FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia

Numero 36
ottobre/dicembre 2014

Mare

 

MARI TRASVERSALI

di Mauro Macario



Miramare

L'adolescente interrogava il mare
sul destino degli amori infelici
e ne riportava canzoni che tagliavano l’acqua
come un ventaglio affilato su fragili dolori
a risentirle adesso
ancora s'increspano le onde
ancora s'infrangono i visi
amori che non l’hanno più cercato
neanche per riderci sopra
e ricorda come a cantarle da solo
sul pontile d'inverno
stonando a squarciagola
provasse un sottile piacere a piegare l’anima
in quell’età che mischia ghiandole e lirismo
creando nell’equivoco agitate turbolenze
(da adulti non cambia)
se non ci fossero state quelle canzoni
non avrebbe amato così tanto così a lungo
a tal punto d'amarle ancora
le fanciulle primo sale
e non sarebbe qui a far ghignare i passanti
a stonare così bene in questa memoria
d’alto mare.

(Sarzana, 10-10-2014)


MAR MORTO

Il corpo marino è la matrice originaria
di stampi carnali carichi di sapori e odori
da mandare per il mondo e moltiplicarsi
nei sogni della gente semplice
schiuma e alghe l’hanno generato
in una mistura speziata d’estasi olfattiva
per dare a tutti lo stesso codice d’entrata
dischiusa ferita al vento salmastro
la nostra sete gli ha dato forma
e il gusto dell’uomo ancora s’inebria
scende nella visione
s’adagia sul ventre
si perde negli anfratti
non riaffiora mai più
ma non tutti i marinai di terra sanno nuotare
c’è chi affoga nelle saline con la bocca che brucia
mentre l’anima recrimina la sua vedovanza
e Baudelaire ti salva prendendoti per i capelli

questo corpo non è una culla che alza le vele
verso il futuro
ma una bara galleggiante
che dà sepoltura in mare ai caduti del mar Morto

(Sarzana, 29 settembre 2014)


MAR TITANIC

Non sono le scorie tossiche
a impestare il mare
ma i ricordi avvelenati
che gli buttiamo dentro
e quando colano a picco
distruggono ogni presenza di vita
flora fauna e uomini al tramonto
fermi sulla battigia
a implorare i gabbiani di cavar loro gli occhi
per non vedere più le sembianze felici
formarsi ad ogni moto ondoso
e disfarsi in quello successivo

i ricordi sono le ossa della memoria
nella terra resistono migliaia d’anni
ma nel mare nel liquido mare
questa materia erosa e sfuggente
si sfalda e se ne va
dove i sogni invertebrati vivono al buio
come meduse urticanti inclini all’abisso


ogni anno si ritrovano tutti lì
non temono le acque gelate
del mar Titanic
chi o cosa li abbia guidati
alla fine di una migrazione misteriosa
nessuno sa dirlo
ciascuno arriva col suo sogno salvagente
sempre più sgonfio rattoppato scolorito
e si unisce agli altri in corsa verso il mare
puoi vederli tra le onde cacciar via i gabbiani
come mosche sugl’occhi
e aggrapparsi di nuovo alle sembianze felici
come fanciulli grinzosi mai cresciuti
perché l’addio congiunge chi si lascia
e il corpo trattiene l’impronta sacra
dell’antico passaggio amoroso
se l’amnesia la cancella è natura abominevole

(Sarzana, 18 settembre 2014)


Mare di Ostia
a Pier Paolo Pasolini

Ostia di carne sangue di mare
mare di sputi livida risacca
un padre della patria boccheggia
con la terra nei polmoni
sepoltura di un popolo
nel silenzio dei chiostri
nella memoria partigiana
nel mondo contadino
questa morte nazionale e multinazionale
chiude un'era e passa alla preistoria
si porta via tutto
i musei le biblioteche i testamenti morali
il lievito madre di una coscienza secolare
noi eredi di una compassione gelida
noi figli di questa morte
pasticciata vilipesa derisa
che ci ha trasformato da miti arcaici
in barbari civili
vaghiamo ciechi in una necropoli
senza reperti
le pergamene sono sparite
rimane un ossario senza gloria
e i mandanti si susseguono
di generazione in generazione
mentre i padri della patria
quelli che hanno formato
il tuo sentire più profondo
non muoiono nel loro letto
ma nell'inconscio collettivo
ed è lì il funerale della nostra storia

(Sarzana, 31 ottobre 2014)


MARE MATER

Dicono che da vecchi
torniamo bambini
io faccio di meglio
torno all'origine del mondo
a una memoria larvale
alla coscienza dell'inesprimibile
spora
embrione
anfibio
fino a rivedermi che non respiro
all'interno di un corpo residenziale
in un mare nero senza luci lontane
dove annaspo nel panico cieco
e poi mi abbandono alla tragica ebbrezza
di chi naufraga in un ventre burrascoso
sbattuto da un'anca all'altra
contro scogli appuntiti
senza poter gridare
senza risalire il pozzo
gettato sul fondo della camera iperbarica
preso al laccio da un viscido capestro
che potrebbe impiccarmi dentro l’acquario
se questo mare esondasse al di là degli argini
rovesciandomi fuori con tutti i detriti

mare prenatale dal sapore di sangue
mare primordiale di rossa fonte battesimale
prime percezioni indistinte di futuri naufragi
nei tunnel vietcong di ventri accoglienti
dove morire podalico al sogno
e non rinascere al giorno mai più

(Sarzana, 6 settembre 2014)


MARE SILENTIUM

Lo guardavo giocare sulla spiaggia
col secchiello la paletta
e una spina di riccio nel piede
fragile candore
da grande cambiò gioco
siringhe lacci e un ago nella vena
fragile pallore
poi il maremoto mi restituì il secchiello

(Sarzana, 10 settembre 2014)



(Foto di Lino Cannizzaro)


macmau47@yahoo.it