FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia

Numero 27
luglio/settembre 2012

Attese & Risvegli

 

ISTRUZIONI DI FINE ATTESA

di Francesco Tarquini



Caro Matteo,

o Luca, Jacopo, Omar, Alessio, Cassiano, come cavolo ti chiami, perché qui ancora non si sono messi d’accordo e non fanno che discutere tutti quanti. Veramente su Cassiano discute solo nonno Giuseppe, era il nome di suo padre e con me col cavolo che c’è riuscito, scusa il linguaggio. No, non è il cavolo sotto il quale mi continuano a dire che nascerai tu, quelle sono tutte balle, la storia è un’altra ma te la spiego quando sei più grande. Magari Cassiano te lo mettono di secondo nome, sai le risate.

A me comunque tutti questi nomi mi fanno schifo, possibile che non hanno nessuna fantasia?A me piacerebbe Elvis, era un tipo pazzesco sempre lì a sbattersi con quella chitarra e a ululare con quella voce da sballo, ma poi ho pensato che come fratello minore non era giusto darti un nome così importante e allora mi è venuto in mente di chiamarti Caghetta, perché è sicuro che per un bel po' non farai che scagazzarti nel pannolino. Magari quando ti passa cambiamo nome. Ecco, i nomi li dovrebbero dare così, secondo l'età e le preferenze; uno se lo dovrebbe scegliere da solo, il nome, e cambiarlo quando gli pare. A me, per esempio, Giovanni non mi è mai piaciuto (Giovannino qua Giovannino là, Nino, Ninetto, bello di nonna e via vomitando), mi piacerebbe Conan il Distruttore, se vuoi puoi chiamarmi Conan e basta.

Ah, a proposito, non mi sono presentato, sono tuo fratello e ho cinque anni. Dunque, Caghetta, vecchio mio, la prima cosa che devi sapere è che tra poco sono cavoli tuoi; magari ti eri creduto di startene ancora chissà quanto, magari sempre, in quell’acquetta tiepida, a fluttuare di qua e di là nella pappa con qualche mossa di crawl, immaginandoti di stare su una spiaggia tropicale servito nutrito e riverito: lo so perché ci sono passato anch’io. Invece ti tocca, come dicono loro, venire al mondo. E qui sono cazzi. Scusa il linguaggio, ma è meglio che cominci a imparare. Oddìo, la parte grossa del lavoro la fa lei, infatti sono mesi che va in certi posti a respirare, e poi, dopo, non ti dico, tutti a dirle che è stata brava eccetera eccetera, senza cesareo (questo cesareo non ho capito bene cos’è, mi sa che è roba degli antichi romani) e qua e là, insomma alla fatica che fai tu non ci pensa nessuno. Io mi ricordo benissimo il culo che mi sono dovuto fare, scusa il linguaggio, quando si è cominciato a muovere tutto, macché muovere, un vero terremoto, non ci si vedeva più, rumori, spinte, l’acqua tutta agitata, avevo voglia a nuotare qua e là a rischio di affogare, e poi tutta quella luce che un altro po’ mi acceca, e tutti quei rumori, un casino, i raybans ci sarebbero voluti, e i tappi per le orecchie. Insomma, vecchio mio, non ti voglio spaventare, nella vita tutto si supera, non è questo il peggio, però ti devo proprio dire in confidenza che è un bel trauma. Mi ricordo che quando è successo a me la prima cosa che ho cercato di dire è stata “Rimettetemi dentro”; ma la tragedia era che le parole non mi venivano, non sapevo come dirlo, capito?, fino a un momento prima tutto tranquillo, tutto chiaro, e di colpo, tac, sei come un imbecille, ti sei scordato tutte le parole che sapevi e devi ricominciare da zero.

Dicono che quando uno nasce non ci vede; e allora com'è che appena sono uscito lì all'aperto, non ti dico che ambientino, Caghetta mio, ho subito notato tutte quelle strane facce? Certe smorfie, facevano, e ciuciuciù e ciaciacià, e quant'è carino, e lallallà, e somiglia a te, e somiglia a me, e spiccicato zia Giulia da piccola, e dai a storcere il naso e a fare certe boccacce che quando non contenti si sono messi pure a sculacciarmi, ohé, dico, mettetemi subito giù, mica ho ancora fatto niente, ma guarda questi, manco sei nato e già ti devono inculcare il senso di colpa, insomma per farla breve vecchio mio mi sono messo a piangere.

Certo, messa così sembra proprio una sòla, penserai tu. E invece no; all'inizio è proprio un gran casino, ma poi ti devi abituare, la devi affrontare da uomo, e allora non dico che sono tutte rose e fiori, però non è nemmeno malaccio. La vita, voglio dire. Ci sono un sacco di soddisfazioni, beato te che nasci per secondo, dato che hai un fratello che già c’è passato e ti può insegnare un sacco di cose: però non ti credere di trovarti la pappa fatta.

Ho perso il filo. Ah, ecco, dicevo, non sai che ambientino, tutta quella luce all'improvviso e appena cerchi di approfittare per sgusciare via, ti senti tutto bagnato e unto e dici subito rimettetemi dentro e quelli non ti sentono, ma questo te l'ho già detto, ti acchiappano di qua e di là con certe manacce e... non so se dirtelo ma forse è meglio, devi essere forte, devi sapere subito: hai presente quel bel cordoncino al quale ti attacchi e tiri quando hai fame e ti danno subito da mangiare? Beh, te lo tagliano. Sì, lo so, non ci puoi credere, vecchio mio, ma è così. Con un coltellaccio da cucina grosso come una spada-laser o giù di lì, che luccica luccica e poi zzà! trac! E appena ti azzardi, dico appena ti azzardi a dire ma insomma e adesso come mangio?, zzà, via con la sculacciata. C'è veramente da restarci secchi, però per fortuna hai tuo fratello che ti avverte prima, così ti prepari e ti comporti da uomo: non gli dare soddisfazione, non piangere, sennò fai il gioco loro. Perché sembra che stiano aspettando come la manna dal cielo: appena piangi sono tutti contenti, hai visto?, piange, uh, uh, che bello, hai visto come piange?

Intanto tu, fra una lacrima e l'altra, con quel trauma del cordone, ti senti mettere una manaccia fra le gambe, è maschio, è maschio, beh, che ci sarà di strano, metti giù 'sta zampa, no, dico, c'è qualcun altro che mi vuole smanazzare il pisello, lo faccia subito, però poi basta, pare che sia tuo nonno Giuseppe che è arrivato per ultimo e ancora non ha visto l'ornamento. Ah, e così questo sarebbe il vecchio Giuseppe, però, credevo peggio, ti fa cicciccì, cioccocciò, almeno lui cambia musica, avrà almeno sessant'anni, poveraccio, si vede che all'ospizio li fanno uscire da soli.

Pensieri cinici, vecchio mio, ma inevitabili, incazzato come sei, scusa il linguaggio. Ma poi vedrai che ti passano, perché nonno Giuseppe e la vecchia Aida, tua nonna, non sono davvero niente male: ti fanno un sacco di regali, ti danno sempre ragione, ti portano allo zoo e al luna park e a Natale ti scuciono certe belle bustarelle.

Caro Caghetta, dopo questi insegnamenti principali è venuto il momento di stringere attorno a un argomento davvero vitale. Fino ad ora l'ho presa alla larga, ma eccoci al dunque: insomma, tutto questo po' po' di casino, a chi lo devi? Dove cavolo sei stato per nove mesi? Mica sotto un cavolo, e nemmeno nel garage della cicogna. Insomma, ti raccomando, quando vedi tutte quelle facce scomposte, rosse, lucide, che fanno mimmimì memmemmé mommommò, di individuare subito i responsabili; lui è il più facile, lo vedi subito, è quello che si comporta più da scemo: beh, quello sarebbe tuo padre, papà, dad, babbo, papino, babbino, pà, o come cavolo deciderai di chiamarlo. È maschio, anche lui ha l'ornamento. E mica è tanto vecchio, il vecchio Sergio, e poi si fa un culo così, scusa il linguaggio, a lavorare per farti crescere forte e sano e mantenerti e farti studiare perché tu ti possa fare una posizione nella vita e i figli so' piezz' e' core e i figli a volte sono ingrati e ai tempi suoi lui non aveva mica tutto quello che hai tu adesso e lui si è sempre fatto un culo così (lui scusa il linguaggio mica te lo dice) perché i suoi figli avessero quello che lui non ha avuto. A parte tutto questo, è proprio un bravo tipo, papà, ci poteva capitare di peggio, come il padre di Nicola.

Anzi, sai che ti dico, vecchio mio? papà è proprio fico, vedrai. Ti ci troverai bene. Ti porta a vedere i ponti, il Colosseo, il Bioparco, quando sei più grande ti porta a scuola, ti fa vedere certe fotografie che fa lui, e se ti va bene ti porta pure a vedere quando beve l'aperitivo con certi amici suoi che te li raccomando, quando torna a casa la mamma gli sente sempre il fiato e lui si chiude subito in camera oscura. Ecco, già, stavo perdendo il filo un'altra volta: ti devo parlare della mamma. Guarda, vecchio mio, se papà è fico che cosa si potrebbe dire di questa qua? la chiamo sempre questa qua certe volte che la guardo e mi pare la donna più bella del mondo e allora mi domando, ma insomma, ma che vuole da me, chi è questa qua? Questa qua, caro mio, è semplicemente la mamma. La mamma è tutto. Di mamma ce n'è una sola. La mamma l'ornamento non ce l'ha, e mi ha detto Giada, la mia compagna di banco, che da grande mi vuole sposare, che è per questo che le mamme fanno nascere i bambini; Giada mi ha promesso che dopo Pasqua mi fa vedere, chissà poi perché dopo Pasqua. Io comunque già lo so, ma come ti dicevo per adesso non te lo spiego perché sei troppo piccolo e magari ti verrebbe uno shock. Insomma, la mamma è un affare serio. Tanto per cominciare, è donna. Perché pare, a sentire lei e certe amiche sue, che donna sia meglio; ogni volta che lo dice, papà sta zitto, si vede che è vero, a me anche essere uomo non mi pare male, ti dà un sacco di soddisfazioni.

Mamma è bionda e ha gli occhi azzurri; non è vecchia come papà, che ha superato la trentina, lei avrà sì e no sedici anni, e non invecchierà mai. Le sue amiche, sì che invecchiano, come Gladys e la vecchia Gloria, Che dici, Anna, mi invecchia questo vestito?, Che dici, 'sto rossetto mi leva un paio di settimane?, e lei fa di no o di sì secondo come le sembra più gentile. Una volta che Gladys le ha detto in presenza mia, Già, in fondo tu hai sei mesi più di me, un altro po' svengo dalla rabbia.

Mamma è buona; quando ti dà il bacio della buonanotte ti viene da piangere. Però questo te lo tieni per te, perché piangere non è da uomini. E quando sospira per casa, Questo ragazzino mi farà impazzire, non ti preoccupare: lei è già un po' pazza. Insomma, ci poteva capitare di peggio, come la madre di Nicola.

Un ultimo avvertimento, loro sono partiti di corsa per l'ospedale perciò mi sa che ci siamo: guarda che da grande mamma la sposo io.

Tuo fratello Conan     


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