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 Héctor Cañón Hurtado è nato a Bogotá nel 1974, dove attualmente risiede, ma ha vissuto anche in Ecuador dove l’ho conosciuto nel giugno del 2015 e ricordo che mi parlava con fervore della natura e del contatto avuto con sciamani che vivono in boschi isolati su montagne quasi irraggiungibili. La sua raccolta Los viajes de la luz (2015) mi aveva sorpreso per la maturità, nonostante fosse il suo primo libro di poesia, “accontentandosi” l’autore per anni di viaggiare e di scrivere le sue poesie “come un pazzo / sul palmo della mano” e mi aveva colpito, inoltre, per una sottile ironia (il libro è dedicato, per esempio, ai “poeti inediti”) che a ben guardare deriva proprio dall’esperienza dell’uomo annodata in modo stretto al viaggio, alla fatica, al suo camminare per il mondo e, nel frattempo, anche in sé stesso o, meglio, dentro il senso di noi stessi, nell’uomo “straniero nella notte”, in luoghi lontani dalla propria casa lì dove “svaniscono le strade conosciute” e si procede tra paura ed enigma. Un viaggio “nella luce”, infatti, come detta il titolo del suo primo lavoro e, quindi, misterioso, umile e più basso (o più alto, dipende dai punti di vista), un percorso, comunque, in cui è indispensabile ridurre l’ingombro del proprio io se si vuole avanzare di qualche millimetro nella luce, nella verità.
  In questo secondo libro, esiguo in confronto al precedente (sono 33 le poesie riunite), Antes de las olas, el agua [Prima delle onde, l’acqua] uscito nel 2016 e pubblicato dallo stesso editore (el Ángel Editor, del poeta Xavier Oquendo Troncoso), torna più nitido il discorso sulla natura e soprattutto sull’acqua, non a caso il libro è dedicato al fiume Palomino (Colombia, all’interno del Parco Nazionale “Sierra Nevada de Santa Marta”), ma c’è altresì la presenza di un mondo ancestrale, prima della parola, originario, lì dove le ombre afferrano visioni di morte, di violenza, dove gli uomini si mescolano tra di loro e non hanno sponde, né profilo: come un unico corpo, tra di loro e con tutto ciò che li circonda. Un richiamo, probabilmente, alla Mitologia Kogui (antico gruppo etnico della Colombia) quanto c’era soltanto “la madre mare” e la madre non era persona, né niente, né cosa alcuna “era Aluna, spirito di quello che sarebbe accaduto ed era pensiero e memoria”. 
 In Prima delle onde, l’acqua il fiume riflette i pianeti, li culla come se fossero i suoi pesci del cielo. Visioni, certo, ma che incendiano il reale, generano una musica di onde e di uccelli che regna senza affanno, visioni che tagliano in due il fiume Palomino (e quindi il tempo, il prima e il dopo), ne fanno un río “senza inizio né fine”. Quando si è osservati dagli occhi liquidi e vuoti del fiume, dicono i versi di Héctor Cañón, anche l’aria si riempie di acqua, si resta stupiti dai granchi azzurri e si ascolta quel flusso persino con gli occhi, la vita diventa uno specchio d’acqua, il desiderio si fa spuma e allora avviene uno scambio tra uomo e fiume: “C’è un fiume che sogna di essere un uomo / e un uomo che fluttua nella corrente”.
 
 
 
  
 POESIE DI HÉCTOR CAÑÓN HURTADO da Prima delle onde, l’acqua [Antes de las olas, el agua] El Ángel Editor, 2016  
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SOMBRAS 
He visto un animal 
 comerse a otro vivo en un instante,
 he visto mis manos suplicándole al vacío
 no regodearse en la danza de la muerte,
 he visto mis ojos sedientos de río
 y el horizonte ancho que refleja el cambio.
 
 He visto los planetas de miradas cerradas,
 he visto la semilla en el bosque de la mente:
 dispuesta, radiante, como una ola sencilla
 que se replica sin fin al amparo de los astros.
 
 He visto a las sombras confundir los cuerpos
 cuando hay solo una estrella en el firmamento. 
 He visto que no existe el tiempo un instante,
 antes de la vida y de la muerte,
 he visto mi sombra 
 ladrándole al río del día, 
 a la sal del aire,
 a los barcos de cristal hundiéndose en el horizonte.  
OMBRE
Ho visto un animale 
 divorarsene un altro vivo in un istante,
 ho visto le mie mani supplicare il vuoto
 non deliziarsi nella danza della morte,
 ho visto i miei occhi assetati di fiume
 e l’ampio orizzonte riflettere i mutamenti.
 
 Ho visto i pianeti di sguardi chiusi, 
 ho visto il seme nel bosco della mente:
 disposta, radiante, come una semplice onda
 che si replica all’infinito al riparo degli astri.
 
 Ho visto le ombre confondere i corpi 
 quando c’è solo una stella nel firmamento.  
 Ho visto che non esiste il tempo un istante, 
 prima della vita e della morte, 
 ho visto la mia ombra 
 abbaiare al fiume del giorno, 
 al sale dell’aria, 
 alle barche di cristallo che sprofondano nell’orizzonte. 
  
EL CIELO Y EL RÍO
 
La piedra del fondo
 viaja aún más rápido
 que las esbeltas nubes.
 
 Donde dos espejos se miran
 desaparecen las orillas.
 
 Nunca estuve aquí
 aunque no me hayas visto,
 dice el agua sin palabras.  
IL CIELO ED IL FIUME
La pietra del fondo 
 viaggia in modo più rapido
 delle slanciate nuvole.
 
 Dove due specchi si osservano 
 scompaiono le sponde.
 
 Non sono mai stato qui
 benché non mi abbia visto,
 dice l’acqua senza parole. 
  
DOS GOTAS DE AGUA
 
La muerte reposa 
 en el musgo del fondo,
 donde el silencio confiesa
 cómo el agua une 
 dos gotas de agua.
 
 La respiración del bosque 
 insiste siempre en su imperio
 y algunas hojas se rinden a la corriente
 mientras flotan en islas de mediodía.  
DUE GOCCE D’ACQUA
La morte riposa 
 nel muschio del fondo, 
 dove il silenzio confessa 
 come l’acqua unisce 
 due gocce d’acqua.
 
 Il respiro del bosco 
 insiste sempre nel suo impero 
 e alcune foglie si arrendono alla corrente
 fluttuando in isole di mezzogiorno. 
  
ANTES DE LAS OLAS, EL AGUA
 
Antes de las olas, el agua
 y no hubo mar aquí para atestiguarlo.
 
 Antes de la luna flotando en la corriente
 los planetas corrían como un río.
 
 Antes de la palabra el aire era claro
 y no habían orillas en el cuerpo.
 
 Antes del hombre, la semilla
 y el árbol aún no soñaba pájaros.  
PRIMA DELLE ONDE, L’ACQUA
Prima delle onde, l’acqua
 e qui non c’è stato un mare per testimoniarlo.
 
 Prima della luna che fluttua nella corrente
 i pianeti correvano come un fiume.
 
 Prima della parola l’aria era chiara
 e nel corpo non c’erano rive.
 
 Prima dell’uomo, il seme
 e l’albero ancora non sognava uccelli. 
  
AL ALCANZAR LA OTRA ORILLA
 
Al alcanzar la otra orilla
 la sombra abandona al pájaro
 volando más rápido que él.
 
 Los ojos cruzan como canoa
 tras la fragancia de su música.
 
 El río es dos ríos sin principio ni final,
 escribo
 hasta que la música de la corriente
 nos oye regresar.  
RAGGIUNGENDO L’ALTRA RIVA
Raggiungendo l’altra riva
 l’ombra abbandona l’uccello
 volando più rapido di lui.
 
 Gli occhi attraversano come canoe
 dietro la fragranza della sua musica.
 
 Il fiume è due fiumi senza inizio né fine,
 scrivo 
 fin quando la musica della corrente 
 ci sente ritornare. 
  
CUERPO DE BAMBÚ
 
El agua deja hoy al río
 para cederle al viento la corriente:
 una bandada borra con su vuelo las orillas.
 
 El horizonte permanece intacto
 y basta un pelícano para estar vivo:
 las olas también son arena.
 
 No hay hambre, sueño ni frío
 mientras el cuerpo de bambú alimenta al aire:
 su música es la coartada del testigo.  
CORPO DI BAMBÙ
Oggi l’acqua lascia il fiume
 per cedere il suo flusso al vento:
 uno stormo col suo volo cancella le sponde.
  
 L’orizzonte resta intatto 
 e basta un pellicano per sentirsi vivo:
 anche le onde sono di sabbia.
  
 Non c’è fame, sonno né freddo
 mentre il corpo di bambù alimenta l’aria:
 la sua musica è l’alibi del testimone. 
  
EL AGUA REGRESA
 
El agua regresa
 porque la orilla sabe
 guardar su secreto.
 
 Aunque hoy el viento tenga el oficio
 de arrancarle pájaros al fondo del mar,
 el río siembra su eco a los pies del bosque
 como navegante en tierra
 que aún no sabe cuándo vuelve a zarpar.
 
 Aunque más tarde el hombre abandone
 al viento en su incierto destino 
 mientras escribe olas sonámbulas,
 el río revela
 que el agua en el agua es corriente y orilla.  
L’ACQUA RITORNA
L’acqua ritorna
 perché la sponda sa
 mantenere il suo segreto.
  
 Anche se oggi il vento ha il compito
 di strappare uccelli dal fondo marino,
 il fiume semina la sua eco ai piedi del bosco
 come navigante in terra
 che ancora non sa quando tornerà a salpare.
  
 Anche se più tardi l’uomo abbandonerà
 al vento il suo incerto destino 
 mentre scrive onde sonnambule,
 il fiume rivela
 che l’acqua sull’acqua è corrente e riva. 
  
HAY PLANETAS FLOTANDO EN EL RÍO
 
Hay planetas flotando en el río,
 hay un río hablando de prisa
 como si estuviéramos muriendo
 y un hombre soñando la corriente
 de su reflejo en el cielo.
 
 Hay hojas en la corriente del río.
 Hay también un hombre 
 un río
 y planetas en la corriente del hombre.
 
 Hay un río soñando que es hombre
 y un hombre flotando en la corriente.  
CI SONO PIANETI CHE FLUTTUANO NEL FIUME
Ci sono pianeti che fluttuano nel fiume, 
 c’è un fiume che parla in fretta
 come se stessimo morendo
 e un uomo che sogna la corrente 
 del suo riflesso nel cielo.
  
 Ci sono foglie nel flusso del fiume.
 C’è anche un uomo 
 un fiume 
 e pianeti nella corrente dell’uomo.
  
 C’è un fiume che sogna di essere un uomo
 e un uomo che fluttua nella corrente. 
  
SIEMPRE EN EL RÍO
 
Las islas son silencios del agua
 y el reflejo de los peces del río 
 es una bandada de pelicanos.
 
 Al mar lo sacude el humor de los planetas
 y cada ola lleva el aliento de Dios
 desde su fondo a nuestras costas.
 
 Las penas son como el cuerpo
 que pierde importancia en el agua
 y la vida del hombre
 –si es vida–
 atardece siempre en el río.  
SEMPRE NEL FIUME
Le isole sono silenzi dell’acqua
 e il riflesso dei pesci del fiume 
 è uno stormo di pellicani.
 
 Il mare è scosso dall’umore dei pianeti
 e ogni onda porta l’alito di Dio
 dal suo fondo alle nostre coste.
 
 Le pene sono come il corpo
 che nell’acqua perde importanza 
 e la vita dell’uomo
 – se è vita – 
 imbrunisce sempre nel fiume. 
  
RÍO PALOMINO
 
Los planetas
 son peces del cielo.
 
 Esta noche vinieron todos
 porque sienten curiosidad
 de mirarse en un mar en reposo.
 
 Las olas continúan trabajando
 y su música
 es luz en las orillas.
 
 Hace calor.
 El árbol no da sombra
 y sus hojas están tan calladas
 que oímos el pulso azul de los planetas 
 flotando en la corriente
 y los secretos que la orilla 
 guarda del agua.  
FIUME PALOMINO
I pianeti 
 sono pesci del cielo.
 
 Questa notte sono venuti tutti
 perché spinti dalla curiosità 
 di vedersi in un mare in riposo.
 
 Le onde continuano a lavorare
 e la loro musica 
 è luce sulle sponde.
 
 Fa caldo.
 L’albero non dà ombra
 e le sue foglie sono così silenziose
 che sentiamo il polso azzurro dei pianeti 
 che fluttua nella corrente 
 e i segreti che la sponda 
 conserva dell’acqua. 
  
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Traduzione dallo spagnolo di Alessio Brandolini 
 
 
 
  
 Héctor Cañon Urtado è nato a Bogotá, dove attualmente risiede, nel 1974. Ha pubblicato articoli sui principali periodici e riviste del Messico e della Colombia. Finalista più volte a premi di giornalismo e un suo articolo è stato pubblicato in un lavoro collettivo di cronache bogotane.
 Ha pubblicato i libri di saggi En la intimidad de sus bibliotecas e Hazañas colombianos.
 Con la casa editrice ecuadoriana El Ángel ha pubbicato le raccolte poetiche Los viajes de la luz (2015), Antes de las olas, el agua (2016) e Cuarteto Elemental (2018) con il quale ha vinto il Premio Internazionale di Poesia “Paralelo Cero” (Ecuador).
 Suoi testi sono stati tradotti in diverse lingue.
  
 alexbrando@libero.it
  
 
 
  
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