FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia

Numero 37
gennaio/marzo 2015

D'aria e di terra

 

UNA REALTŔ CHE OPPRIME
La poesia di Tatjana Gromača

di Sanja Roić e Ginevra Pugliese



Dopo aver letto le poesie della sua prima raccolta, il piů autorevole critico della poesia croata ha esclamato: “Č successo qualcosa!” Dopo gli anni della poesia ipermetaforica e del concretismo semantico, il presente nella poesia di Tatjana Gromača si esplicava come qualcosa che doveva inevitabilmente essere scritto, senza alcuna posticipazione metaforica. Inoltre, l’io non era piů il punto di vista privilegiato della persona poetica: lo si nota in alcune poesie che non esplicano il genere che il lettore si aspetterebbe (Chi sei tu?), oppure sono prive di connotazioni soggettive, come nel caso del tu poetico che sta tornando nella cittŕ del ponte romano (implicitamente Siscia, Sisak) per prendere la decisione sul proseguimento della propria vita (Con lo zaino e un paio di mutande di ricambio).

La poesia di questa poetessa croata č immediata, potrebbe essere definita come poesia del “punto zero”, che denuda il quotidiano (la donna disoccupata in Quanto siamo felici), l’incomunicabilitŕ della coppia che sta per lasciarsi (Oggi ho deciso di lasciarti) o di chi vive un tragico alternarsi di malattia e salute di una persona cara (Nei giorni lieti la tua casa profuma di minestra di verdure o Un’altra tazza dal chiosco “Tabacchi”). Ogni suo componimento termina con una pointe che ironizzando, contemporaneamente, nega se stessa. Dopo aver completamente ridotto le metafore, il discorso poetico coinvolge un’indistinta massa di materiale che si rivela poi come materiale dello stesso tessuto poetico. La percezione di chi legge viene scossa dalla peculiare e imprevista somma del tempo e dello spazio nelle sue poesie. Si giunge cosě in un “limbo” che si trova tra poesia e prosa, limbo quieto e ordinato nel quale si puň intuire la presenza muta degli orrori della quotidianitŕ, privata e pubblica, nella quale alla poetessa e ai suoi coetanei tocca vivere quello che nel passato si chiamavano “gli anni migliori della loro vita”.

Sanja Roić




POESIE DI TATJANA GROMAČA


Dalla raccolta Nešto nije u redu? (2000, Qualcosa non va?)


U DOBRIM DANIMA TVOJA KUĆA MIRIŠE NA JUHU OD POVRĆA

U dobrim danima tvoja kuća miriše na juhu od povrća.
Proljetnu juhu, tako je zoveš.
Puno mrkve, grašak i nešto karfiola.
S ulaznih vrata njušim miris začina.
Bilje, napokon si se naučila upotrebljavati ga.

U onim drugim, neću reći kakvim
još uvijek mogu prizvati težak vonj svinjske masti.
Prikrivala bih mučninu sve do odlaska,
a onda bi, već na kolodvoru
smjesta kupovala pola litre jogurta
i malo kruha.

Stala na vratima dućana provirujući van oprezno,
poput ćurke kojoj je glava zapela o prorez žičane ograde.
S olakšanjem ustvrdila: udaljila si se dovoljno daleko
da mogu na miru pojesti ovu hranu.


NEI GIORNI LIETI LA TUA CASA PROFUMA DI MINESTRA DI VERDURE

Nei giorni lieti la tua casa profuma di minestra di verdure.
Minestra primaverile, č cosě che la chiami.
Con tante carote, piselli e un po’ di cavolfiore.
Dalla porta d’ingresso annuso il profumo degli aromi.
Le erbe, alla fine hai imparato ad usarle.

Negli altri giorni, non dirň quali
posso ancora sentire la forte puzza di grasso di maiale.
Nascondevo la nausea finché non me ne andavo,
e poi, in stazione
compravo immediatamente mezzo litro di yogurt
e un po’ di pane.

Stavo sulla porta del negozio sporgendomi fuori cautamente,
come un tacchino dalla testa incastrata nella rete del recinto.
Con sollievo mi dicevo: ti sei allontanata abbastanza
ora posso mangiare in pace questo cibo.


JOŠ JEDNA ŠALICA S KIOSKA »DUHANA«

U rane jutarnje sate
kada izvlačim iz kreveta svoje nalakirane nožne prste
razmišljajući o tome kako je možda došlo vrijeme
da onim kamenom iz kupaonice kojiput ostružem otvrdnule pete,
ja zapravo opet mislim na tebe.

Mogu se zavaravati raznim rutinama,
to mi uopće neće pomoći.
Ne vrijedi mi ribati kupaonu,
niti peglati veš.

Povlačim vodu iz vodokotlića
i ti kliziš niz keramički vrat WC školjke.

Uključujem kompjutor,
tvoj me lik promatra s velikog modrozelenog ekrana.

Pijem kavu iz svoje lijepe šalice
koju sam neki dan kupila na kiosku »Duhana«.
Sutradan, kupila sam još jednu.
Eno je, stoji gore, na vrhu one police!


UN’ALTRA TAZZA DAL CHIOSCO “TABACCHI”

Nelle prime ore del mattino
quando trascino fuori dal letto le mie dita dei piedi laccate
pensando che forse sarebbe ora
di rasparmi ogni tanto i talloni induriti con la pietra pomice che sta in bagno,
in realtŕ io penso di nuovo a te.

Posso illudermi nel ripetere i soliti atti,
ma non mi č di nessun aiuto.
Non serve pulire il bagno,
né stirare la biancheria.

Tiro l’acqua dello sciacquone
e tu scivoli lungo il collo di ceramica del water.
Accendo il computer,
la tua immagine mi osserva dal grande schermo verdeazzurro.

Bevo il caffč dalla mia bella tazza
comprata qualche giorno fa al chiosco “Tabacchi”.
L’indomani, ne ho comprata un’altra.
Eccola lŕ sopra, in cima a quella mensola!


KAKO POSTATI LOPOV

Ući u dućan.
Koračati sigurno, ali opušteno.
Izraz lica treba govoriti da su
vaši džepovi puni novaca.
Zainteresirano promatrati izložene predmete.
(za to vrijeme u stvari snimiti situaciju:
postoje li kamere, čipovi, koliko ima prodavača?)
Uživati. Kupovina je zadovoljstvo.
Krađa još veće.

Treba unaprijed znati što želite ukrasti.
Ne poželjeti još nešto.

Navodim slučaj jedne službenice srednjih godina:
Ušla je u dućan pun slamnatih predmeta.
Ona je željela slamnati šeširić.
Uzela ga je i sigurnim kretnjama filmske dive
u godinama
namjestila na glavi.
Zadovoljna, nasmiješila se svom odrazu u ogledalu
i izašla van.
Nije se okretala.


COME DIVENTARE LADRI

Entrare in un negozio.
Camminare sicuri, ma rilassati.
L’espressione del volto deve fare intendere che
le vostre tasche sono piene di soldi.
Osservare interessati gli oggetti esposti.
(in realtŕ state studiando la situazione:
ci sono telecamere, chip, quanti commessi?)
Gioire. Lo shopping č soddisfazione.
Il furto lo č ancor di piů.

Bisogna sapere in anticipo che cosa si vuole rubare.
Non desiderare qualcosa in piů.

Riporto il caso di un’impiegata di mezza etŕ:
era entrata in un negozio pieno di oggetti di paglia.
Voleva un cappellino di paglia.
Lo prese e con movenze sicure da diva cinematografica
in lŕ con gli anni
se lo poggiň sulla testa.
Soddisfatta, sorrise alla propria immagine nello specchio
E uscě.
Senza voltarsi.


POJEDOH DVIJE BANANE I OSJETIH SE ZADOVOLJNOM

Jednu onako, s nogu, u par zalogaja.
Drugu zgnječih u zdjelici,
pomiješah s mlijekom
i žličicom meda.

Izvana zvuk tramvaja, automobila,
to okrutno utrkivalište života.
Ništa me od tog ne privlači.

Bez posla sam. Uplašena.
Stara dvadeset i osam godina.
Novaca imam još malo.

Upravo se vratila s tržnice.
Ono što sad mogu je:
skuhati ručak.

Ili još bolje:
ne raditi ništa.
Od mene se ništa ne očekuje.

Koliko vremena na pretek!
Koliko divnog prostora da se ne misli ninašto!
Jedino što želim jest da ovo potraje.

Ne zovem nikog telefonom.
Niti mene nitko ne treba.
Susjedi u lift u hitro odgovorih na pitanje.
Toliko od razgovora za danas.

Ne želim na ulicu.
Ne među ljude!
Kako je malo potrebno da izađete iz života.
Kako je malo potrebno da sasvim izgubite taj osjećaj.


MANGIAI DUE BANANE E MI SENTII BENE

La prima cosě, in piedi, in due bocconi.
La seconda la schiacciai nella ciotola,
la mescolai al latte
e a un cucchiaino di miele.

Fuori il suono dei tram, delle automobili,
la spietata pista da corsa della vita.
Nulla di ciň mi attrae.

Sono senza lavoro. Intimorita.
Ho ventott’anni.
Di soldi me ne sono rimasti pochi.

Ho appena fatto la spesa al mercato.
Quello che posso fare ora č:
cucinare il pranzo.

O meglio ancora:
non fare niente.
Niente ci si aspetta da me.

Quanto tempo da buttar via!
Quanto spazio meraviglioso per non pensare a un bel niente!
L’unica cosa che desidero č che questo non finisca.

Non chiamo nessuno al telefono.
E nessuno mi cerca.
Alla vicina in ascensore ho risposto sbrigativamente alla domanda.
Basta come conversazione per oggi.

Non mi va di andare in strada.
Non in mezzo alla gente!
Basta cosě poco per uscire dalla vita.
Basta cosě poco per farvi perdere completamente quella sensazione.


MOJE PRIJATELJICE

Djetinjstvo provedoh kod djeda i bake
u neboderu sa 16 katova
igrajući se u dvorištu s cigančicama
koje su stanovale u maloj zgužvanoj kućici pored.
Razije, Zurifeta, Nurke,
to su bila njihova imena.
Svakog dana trpasmo na ruke i vratove
brdo plastičnih perli
i trljasmo na naše slabašne kapke
sve one raznobojne svjetlucave namaze.
One su imale tih zgodnih stvari
i općenito, znale su što vole suvremene žene.

Kod njih se fino živjelo:
izjutra bi iznijeli veliku deku na dvorište,
posjedali na nju, jeli lubenicu i vikali nešto na svom
jeziku.
Onda muzika, harmonika,
pjesma i ples
do duboko u noć.
Mi djeca
trčali bismo ukrug i vrištali
skorenih zelenih šmrklji pod nosom
sve dok, nešto prije ponoći
ne bi počela pucnjava
s prvog balkona iz susjedstva.
To je pucao moj djed,
u čarapama i pidžami,
iz svoje fino izglancane
sačmarice
jer on nije podnosio nered
niti u jednom od životnih segmenata.
Ubrzo nakon što krenuh u školu
dotrčah jednog ljetnog ferija
ravno u naše dvorište
i tamo još uvijek stajahu
Razije, Zurifeta, Nurke
ali sada s malim zamotuljcima u ruci.
Slina im je još uvijek visila iz nosa
i još uvijek su lijevu cipelu
obuvale na desnu nogu
ali to se više nije računalo
i mi više nismo mogle biti prijateljice
jer one su postale majke.


LE MIE AMICHE

L’infanzia la trascorsi a casa dei nonni
in un grattacielo a 16 piani
giocando in cortile con le zingarelle
che abitavano in una piccola casetta sgualcita vicino.
Razije, Zurifeta, Nurke,
erano i loro nomi.
Ogni giorno ci ficcavamo sulle braccia e sul collo
una montagna di perle di plastica
e strofinavamo sulle nostre palpebre sottili
tutte quelle variopinte paste luccicanti.
Loro avevano di queste cose carine
e in genere, sapevano cosa piaceva alle donne moderne.

Da loro si viveva bene:
di mattina portavano fuori una grande coperta in cortile,
vi si sedevano sopra, mangiavano l’anguria e gridavano qualcosa nella loro
lingua.
Poi la musica, la fisarmonica,
il canto e il ballo
fino a notte fonda.
Noi bambini
correvamo in cerchio e gridavamo
con i moccoli verdi incrostati sotto il naso
finché, poco prima di mezzanotte
non cominciava la sparatoria
dal primo balcone del vicinato.
A sparare era mio nonno,
in calzettoni e pigiama,
dal suo ben lucidato
fucile da caccia
perché lui non sopportava il disordine
in nessun segmento vitale.
Ben presto dopo aver iniziato la scuola
un giorno durante le vacanze estive corsi
dritta nel nostro cortile
e lŕ stavano ancora
Razije, Zurifeta, Nurke
ma ora con dei piccoli fagotti in braccio.
Il moccio pendeva ancora dal loro naso
e mettevano ancora la scarpa sinistra
sul piede destro
ma questo ormai non contava piů
e noi non potevamo piů essere amiche
perché loro erano diventate madri.


MARIKA LJULJ

Znam Mariku.
Živi sama s guskama na poljoprivrednom dobru.
Dok im baca kukuruz iz svoje crvene pregače
pjeva nešto na mađarskom
i udara gumenim čizmicama po blatu.

Ono se raštrka pa zamaže i guske i Mariku
po čitavom licu.

To nju nekad nasmije pa počne još glasnije pjevati
a nekad ju rastuži pa ode dolje u šljivar, udara
glavom u neku
od šljiva
i rida tako glasno ko da joj je netko sve guske
poklao.


MARIKA LJULJ

Conosco Marika.
Vive da sola con le oche nell’azienda agricola.
Mentre butta loro il granoturco dal suo grembiule rosso
canta qualcosa in ungherese
e batte con gli stivaletti di gomma sul fango.

Questo schizza e insudicia le oche e Marika
su tutta la faccia.

La cosa talvolta la fa ridere e lei si mette a cantare piů forte
talvolta la rattrista e scende nel frutteto di prugne, batte
la testa su uno
dei pruni
e singhiozza cosě forte come se qualcuno avesse sgozzato
tutte le sue oche.


Nove pjesme (Nuove poesie)
Testi inediti scritti nel 2000 e pubblicati, lo stesso anno, sulla rivista“Vijenac” di Zagabria.


KOLIKO SMO SRETNI

Znam ljude koji ništa ne rade:
samo sjede i bulje kroz prozor.
I ja sam jedna od njih,
ne radim ama baš ništa,
možda čeprkam po noktima
ili se grebem po leđima.
Tu i tamo ugledam koji končić ili mrvicu
na tepihu,
ustanem se, uzmem ga i bacim kroz prozor.
Onda ponovo sjednem i nastavim s gledanjem.
Mi smo svi bez posla.
Posla nema i po svoj prilici neće ga niti biti.
Možda bi trebali biti sretni zbog toga.
Ali ne, mi očajavamo.
Nemamo snage nizašto.
Posložili smo sve stvari po ormarima.
Opeglali sav veš.
Kuhati nam se ne da jer nemamo apetita.

Slušamo tiho pucketanje u svojim glavama.
Osjećamo vlastiti teret koji nam stalno čuči na ramenima.
Gledamo kako se polako topimo i curimo niz otvore od kanalizacije
kao prljava proljetna bljuzgavica.


QUANTO SIAMO FELICI

Conosco persone che non fanno niente:
se ne stanno solo sedute e guardano fuori dalla finestra.
Io sono una di queste,
non faccio proprio un bel niente,
forse mi raspo le unghie
o mi gratto la schiena.
Qua e lŕ mi accorgo di un filino o di una briciola
sul tappeto,
mi alzo, la prendo e la butto dalla finestra.
Poi mi metto di nuovo a sedere e continuo
a guardare.
Siamo tutti senza lavoro.
Lavoro non ce n’č e probabilmente nemmeno ci sarŕ.
Forse dovremmo essere felici per questo.
Macché, noi ci disperiamo.
Non abbiamo la forza di fare niente.
Abbiamo sistemato tutte le cose negli armadi.
Abbiamo stirato tutta la biancheria.
Non abbiamo voglia di cucinare perché l’appetito ci manca.

Ascoltiamo il silenzioso scoppiettio nelle nostre teste.
Sentiamo il nostro fardello che ci sta costantemente appollaiato sulle spalle.

Guardiamo il nostro lento scioglierci e scorrere giů
lungo le fessure della canalizzazione
come sporca fanghiglia primaverile.


TKO SI TI?

Ustaješ sa svoje ležaljke kao žena nakon kozmetičkog tretmana.
Brzo, namaži ruž na usta, jer si bez njega ružan!

Bosonog navuci svoju strech haljinu, popravi frizuru, ne zaboravi tašnicu!

Misliš li na ženu, ljubavnicu ili na svog sina
dok se spuštaš do taxija na uglu
niz svježe opranu ulicu?


CHI SEI TU?

Ti alzi dalla tua sdraio come una donna dopo un trattamento estetico.
Svelto, passati il rossetto sulle labbra, altrimenti sei brutto!

Infilati scalzo il vestito stretch, aggiustati l’acconciatura, non dimenticare la borsetta!

Pensi a tua moglie, all’amante o a tuo figlio
mentre vai verso il taxi all’angolo
sulla strada lavata di fresco?


S RUKSAKOM I KOMADOM ČISTIH GAĆA

Neću te pitati kako se osjećaš
dok stojiš na kamenim pločama uz obalu rijeke,
u gradu u kojem si nekad davno živjela.

Sada dolaziš povremeno,
s ruksakom i komadom čistih gaća
vidjeti vašu kuju koja se upravo okotila.

Sunce je tako dobro danas
i staklo razbijenih boca ljeska se na betonu smireno i bezopasno.

Takva si i ti
dok gledaš napuštenu kasarnu
među čijim si se zidinama davno ljubila
i udišeš miris vlage iz katakombi rimskog mosta
kroz koje su tutnjali tvoji mladi dani.

Čudan osjećaj
— znaš da je tvoj život došao do jedne točke
i sada trebaš uzeti trokut ili ravnalo u svoje ruke
i nagnuta nad njim
kao nad praznim listom bez linija
geometrijske bilježnice
povući bilo koji od slijedećih pravaca.

Nemoj da ti to moram ponavljati.


CON LO ZAINO E UN PAIO DI MUTANDE DI RICAMBIO

Non ti domanderň come ti senti
mentre stai in piedi sulle lastre di pietra lungo la riva del fiume,
nella cittŕ dove vivevi molto tempo fa.

Adesso vieni ogni tanto,
con lo zaino e un paio di mutande di ricambio
per vedere la vostra cagna che ha appena fatto i cuccioli.

Il sole č cosě bello oggi
e il vetro delle bottiglie rotte luccica tranquillo e innocuo sul cemento.

Cosě sei tu
mentre guardi la caserma abbandonata
tra le cui mura ti baciavi tanto tempo fa
e respiri l’odore di umido dalle catacombe del ponte romano
attraverso le quali rimbombavano i giorni della tua giovinezza.

Che strano sentimento
- sai che la tua vita č giunta a un punto
e adesso devi prendere in mano una squadra o un righello
e china su di essi
come sopra a un foglio vuoto senza righe
di un quaderno di geometria
tracciare una nuova linea qualsiasi.

Non farmelo ripetere.


DANAS SAM ODLUČILA OTIĆI OD TEBE

Danas sam odlučila otići od tebe
i zato sam ti spremila najfiniju ribu.

Pekla sam je s ljubavlju,
ti znaš koliko ljubavi imam.

Ali šta to vrijedi
kad mi više ne znamo rukovati njome
i ona stoji kao skupa igračka na ormaru
punom prašine.

Mi smo hrabri, prekaljeni borci
i žvačemo tu ribu snažno, nepokolebljivo.
Njena hrskava slana kora klizi niz naša
tužna grla
dok plačemo i stežemo se
kao dva stara krvava gmaza.

Stojim u hodniku i posljednji put
gledam blesave razglednice naših prijatelja
zataknute o drveni ram ogledala.

Poljubi me još jednom, kažem.
Poljubi me još jednom.


OGGI HO DECISO DI LASCIARTI

Oggi ho deciso di lasciarti
e per questo ti ho preparato il pesce migliore.

L’ho cucinato con amore,
tu sai di quanto amore io sia capace.

Ma che importanza ha
se non sappiamo piů servircene
ed esso se ne sta come un gioco costoso sull’armadio
pieno di polvere.

Noi siamo coraggiosi, temprati combattenti
e masticheremo quel pesce con forza, irremovibili.
La sua croccante pelle salata scivola giů nelle nostre
tristi gole
Mentre piangiamo e ci contorciamo
come due vecchi rettili insanguinati.

Me ne sto ferma in corridoio e
per l’ultima volta
guardo le stupide cartoline dei nostri amici
infilate nella cornice di legno dello specchio.

Baciami ancora una volta, dico.
Baciami ancora una volta.


Traduzione dal croato di Ginevra Pugliese




Tatjana Gromača
č nata nel 1971 a Sisak, cittadina che si trova a 60 km da Zagabria, una volta colosso industriale e ora triste scenario di scioperi e proteste a causa della disoccupazione. Laureata in lettere a Zagabria, per anni ha lavorato come giornalista al settimanale Feral Tribune e dal 2009 collabora al quotidiano Novi list di Fiume. Vive a Pola, č sposata e ha una figlia.
Nel 2000 ha esordito con la raccolta di poesie Nešto nije u redu? (Qualcosa non va?), tradotta in sloveno e in tedesco e uscita anche in Serbia. Il breve romanzo Crnac (2004), tradotto poi in sloveno e in polacco, č stato drammatizzato e rappresentato con successo al Teatro di Fiume. Nel 2005 esce la sua raccolta di racconti, con le fotografie del marito Radenko Vadanjel, Bijele vrane – priče iz Istre (Le mosche bianche – racconti dall’Istria, 2005) e nel 2012 riceve il piů importante premio nazionale per la prosa per il romanzo Božanska dječica (Bimbi divini). Nel 2014 č uscito il suo libro di prose Ushiti, zamjeranja, opčinjenosti (Euforie, rimproveri, affascinazioni).
Questa scelta č la prima traduzione della sua poesia in italiano.


ginevra.pugliese@gmail.com
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