FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia

Numero 46
aprile/giugno 2017

D'acqua o di fuoco

 

LA SFIDA

di Annarita Verzola



C’era una volta un re che si annoiava facilmente e altrettanto facilmente montava in collera quando non sapeva come ingannare il tempo. Voi obietterete che un re dovrebbe aver molte cose da fare e quindi poco tempo per annoiarsi, ma Ersilio V, questo era il nome del sovrano, era circondato da un gran numero di ministri e di consiglieri abilissimi che dirimevano per lui le questioni più spinose, predisponevano i lavori più complessi, organizzavano e pianificavano ogni azione nel dettaglio e gli lasciavano così modo di dedicarsi ai suoi passatempi preferiti.



Messer Liutprando, il fidato ciambellano, aveva escogitato un sistema infallibile per tenere sempre desta la curiosità del suo signore e garantirgli un costante divertimento. Sguinzagliava oltre i confini del regno i suoi informatori e si procurava giocolieri, illusionisti, incantatori, acrobati, buffoni, marionettisti e ogni altro artista in grado di fornire spettacoli strabilianti, prove di abilità e fenomeni sorprendenti.



Però così infallibile il sistema non era più perché Liutprando aveva còlto nel suo signore segni di insofferenza sempre maggiore e si aspettava oramai da un giorno all’altro ciò che poi infine accadde.

“Basta, Liutprando, basta! I giocolieri sono monotoni, le magie ripetitive, le marionette insulse, le acrobazie stucchevoli e oramai ho visto e sentito di tutto. Credo proprio di aver bisogno di una bella guerra per riprendermi un po’ dalla noia” disse sua maestà una mattina, sfogliando distrattamente un grosso codice miniato.



Al saggio ciambellano si rizzarono sulla testa i pochi capelli rimasti. Quell’accenno a una guerra come diversivo era il segnale più pericoloso di tutti e, ben conoscendo la caparbietà di Ersilio V, aveva tutte le ragioni per temere un colpo di testa del sovrano.

Doveva assolutamente distrarlo, procurandogli qualcosa di mai visto. Sì, ma che cosa?

Liutprando si arrovellò per giorni e notti, perdendo l’appetito e il sonno senza giungere a nessuna conclusione soddisfacente, finché un pomeriggio, mentre il suo signore passeggiava nervosamente sugli spalti del castello, lo vide fermarsi di botto e osservare il mare in lontananza. “Il sole sta calando e sembra che l’acqua vada a fuoco… potrei mettere al lavoro i miei strateghi militari e ordinare loro di creare un’arma micidiale a base di acqua e di fuoco… no, di acqua o di fuoco… che ne dici, Liutprando?”



“E se fosse uno spettacolo d’acqua o di fuoco?” sbottò il ciambellano, salvo pentirsi immediatamente della propria sconsideratezza.

L’ondivaga attenzione del sovrano fu subito catturata e in men che non si dica ordinò al ciambellano di approntargli un tale spettacolo entro una settimana. Gli lasciava la scelta tra l’acqua e il fuoco purché non si trattasse dei soliti giochi d’acqua delle fontane o dei fuochi d’artificio.



Il povero Liutprando ebbe un mancamento perché nel frenetico tentativo di trovare una soluzione aveva pensato proprio a ciò. Cercò di consolarsi dicendosi che almeno aveva scongiurato l’immediato pericolo di una guerra, ma era innegabile il fatto che l’ira del sovrano si sarebbe rovesciata sulla sua testa in caso di fallimento.



Ricorse ai fidati informatori e non nascose loro la gravità della situazione.

La fortuna li assistette perché di lì a tre giorni due di loro fecero ritorno, annunciando entusiasti al ciambellano di aver trovato la soluzione.

“A nord del regno vive la maga Ludmilla che è in grado di dare a un’acqua magica ogni forma possibile!” riferì il primo informatore.



“A sud del regno vive la maga Melissa, capace di far danzare il fuoco!” aggiunse subito il secondo.



Tra i due nacque un bisticcio al quale Liutrpando pose fine decidendo che avrebbe visitato entrambe le maghe e chiesto loro di esibirsi insieme affinché il re decidesse quale fosse lo spettacolo migliore.

Si recò prima al nord da Ludmilla che, davanti ai suoi occhi sbalorditi, versò l’acqua in un bicchiere e poi lo capovolse, ma l’acqua si ricompose perfettamente nella forma del bicchiere che l’aveva contenuta. La maga ripeté l’esibizione con ogni tipo di contenitore e concluse rovesciando l’acqua addosso a Liutprando il quale non solo non si bagnò, ma con grande stupore vide l’acqua rimbalzare dal proprio corpo per comporsi accanto a lui in una sua perfetta effige.



L’abilità di Melissa non fu minore. La maga del sud accese un enorme falò, dal quale al suono della musica fece uscire lingue di fuoco e fiammelle che danzavano stupefacenti coreografie e si univano e si dividevano come fossero dotate di vita propria.



Liutprando tornò a palazzo con la certezza che i due spettacoli avrebbe accontentato il re e addirittura gli avrebbero reso arduo scegliere quale fosse il migliore.

Il giorno dell’esibizione il re attendeva già con impazienza nella sala del trono quando accadde ciò che nessuno avrebbe potuto prevedere. Ludmilla e Melissa si trovarono improvvisamente l’una di fronte all’altra nel cortile del castello e rifiutarono di esibirsi a causa dell’annosa rivalità che le divideva.

Il povero Liutprando temette che il cuore gli cedesse. Invano tento di lusingarle, provò persino a minacciarle, ma non gli riuscì perché era un uomo buono, propose di estrarre a sorte il nome di colei che si sarebbe dovuta esibire per prima, ma le due maghe neppure lo ascoltavano, anzi. Come se intorno a loro non vi fosse niente e nessuno, Ludmilla e Melissa cominciarono a sfidarsi a colpi di magia e più l’una creava incredibili forme d’acqua, più l’altra le lambiva con lingue di fuoco. Il duello era così serrato che infine accade l’inevitabile: il fuoco di Melissa venne a contatto con l’acqua di Ludmilla e Liutprando sospirò, pensando che almeno la fine sarebbe arrivata presto per tutti.



Davanti agli occhi sbalorditi di Liutprando e dei suoi informatori il fuoco di Melissa non spense la magica acqua di Ludmilla e lo spettacolo di quelle danzanti forme d’acqua rivestite di fuoco fu qualcosa che rapiva la mente e il cuore.

Nel silenzio del cortile risuonò sempre più vigoroso l’applauso di re Ersilio V il quale, affacciatosi al balcone per domandare ragione al ciambellano del ritardo, si era goduto tutto lo spettacolo dalla migliore visuale possibile.

Le due maghe ricevettero tali e tanti elogi dal re che si confusero al punto di dimenticare la rivalità e promettere di lavorare insieme alla creazione di altri spettacoli mentre al fedele Liutprando fu concessa una meritata vacanza, e il ciambellano si ritirò nel suo palazzetto in riva al mare, consolato al pensiero che quella guerra di bellezza tra acqua e fuoco sarebbe durata per anni e avrebbe garantito la pace del regno.




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