FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia

Numero 23
luglio/settembre 2011

Vulcani

 

AVVENTURA A STROMBOLI

di Annarita Verzola




…- Proviamo con l'italiano, riprese lo zio, e chiese in questa lingua.
- Dove noi siamo?
- Sì! Dove siamo? ripetei con impazienza.
Ma il fanciullo non rispose.
- Ah, questo poi! Non vuoi dunque parlare? - gridò lo zio vinto dalla collera e scuotendo il ragazzino per le orecchie: - Come si noma questa isola?
- Stromboli, - rispose il pastorello, che sfuggì dalle mani di Hans e si mise in salvo nella pianura attraverso gli ulivi.
Non ci preoccupammo più di lui. Stromboli! Quale effetto produsse sulla mia immaginazione questo nome inaspettato! Eravamo in pieno Mediterraneo, nel mezzo dell'arcipelago delle Eolie di mitologica memoria, nell'antico Strongilo, in cui Eolo teneva incatenati i venti e le tempeste. E le montagne azzurre che si arrotondavano a levante erano le montagne della Calabria e quel vulcano che si rizzava all'orizzonte verso sud era l'Etna, il corrucciato Etna!
- Stromboli! Stromboli! - ripetevo.
Lo zio mi accompagnava con i gesti e con le parole. Sembrava che cantassimo in coro.
Ah! Che viaggio! Che meraviglioso viaggio! Entrati da un vulcano, eravamo usciti da un altro, e questo era situato a più di milleduecento leghe dallo Sneffels, da quell'arido paese d'Islanda, posto ai confini del mondo! Le vicende della spedizione ci avevano trasportato nelle più armoniose contrade della Terra…
Erano quelle poche righe la parte del libro che più le piaceva e, sebbene avesse letto "Viaggio al centro della terra" tante volte, ogni volta in cui arrivava a quel punto il suo cuore batteva per l'emozione. Laura si guardò attorno nel tranquillo posticino ombreggiato in cui si era seduta a leggere e pensò che la scena si sarebbe potuta svolgere proprio lì, davanti ai suoi occhi. Per questo motivo le piaceva tanto rileggere il romanzo di Verne quando veniva in estate a Stromboli e oramai quella lettura era un rituale consolidato, che celebrava l'inizio delle vacanze. Un lungo mese di mare e di sole, i bagni vicino allo scoglio di Strobolicchio, le passeggiate per i vicoli, le gite a Ginostra con la sorella e la sua amica scrittrice, le serate all'osservatorio per ammirare la lava del vulcano e il velluto nero del cielo stellato. Laura era tanto abituata al silenzio di quell'angolo nascosto che percepì subito il rumore delle foglie smosse. Si guardò attorno senza preoccupazione, di certo si trattava di un animale o di qualche energico escursionista. Il fruscio continuava, ma all'intorno non si vedeva niente e nessuno. Improvvisamente una figura sbucò tra il fogliame, un uomo barbuto e deforme che procedeva tuttavia abbastanza spedito appoggiandosi a un bastone. La sorpresa di Laura fu pari a quella dell'uomo, che si arrestò e si guardò intorno come se cercasse una deviazione dal percorso, poi Laura lo vide scrollare le spalle e fermarsi a fissarla con una certa curiosità, appoggiato al bastone. Si sentiva in imbarazzo sotto quello sguardo scuro e attento, ma era incuriosita dal bizzarro abbigliamento dell'uomo, una tunica corta di un candore abbagliante e un paio di sandali legati al polpaccio. Una tenuta troppo bizzarra per un escursionista e troppo particolare per un pastore del posto.

- Immagino che tu mi veda… Generalmente preferisco evitare i contatti con gli uomini per non essere riconosciuto… - borbottò l'uomo, grattandosi la barba.

- Non sono mica cieca, certo che la vedo! - rispose Laura, un po' stupita.

- Oramai è fatta… ero certo che non ci fosse nessuno, altrimenti sarei uscito dal vulcano più tardi. Le mie facoltà a volte si appannano. Dopo tanto tempo è anche comprensibile.

- Che cosa ha detto?

- Che le mie facoltà…

- No, prima… a proposito del posto da cui è uscito…

- Ah, dal vulcano. Non ci vedo niente di strano, visto chi sono.

Era evidente che quello strano tipo in fondo ci teneva a presentarsi e Laura ritenne doveroso farlo per prima.

- Mi chiamo Laura e sono qui in vacanza dai nonni. Immagino che lei invece sia uno studioso di vulcani.

L'uomo si grattò di nuovo la barba.

- Gli uomini si rivolgono a me con un altro appellativo, ma forse tu intendi padrone dei vulcani e allora direi che posso accettare questa definizione. Tutto sommato lo Stromboli è una delle mie ultime acquisizioni. Gli affari vanno molto bene e mi sono allargato. Ho cominciato a Lemnos, poi ho impiantato officine nell'Etna, a Vulcano, nel Vesuvio e sono arrivato qui da poco con l'intenzione di restarci per un bel pezzo. I miei aiutanti si sono già sistemati e l'officina è a buon punto. Sono noto agli uomini come Efesto e forse ti interesserà…

- Efesto, il dio del fuoco? - l'interruppe Laura - Io sono un'appassionata di mitologia greca e avrei un sacco di domande da farle!

- Domande? Non ti senti a disagio di fronte a un dio dell'Olimpo?

- Non direi proprio, è un'occasione troppo ghiotta per rovinarla perdendo tempo in complimenti e, se permette, vorrei sapere se è vero che Zeus la scagliò dall'Olimpo, causandole la deformità che l'affligge.

Efesto aprì la bocca e la richiuse, era abituato a generare scompiglio, stupore, a volte persino paura tra gli uomini ai quali si manifestava e quella ragazzina sfacciata non faceva nulla invece per nascondere la curiosità.

- Ne ho abbastanza di questa storia! - sbottò Efesto. - Ci tengo a dire una volta per tutte che sono nato così e non è mai avvenuto che mio padre mi abbia scagliato giù dall'Olimpo per aver liberato mia madre Era che lui aveva legato con una catena d'oro in seguito a un litigio! A questo proposito ci terrei anche a precisare che Zeus e Era filavano d'amore e d'accordo e non si sono mai dati la briga di smentire le voci sui loro continui litigi.

- Adesso vorrà dirmi anche che Afrodite era pazza di lei e non l'ha mai tradita con Ares!

- Ragazza mia, tu leggi troppi giornali scandalistici… Afrodite ed io siamo una coppia solidissima, non nego che quel bellimbusto di mio fratello Ares ci abbia provato, ma mia moglie è una donna di provata fedeltà e le voci che circolano sulla sua presunta scappatella con Ares le ha messe in giro Helios per darsi un po' d'importanza. Non potremmo parlare d'altro? Se vuoi ti mostro un catalogo con le mie creazioni… la pubblicità è importante e mi sembra essenziale che i clienti possano vedere con i loro occhi di cosa sono capaci le mie officine.

In un attimo tra le mani di Efesto comparve un lussuoso libro rilegato dalle pagine patinate e Laura non si fece pregare per esaminarlo.

- Alcune di queste opere le ho viste anche sui libri che ho a casa, ma qui fanno tutto un altro effetto… l'egida di Zeus… l'arco e le frecce di Apollo… l'elmo e i sandali alati di Hermes… l'arco e le frecce di Eros…

- Permettimi di mostrarti le immagini delle abitazioni che ho costruito sull'Olimpo per ognuno degli dei, e i gioielli che ho creato per Teti… e questa magnifica cintura per mia moglie. Sai, bisogna diversificare la produzione e venire incontro alle necessità di una clientela sempre più vasta ed esigente. Malgrado io abbia fatto generosamente dono del fuoco agli uomini, c'è sempre bisogno…

- Un momento, io so che il fuoco è stato rubato da Prometeo e per questo è stato punito! - lo interruppe Laura.

- Lo vedi? Un'altra invenzione del gossip. Prometeo ed io eravamo grandi amici, mi veniva a trovare spesso nella mia fucina a Lemnos e sono stato proprio io a suggerirgli di portare il fuoco tra gli uomini perché sapevo bene quanto sarebbe stato loro utile. Quella storia del furto è nata per errore perché uno dei miei lavoranti, un tipo troppo zelante, ha visto Prometeo uscire dalla mia officina con un atteggiamento che gli era sembrato sospetto. In realtà stava solo badando a portare via con ogni cautela il fuoco perché non si spegnesse. Noi non l'abbiamo mai smentita perché in fondo di faceva piacere che gli uomini ci temessero, mi sembra anche giusto che la divinità incuta un sacro timore!

- Ah, è davvero incredibile! Scommetto che ci sono tanti altri miti che tu potresti sfatare, raccontandomi come siano andate veramente le cose! Dovresti incontrare l'amica scrittrice di mia sorella e raccontare a lei, sai che bel libro ne tirerebbe fuori?

- E tu pensi che io sarei davvero disposto a raccontare i fatti dell'Olimpo come se fossi una comare al mercato? Mi dispiace deluderti, ma gli uomini devono continuare a credere ai miti che conoscono e se ti ho detto queste poche cose è solo perché so che se pure tu le raccontassi, nessuno ti crederebbe. Dammi retta, ragazza, lascia le cose come stanno, è meglio per tutti. Per esempio, il libro che stai leggendo, a che scopo rivelare che l'idea di un viaggio al centro della terra sia stato io a farla venire in mente a Verne? Io gli ho descritto per filo e per segno la struttura dei vulcani, ma non mi sognerei mai di prendermi alcun merito per ciò che è uscito dalla sua penna.

Laura era sbalordita, di quel passo chissà quante altre cose sarebbero venute fuori, doveva assolutamente convincere Efesto a raccontarle ben altro. Si ricordò che nello zainetto aveva sempre un quaderno e una penna e così si sdraiò sull'erba e si mise a frugare, non senza avergli raccomandato di aspettarla.

L'erba le solleticava in naso, ma Laura non voleva smettere di cercare quel benedetto quaderno che non trovava. Alla fine non ne poté più, starnutì e si passò una mano davanti al viso.

- Ce l'hai fatta a svegliarti! Avevi detto che saresti venuta con noi e non ti abbiamo più vista.

Laura si mise a sedere sull'erba e si guardò intorno confusa, davanti a lei c'erano sua sorella e la sua amica e le agitavano un filo d'erba sotto il naso. Era stato tutto un sogno… Per un momento pensò di raccontarlo a loro, poi si strinse nelle spalle e raccolse il libro e lo zaino, seguendole in silenzio verso il paese.

Efesto sbucò dal cespuglio in cui si era nascosto e si ripromise di essere più prudente la prossima volta in cui si fosse imbattuto in una ragazzina umana curiosa e per nulla intimorita dal fatto di essere al cospetto di un dio. E poi doveva imparare a tenere e freno la lingua o prima o poi Zeus lo avrebbe davvero scagliato giù dall'Olimpo senza troppi complimenti.


La citazione iniziale è tratta da:
Jules Verne, Viaggio al centro della terra, traduzione di Giuseppe Mina, Hachette, 2008, pagg.184-185.

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