FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia

Numero 66
marzo 2024

Inverno

 

L'IMPORTANZA DELLA CENERE
Riflessioni su Il tuo cuore è una grancassa
di Alessio Brandolini

di Marco Benacci



Scritto in gran parte durante gli isolamenti dovuti all’emergenza Covid-19, Il tuo cuore è una grancassa di Alessio Brandolini, è uno dei frutti poetici migliori che ha prodotto questo periodo oscuro.
Tanti sono stati gli studi critici che hanno accompagnato il libro in questi mesi, ognuno dei quali ha arricchito le mie riflessioni su questa raccolta poetica, come la bella introduzione di Francesco Tarquini dal titolo Dalla parte dell’ombra; proprio Tarquini a mio giudizio individua tre aggettivi che descrivono in maniera eccezionale il libro: “denso, compatto, complesso”.
Chi segue la poesia di Brandolini, ha avuto la fortuna di leggere alcune anticipazioni del libro, sia sulla presente rivista che sull’antologia Città in miniatura, ma niente avrebbe fatto presagire una raccolta poetica così intensa, con una personalità chiara e forte, in cui la poesia ci racconta in maniera inedita concetti come l’attesa e il rapporto con l’altro, ben conosciuti negli ultimi anni da tutti noi, riuscendo a focalizzare l’attenzione su qualcosa di più alto.

Ad esempio, sulla concezione del tempo: sin dalla prima sezione si viene immersi in uno spazio in cui del suo trascorrere se ne sente il peso, non tanto dei momenti che non passano, ma di quelli che sono già avvenuti: “da mesi a parlare di pace e ne sappiamo / ben poco”, “camminiamo da ore” e “sono anni che rifletto”. L’isolamento è innanzitutto per il poeta il tempo del ricordo e della presa di coscienza; la sosta obbligata, non blocca solo il poeta nello spazio, lo obbliga anche alla riflessione personale, all’analisi del trascorrere della sua esistenza. Forse per questo il titolo Diario della cenere: è il resoconto giornaliero di ciò che rimane, la presa di coscienza quotidiana del fatto che l’avvenimento più importante è già passato e adesso non resta altro che affrontare il dopo. L’incertezza nella poesia di Brandolini, quindi non coincide con l’incertezza del presente o con la paura del futuro, ma con la spietata chiarezza del passato che permette di prendere coscienza e accettarne le responsabilità. Il poeta si scontra oggi con ciò che è stato e che non si può cambiare, soprattutto nei rapporti umani.

Brandolini usa la sua limpida poesia per ricercare le radici di una rottura o di una gioia, per entrare in dialogo con l’altro, con il protagonista della storia raccontata. Questo percorso che compie il poeta è il segno che non siamo davanti all’impulsività del componimento, non è un vaso che cade e si rompe, ma qualcosa che da tempo silenziosamente ha iniziato a incrinarsi e che l’immobilità della pandemia fornisce l’occasione per una presa di coscienza chiara.
Nonostante queste premesse però, ormai è troppo tardi per trovare l’incontro con l’altro (“chiamo ma nessuno risponde”, “scrivo lettere al silenzio”) e spesso quando si rivolge alla controparte l’elemento della disperanza è onnipresente, poiché l’assenza sottolinea la fragilità della normalità e disintegra il mondo dell’abitudine: “Le porte si chiudono / crollano muri a secco che segnalano / confini”.

Ma a chi si rivolge il poeta? In molti componimenti i riferimenti sono chiari (genitori, moglie, figli), in altri quel dialogo cercato è più misterioso. Proprio in queste poesie che si intuisce che forse i versi sono molto più intimi di quello che potrebbero sembrare: “l’ultima lettera al silenzio la scriverò / più tardi camminando lentamente nel bosco”. Un chiaro esempio è la sezione Cammino dentro di me, in cui è vitale anche se apparentemente vano percorrere un vortice interno dove “le strade si attorcigliano / girano intorno al nulla”.
E quando il lettore arriva a questa concezione, ecco che il libro cambia. Ecco che tutta quella disperanza diventa sintomo di coraggio; per quanto siano apparentemente incolmabili gli abissi, nei versi dell’autore c’è sempre la volontà di non arrendersi, la voglia di trovare un appiglio: “Posso afferrarmi allo sguardo / e da un lago di cenere estrarre il tuo azzurro”.

Con tematiche tanto complesse, l’autore sceglie comunque di affidarsi a parole semplici e variando le strutture del componimento, riesce a dare vita a versi di una bellezza unica (“Calci hanno distrutto lo specchio / di notte ora i suoi pezzi scandagliano / le stelle”) in cui fondamentale importanza ricopre il suono: “Sdrucciola la noia / sulla scia dell’oblio”. Strategie poetiche permettono al lettore di carpire l’unicità del libro e l’importanza di ogni singolo componimento.
La lettura di questo libro è un’esperienza molto interessante, sia per le tematiche che il libro affronta che per le scelte stilistiche molto puntuali, in cui emergono tutti i meriti del Brandolini poeta, che abbiamo imparato ad apprezzare sin dai suoi esordi.




POESIE DI ALESSIO BRANDOLINI
da Il tuo cuore è una grancassa
La Vita Felice, 2022
pagg. 104, euro 14


DIARIO DELLA CENERE

2

Camminiamo da ore e tutto questo spazio
allunga la vista, lava all’interno. Il passato
scorre nel fiume, resta il disegno d’un giorno
che mai sorgerà perché in fuga da un pugno
di stelle. Posso afferrarmi allo sguardo
e da un lago di cenere estrarre il tuo azzurro.

8

Fare qualcosa? Un’accecante luminosità
e il viola scuro della montagna con la casa
sotto il paese dove abbiamo vissuto istanti
che duravano giorni. Ora siamo inseguiti
da una valanga e non usciamo da mesi. Qui
si parla poco, soltanto lo stretto necessario.

9

Sul vulcano colonne di nuvole cariche
di cenere, per questo restiamo barricati
in casa. Trilla il telefono: – Ciao come va?
– Non così male, un po’ all’indietro.
– Io? Bene: ho finito il mio romanzo. E tu?
– Cancello parecchio di ciò che ho scritto.


L’ALLEGRIA DELLA LUCE

Ho lasciato che le cose accadessero
ora mi ritrovo nel bosco e il sole
non purifica. La notte non dormo
e di giorno corro a valle tra le foglie
che bruciano e il fumo è un segnale
di addio. Guarito ma non posso
sollevare un braccio per fuggire dal male
che sa di sangue infetto, di ulivi
mutilati dal gelo e per salvarli
occorre potare a corto. Uno sguardo
alla corsa e l’inarrivabile meta taglia
in quattro. Nulla di grave eppure
si vive nel presente, tutti i giorni
come se fosse avvenuto un disastro.

Avrei voluto un movimento trasparente
più vicino a noi. Il frutto dell’amore
non è il vuoto o la rabbia, la bocca piena
di terra: serve la giusta intesa tra cuore
e mente. Strappo erbe infestanti tuttora
sorpreso dall’incessante allegria della luce.


IL FUTURO È GIÀ QUI

I morti così diversi dai vivi con loro
non rischi e rendono vani i rifugi.
Ci siamo già visti da qualche parte?
Ecco la traccia che il futuro è già qui:
l’occhio regala sogni presi a calci.
Bello stare con te sotto la pioggia
sveltiamo il passo così mi appoggio
al braccio, al tuo sorriso. Annaspo
come quando non riesco a dormire
per via della mente gonfia di visioni.

Come si può deviare un fiume in secca?
Non spaventarti, l’aria è sterile
e le finestre sono chiuse, non si esce
di casa. Lastre di pietra lavica, lì
dove il male lascia solchi precisi.
Contemplo le montagne rivestite
di nitido ghiaccio: l’io vacilla, poi
fugge lontano. Lavoravo duro per farmi
amare: prima o poi qualcuno noterà

(deliravi) la schiettezza, la mia passione.


IN ATTESA DELL’ATTIMO GIUSTO

All’alba la vita ha un nuovo inizio:
non sono prigioniero, posso uscire
a passeggio, incontrare un amico
lungo il tragitto. Rincorro il legame
lo scroscio che possa nutrire, dare
un senso all’ombra da sempre chiusa
nel cuore, nel lato oscuro della purezza.

Arduo e se fosse comodo non chiederei
aiuto; stando qui, ogni volta, ha inizio
il prodigio. Le strade si attorcigliano
girano intorno al nulla. Occhi
senza sguardo: dal nostro dialogo
verrà fuori qualcosa di buono? In attesa
dell’attimo giusto. Sì, degli anni a venire.


NELLA PIAZZA MEDIEVALE

Spine (incuranti della pioggia, del vento)
penetrate da decenni nei nostri cuori.
Ti amerò come quando le foglie spuntavano
sulle nostre braccia. Te lo dico gridando e mi
spingi fuori dal letto. Eppure siamo cresciuti
assieme nella piazza medievale
perché sottrarre quel poco che di me resiste?

Ti parlo soffiando sul fuoco che assedia
il passato, non ho altri punti di appoggio.
– Dove sei stato tutto questo tempo?
– Nel sole che scende a picco sul mare.

«È uscito di testa», così disse il vecchio parlando
soltanto con le rughe, con le strade tortuose
del paese e senza pretendere di essere compreso.


VIGNA

A carponi entri nella luce, le stelle avvolgono in silenzio e rivedi gli anni salvati dagli esseri invisibili che guariscono ferite. Il prato si nutre della luce stellare e gli uccelli vi planano lenti, raccolgono semi, bacche. L’io chiassoso a tratti compare dietro l’opulenta pancia che balla sul palcoscenico illuminato a giorno. Curvo, con il sangue che gli esce dal naso, lo guardi e pensi che l’assenza del padre non sarà mai un capitolo chiuso. Strade piene di trappole si attorcigliano alle gambe, si fanno bosco, lupo, cappuccetto rosso. Il titolo resta lapidario, scolpito sui muri delle case. Dici, con un fazzoletto premuto sul naso che sanguina: ti stavo cercando da giorni. Lui sorride come quando d’estate andavate a dare l’acqua ramata, contento della piccola vigna che resiste alle intemperie. Lanciavi lunghe canne il più lontano possibile sognando dipartire per poi tornare e alleviare le sue fatiche. Lo abbracci forte e gli dici: andiamo a casa, devi riposarti! Accartocciato dal tempo, dal freddo ora il padre si piega e si sbriciola, si trasforma in pulviscolo dorato.


OROLOGIO

Il congegno s’inceppa e pensi: l’auto ferma con le viti allentate, il serbatoio vuoto, le gomme sgonfie. Che altro manca? Sbandi e precipiti nel vuoto. Le stagioni hanno labbra scorticate che divorano la scrittura ma alla notte non serve altro. Devi nasconderti, farti incorporeo per qualche giorno e smetterla di temere il viaggio. Ci sono recinti divelti e una casa senza tetto, dopo il gelo verrà l’estate e ricostruiremo tutto dalle fondamenta. Scambi di frasi spezzettate: per evitare l’uragano occorre più forza, una nuotata che allontani dalle falsità. Il silenzio deborda e l’orologio scandisce il tempo al contrario, raschia le parole che frullano in testa ma occorre ben altro per restare mentalmente stabili. Il gelo del mattino è ruvido, profuma di fragole, uva, albicocche. Troppo tardi per credere a un miracolo?




Alessio Brandolini
è nato a Frascati nel 1958 e vive a Roma dove si è laureato in Lettere. Ha pubblicato i libri di poesia: L’alba a piazza Navona (1992, Premio Montale - Inedito), Divisori orientali (2002, Premio Alfonso Gatto - Opera Prima), Poesie della terra (2004), Il male inconsapevole (2005), Mappe colombiane (2007; anche in spagnolo: Mapas colombianos, Colombia 2015), Tevere in fiamme (2008, Premio Sandro Penna), Il fiume nel mare (2010, Finalista Premio Camaiore), Nello sguardo del lupo (2014; anche in spagnolo: En la mirada del lobo, Messico 2018), Il volto e il viaggio (2017, con disegni di Stefano Cardinali) e Il tuo cuore è una grancassa (2022). Nel 2016 è uscita l’antologia Il futuro è un campo incolto (1992-2014) e nel 2021 l’antologia Città in miniatura (2004-2020, anche in inglese: Miniature Cities, Stati Uniti, 2023). In Costa Rica sono state pubblicate le antologie En el ojo del lobo (2009) e Desde otro planeta (2014), in Colombia Llamo desde otro planeta (2016), in Argentina El camino de regreso (2019) e in Romania Sun și nu răspunde nimeni / Chiamo e nessuno risponde (2023). Nel 2013 ha pubblicato il libro di racconti Un bosco nel muro. Traduce dallo spagnolo e dal 2006 coordina Fili d’aquilone, rivista web di «immagini, idee e Poesia». Nel 2011 ha fondato la casa editrice Edizioni Fili d’Aquilone.


marco.benacci@live.com