satellite frapposto
Io non sono quello che sono
Non mi cercare adesso
in qualche personaggio di finzione
non sarò più in un verbo o in un nome
ma altrove, in una regione più alta
sarò negli spazi bianchi che ci sono
tra una parola e l’altra
LE PAROLE NON MIE
Queste parole impresse sulla carta
non sono mie più di quanto
un cane che vaga per strada
appartiene alla pulce che lo infesta
Sono venute al mondo, lo riconosco
attraverso la mano destra
C’è stato perfino un momento
in cui ho sentito mie queste parole
quando contavo le sillabe
e lottavo con la pagina bianca
per cercare una corrispondenza
tra l’abisso che è dentro e l’universo
Ma quando una parola si è fissata
sulla pagina di un libro o un quaderno
si rende indipendente come un figlio
che scocchi col tuo arco per il mondo
finché ha scelto una rotta da seguire
la sua direzione, il suo verso
NEBBIA
Amo la nebbia che sorge al mattino
quando sfuma i contorni del reale
quando spegne i raggi del sole
su questi monconi di strade
che percorro con passi incerti
come chi è giunto alla fine del mondo
Amo la nebbia che rende miopi gli oggetti
perché è amica dell’illusione
perché mi fa dubitare tra lacrime
in sospensione come un esule
che esplora un nuovo continente
un’isola ignota non segnalata
sulle mappe delle mie certezze
Mi sono fatto un vestito di nebbia
che mi avvolge alla perfezione
quando lo indosso altro non sono
che un prodotto dell’immaginazione
di chi crede nella chiarezza
e nei contorni definiti
e ha scordato che per capire
quello che conta veramente
bisogna confondersi tra il vapore
e perdere la propria forma
Per conoscere i propri limiti
bisogna prima farsi nebbia
QUANDO TE NE ANDRAI
Quando te ne andrai
sarai leggero senza bagaglio
porterai forse qualche ricordo
il tuo modo di essere nuvola
ai capricci del vento
il tuo modo di essere fiume
di essere aria di essere onda
di essere polvere ai raggi del sole
di essere uno specchio del nulla
Porterai l’unicità
di ogni tua forma e desiderio
il modo inconfondibile
di essere albero e di essere roccia
di essere soltanto una goccia
nel mare sterminato del mistero
Quando te ne andrai
forse tutto quel che resta
sarà il tuo modo personale
di essere tempesta
che squassa il suo angolo di sabbia
come un sogno in potenza
che ha vacillato a trovare un cammino
tra le maglie intricate
di questa foresta
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