FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia

Numero 27
luglio/settembre 2012

Attese & Risvegli

 

IL TEMPO DELL'ATTESA

fotografie e testo di Valentina Maggetti

a cura di Ambra Laurenzi



Attèndere prov. e fr. attendre; sp. e port. atender: dal lat. Attèndere – supin. Attèntum
composto dalla partic. AD a e Tèndere distendersi,
e traslat. volgere a un termine, inclinare, mirare, aspirare (v. Tendere). -
Dar opera a checchessia, Por mente, Considerare (cioè tendere lo spirito),
Stare in attesa, in aspettativa.
Deriv. Attendènte; Attendibile; Attendiménto; Attento; Attenzione; Attéso.

Attenzione lat. Attentione (M) da Attèntus, p.p. Di Attèndere,
por mente, osservare, porre cura (v. Attendere). -
L'atto con cui la mente si rivolge ad un oggetto.
Riguardo, cura, diligenza, cortesia, garbatezza.


Attesa e attenzione, termini vicini non solo etimologicamente, si prestano ad una riflessione profonda sul tempo, sulla sua sostanza e durata, che apre le porte ad una nuova percezione dei singoli momenti che lo compongono.

Le immagini presentate sono frame estratti dal video che ho girato durante la convalescenza di mia nonna.



In quel periodo breve, ma apparentemente interminabile, ho avuto modo di sperimentare il concetto di attesa, come spazio dilatato e sospeso, durante il quale il tempo si mostra in tutta la sua imperturbabile fissità. Scorre, eppure sembra immobile.
Ho percepito distintamente la molla contenuta nell'attesa, che trasforma la passività in attenzione, risvegliando l'interesse verso ciò che ci circonda, verso quegli oggetti silenziosi che compongono il mondo di cui ci troviamo a far parte.
In quegli istanti sospesi, lo spirito tende al circostante, la percezione apre la mente e i sensi per captare le minime variazioni di luce. L'occhio si posa su particolari prima invisibili, scruta le pieghe dell'anonimo, di cui fa emergere il senso nascosto.





La convalescenza, evento spesso associato ad una faticoso percorso di speranza, si converte in un contenitore di piccoli segni dal grande potere evocativo. Un simbolico risveglio del circostante.
Così, in quei pomeriggi consumati nell'attesa, mi sorprendo a seguire un riverbero che dalla finestra si posa sul bracciolo della poltrona e infine sul pavimento. Osservo lungamente la mia ombra occupare un angolo del muro bianco, sopra il suo letto. Mi soffermo sulle onde flessuose della coperta che protegge le sue forme effimere.
Il concetto di risveglio assume qui una valenza emblematica, legata sia allo scorrere del tempo - in quanto presupposto di un prima e un dopo - sia alla particolare condizione personale in cui il progetto è sorto.
In questo contesto la scelta di estrarre e presentare delle immagini fisse non è casuale.
Se il video riproduce, nel movimento della sua sequenzialità, il tempo dilatato dell'attesa, i singoli frame danno voce a quei particolari apparentemente privi di significato, fissandone la forma per sempre. I movimenti alternati della luce, che rendono visibile ai nostri occhi la materia, creano quel risveglio che solo il fermo immagine è capace di esaltare.
È così che un guizzo di luce, un'ombra sul muro, la piega di una coperta diventano protagonisti di quei momenti eternamente reiterati nella memoria.
Odo il mondo muoversi, fuori. Io inseguo la vita nelle cose, dentro.



valentina.maggetti@virgilio.it
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