FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia

Numero 20
ottobre/dicembre 2010

Nel cosmo

 

LE STELLE

di Ambra Laurenzi


Le stelle sono sempre appartenute al nostro immaginario: quelle colorate da bambini con il giallo della matita che usciva sempre un po' dai bordi del disegno, quelle disegnate senza staccare la matita dalla pagina dei libri di scuola, quelle della notte di San Lorenzo che aspettiamo cadere con il naso in aria e con un desiderio da realizzare.
Ma le stelle sono state soprattutto le protagoniste di un universo così immenso da non riuscire a contenerlo nella mente, e di un mondo di cui si subisce il fascino e, nello stesso tempo, si teme la misteriosa presenza.

Nella storia della cinematografia la paura del “mondo alieno” è stata frequentemente utilizzata ai tempi della guerra fredda e agitata come rappresentazione di guerra difensiva contro gli invasori, con l’inevitabile vittoria del “mondo buono”. Si deve a due straordinari film, “2001 Odiseea nello spazio” di Stanley Kubrick del 1968 e “Solaris” di Andrej Tarkovskij del 1971, se il cosmo è diventato strumento di riflessione sulla vita e sulla coscienza umana, ponendo interrogativi sulle conseguenze della creazione di intelligenze artificiali e sulle motivazioni che spingono l’uomo alla ricerca dell’“immortalità” in un futuro non troppo lontano.

E proprio in un futuro non troppo lontano, Paco Li Calzi ipotizza la vita sul pianeta Gliese 581-c, che, sulla base di recenti scoperte, potrebbe contenere acqua allo stato liquido e quindi consentire un insediamento umano.
Su Gliese 581-c ogni attività fisica e mentale sarà possibile solo grazie a collegamenti con macchine in grado di riprodurre gli organi sensoriali e psichici dell’uomo, dal dormire al sognare, dalla parola ai rapporti sessuali e a ogni altra funzione umana.
Paco Li Calzi, con immaginazione e grande padronanza tecnica, riesce a rendere credibile questo mondo fantascientifico. I suoi personaggi hanno lo sguardo vuoto di chi non ha più controllo su di sé, ma agisce e reagisce a input elettrici, e l’atteggiamento robotico di chi ha perso anche l’ultimo piccolo residuo di volontà appartenuta a una vita precedente.

Non possiamo negare una certa angoscia nell’ipotizzare questo futuro come possibile; in fondo alla nostra vita di “umani”, per quanto imperfetta e non priva di difficoltà ed errori, teniamo molto, e vorremmo vivere senza dover ricorrere a chip o schede programmate per avere un surrogato di emozioni e sentimenti.
E vorremmo, soprattutto, continuare a guardare le stelle immaginando ancora un cosmo pieno di mistero e di fascino.

ambralaurenzi@yahoo.com