|  Alluvione a Genova
 foto di Lino Cannizzaro
 Le Cinque Terre, 25 ottobre 2011 – Genova, 4 novembre 2011
 Si aprono le finestre e crolla la collina; si va per la strada e sparisce la strada; si chiude un cancello e il baratro si spalanca per lo schiaffo d’un rio d’improvviso impazzito.
Alle Cinque Terre come a Genova, tra la fine di ottobre e l’inizio di novembre del 2011, bambini, anziani, gente al lavoro diventano anime in pochi secondi. Inoltre, molti sono coloro che perdono la casa o l’attività di mesi, anni, generazioni.
 In questi istanti senza tempo, si pensa a una transumanza del senso.
 Ma non si parli di fatalità. Un déjà-vu di speculazioni edilizie risalenti agli anni sessanta, mostra che dov’erano corsi d’acqua sono state costruite strade e case.
 Abbiamo chiesto ai poeti di Liguria – e qui vorremmo ringraziarli – di donarci alcuni loro versi pensando possano, chissà, farci riflettere, guidarci da qualche parte.
 Suonerà strano a qualcuno che in momenti simili possa venire in mente la poesia. In realtà, il poeta è colui che opera a distanza di tempo, quando è già stato detto tutto, quando le immagini si sfocano eppure tornano di tanto in tanto come crudeli apparizioni, o quando la speranza, cocciuta, tenta di offrire un passaggio al futuro. Sono i poeti, che con la loro parola precisa, in modo diretto o indiretto, ci sanno parlare del mondo contemporaneo. E siamo certi che se un minimo potere ha ancora  la poesia, è quello di non far morire le vittime d’una seconda morte più crudele ancora: la dimenticanza.
 
 
 
 
 Laura Accerboni è nata nel 1985 a Genova, è iscritta a Lettere Moderne all’Università di Genova. Sue poesie sono state pubblicate su diverse riviste tra le quali Italian Poetry Rewiew, Poesia, sullo Specchio della Stampa, su Steve e Capoverso e sono in corso di pubblicazione su Gradiva. Per le Edizioni del Leone ha pubblicato il libro di poesie Attorno a ciò che non è stato. Ha conseguito diversi premi letterari. Dal 2006 collabora alla manifestazione “Percorsi Poetici” inserita nell’ambito del Festival Internazionale di Poesia di Genova. Collabora con recensioni e traduzioni alla rivista Steve.
Laura AccerboniHo visto il cielo aprirsi
 ed eliche sentirsi scoperte
 e uccelli troppo alti
 gridare al ripristino
 di vecchi divieti.
 E ho guardato pescisentirsi dalla parte sbagliata
 e nuvole nasconderli
 per negare lo scandalo.
 E poi non ho vistopiù niente:
 solo gente uscire dai massi
 e tanti vestiti bagnati
 nessuna sirena d’emergenza.
 
 
 
 
 Chiara Adezati, nata a Genova e laureata in chimica, studi classici e linguistici. Ha pubblicato poesie su diverse riviste, e tre raccolte: Convalescenza, Condiscendenza e Infiorescenza. Ha partecipato con la lettura di poesie a diversi convegni, fra cui, su segnalazione di G.B. Squarotti, quelli della Biennale di Alessandria.
Chiara AdezatiLEOPARDIANA
 
Naturale, infingardacondizione atmosferica
 ti sbatte lì un’alluvione,
 ci piove un po’ sopra,si sposta quel tanto,
 - allusione - illusione?
 un tramonto accurato, prelude accoratoa un’alba innocente,
 mammola, impeccabile,
 naturale santarella.Tira il sasso, sferra il colpo,
 frana, nasconde la mano.
 
 
 
 
 Elio Andriuoli è nato nel 1932 a Genova, città dove ha lungamente esercitato la sua attività di docente e dove tuttora vive. Condirige la rivista di Poesia ed Arte “Nuovo Contrappunto” e collabora a numerose altre riviste. Tra le sue raccolte di versi sono da ricordare: Equinozio (1979); Reperti (1984); Stagioni (1986); Maree (1990); La traccia nel labirinto (1991); Epifanie (1996); Itinerari (1996); Grâce à la voix (2002); Scirocco (2003); Il caos e le forme (2004); Per più vedere (2007); Le vie della saggezza (2009); L’azzardo della voce (2010). Ha pubblicato i libri di saggistica: Venticinque poeti – Ricerche sulla poesia del Novecento in Liguria (1987), Dieci drammaturghi e quattro poeti-drammaturghi (1995) e l’antologia di poeti contemporanei L’erbosa riva (1998). Sulla sua poesia sono apparse due monografie: L’epifania poetica in Elio Andriuoli, di Bruno Rombi e La presenza dei classici nella poesia di Elio Andriuoli, di Fabiola Caloia - tesi di laurea (Le Mani, 2010).
Elio AndriuoliL’ALLUVIONE
 
Lentamente avanzaronole nuvole nere.
 Ingigantirono a poco a poco,
 sino a paurosamente ingombrare
 l’immensa volta del cielo.
 Le attraversavano lampi sanguigni,
 cui seguiva, sinistro e inesorabile,
 lo scroscio pauroso del tuono.
 Poi la pioggia iniziò a cadere su di noi:
 dapprima lenta,
 di attimo in attimo sempre più veloce
 e più fitta.
 Ci rifugiammo così precipitosamente
 nelle nostre povere case,
 attendendo che la tempesta cessasse.
 Ma trascorrevano immobilmente le ore
 e quel flagello mai pareva dovesse aver fine.
 Da mattina a sera, da sera a mattina,
 per più giorni e più notti,
 tutto inondando, la pioggia
 gelida e avversa sommergeva il mondo.
 Fu al terzo giorno che franò la montagna.Udimmo un rombo, un boato,
 ci colse una violenta vertigine,
 una forza immane trascinò via con sé ogni cosa
 Ci sollevò come fuscelli,
 travolgendoci insieme alle nostre dimore.
 Qualcuno invece se lo prese il fiume,
 mentre cercava una via di salvezza.
 In pochi trovammo scampo.L’alba, livida e nera,
 rivelò la nostra rovina,
 uscendo dal suo bitume:
 i campi disfatti e allagati, le case crollate
 e, su tutto, un infinito silenzio,
 la visione enigmatica e cupa
 di una sospesa, amara solitudine.
 E sui nostri volti sgomenti una penasenza speranza, senza rassegnazione,
 senza domani.
 
 
 
 
 Fabia Binci è nata a Jesi, “città bella sul fiume Esino”, in provincia di Ancona, nel 1946 e vive ad Arenzano (Genova). Laureata in Lettere presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore a Milano, ha insegnato Letteratura Italiana e Storia a Torino e a Genova. È presidente del Premio di Poesia “Città di Arenzano”, e direttore responsabile della rivista N.O.I. Nuovi Orizzonti Insieme. Si interessa da sempre di attività sociali e culturali.
Fabia Binci3 HAIKU
 
piogge d’autunnorompe gli argini il fiume
 città palude
 orrenda giostrasull’acqua di rottami
 vite perdute
 zaffate putridedalla fanghiglia livida
 oltraggio e morte
 
 
 
 
 Elena Bono (poetessa, drammaturga, traduttrice, romanziera, narratrice, saggista) è nata a Sonnino nel Lazio, nel 1921. Vive la sua prima infanzia a Recanati poi ad Ancona. Laureatasi in lettere presso l’Università di Genova, ha trascorso la maggior parte della sua esistenza a Chiavari. Dopo gli esordi poetici nel 1952 con I galli notturni, (Garzanti), raccolta nella quale sono comprese alcune delle liriche più intense della poesia italiana sulla Resistenza, ha pubblicato (oltre ad altri due libri con  Garzanti) l’integralità della sua vasta opera con la casa editrice Le Mani.
Elena BonoPIOGGIA IN UNA NOTTE D’INVERNO
 
Con grave abbandono la pioggia discende dal cielo,avvolge le case le piante tutta la terra.
 Per quanto è grande la notte, possiede lo spazio
 e senza destare il silenzio, in esso fluisce:
 liberazione di pene eternamente taciute.
 Che nuovo incanto giacere al buio, senza timore
 e nel tepore dei miei pensieri
 stringermi tenacemente a me stessa
 prima che il sonno me ne conduca lontano,
 dove, così stranamente, è facile abbandonare ogni cosa
 senza sapere di poterla mai ritrovare.
 
 
 
 
 Viviane Ciampi è nata in Francia (Lione) nel 1946. Vive a Genova. È co-fondatrice della rivista d’arte e cultura on line Progetto Geum e redattrice delle riviste Icaro e Fili d’aquilone on line. Ha tradotto vari saggi di Bernard Noël, apparsi in riviste tra le quali “Poesia e Spiritualità” di Donatella Bisutti. Nel 2008, per la rivista annuale di Jacques Darras e Jean Portante “Inuits dans la Jungle” (Le Castor Astral), ha curato e tradotto un’antologia delle poesie di Alda Merini e nel 2011 l’antologia Poeti del Québec per le Edizioni Fili d’Aquilone. Dal 1998 collabora al Festival Internazionale di Poesia di Genova e Alliance Française. Ha pubblicato 5 raccolte poetiche, la più recente: Le ombre di Manosque (Internòs, 2011).
Viviane CiampiNUTRIRE IL CEMENTO
 
                                 ai morti (non solo di Liguria) per incuria, speculazioni Né ampiezza né vastità.
 Non un fiume degno di codesto nome, non un fiume.
                     Scala la strada ed è un biacco.O una bestia preesistente.
 Avanzasgrava
 detriti
 oh nel brulicame troppo libero di farlo. Aveva a lungo dormito coricandosisotto una lampo d’asfalto
 e non era una maledizione in sé
 oh non lo era
 ché l’acqua in sé
 dolore non porta.
 Qui s’era creduto vi fossero rifugi
 così come si crede alle promesse
                 ma parole come case poggiate su niente.                 Pergamena s’è fatto nel frattempo il cieloprato amaro amarissimo
 tutti noi persi a contemplarlo.
 E si abbatte – drago sugli agnelli – interamente 
 
 
 
 Luigi De Rosa vive a Rapallo, in provincia di Genova. Dopo alcuni anni d’insegnamento (è abilitato in filosofia e storia), ha svolto per venti anni le funzioni di provveditore agli studi in vari sedi provinciali (Trieste, Alessandria, Torino, Savona e Bergamo) ricoprendo anche a Genova, l’incarico di sovrintendente scolastico regionale della Liguria. In tutte le sedi ha partecipato, oltre che alla vita scolastica, anche a quella letteraria e culturale, in veste di poeta, conferenziere, critico e saggista. Tra i suoi libri: Il volto di lei durante, prefazione di Giorgio Bàrberi Squarotti (Genesi) e Approdo in Liguria, prefazione di Maria Luisa Spaziani (Genesi). Ha vinto numerosi Premi Letterari. Si trovano più ampie  e dettagliate notizie sui siti: Genesi Editrice; BombaCarta; il gatto certosino.
Luigi De RosaALLUVIONE A MONTEROSSO, 25 OTTOBRE  2011
 (ONORE A SANDRO USAI)
 
Ma oggi la realtà oggettiva mi schiaffeggia.Mi umilia vedere i telegiornali
 (strade e ferrovia interrotte)
 che mostrano il dramma della Liguria.
 Come si fa a parlare di poesia
 con un’oscena alluvione che si abbatte
 a fiaccare sogni, progetti, speranze,
 a scalfire la grazia montaliana
 di Monterosso e delle Cinque Terre?
 Rigagnoli che si trasformanoin mostruosi torrenti impazziti;
 ondate di fango che trascinano
 carcasse di auto, detriti;
 negozi ed uffici, bar e vani allagati;
 cittadine sconvolte, muri sbriciolati,
 barche sbattute e trascinate
 su spiagge devastate,
 piante oltraggiate.
 Già lo sento, il cittadino onestoche mugugna per il prevedibile dissesto
 causato da colpevoli speculazioni
 che non tengono in nessun conto la bellezza
 del paesaggio e l’armonia
 del vivere sociale.
 Purtroppo, tra i generosi che già si affannanoa limitare i danni, a pulire, a salvare,
 per ridare splendore alla Riviera,
 il generoso Sandro Usai,
 giovane sardo “trapiantato” a Monterosso
 (per amore)
 viene ucciso da una valanga d’ acqua e di fango
 proprio mentre sta salvando la vita
 a due donne in pericolo grave.
 Onore a Sandro. Onore a Sandro Usai.Uno dei veri eroi
 genuini del nostro tempo,
 che ci riscattano dal volgare egoismo
 di troppi falsi “personaggi”
 esaltati da giornali e tivù.
 
 
 
 
 Marco Ercolani (Genova, 1954). Scrive racconti apocrifi e vite immaginarie, si occupa di poesia contemporanea e dei rapporti tra arte e follia. Tra i suoi libri di narrativa: Col favore delle tenebre (1987), Praga (1990), Il ritardo della caduta (1990), Visioni della natura (1990), Taccuini di Blok (1992), Vite dettate (1994), Lezioni di eresia (1997), Il mese dopo l’ultimo (1999), Carte false (1999), Il demone accanto (2002), Taala (2004), Il tempo di Perseo (2004), Discorso contro la morte (2009), A schermo nero (2010). Due i libri di saggi sulla poesia italiana contemporanea: Fuoricanto (2000) e Vertigine e misura (2008). Intorno al nodo arte/follia ha pubblicato L’opera non perfetta (2010). In coppia con Lucetta Frisa: L’atelier e altri racconti (1987), Nodi del cuore (2000), Anime strane (2006) e Sento le voci (2008). Il suo primo volume di versi è Il diritto di essere opachi (2010). I suoi libri più recenti sono Sentinella (2011) e Turno di guardia (2011).
Marco ErcolaniCOSE LUCENTI E BUIE
 
1.Cani liberi sulla spiaggia, acque lucenti, persone
 che si abbracciano come vive.
 L’orizzonte vicinissimo alle dita.
 Resistiamo, dovesse non resistere
 la terra che ci contiene.
 Il nulla, talvolta, ha colori terrestri.
 
2.Cose lucenti accanto a cose buie.
 Non smettono di respirare, ostinate e dolci,
 con questo profumo,
 ancora.
 Gli uccisi. Vivinella mano che li riscrive - sonnambula.
 
 
 
 
 Silviano Fiorato ha svolto attività giornalistica nella stampa medica, in campo deontologico ed etico-professionale. Ha diretto l’organo di stampa regionale “Liguria medica”. Dal 1950 a tutt’oggi è collaboratore dei quaderni mensili de “Il Gallo”, rivista di ricerca spirituale in ambito cristiano, particolarmente con articoli di satira del costume. Nel 1988 è tra i fondatori della rivista letteraria “Prosapoesia”, della quale è tuttora redattore. Collabora mensilmente alla pubblicazione “Autori liguri”. Nel 2000 ha pubblicato una guida turistico-letteraria del Centro storico di Genova. È stato vincitore o finalista di numerosi premi letterari. Ha pubblicato diverse raccolte di poesie tra le quali: Questo, forse (1981), Il finto del nulla (1992), Per le disperse strade (1994), Il silenzio del vetro (2002).
Silviano FioratoNEL MEZZO
 
Il silenzio di Dioè uguale
 a questo silenzio dei morti
 quasi assoluto
 – appena alitare di foglie
 a chi ne abbia orecchio,
 quasi un inganno del vento –
 fingiamo colloquisenza risposte possibili.
 In principio erat Verbum:
 In principio la Parola era
 ed alla fine sarà
 (nuovamente palese).
 Ma ora– nel mezzo –
 c’è solo il silenzio.
 
 
 
 Lucetta frisa è poeta, traduttrice, lettrice a voce alta. Tra i suoi libri di poesia: La follia dei morti (1993), Notte alta (1997), L’altra (2001), Se fossimo immortali (2006) e Ritorno alla spiaggia (2009). Ha tradotto vari autori francesi, tra cui due libri di Bernard Noël (Artaud e Paule, 2005 e L’ombra del doppio, 2007) per le edizioni Joker. Suoi testi sono apparsi in riviste (Poesia, L’Immaginazione, Pagine, Nuova Prosa, Arcade, Italian Poetry Review) e in antologie. Collabora a diverse riviste cartacee e online. Pubblica racconti per ragazzi sul quotidiano Avvenire. Insieme a Marco Ercolani ha scritto, in prosa, l’epistolario fantastico Nodi del cuore (2000), Anime strane (2006) e Sento le voci (2009), tradotti in francese nel 2011. Riconoscimenti più recenti: il Lerici-Pea (2005) per l’Inedito e l’Astrolabio 2011 della critica per Ritorno alla spiaggia e la sua opera complessiva.
 
 
 
 Rosa Elisa Giangoia, laureata in Lettere Classiche e specializzata in Filologia Classica, ha insegnato nei licei. Ha portato avanti un’intensa attività di ricerca didattica e di aggiornamento professionale, in particolare sulle lingue classiche, nonché di organizzatrice di attività culturali, quale consulente di enti pubblici e case editrici. Oltre a manuali scolastici, ha pubblicato tre romanzi: In compagnia del pensiero (1994), Fiori di seta (1998), Il miraggio di Paganini (2005), un prosimetron (Agiografie floreali, 2004), un saggio di gastronomia letteraria, A convito con Dante (2006), il poemetto Sequenza di dolore (Fara, 2010) e presso lo stesso editore il saggio di teoria letteraria Appunti di poesia (2011). Ha curato insieme a Laura Guglielmi i 10 volumetti plurilingue della collana Liguria terra di poesia (1996-2001) per la Regione Liguria, con Margherita Faustini le antologie Sguardi su Genova (2005) e Notte di Natale (2005) per la Provincia di Genova e con Lucina Bovio l’antologia Ti prego. Pensieri e Parole all’Altissimo (De Ferrari, Genova 2011). Componente di diverse giurie di premi letterari, è presente in numerose antologie poetiche e ha vinto vari premi letterari. Fa parte della redazione della rivista “Satura”.
Rosa Elisa GiangoiaALLUVIONE A GENOVA
 
Nei miei anni è la quarta volta.Il primo è lo sbiadito ricordo d’infanzia
 di una barca che andava a remi
 in un lago davanti alla stazione Brignole,
 poi il terrore di attraversare la strada di casa
 brancolando con l’acqua alle ginocchia
 e l’incoscienza di imboccare in auto
 un sottopasso allagato.
 L’ultima volta, ormai esperta,
 un mese fa, chiusa in casa
 ad interrogarmi se sia colpa
 dell’incuria degli uomini
 o sempre e solo della natura matrigna
 la morte di una mamma
 con una bimba in braccio ed una per mano,
 travolte da un torrente
 in secca fino al giorno prima.
 Bisogna essere forti
 per vederle incamminarsi
 nel mistero di un sentiero di luce.
 
 
 
 
 Ignazio Gaudiosi è nato a Gorizia da genitori salernitani, poi è stato in Puglia e Campania, ha vissuto la sua giovinezza in Trentino e la maturità in Liguria. Spezzino di adozione, avvocato, consulente legale di aziende pubbliche, già capo dell’Ufficio stampa del Comune di La Spezia. Ha esordito con un volume di liriche Respiri in semiluce (Carpena, Sarzana 1983). Sono seguiti negli anni: Archi di parole (Edizioni Mopoeita, Roma 1986), Signora Solitudine (Edizioni Cinque Terre, La Spezia 1994), Consuntivi di autunno (Lineacultura, Milano 1996). Successivamente l’autore ha operato una scelta da queste sillogi e l’ha pubblicata insieme a nuove liriche in Le umane parvenze (Edizioni Giuseppe Laterza, Bari 2001). Gli sono stati assegnati numerosi premi letterari, tra cui il "Premio Internazionale Città di Salò" per la silloge inedita di prossima pubblicazione Un anno di poesia, il "Premio Maestrale" a Sestri Levante e il premio "Giovanni Gronchi" a Pontedera.
Ignazio GaudiosiCINQUE TERRE E ALTRO
 
Se madre vi fu accorta e prodigiosanel dare un segno singolare ai luoghi,
 profili con sinuose amenità,
 colori che marcano indelebili
 unicità avvertite,
 contrade con le loro segnature,
 antichità eloquenti,
 di storia e di tratturi,
 di prestigiosi eventi e di maniere
 di un vivere rinato dalla storia
 e dalle conoscenze ricercate,
 questa creatrice senza paragoni
 qui mise la sua sede e fu feconda.
 Orribile è pensare che, violata,
 dagli stessi figli, abbia maturato
 l’acerrima vendetta.
 Scoscendim arditi sulle ripe,
 su anfratti misteriosi, ora scomparsi,
 travolti assieme ai borghi,
 ai luoghi ormai famosi dei paesaggi.
 Ora lo sguardo è perso, esterrefatto,
 l’incredulo silenzio fa paura.
 La nota del cinismo dentro al video
 dal prima, dal durante,
 dal devastante dopo, a un suo commento
 identico in ciascuno.
 Il pianto dignitoso non si sente
 è quel fervore vivo e senza freni
 dai giovanili slanci, fa segnale,
 rincuora forte per ricominciare.
 Supini alla lezione
 si evita il tantundem, l’altrettanto
 che scongiura ogni futura offesa.
 È il cuore che interviene e vuol parlare
 e la sua voce arriva e da conforto.
 
 
 
 
 Angelo Guarnieri è nato nel 1951 a Castelbuono in Sicilia. Nel 1966 è emigrato con la sua famiglia in Liguria, che da quel momento è diventata l’altra metà della sua terra. Si è laureato in Medicina a Genova e si è specializzato in Psichiatria e Neurofisiopatologia. Dal 1979 ha lavorato come Psichiatra nei Servizi Pubblici per la Salute Mentale della Provincia di Genova. Ha pubblicato Nel tempo del privato - Diario in forma di poesie e inversi frammenti 1997-1999 (2000), Nel tempo dell’inganno - Dopo l’11 settembre 11 poesie (2002), Dintorni (2009). Ha curato la raccolta di poesie di Alda Merini Dopo tutto anche tu, Edizioni San Marco dei Giustiniani (2003). Nella Rivista di Psicologia Analitica (1°semestre 2011) ha pubblicato (con Angelo Malinconico, psicologo analista) il saggio “La poesia, la psichiatria, Alda Merini: epifanie e nascondimenti”.
Angelo GuarnieriTWEET DEL QUATTRO NOVEMBRE
 
Piove a Genova. Troppo.E il governo è ladro. Troppo.
 Troppo dolore. Troppa catastrofe.
 Troppi morti.
 La natura impone la sua patrimoniale.
 Il cielo ha rotto le acque.Ma nessun bambino è nato.
 Nessun sorriso per i nostri tristi traffici.
 Anzi! Oh Dio! Oh mio Dio!Due bambini hanno chiuso gli occhi,
 nell’abbraccio della propria madre.
 Per sempre addormentati da un turbine
 di illusioni, acqua, lacrime.
 E ancora tre anime smarrite
 ed erranti, rapite dall’ala rude.
 Guarda! Guardate là! Oh Dio! Oh mio Dio!Persone nel fango! Stravolte dal fiume,
 da alberi violati e lamiere decerebrate.
 Implorano angeli custodi nel fango.
 Arrampicati nell’aria per tenere il respiro.
 Oh Dio guardate! I primi angeli del fango!Impastati di coraggio, il cuore in gola,
 a sfidare il gelo che secca le mani calde.
 E fermano l’impossibile, schierando argini
 umani per salvare contro la forza dell’acqua,
 tumulto nemico per eccesso di disprezzo.
 Guardate! Oh Dio, guardate ancora!Frotte di angeli del fango! La carne rossa della carità.
 A ridare volto alla città. A cercare l’oro del vero.
 Il cuore di Genova ferita germina angeli dal fango.
 Il dettaglio contro la catastrofe. Che forse ci salverà!
 
 
 
 
 Note al testo
Francesco MacciòAI CITTADINI DI GENOVA
 (dopo l’alluvione del 4 novembre)
 
Le carcasse delle automobili in fila come una flotta scompaginata
 in piazzale Kennedy, il libertino
 John Fitzgerald – lo ricordate? –
 il guerriero bambino, incustodito
 nello scisma della libertà.
 Le carcasse limacciose
 con braccia di giunchi e di rabbia
 con gambe di sterpi e dolore
 lì davanti all’astio di mille parole,
 alla distesa gonfia del mare.
 Nasce sempre intorno al fuocola poesia: è compassione, ribellione,
 è memoria e sale della terra.
 Ha il volto inconsapevole dei màrtiri
 impaginati a colori sui giornali,
 il volto del fango, di tutte le storie
 disfatte che abbiamo dimenticato...
 E difende indifesa questo mondo
 e noi che siamo altro fango
 da plasmare, altra messe democratica
 di denaro da consumare.
 Ma dura negli scantinati, quel fango, dura nelle strade,
 negli ipertrofici vasi bianchi
 rimossi in pochi giorni
 con gli alberelli di una nuova Rambla
 appiccicata sull’asfalto
 in via Venti Settembre.
 Che è stato – lo ricordate? –
 il giorno di Porta Pia, breccia
 di un’Italia fiorita che s’è desta
 e s’è di nuovo addormentata.
 Aprire varchi tra i resti di un torrenteintombato nel cemento
 è un gioco di rimessa a luci spente,
 un’ecatombe di voti e allori,
 di dollari e potere.
 Meglio andarsene all’orza,
 sfilare da mannequin sotto un cielo
 fosforescente, adunare la gente
 nelle piazze, rinchiusa
 tutta in un pugno, oceanicamente
 colpevole e innocente.
 Memoria è anche dimenticarechi discolpandosi si accusa,
 quelle maschere sorridenti
 sui teleschermi per boria
 e tornaconto di consensi,
 quel frastuono di notti recise
 sotto i riflettori
 tra cantanti e rovine.
 Nasce sempre intorno al fuoco
 la poesia: è compassione, ribellione,
 è nel vento e nel silenzio...
 nel ritmo delle città morenti,nei frantumi della risacca
 e delle stelle, è infanzia indifesa
 che unisce la terra e ci difende!
 (23 – 31 dicembre 2011) 
 In piazzale Kennedy, nel quartiere della Foce, vennero dislocati i veicoli travolti e distrutti dallo straripamento del rio Fereggiano → strofa prima.
 In occasione del Salone Nautico, in via Venti Settembre furono allestite e smantellate nell’arco di una settimana vistose aiuole, che molti giornali, denunciando l’evidente dispendio di denaro pubblico in un momento di grave crisi economica, bollarono con allusiva ironia con la parola “Rambla”. Probabilmente il termine, nella sua valenza antonomastica, è affiorato in questi versi come frammento di una memoria condivisa e al contempo come esplicito richiamo ad essa → strofa terza.
 Vi è infine un riferimento alle cosiddette “Notti bianche”, feste notturne a spese del Comune di Genova, caratterizzate da numerosi simultanei spettacoli di musica leggera → strofa quinta.
 Francesco Macciò vive a Genova dove insegna italiano e latino in un liceo. Scrittore, saggista, ha pubblicato i seguenti libri di poesie: Abitare l’attesa (2011); L’ombra che intorno riunisce le cose (2008) e Sotto notti altissime di stelle, con un saggio introduttivo di Luigi Surdich (2003). Con l’eteronimo di Giacomo di Witzell, ha pubblicato il romanzo Come dentro la notte (2006). Un suo racconto intitolato Trieste, notte è apparso ne “il Giornale”, 7 novembre 2004, nella rassegna L’Italia raccontata dagli scrittori. Ha curato il libro di studi su Giorgio Caproni «Queste nostre zone montane», con una introduzione di Giovanni Giudici, Genova, 1995. Un ampio resoconto della sua attività poetica, corredato da testi e da una significativa antologia critica, è on-line in “Lettera in Versi”, a cura di Rosa Elisa Giangoia, n. 31, settembre 2009.
 
 
 
 Massimo Morasso è nato a Genova nel 1964. Operatore culturale, consulente del Festival della Scienza, ha ideato e diretto il Muvita di Arenzano, il primo museo in Italia dedicato alle tecnologie ambientali. Si è dedicato alla poesia, alla saggistica, alla traduzione e alla critica letteraria affrontando autori come Rilke, Yeats, Goll, Meister, Pound e Cristina Campo, ma anche alcuni temi più generali come l’identità europea, l’etica ambientale, il “sogno americano”. Ha collaborato a “L’Indice”, “Micromega”, “Antologia Vieusseux”, “Humanitas”, “Poesia”, “Atelier”. Per alcuni anni ha scritto libri apocrifi nel segno unico dell’attrice Vivien Leigh. Nel 2001 ha redatto la “Carta per la Terra e per l’Uomo”, un documento sulla crisi ecologica sottoscritto da poeti di quaranta diverse nazionalità, fra i quali cinque premi Nobel e vari premi Pulitzer. I suoi ultimi libri sono La furia per la parola nella poesia tedesca degli ultimi due secoli (2009), La vita intensa. I racconti di Vivien Leigh (2009), In bianca maglia d’ortiche. Per un ritratto di Cristina Campo (2010) e Viatico (2010).
Massimo MorassoFra i palazzi che continuano a infoltire
 
Lo scoppio del rigagnolole schiere di automobili ondeggianti
 le ingovernabili automobili ondeggianti
 le zattere, nel fiotto, le astronavi
 Vieni, oh vienici addosso morte per acqua
 E tutto piomba all’improvviso dentro a un flusso disumanotutto converge fra i palazzi che continuano a infoltire
 nel loro santo zelo operativo
 fanno la spola gli angeli del no
 fra terra e cielo
 l’idea dell’aquila in picchiata su un coniglio
 spurgano dai tombini anche i fantasmi del Ventennioaggallano gli architetti dell’evo del Boom
 occorre tempo per comprendere l’Assurdo
 ma questo è un tempo che non passa e la città
 s’impalta nel pensiero
 nell’iride nel gorgo fra gli artigli
 come un grido
 
 
 
 
 
| Facili alluvioni Due sponde d’improvviso divise
 si scrutano da lungi
 come tribù di confine:
 l’argine alto della Stazione
 isola pietrosa
 sul nuovo laco giano
 che risale piano
 i giardini navigati,
 quelli che portano dritti dritti
 alla foce nera nera
 del Bis.lacco nostro fiume.
 
 Il rio sordido a monte
 ha rovesciato in aria
 il suo segreto greto,
 chiarendo lo Stato delle cose,
 la forza dell’acqua perfida,
 quella che non bisogna tentare
 in quanto,
 strozzata altrove,
 se la riemerge, eccome!
 e quando e dove davvero non deve,
 ed energicamente disfa e,
 checcazzo!,
 non se ne sta.
 
 Così s’incrocia lento con l’acqua all’inguine
 qualche ostinato coraggioso macho
 rubicondo fiato fendente l’acqua
 bilagnosa di lordura,
 profugo straniero a guado
 (periferico decentrato)
 verso l’agognata casa d’oltreripa,
 oltre la lenta opposta sponda…
 
 … la trasudata sponda
 ch’era strada marciapiede cortile cantina
 box barbiere casa officina…
 questo lago grigio sepolto risorto dal catrame
 che vuol congiungersi al cielo e al mare
 (disgraziosamente screziato ha lampi
 d’oli verdure plastiche motori…)
 |  | Perché sì,è piovuto molto sui nostri ponti ferreggiani,
 un attimo dirotto, una voragine di senso
 nel momento scolastico più sciocco,
 proprio quello che bisognava essere assente
 (e invece è presente per subito essere,
 si dice misero, un Niente).
 
 Perché il Cielo si rifiuta di docile ricordare
 il  diametro aureo dell’Umana Tubatura!
 
 Perché il Tempo è cambiato,
 e, per Giove, pluvio ci ha disturbato!
 
 Un Tempo di poca gioia,
 un tempo da niente
 di Morte per Niente.
 
 Oppure sì,
 sempre eguale,
 che trascorre solito
 i corpi il fiume
 e li conduce a cimiteri sepolti
 e lascia indietro
 orti di[s]messi
 [f]radici segni [legni]
 muri [f]cr[olla]ti
 [m]s[assi] sp[arsi]
 C[io]tt[cc]o[lati]
 
 [arti]
 
 (irrìde nelle vìscere onde
 le nostre misere urbane orde
 i nostri poveri [de]triti versi).
 
 
 
 
 
 GENOVA.12.0.12.0.12 | 
 
 
| Toponomastiche allusioni per Facili alluvioni Giano: dio Janus, quindi Genova/colore giallo (dial. genovese)
Bilagnosa: del torrente Bisagno/bisognosa/lagnosa
 Bisognava: falso deverbale da Bisagno/sognava due volte
 Bis.lacco: bis.ticcio con Bis.agno e rinvio a ‘laco’, termine
 antico per ‘lago’
 Ferreggiani: del torrente Fereggiano, esploso il
 4 novembre 2011/ferroso/ferrugginoso
 Cimiteri sepolti: alla foce del Bisagno si trovavano i cimiteri di
 Genova prima di Staglieno (1851)
 | 
 Alberto Nocerino (Genova, 1960), poligrafo.
 Di formazione semiotica, antica disciplina che aspirava, attraverso lo studio dei segni e dei testi, a divenire scienza globale della cultura. Lavora a Genova, presso la Soprintendenza per i Beni Artistici, Storici ed Etnoantropologici della Liguria (Ministero per i Beni e le Attività Culturali).
 Si occupa di teatro, poesia, antropologia. Dal 1992 organizza letture in pubblico di testi suoi e di altri autori. Collabora dal 1995 al Festival Internazionale di Poesia di Genova, per il quale ha ideato e realizzato una ventina di Percorsi Poetici e contribuisce all’attività della Stanza della poesia di Palazzo Ducale. È tra i fondatori dell’Ass. culturale La Milonga (1994-2004) e, con Sandro Baldacci, del Laboratorio Teatrale Integrato ‘Tuttinscena’, con cinque spettacoli per e con ragazzi in scena al Teatro di Genova (1997-2004), di cui ha curato la drammaturgia e l’organizzazione.
 Con l’attore e regista Antonio Carletti ha fondato TeatrOvunque (2003), per il quale ha scritto e organizzato gli spettacoli Lingue in movimento. Varietà futurista (2005) e Poetiàporté (2010).
 Dal 2003 al 2009 insegna scrittura creativa all’Università di Genova (Scienze della Formazione). Con Roberto Pellerey ha pubblicato Laboratori di scrittura. Istruzioni per una ginnastica alfabetica infinita (Roma 2011).
 Dal 2003 si interessa di antropologia culturale. Dal 2011 è direttore di redazione di Il Nido d’Aquila. Rivista etnoantropologica e linguistica delle Alpi Marittime e dell’Appeninno Ligure.
 
 
 
 Claudio Pozzani, poeta, performer e romanziere è nato a Genova nel 1961. Le sue poesie sono tradotte in oltre 10 lingue e comparse in antologie e riviste. Tra i suoi libri più noti, la raccolta di poesie in edizione bilingue (italiano-francese) dal titolo Saudade & Spleen e il romanzo Kate et moi. Nel 2010 è uscito il CD di sue poesie La marcia dell’ombra, in collaborazione con i musicisti Fabio Vernizzi e Andrea Vialardi. Il CD è restato per 6 settimane nella top 30 delle radio indipendenti italiane, prima volta per un disco di poesie. Nel 1983 ha fondato il Circolo dei Viaggiatori nel Tempo (CVT), un’associazione culturale con la quale ha creato e organizzato numerosi eventi e festival letterari in Italia, Giappone, Francia, Germania, Austria, Finlandia e Belgio. È ideatore e direttore del Festival Internazionale di Poesia di Genova, nato nel 1995 e considerato la più grande manifestazione di poesia in Italia con oltre 900 poeti e artisti provenienti da tutto il mondo in 17 edizioni. Nel 2001 ha creato la Casa Internazionale di Poesia sita a Palazzo Ducale a Genova, che dirige tuttora.
Claudio PozzaniEPICEDIO
 
Non sento ortidentro me
 solo steppa e tundra
 Nessun fruscio di crescita o di vita
 Nessuna trasformazione
 Nessun organo di luce
 Soltanto scie grigie
 come vortici di numeri di roulette
 e lampi magri
 come radici di pianta carnivora
 che divora angeli e aerei
 al di sopra delle nubi
 Non sento portidentro me
 solo navi bombardate
 Nessun formicolio di pulsante gioia attiva
 Nessun trasporto o sollevamento
 Nessun roteare di fari
 Soltanto voragini e banchine sbrecciate
 solo ganci di gru abbandonate
 che dondolano al vento come donne impiccate
 Non sento mortidentro me
 solo scheletri e silenzi
 Nessun ricordo spezzato
 come un ombrello dal temporale
 Nessuna ernia da sollevamento lapidi
 Nessun cacciavite a inchiavardare bare
 Soltanto un asindeto di visioni amare
 solo semafori lampeggianti grigio
 in incroci deserti orfani di clacson
 Non sento fortidentro me
 solo tende strappate
 Nessuna donna che si fa sull’uscio
 a salutare l’uomo che va via
 Nessuna casa dalla schiena di pietra
 Nessuna chiesa con le croci intere
 Soltanto ombre impresse sui muri
 e ponti che percorre solo il vento
 e solo il vento un giorno potrà ritornare.
 
 
 
 
 Bruno Rombi, nato a Calasetta (Cagliari), vive a Genova. Poeta, scrittore, critico letterario, pubblicista, nonché pittore, ha curato per anni il supplemento letterario “Letture d’Oggi” del quotidiano genovese “Il Lavoro”. È autore di una ventina di volumi di poesia, prosa e saggistica, da Oltre la memoria - poesie (1975) fino ad arrivare a Fragments de lumière, poesie in francese (2010). Due tempi del suo poemetto Otto tempi per un presagio, sono stati recitati nella Basilica di S.Eufemia nel corso del programma musicale ORA MISTICA “Sotto le ali divine” del Festival dei Due Mondi 2005 di Spoleto dall’attrice Elena Colucci.  Ha partecipato a convegni letterari in Francia, Belgio, Svizzera, Jugoslavia, Russia, Polonia, Malta, Macedonia, Romania, Algeria e Lussemburgo. Ha pubblicato sue poesie in sedici lingue diverse su giornali e riviste. All’estero sono stati pubblicati tredici volumi di sue poesie e due romanzi. Ha tradotto una quindicina di volumi di poesia, prosa, storia e saggistica varia dal francese, inglese, spagnolo, portoghese, rumeno e maltese. Nel 2005 ha curato la Piccola antologia plurietnica di poesia Babilonia con testi a fronte nella lingua originale di trenta poeti di nazionalità diverse.
Bruno RombiA GENOVA AMATA
 
Ancora una volta giunge dal Cielo,mia amata città di mare,
 un segno della Sua ira
 per la nostra cura selvaggia
 del tuo territorio.
 Un uragano di acqua infuocata
 piove tra i fulmini
 e con la morte di tanti innocenti
 s’apre nel cuore
 di chi ti ama
 una ferita sempre più ampia.
 Novembre 2011
 
 
 
 
 Massimo Sannelli è nato ad Albenga nel 1973. Vive e lavora a Genova. Dopo studi musicali si è laureato nel 1996 in Lettere Moderne presso l’Università di Genova, con Edoardo Sanguineti. Nel 2004 consegue il dottorato in Filologia Latina Medievale. Nel 2011 ha pubblicato le traduzioni del Didascalicon di Ugo di San Vittore e delle Poesie del Monaco di Montaudon; ha tradotto in poesia I doveri di Nostradamus. In prosa, il libro Scuola di poesia. Nel 2010 ha curato un commento alla Comedìa di Dante. Come artista digitale ha pubblicato negli USA il catalogo This Is Visual Poetry by Massimo Sannelli.
Massimo SannelliDUE OTTAVE PER LA VOCE
 
1. 
questi rami di mirto, i ritagli, 1 vaso:liberi tutti. la città sommersa il quattro
 novembre, anno MMXI. e i nomi, e
 gli appunti riscritti, come annunci
 diversi. ora gli annunci sono le notizie.e la paura seduce te, perché non
 è più uno schermo: ti piace. ecco, senza
 potenza sarai nulla: dunque ami il nulla.
 
2. 
il tà migliore, il colpo, non esiste.il suono è non mio. la mente non
 è re, è vedova donna e non crea più
 il bene. io vedo che la mente è male,
 e io non sono la guerra. a tutti i caripresenti, tutti, gli amici, i morti, i vivi:
 qui penso, voi siete. qui in dieci ore i fiumi
 uccidono sei vivi, vive. io non capisco.
 
 
 
 
 Fabio Scotto, nato a La Spezia nel 1959, ha pubblicato le raccolte Il grido viola (1988), Il bosco di Velate (1991), La dolce ferita (1999), Genetliaco (2000), L’intoccabile (2004), Bocca segreta (2008), le prose di A riva (2009). Ha tradotto Hugo, Vigny, Villiers de l’Isle-Adam, Bernard Noël, Yves Bonnefoy, di cui ha tra l’altro curato per Mondadori il Meridiano L’opera poetica (2010). Tra i suoi libri più recenti l’antologia Nuovi poeti francesi (Einaudi, 2011) e il saggio Il frammento poetico nella modernità francese (Donzelli, 2012). Insegna Letteratura francese all’Università degli Studi di Bergamo.
Fabio ScottoDOPO LA MAREGGIATA IL CIELO LIBERATO SI CONFONDE
 
Dopo la mareggiata il cielo liberato si confondecon l’orizzonte diafano d’avorio
 Bocca di Magra
 barche ormeggiate in fila come croci
 cigolano le cime atroci nel beccheggio
 L’acqua nasconde i rami coi liquami
 in una danza ocra mai riposa le sue salmastre membra
 il fiumemare
 E l’aria sa di pioggia mai caduta
 Cerco nell’altra riva l’altro sole
 Ho cento chili di vento dentro gli occhi
 Ma nella foce più non vedo la foce
 Già ripiove
 Eppure il fiume deve andare al mare
 
 
 
 
 Guido Zavanone, nato ad Asti, Procuratore generale onorario presso la Corte di Cassazione. Ha pubblicato varie raccolte di versi, tra cui: Arteria (1983), La vita affievolita (1986), Il viaggio (1991), Se restaurare la casa degli avi (1994), Qualcosa (1994), Care sembianze (Managò, Ventimiglia, 1998). Ha vinto numerosi premi letterari. È presente in numerose antologie, italiane e straniere, e in antologie scolastiche. Sue poesie sono apparse in diverse riviste letterarie. È redattore di “Resine” e condirettore di “Nuovo contrappunto”.
Guido ZavanoneSEBBENE
 
Sebbene, fatto ad immagine di Dio, alternando la procreazione e lo sterminio assecondi
 il progresso inarrestabile del mondo,
 avviene che l’uomo, ostinato a sognare
 la resurrezione dei corpi,
 rivolga un appello patetico
 all’esercito indaffarato dei vermi
 perché restituiscano le loro prede, mentre
 sulle navicelle spaziali insegue,
 oltre la porta dischiusa del tempo,
 la cara anima smarrita.
 Per amore
 di se stesso, avvelena i mari                       ove muoiono
 le specie progenitrici,                                 manda al rogo
 vecchi boschi incupiti dall’oblio,                   ammutolisce
 le voci insistenti delle acque,                      fiumi
 di scorie e detriti vietano
 il vacuo specchiarsi della luna, l’indolente
 trasmigrazione-balneazione delle nuvole.
 Allo stesso modoè pronto a spezzare
 la fragile linea dell’orizzonte,
 pianificare le montagne, stravolgere
 il corso ordinato delle stelle
 pur di
 moltiplicare all’infinito
 i propri, effimeri esemplari
 nell’indifferenziata, brulicante inutilità delle copie.
 Sebbene,
 passandogli accanto, la vita
 scosti da sé bruscamente
 questo maldestro mendicante d’eterno.
 
 
  Alluvione a Vernazza
 foto di Lino Cannizzaro
 
 viviane.c@alice.it
 
 
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