FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia

Numero 59
novembre 2021

Rovine

 

BESTIARIO COSMICO
L’eredità di Eielson: affinità e amicizia

di Martha L. Canfield



L’ultimo anno della vita di Jorge Eduardo Eielson è stato una dura prova per lui a causa delle sue condizioni di salute, che continuarono a peggiorare fino alla sua morte, l’8 marzo 2006. Tuttavia, la sua straordinaria forza vitale non lo abbandonò mai e lui continuò fino alla fine a fare progetti, a ricevere amici, ad aiutare giovani artisti e a organizzare accuratamente la sua eredità. Io sono riuscita a stargli molto vicino in questo periodo: trascorrevo dai tre ai quattro giorni settimanali con lui, nella sua casa di Milano, a seconda di come potevo organizzare i miei orari di lavoro all’università di Firenze. E in quei mesi, parlando tanto di tante cose, abbiamo programmato la fondazione del Centro Eielson, cosa che io sono riuscita a fare, in effetti, sei mesi dopo il suo decesso.

C’era però qualcosa che lo tormentava ed era un grave rimpianto per non essere riuscito a diffondere abbastanza l’opera di Michele Mulas, il suo compagno di vita per più di quarant’anni, tragicamente mancato a 66 anni, nel dicembre del 2002, a causa di un’epatite virale. L’opera di Michele, in effetti, era rimasta in ombra dietro quella di Jorge, che galleristi e critici d’arte mettevano sempre in primo piano. Così, in quelle giornate in cui lui si preparava serenamente ad affrontare la propria morte, abbiamo programmato che, appena fosse stato possibile, io avrei organizzato mostre e pubblicazioni di Michele. Gliel’ho promesso e ho cercato di realizzarlo nel migliore dei modi.

La prima mostra è stata fatta con diversi dipinti suoi e legni intagliati, tutti dedicati “a Giorgio” come lui era solito chiamare Jorge, insieme a sculture dell’artista spagnolo Román Hernández, ispirate da quadri o poesie di Eielson. La mostra venne intitolata Testimone di un’assenza e si allestì nella Galleria Coveri di Firenze dal 16 settembre al 22 ottobre del 2010. In seguito fu riproposta a Genova, presso il Museo di Sant’Agostino, dal 9 al 29 novembre dello stesso anno. Più tardi, nell’ottobre del 2015, il Centro Eielson in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura del Comune di Barisardo – dove era nato Michele e dove i due amici trascorrevano invariabilmente tutti i mesi estivi – allestì una mostra dedicata ai due artisti insieme, intitolata Is reis de Gardalis, accompagnata da diversi eventi collaterali, conferenze, performances e letture poetiche.

Jorge sarebbe stato felice se avesse potuto vederle. Ma c’era un altro progetto che lui aveva ideato a partire da una serie di disegni e dipinti di Michele, figure di animali fantastici, a volte dai tratti incerti fra specie diverse, compresa quella umana. L’idea di Jorge era scrivere poesie a partire da ognuna di queste opere e pubblicare un libro per il quale aveva già un titolo: Bestiario cosmico.
Il titolo è molto significativo, in primo luogo della visione che Jorge aveva dell’opera di Michele, del valore assoluto che lui riconosceva nelle creazioni del suo amico, ritenendole deliziose e perfino umoristiche manifestazioni di significati universali, vale a dire “cosmici”. Ma quel titolo rivelava soprattutto la sua concezione del mondo e dell’arte, strettamente legata al buddismo zen, che aveva approfondito attraverso gli insegnamenti del suo maestro Taisen Deshimaru, conosciuto, sempre insieme a Michele, nel 1970 a Parigi. Nella filosofia zen, diversamente dal misticismo cristiano, le attività e gli interessi esterni non sono considerati ostacoli per l’illuminazione, né si apprezza l’isolamento o la passività; perché lo zen, come insegnava Huìnéng già nel settimo secolo, si manifesta nelle cose più semplici, come mangiare, dormire, e perfino nelle funzioni materiali più umili.{1} Un esempio tra tanti possibili, sono i versi che si trovano nella raccolta Habitación en Roma, scritta proprio a Roma nel 1955 e pubblicata molto dopo all’interno del volume Poesía escrita,{2} dove dichiara, mentre gira desideroso per Roma, di non volere «altro che un poco / de allegria»,{3} ma dove nello stesso tempo si lamenta di girare senza meta:

      chiedendo elemosina alle nuvole
      dissotterrando oggetti fiammeggianti
      cercando dio tra le gambe
      di un tavolo.{4}
Con gli anni Eielson andò conquistando sempre di più una straordinaria serenità. E la visione del universo – del cosmo – in ogni essenza terrestre, animale, pianta, oggetto, piccoli o grandi, incominciò a manifestarla, dagli anni novanta in poi, attraverso la figura delle costellazioni, prima ricreate in tanti dipinti e poi proiettate in piccole sculture che chiamava precisamente “oggetti cosmici”.


J.Eielson, alcuni dei suoi oggetti esposti nella mostra Presenze cosmiche, Biblioteca Umanistica, Firenze,
13 settembre-8 ottobre 2021.

J. Eielson, Uccello cosmico,
1998, legno dipinto, cm. 18x16.
 



La scrittura quindi di poesie che potevano accompagnare il “bestiario cosmico” di Michele era per lui un progetto importante, dal punto di vista creativo e affettivo. Purtroppo, nell’ultimo anno della sua vita, il tumore che lo stava divorando e che presto diventò metastasi, non gli permise di realizzare questo progetto e non riuscì a scrivere le poesie. Allora mi chiese esplicitamente di non lasciar perdere questa idea.

Qualche anno dopo, proprio in occasione di una delle manifestazioni dedicate a Michele, Margara Russotto, poeta, docente universitaria ad Amherst, Massachusetts, e membro fondatore del Centro Eielson, si dichiarò entusiasta della serie di “bestie cosmiche” e stimolata a scrivere le relative poesie. Il progetto finalmente poteva partire. La sua realizzazione comportò più tempo del previsto ma ora finalmente è diventato realtà e nel mese di settembre del 2021 è uscita l’edizioni di Bestiario cosmico per i tipi del Centro Eielson,{5} di cui qui proponiamo alcune immagini e alcuni testi.

Le poesie di Margara partono direttamente da ogni disegno o dipinto, interpretano la figura, spesso l’associano alla creazione letteraria intrecciando arte visiva e parola poetica, come sicuramente avrebbe fatto Eielson, per infine proiettarsi nella riflessione esistenziale e metafisica. Per esempio, l’orso formichiere – presente anche nei miti delle civiltà precolombiane che affascinavano sia Jorge che Michele – viene descritto nel contesto del “piccolo mondo sotterraneo / e nero della formica”, fondamentale per la sua alimentazione ma che genera un contrasto di sorprendente sproporzione: l’enorme corporatura dell’orso e le minuscole dimensioni della formica. Eppure questa sproporzione paradossale e necessaria trasmette un importante messaggio: in questo universo convivono tutte le proporzioni, perché la vita non ha limiti e la forza vitale del mondo creato unisce e ricrea, colma e rilancia. Per la stessa ragione, questo bestiario immaginato da Michele Mulas non è “fantastico” bensì “cosmico”, come aveva detto subito Jorge Eielson.

A volte l’io poetante parla con l’animale dell’immagine, per esempio con la gallina che sembra avere appena deposto un uovo, non tra la paglia del granaio ma su una sedia, e questo fa associare prima l’uovo con “la sfera della certezza”, il centro della vita, il nucleo della creazione; e dopo, proprio per essere stato posto su una sedia, con il libro lasciato da una bambina, per la quale le pagine che si aprono offrono i tesori della scrittura. Così come l’uovo, “sfera della certezza”, racchiude la vita, il libro contiene un mondo (il mondo?).

Con l’elefante che “medita mentre gioca col pallone” si apre un’altra tematica costante e fondamentale nella cosmovisione dei tre amici coinvolti in questo progetto: l’amore per il gioco, la naturale tendenza dell’essere umano al divertimento, la condizione fondante del homo ludens, che è inoltre un carattere presente nelle varie specie animali, cosa che non ignora chi ama e osserva gli animali, come ha più volte messo in evidenza Eielson per quello che riguardava se stesso ma anche e soprattutto Michele, spontaneo e assoluto ambientalista, fratello di tutti gli esseri viventi con i quali condivideva non soltanto spazio e tempo, cibo e amore, ma soprattutto scherzi e umorismo. Jorge lo descrisse perfettamente nel suo poemetto Del absoluto amor (2005), di cui è giusto ricordare alcuni versi:

      Quando Michele annaffiava l’orto
      O dipingeva le sue forme gioiose
      Che secondo lui erano fiori
      C’era sempre alle sue spalle
      Uno stormo di farfalle
      E un asinello stanco
      Che non lo perdevano di vista
      E anche i roveri
      I castagni gli ulivi
      Si muovevano accanto a lui
      Come bravi fratelli
      Michele scherzava con loro
      Si metteva un fiore giallo
      Dietro l’orecchio
      E tirava fuori la lingua
      A un geranio o a un coniglio
      Mentre sollevava un piede
      Per non pestare una formica
      O qualsiasi cosa che vive
      O che respira
      Ecco l’amicizia
      Pensavo io
      La vera amicizia
      L’amore assoluto{6}
Ogni animale ha il suo pregio morale e il poeta non può non riconoscerlo né evitare di raccontarlo. Ecco perché, tra altri, il cammello viene associato alla pazienza, alla quale si può arrivare soltanto se si precipita abbandonando l’altezza dell’arroganza.
A questi animali, visti dall’esterno e dall’interno, con un’ottica insieme tradizionale e molto personale che li rendono, precisamente, “cosmici”, si aggiungono esseri mitologici, come Pegaso. Perché nella prospettiva dei tre amici, e ora in particolare dei due co-autori, Margara e Michele, l’esame della realtà non è separato dallo sviluppo dell’immaginazione, ed entrambi si riuniscono nella parola scritta. Tutti questi animali scivolano “nel fiume della poesia” e si consegnano al poeta che li fa rinascere e vivere per sempre sulla carta. Così lo spiega Margara nella poesia dedicata a Pegaso bambino:
      Negli interstizi della notte
      ritorna
      il mio bel cavallo bruno.
      Rinasce e volteggia,
      e scivola soavemente
      nel fiume della poesia.
      Poi appoggia la criniera
      sulla carta,
      dove finalmente
      tutto mio
      si calma.
La speranza finale e la visione positiva del futuro erano senza dubbio dei pilastri del pensiero di Eielson e di Mulas. Ed entrambi erano particolarmente sedotti dalle culture precolombiane, come si vede in tante opere di pittura, di scultura e di intagli in legno e in metallo che rimandano in particolare ai disegni dei tessuti preincaici, ma non solo. Mulas conobbe il mondo preispanico del Perù nel suo primo viaggio insieme a Eielson e ne rimasse affascinato. Ma tutti e due conoscevano anche i testi sacri del mondo orientale, così come la mitologia greco-latina. Le citazioni riportate da Russotto rimandano per tanto anche a questi contesti culturali condivisi dai due artisti.
Sono sicura che Michele avrebbe apprezzato le poesie di Margara e sono anche sicura che Jorge sarebbe felice di vedere il suo progetto finalmente portato a termine grazie all’intervento tempestivo ed efficace di Margara Russotto. Speriamo quindi che anche il lettore lo possa apprezzare e godere.



{1}Thomas Merton, Mystics and Zen Masters (1961), trad. it. Mistici e maestri zen, Garzanti, Milano, 1991, p. 41.

{2}Jorge Eduardo Eielson, Poesía escrita, ed. de Ricardo Silva-Santisteban, Instituto Nacional de Cultura, Lima, 1976.

{3}Habitación en Roma è stata tradotta da me, Di stanza a Roma, Ponte Sisto, Roma, 2009. La poesia citata è "Poemetto da leggere in piedi sull’autobus fra la Porta Flaminia e il Tritone", pp. 32-45.

{4}Ivi, p. 37.

{5}Michele Mulas & Margara Russotto, Bestiario cosmico, a cura di Martha L. Canfield, Edizioni Centro Studi Jorge Eielson, Firenze, 2021.

{6}Cfr. Jorge Eduardo Eielson: Del absoluto amor, premessa e traduzione di Martha Canfield, in Tradurre il Novecento. Antologia di inediti, a cura di Laura Dolfi, Collana “Le lingue di Babele”, Monte Università Parma Editore, Parma, 2014, pp. 289-329.




Poesie e disegni da Bestiario cosmico
di Michele Mulas e Margara Russotto



Dibujo inconcluso de puma herido

Heme aquí.
Soy yo.
Admírame y punto.
Fíjate como soy flexible y fiero.
¿No sientes la fuerza nerviosa
del músculo tenso
frenando el ataque?

He aquí mis flancos atléticos.
Mis ojos de brasa espiando
desde estrechas fisuras.

Uno solo me revelo.
De la cola a la cabeza
sin contradicción que tiemble.
Porque único soy
yo
el vellutato.

Ah,
si no fuese
esta herida en la rodilla,
sería ciertamente inmortal.
Es por eso que
una gran masa de fuerza
sucumbe
al poder difuso
de inocentes
debilidades.

Pero tú haz tu trabajo.
Tú contempláme
sin otra especulación.
Traza el mágico signo en el papel
antes que te devore.
Y basta.


Disegno inconcluso di un puma ferito

Eccomi qua.
Sono io.
Ammirami e basta.
Guarda come sono flessibile e fiero.
Non senti la forza nervosa
del muscolo teso
che frena l’attacco?

Ecco i miei fianchi atletici.
I miei occhi di brace che spiano
attraverso le fessure strette.

Mi rivelo uno solo.
Dalla coda alla testa
senza contraddizione che tremi.
Perché l’unico sono
io
il vellutato.

Ah,
non fosse
per questa ferita al ginocchio,
sarebbe di sicuro immortale.
È per questo che
una gran massa di forza
soccombe
sotto il potere diffuso
di innocenti
debolezze.

Ma tu fa il tuo lavoro.
Tu contempla me
senz’altre speculazioni.
Traccia il magico segno sulla carta
prima che ti divori.
E basta.



Gallina y huevo

¡Oh ligera oh emplumada oh fajada de aire!
Siempre en fuga, tú.
Siempre comprometida.
Puro núcleo eres,
porque ni el menor de tus huesecillos
va perdido.
¡Ah, ser como tú
deseada hasta en el polvo!
Ni mundanidad ni distracción te enajenan
mientras crece tu centro
de perfección en perfección
ignorando el tráfico de los siglos.
¡Cuán hermosa y geométrica,
y alebrestada de truenos!
Desde antigüedades milenarias vienes
y la misma eres.
Desde otra civilización que sólo tú conoces,
donde dar es dar para siempre
y para todos.
¡Oh, esencial!
Nunca sabremos
si la tuya es condena o libertad
cuando dejas caer la esfera de la certeza
entre la paja del granero.
La cosa perfecta
en las manos de la niña,
como en una silla
las hojas de un libro se abren
llenas de tesoros.


Gallina e uovo

Oh leggera oh impiumata oh fasciata dall’aria!
Sempre in fuga, tu.
Sempre indaffarata.
Sei un puro nucleo,
perché nemmeno il più piccolo dei tuoi ossi
finisce perso.
Ah, essere come te
desiderata perfino nella polvere!
Né la mondanità né le distrazioni ti alienano
mentre il tuo centro cresce
da una perfezione all’altra
che ignora il traffico dei secoli.
Quanto sei bella e geometrica,
inalberandoti con i tuoni!
Da antichità millenarie arrivi
e sei la solita.
Da un’altra civiltà che solo tu conosci,
dove dare è dare per sempre
e per tutti.
Oh, essenziale!
Non sapremo mai
se la tua è condanna o libertà
quando lasci cadere la sfera della certezza
tra la paglia del granaio.
La cosa perfetta
tra le mani della bambina,
come sopra una sedia
le pagine di un libro che si aprono
piene di tesori.



Pasa el oso hormiguero

Pasa el oso hormiguero
y hurga con su nariz
el pequeño mundo subterráneo
y moreno de la hormiga,
las hojas más podridas del otoño,
la humedad de la materia descompuesta
en verdad tan pastosa y exquisita.
¡Ahhh!
Cada tanto levanta la cabeza
y sigue adelante.
Condenado a ir siempre más allá
y hurgar en otras putrefacciones
sabrosas de la tierra.
¡Ahhh!
dice su andar tambaleante

Y sigue al ojo iluminado
que lo levanta del suelo y de la humillación
que quién sabe de dónde viene
que quién se lo puso ahí
en qué leyenda fue visto o inventado
con la perfecta redondez
de una brújula palpitante que apunta a los montes
conoce el camino
presiente el agua del gran río
la luz clarísima más allá
la vaporosa
la buscada altitud
¡Ahhh!

¡Cuánta desproporción entre lo alto y lo bajo
del oso hormiguero!


L’orso formichiere passa

L’orso formichiere passa
e fruga con il suo naso
il piccolo mondo sotterraneo
e scuro della formica,
le foglie più marce dell’autunno,
l’umidità della materia scomposta
in verità così pastosa e squisita.
Ahhh!
Ogni tanto solleva la testa
e va avanti.
Condannato ad andare sempre più in là
e a frugare in altre putrefazioni
saporite della terra.
Ahhh!
dice il suo camminare barcollante

E segue l’occhio illuminato
che lo solleva da terra e dall’umiliazione
ma chi sa da dove arriva
e chi l’avrà messo lì
in quale leggenda sarà stato visto o creato
con quella perfetta rotondità
di una bussola palpitante che segna i monti
conosce la strada
indovina l’acqua del grande fiume
la luce chiarissima più in là
la vaporosa
la cercata altitudine
Ahhh!

Quanta sproporzione tra l’alto e il basso
dell’orso formichiere!



Meditación del elefante

El elefante medita mientras juega al balón.
Su pensamiento es largo y elegante.
Llega hasta el talle de una joven
y le roza delicadamente los hombros
como una antigua música.
Ha olvidado su nombre
Ha perdido el juego
Le falta agilidad

La memoria de los paquidermos
es una grave melancolía.


Meditazione dell'elefante

L’elefante medita mentre gioca col pallone.
Il suo pensiero è lungo ed elegante.
Arriva fino alla cintura di una giovane
e sfiora delicatamente le sue spalle
come una antica musica.
Ha dimenticato il suo nome
Ha perso il gioco
Gli manca agilità

La memoria dei pachidermi
è una grave malinconia.



El Camello y la paciencia

En la grupa del camello se ocultan las joyas
de la paciencia.
Bajo capas de arena y de insectos
dormidos
descansa la pirámide invertida de la paciencia.
Hay que entrar excavando entre invisibles fisuras
sabiendo que es un modo de caer,
un resbalón inevitable
desde la arrogancia de la altura.
Su paso es así de inexorable.
Su ruta
solo espera.


Il Cammello e la pazienza

Nella groppa del cammello si nascondono i gioielli
della pazienza.
Sotto strati di sabbia e di insetti
addormentati
si appoggia la piramide rovesciata della pazienza.
Per entrare bisogna scavare tra fessure invisibili
pur sapendo che è un modo per cadere,
uno scivolone inevitabile
dalla arroganza dell’altezza.
Il suo passo è proprio inesorabile.
La sua rotta
è solo attesa.



Pegaso niño

En un lejano sueño
se escucha el galope
de cascos
como rosas de invierno
levemente estrujadas.

Las alas
con el viento se abren
y sueltan un cielo
de chispas ardiendo.

Reposa al atardecer
en la madera y la felpa
cálida
de la infancia.

En los intersticios de la noche
vuelve
mi hermoso caballo cetrino.
Renace y caracolea,
y suavemente resbala
en el río del poema.
Luego reclina la crin
en el papel,
donde por fin
todo mío
se aquieta.


Pegaso bambino

In un sogno lontano
si ascolta il galoppo
degli zoccoli
come rose invernali
lievemente schiacciate.

Le ali
con il vento si aprono
e liberano un cielo
di ardenti scintille.

Si riposa al tramonto
sul legno e sulla felpa
calorosa
dell’infanzia.

Negli interstizi della notte
ritorna
il mio bel cavallo bruno.
Rinasce e volteggia,
e scivola soavemente
nel fiume della poesia.
Poi appoggia la criniera
sulla carta,
dove finalmente
tutto mio
si calma.



Michele Mulas & Margara Russotto, Bestiario cosmico, a cura di Martha L. Canfield, Edizioni Centro Studi Jorge Eielson, Firenze, 2021.


canfieldmartha@gmail.com