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I 
strano che il mondo sia qui per caso
 mille volte le promesse
 un lampo ogni tanto
 segreti ardori
 
 tira fuori
 draghi e maghi
 dal suo cilindro
 i suoi resti ripone  
II
 
di tanta voluttà
 nessuno era sazio
 tu e io
 lo sapevamo
 coi nostri principi
 e gl’incauti desideri
 piegavamo le ginocchia
 univamo le dita
 nei luminosi giorni
 nella gioia delle ripetizioni  
  
  
III
 
e quante siepi
 dove partorire
 l’intera razza umana
 senza rimorso
 augurandole lieta vita
 
 e tu se leggi
 se per caso
 da qualche parte leggi
 allora sappimi dire
 quale paesaggio segui 
 sul cristallo di questa follia  
IV
 
le cose non si spiegano
 le prendi fra le mani
 le nomini
 le porti a dormire
 ti sembra che respirino
 – e magari respirano –
 ma non si spiegano  
  
  
V
 
strano che il mondo sia qui per caso
 
 tra distacco e ragnatele
 sospiri e sfinimento
 
 non è la quiete il suo dominio
 e se non è la quiete
 perché cantare suonare
 destarsi inutilmente
 che cosa tieni fra le mani  
VI
 
le fiamme ancora
 come materia di ogni inferno
 attraversi le linee del sonno
 vai oltre le sbarre dell’alba
 pianti i chiodi del futuro  
  
  
VII
 
eccola la sera 
 evento della verità
 con la sua gradazione
 impalpabile
 improponibile
 ti spinge nell’infinitudine
 
 la sera per le strade 
 che pallide creature  
VIII
 
e a tutto stai badando
 al chiarore giallastro d’un lampione
 
 così cullato d’indolenza
 da non vedere neppure lo stelo
 
 quale prova
 quale prova volevi
 dell’arrivo della primavera
 prigioniera dell’aspetto  
  
  
IX
 
la vita la vita
 guizzante amara
 
 indurisce tra
 piaceri tremendi
 
 non ha mai frequentato il rimpianto
 
 nasconde il frustino
 d’onde marine
 mentre scavi gallerie
 il caso sventola sul faro  
X
 
le sirene
 come un tempo 
 l’orgoglio
 tutto un divenire inutile
 alto però come grattacielo
 
 un’ombra arriva
 ti fa rabbrividire
  
 l’inchiostro che su di te rovescia  
XI
 
che cosa vedesti finora
 – domanda tra le domande –
 
 l’acqua scuote le foglie
 col temporale d’ieri
 che forse non ci fu  
XII
 
l’altrove si è schiantato sul selciato
 
 ci siamo
 
 senza retorica di stile
 mostra il tuo bell’appetito
 contempla il seminato 
 in cambio
 ti sarà offerta
 una scatola di silenzio  
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