FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia

Numero 20
ottobre/dicembre 2010

Nel cosmo

 

COSMO

racconto di Annarita Verzola



Che gli avessero affibbiato un nome del genere proprio non gli andava giù. Ovviamente aveva incominciato a rendersene conto andando a scuola, quando la maestra aveva chiesto a ciascun bambino di alzarsi in piedi e di dire il proprio nome ai compagni, magari spiegando loro perché i genitori l'avessero chiamato proprio così. Alcuni avevano nomi che lo lasciavano indifferente per la loro normalità: Paola, Sergio, Roberta, Giuseppe, Antonella, Marco, Mario, Anna. Il mondo era pieno di gente che si chiamava così, grazie al desiderio dei genitori di perpetuare la memoria di nonni e di zii magari mai conosciuti. Alcuni invece avevano nomi che suonavano affascinanti e misteriosi alle sue orecchie: Chantal, Kevin, Igor, Desiré, Luna, Jason, Justine, Lavinia.

Rispondevano quasi tutti che quel nome ai loro genitori era piaciuto tanto. Anche lui poteva dire la medesima cosa, ma vuoi mettere che bella differenza il dichiarare davanti a tutti di chiamarsi Cosmo? Glielo avevano fatto ripetere due o tre volte e poi una bambina con le trecce bionde aveva alzato la mano per dire alla maestra che non lo aveva mai sentito e che, secondo lei, era sbagliato.

Cosmo era rimasto in piedi in silenzio. Quel dubbio lo aveva sempre assillato, soprattutto perché certe persone lo chiamavano Cosimo e lui si era messo in testa che il papà o l'impiegato dell'anagrafe comunale avessero fatto un po' di confusione.

La maestra aveva risposto che non esistevano nomi giusti o sbagliati, ma solo nomi usuali o insoliti e che tutti erano importanti per chi li portava.

Cosmo si era sentito un po' rinfrancato, ma le parole della maestra non erano bastate a sciogliere i suoi dubbi.

Tornato a casa, aveva deciso di saperne di più. Il modo miglior e meno sospetto era prendere il vecchio e grosso album di famiglia che la nonna Bice teneva su un tavolinetto di vetro nel salotto. Cosmo lo aveva sempre trovato affascinante. La pesante copertina di lucida pelle marrone sul retro era tutta decorata con ghirlande di foglie e fiori e davanti aveva una placca di rame sbalzato, che la nonna teneva lucidissima. Quando lo si apriva, ogni pagina di spesso cartone color avorio era protetta dalla carta velina, che impediva di distinguere nettamente i contorni delle immagini. E poi la cosa più affascinante era il carillon. Era nascosto all'interno delle pagine e si vedeva solo una piccola chiave, assai dura da caricare; ci volevano sempre le mai esperte e robuste della nonna perché quel suono delicato scaturisse dalle profondità dell'album.

Seduto sulle ginocchia della nonna Bice, Cosmo, sfogliava le pagine dell'album a una a una e indicava i ritratti degli uomini con buffi vestiti che lo fissavano seri dalle pagine.

"Quello è il nonno Massimo da giovane, con la divisa dei bersaglieri… lo zio Alberto in camice candido, davanti all'ospedale in cui lavorava… lo zio Francesco con la sua prima automobile… il prozio Antonio con i suoi scolari… il cugino Gesualdo con la moglie sul Monte Bianco… il nonno Michele il giorno del matrimonio…"

Niente da fare, nomi e storie di famiglia scorrevano davanti agli occhi di Cosmo, ma nessun parente che avesse mai avuto quel bizzarro nome prima di lui.

La soluzione più semplice sarebbe stata quella di andare dalla mamma e farsi spiegare perché quel nome fosse tanto piaciuto a lei e al papà, ma il timore di restare deluso lo aveva sempre frenato. E se la mamma avesse dovuto ammettere che si erano davvero sbagliati? E se gli avesse risposto che quel nome era di moda quando lui era nato? No, Cosmo non voleva rischiare una delusione ancora più grossa di quella che gli aveva procurato la scoperta di portare un nome tanto insolito.

Il tempo passava e il cruccio di Cosmo cresceva. Oramai però sapeva leggere e scrivere benissimo e aveva imparato a usare il computer. Era il momento di darsi da fare per saperne di più, anche a costo di avere una delusione.

Digitò il suo nome in Google e la schermata si riempì di informazioni che lo lasciarono disorientato, ma ben presto individuò la voce che rimandava a Wikipedia, l'enciclopedia che consultava assai spesso, e non ebbe dubbi.

Con il termine cosmo in filosofia e in teologia si intende un sistema ordinato o armonico. L'origine della parola è il greco κóσμος (kósmos) che significa "ordine" ed è il concetto opposto a caos. Nel linguaggio scientifico cosmo è considerato sinonimo di "universo".

Dunque il suo nome non era un errore o una storpiatura! Incominciò a cliccare sui collegamenti della pagina e si addentrò nella lettura. Non si accorse neppure che la mamma era entrata a portargli una fetta di crostata e il succo d'arancia per merenda.

"Stai facendo una ricerca per la scuola?" gli chiese, posando il piatto e il bicchiere sulla scrivania ingombra di libri e di quaderni.

Cosmo sussultò come se fosse stato còlto in fallo a commettere una marachella e farfugliò qualche parola, che la mamma neppure capì. Stava guardando lo schermo del computer con interesse e sorrideva.

"Che bello, stai facendo una ricerca sul cosmo!"

"Immagino che tu e papà siate stati appassionati di scienza per chiamarmi così…" azzardò, prendendo la fetta di crostata.

"Oh, niente affatto! Quando ci siamo sposati, desideravamo tanto un figlio e quando nascesti tu, volevamo che anche il tuo nome esprimesse la nostra felicità. È stata un'idea di tuo padre chiamarti Cosmo e io ne sono stata felice perché tu sei il nostro universo."

La mamma uscì rapida e silenziosa, com'era entrata, lasciando Cosmo a riflettere sull'enorme semplicità di quelle parole. Sarebbe stato così facile chiederglielo prima e lui non lo aveva mai fatto, né avrebbe mai potuto immaginare una spiegazione tanto bella e tanto semplice.

Dopo la merenda gli venne voglia di uscire a fare una passeggiata, si sentiva così felice che la stanza non poteva contenerlo. Gli sarebbe piaciuto poter alzarsi in piedi tra i compagni e davanti alla maestra per dire quella cosa così bella. Oramai era troppo tardi, la compagna con le trecce bionde chissà dov'era e Kevin, Justin o Luna forse si erano un po' stancati dei loro nomi.

Sotto i portici vide una giovane cinese seduta per terra con davanti dei lunghi fogli rettangolari sui quali tracciava i misteriosi ideogrammi nella lingua complicata della sua terra lontana. Un cartello, scritto a mano con grafia incerta, diceva SCOPRI IL NOME CHE HAI IN CINESE.

Cosmo si frugò in tasca e scrisse il proprio nome su un foglietto, poi lo porse alla ragazza, che sorrise e in poche mosse, rapide e sicure, tracciò con un pennellino nero i segni sulla striscia e glielo porse.

Cosmo guardò i segni affascinato e le porse più di quanto c'era scritto sul cartoncino vicino alla ciotola con i soldi. La ragazza sorrise ancora e disse qualcosa nella sua lingua, facendogli un allegro cenno di saluto.

Arrotolò con cura la striscia e tornò a casa, deciso a mettere in cornice quel nome che racchiudeva un universo d'amore.


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