| La poesia di Janine Gdalia è quella dello sradicamento, dell’erranza senza tregua. Nata in Tunisia – di cui ha conservato “il gusto degli orizzonti, delle case bianche, delle navi che s’aprono verso l’altrove” – dove ha vissuto fino all’adolescenza. Francofona, Ebrea, originaria da una famiglia di Sefarditi (nome dato agli Ebrei emigrati in Spagna all’epoca della diaspora e ai loro discendenti) passati dalla Toscana (Livorno, da parte del padre). Appartiene alla quarta generazione di Ebrei nati in Tunisia per cui si ritrova con multiple identità, ricche di cultura, “in tripla fedeltà, ma identità difficili talvolta da assumere”. Le “lettere perdute” di cui parla, sono quelle appartenenti all’alfabeto ebraico che – purtroppo – non le è stato insegnato dalla sua famiglia francofona. Per riassumere, se le tradizioni sono ebree, la lingua è quella francese, poiché quella ebraica resta ignorata, mentre l’arabo dialettale è stato parlato nell’infanzia ma presto quasi del tutto dimenticato a partire dal suo esilio in Francia nel 1961. Ci tiene a dire che il suo interesse per la Tunisia non si è mai smentito – lo dimostra anche un suo libro d’interviste Femmes et Révolution en Tunisie, apparso nel 2013 – benché ella consideri ormai la sua cultura, la sua lingua, soprattutto francese.
 Se esiste una poesia dell’essenziale questa le appartiene con versi di sottile trama che si “anti-vede e si anti-legge”. Fu un luogo mitico a darle vibrazioni in un certo senso mistiche: il deserto del Sinai. Una delle sue raccolte è infatti intitolata “Déserts” (Deserti). I suoi versi sono marcati da una attualità incisiva e rovente.
 Certo, l’esilio, la ricerca delle proprie radici sono sempre esistiti, ma non è facile dirlo con pudore e J. Gdalia ci riesce con un sguardo retrospettivo sul raccapriccio, sullo spavento (sempre acutizzati oggi, da nuovi orrori), basti pensare alle due stragi tunisine a un mese di distanza: quella del Museo del Bardo e quella della spiaggia di Sousse, ad opera di jihadisti, nell’annus horribilis 2015, anche se in realtà, qui, le due tragedie non sono mai nominate. 
 E il Paese di Janine, a pochissimi anni dalla rivoluzione dei gelsomini che provocò la fine della dittatura e accese la miccia della primavera araba ripiomba nell’incubo del terrorismo. Non solo, lo stato nordafricano considerato oasi di sicurezza, oggi è valutato il maggior esportatore di jihadisti: “Ma che cosa sfuggire esattamente?” recita un suo verso che può far pensare sia alla diaspora sia ai fatti tunisini oppure a quelli francesi del 13 novembre 2015.
 La poetessa francese, con una acuta riflessione sull’estraneità e l’alterità, fa ascoltare la propria voce nel cuore antropologico della relazione al mondo in poesie smilze, di pochi aggettivi, senza punteggiatura – o quasi – ad abbellire l’enunciato, allontanando ogni tentazione di lirismo per meglio arrivare al nocciolo, dando così la priorità alla nuda interpellanza dei ritmi e delle parole: “Sono l’onda che / mai s’incaglia / affrontando gli arenili / una sponda / l’altra / un’altra ancora / scossa dalla risacca / senza trovare riposo”. Vivere tra il qui e l’altrove significa anche sentirsi stranieri un po’ ovunque e nel contempo esplorare nuovi territori dell’estraneità, nell’estrema punta dell’ignoto. Ecco che sbuca la nostalgia, anche se tenuta a bada: “Laggiù / nulla mi trattiene / ma tutto mi è essenziale / sparite le dune / i paesaggi odierni sono / per me menzogne”. Sono vocaboli schietti, usciti dal disastro. Sempre, Janine Gdalia torna alla poesia per far cessare la confusione che illusione e disincanto producono, per “andare a cercare / qualche coccio del vaso / per aggiustare il Mondo” (qui vi è una allusione alla Kabbalah, alla mistica ebraica e ai vasi supremi, i più forti, mentre quelli inferiori si ruppero disperdendo l’energia) per rimanere vicino all’infanzia, a ciò che può avere di sconcertante. Restano sulla pagina versi d’un cordoglio tardivo per un paese che non ha più il volto del chiarore sperato, dove è bello fermarsi. Resta una fragile sponda. “Ovunque cercai / di ravvivare il terriccio della mia memoria”. Ma vi è un’altra domanda sottesa: “Apparteniamo a un Paese in cui siamo nati? o abbiamo ricevuto un ordine di partenza”.
 In una intervista, in cui spiega il suo laboratorio di scrittura, racconta di essere stata profondamente influenzata dal poeta Edmond Jabès (anch’egli figlio di ebrei italiani ma cresciuto in Egitto e di lingua francese) che ha frequentato per lunghi anni.
Anche le poesie che mettono in allerta i sentimenti d’amore e disamore, sono scritte a partire da ignote risonanze, in estrema economia di parole: si deve al fatto che Janine Gdalia ha il potere di “vedere” il pensiero con precisione, come un’arte dell’evidenza.
 
 
 
 | EXTRAITS DU « PONT ETROIT » 
Avant être 
 Naissance
 immobile
 inaudible
 couchée
 elle attend la mort
 la délivrance
 Prima essere
 
 Nascita
 immobile
 inaudibile
 distesa
 lei attende la morte
 la liberazione
 *
 
sortir de soi-même 
de cette étouffante camisole
 briser le moule
 qui l’enserre
 aller chercher
 quelques brisures du vase
 et réparer le monde
 uscire da se stessi
 da questo soffocante camice
 rompere lo stampo
 che la costringe
 andare a cercare
 qualche coccio del vaso
 e aggiustare il mondo
 *
 
Ne pas s’arrêter
courir
 toujours plus vite
 jusqu’à épuisement
 épuisement du souffle
 mais fuir quoi au juste ?
 Non fermarsi
 correre
 sempre più in fretta
 fino allo sfinimento
 sfinimento del respiro
 ma che cosa fuggire esattamente?
 *
 
pousser jusqu’à l’ultime
pousser loin
 trop loin
 là où jamais n’arrivera
 quête de sens
 inassouvie
 impossible à combler
 elle croise des frères d’infortune
 errant dans les détours
 spingere fino all’estremo
 spingere lontano
 troppo lontano
 laddove mai arriverà
 ricerca di senso
 inappagata
 impossibile da colmare
 lei incrocia fratelli di iattura
 che errano nelle deviazioni
 *
 
je suis allée au-delà de la raison 
je n’ai trouvé que magma
 lettres en transes
 en quête
 de nouvelles alliances
 pour donner sens
 à l’apparence de nos vies
 mi sono spinta al di là della ragione
 non ho trovato che magma
 lettere in trance
 alla ricerca
 di nuove alleanze
 per dare senso
 all’apparenza delle nostre vite
 Frammenti da Le pont étroit *
 
D’une rive, l’autre  
mon jardin est la plage 
l’infini mon horizon
 les voiliers
 mes pensées fugitives
 le paquebot
 lointain
 rejoint
 les rives de mon enfance
 Da una riva, l’altra
 
il mio giardino è la spiaggia
l’infinito il mio orizzonte
 i velieri
 i miei pensieri latitanti
 la nave
 in lontananza
 raggiunge
 le sponde della mia infanzia
 *
 
Je suis la vague qui 
jamais ne s’échoue
 abordant les rivages
 une rive
 l’autre
 une autre encore
 secouée par le ressac
 sans  trouver le repos.
 Sono l’onda che
 mai s’incaglia
 affrontando gli arenili
 una sponda
 l’altra
 un’altra ancora
 scossa dalla risacca
 senza trovare riposo.
 *
 
Je suis ville frontière
je suis d’ici et
 d’ailleurs
 de l’autre côté
 l’autre part de moi
 même
 à jamais dissociée.
 Sono città frontiera
 sono di qui e
 d’altrove
 dall’altra parte
 l’altra parte di me
 stessa
 per sempre dissociata
 ***
 
Là-bas
rien ne m’y retient
 mais tout m’est  essentiel
 les dunes ont disparu
 les paysages aujourd’hui me
 sont mensonges
 Laggiù
 nulla mi trattiene
 ma tutto mi è essenziale
 sparite le dune
 i paesaggi odierni sono
 per me menzogne
 *
 
Je n’ai d’espace que 
la mémoire
 ligne du temps
 habitée du désert aux
 vallées des vallées aux
 ports de génération
 en génération
 Dans ces exils
 s’ancrent mon
 origine mes territoires
 sont les paroles répétées
 du Livre
 inlassablement labouré.
 Come spazio
 ho solo memoria
 linea del tempo
 abitata dal deserto alle
 valli delle valli ai
 porti di generazione
 in generazione
 In questi esilii
 si ancorano la mia
 origine i miei territori
 sono le parole ripetute
 del Libro
 costantemente arato.
 ***
 
Poèmes nomades 
Ici
ailleurs
 le ciel est
 parchemin
 
 s’y inscrit
 notre histoire
 celle d’hier comme
 celle d’aujourd’hui
 
 les cendres du passé
 ont fécondé la terre
 couleur
 miel
 la nostalgie s’est enrichie.
 Poesie nomadi
 
Qui
altrove
 il cielo è
 pergamena
 
 vi s’iscrive
 la nostra storia
 quella di ieri come
 quella di oggi
 
 le ceneri del passato
 hanno fecondato la terra
 color
 miele
 la nostalgia si è arricchita.
 *
 
Eclairs déchirés 
révolte incandescente
 seule la parole demeure
 insoumise
 
 les lambeaux s’assemblent
 en un rouleau
 
 on ne revient pas
 sur ce qui a été écrit
 
 on écrit encore
 on écrit toujours
 jusqu’à l’étonnement.
 Lampi strappati
 rivolta incandescente
 solo la parola rimane
 indocile
 
 i lembi si assemblano
 in un rullo
 
 non si torna
 su ciò che è stato scritto
 
 si scrive ancora
 si scrive sempre
 fino alla meraviglia.
 ***
 
Divers
 Chanson 2
 
 j’ai partout cherché
 les bougainvilliers
 et les effluves du jardin
 à la nuit tombée
 
 j’ai partout cherché
 le bleu profond de la mer
 la lumière blanche du ciel
 les maisons
 aux découpes régulières
 
 j’ai partout cherché
 la lumière aveuglante
 du soleil de midi
 qu’on ne peut affronter
 mais que l’on devine
 ici
 au-dessus de nos têtes
 et qui nous enveloppe
 jusqu’à l’anéantissement
 
 j’ai partout cherché
 à raviver le terreau de ma mémoire
 Varie
 
 Canzone 2
 
 ovunque cercai
 le buganvillee
 e gli effluvi del giardino
 all’imbrunire
 
 ovunque cercai
 l’azzurro profondo del mare
 la luce bianca del cielo
 le case
 dalle sagome regolari
 
 ovunque cercai
 la luce accecante
 del sole di mezzogiorno
 a cui non si fa fronte
 ma che s’indovina
 qui
 al di sopra delle nostre teste
 e che ci avvolge
 fino all’annientamento
 
 ovunque cercai
 di ravvivare il terriccio della mia memoria
 ***
 
Face à Face
 LUI 
Je cherche sur
ton visage
 un signe
 la trace de
 l’être
 
 J’ explore dans
 ton visage mon
 reflet
 ou son
 contraire
 
 regarder
 ton visage
 imaginer
 l’infini où
 se rejoignent
 nos destins
 
 Je suis le visage que
 tu aimes contempler
 jusqu’à t’y perdre les
 jours d’amour
 
 Les jours de haine je
 suis l’Autre que tes
 yeux fuient
 foudroient
 Faccia a Faccia
 LUI 
Cerco sul 
tuo volto
 un segno
 la traccia
 dell’essere
 
 esploro nel
 tuo volto il mio
 riflesso
 o il suo
 contrario
 
 guardare
 il tuo volto
 immaginare
 l’infinito dove
 si raggiungono
 i nostri destini
 
 sono il volto che
 tu ami contemplare
 fino a smarrirti dentro nei
 giorni d’amore
 
 I giorni dell’odio
 sono l’Altro che i tuoi
 occhi respingono
 fulminano
 ELLE
 
Laisse voir
sur ton
 visage
 les traces de la
 vie traversée
 
 Ton visage défie
 le temps
 ta parole m’est une
 musique où je
 me love
 
 Ton visage est ma
 vérité
 ce lieu ultime
 où s’abîme mon
 désir
 
 Je cherche sur ton visage mon paysage profond celui
 où je lirai ton désir
 rechercher le mien
 
 Mes traits deviennent alors ceux
 de l’Ennemie que tu
 n’avais vue venir car
 déjà tu ne me regardais plus
 LEI
 
Lascia intravedere
sul tuo
 volto
 le tracce della
 vita attraversata
 
 il tuo volto sfida
 il tempo
 la tua parola
 è per me una
 musica dove
 mi raggomitolo
 
 Il tuo volto è la mia
 verità
 quel luogo conclusivo
 dove s’infrange il mio
 desiderio
 
 Cerco sul tuo volto il mio intimo paesaggio quello
 dove leggerò il tuo desiderio
 mentre cerca il mio
 
 I miei tratti diventano allora quelli
 della Nemica che tu
 non avevi visto arrivare perché
 già non mi guardavi più
 *
 
Je suis un pont
un entre-deux
 Je vais de l'un à l'autre
 messager
 jamais je ne m'arrête
 longtemps
 
 Je m'inscris dans les
 marges
 Dans l'au-delà
 du texte
 note en bas de
 page
 ou postscriptum.
 
 Je suis arbre
 déraciné
 plusieurs fois replanté
 jusqu'à trouver une terre qui
 me ressemble
 noyée
 de soleil et de lumière.
 Sono un ponte
 un intermezzo
 vado dall’uno all’altro
 messaggero
 non mi fermo mai
 a lungo
 
 M’iscrivo nei
 margini
 Nell’al di là
 del testo
 nota a piè di
 pagina
 o postscriptum.
 
 Sono albero
 sradicato
 più volte ripiantato
 fino a trovare una terra che
 mi assomiglia
 inzuppata
 di sole e di luce
 Frammento da Pas d’ici, pas d’ailleurs 
 | 
 Traduzione dal francese di Viviane Ciampi
 
 
 
  Janine Gdalia è nata in Tunisia, dove ha vissuto fino all’adolescenza. Studi letterari alla Sorbona. Entra nella vita professionale dove ricopre (spesso simultaneamente) vari ruoli: si trova alla direzione d’istituti culturali, pur lavorando in case editrici (direttrice di collane: Ed. Jean-Claude Lattès e Albin Michel), si dedica anche al giornalismo e alla scrittura poi all’insegnamento (istituti superiori e università). Vive a Parigi prima di installarsi a Montpellier nel 1998. Poeta, traduttrice, saggista anima regolarmente laboratori di scrittura e festival internazionali.
 Pubblicazioni: Femmes et révolution en Tunisie, Ed. Chèvre feuille étoilée, 2013 (testimonianze); Le Pont étroit, illustrations Félix Rozen, Ed. Encre et Lumière, 2008 (poesie); Mai 68, échos du Languedoc, collectif, Ed. Cap Béar, 2008 (racconti); Déserts, Ed. Japhet, 2007 (poesie); Juifs de Tunisie, collectif, Ed. Le Scribe, 1989 (documentario); Le Judaïsme au féminin, co-autrice Annie Goldman, Ed. Balland, 1985, riedizione 2015 (sociologia); Cultures juives méditerranéennes et orientales, collectif, Ed. Syros, 1982 (documentario); Guide Juif de France, collectif, Ed. Migdal, 1971 (documentario); L’étoile du berger (opera collettiva, Ed. Frontignan).
 Come traduttrice: Don Quichotte, di Miguel de Cervantes, illustrazioni Manuel Boix, tradotto dallo spagnolo, Ed. Pascal, 2009 (per ragazzi); Les Juifs du mellah di Schlomo Deshen, tradotto dall’inglese, Ed. Albin Michel, 1992 (documentario).
 I testi di Janine Gdalia sono stati tradotti in arabo, spagnolo, italiano.
 (Foto di Lino Cannizzaro)
 
 viviane.c@alice.it
 
 
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