FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia

Numero 18
aprile/giugno 2010

Aquiloni

 

PIERRE SOLETTI: ESSERE ALL'ALTEZZA

di Viviane Ciampi



Si respira, si formulano “pensieri dalle gambe magre”, si attende il bus del quotidiano, si ridipinge il reale in una bocca di métro. Questo è il mondo del poeta francese Pierre Soletti il quale possiede un dono raro oggi, nella poesia, che è la leggerezza. Leggerezza come “la confettura dei giorni” o “liquore d’alba” e che andrebbe presa non come superficialità – tutt’altro – bensì come culla della tragedia e capacità d’innalzare la parola e il senso.

Soletti esplora nuove forme e territori camminando quasi sempre in un mondo freddo su quel marciapiede “che è la pelle della gente”, e così ramingo abbozza un viaggio, quello dell’esistenza, senza eccessive modulazioni teoretiche e utilizzando un sistema di ripetizioni e richiami molto personali come per ricordare che l’importante è attraversare la vita “en faisant le poids”, vale a dire “essendo all’altezza” e quindi meritandola, non buttandola via. Inoltre, forgia poemetti in prosa (lui utilizza il verbo “tricoter”, lavorare i versi a maglia), di tono colloquiale e cronachistico, pagine-diario delle stagioni come l’irresistibile storia di Auguste, una vicenda d’amore tra anziani all’insegna della tenerezza e dell’ironia, in una di quelle “case di riposo”, in realtà case dell’ansia, della perdita di sé, dell’ultimo viaggio dove tutto riposa tranne i ricordi e in cui è sufficiente una foglia portata da un refolo di vento a “tagliare il reale in due”.


*

l’oiseau tombé dans son écho
trouble tous les échafaudages

sur le quai
l’horloge
retient l’œil

fait-ton vraiment le poids ?


*

l’uccello caduto nella sua eco
turba tutte le impalcature

sul binario
l’orologio
trattiene l’occhio

si è davvero all’altezza?


*

le trottoir est la peau des gens

il fait froid
il fait froid pour dix ans de peau à venir

il fait si froid


*

il marciapiede è la pelle della gente

fa freddo
fa freddo per dieci anni di pelle a venire

fa così freddo


*

les branches neigent
des poumons d’oiseaux

le trottoir est la peau des gens

que faire de tout cet épiderme
en panne ?

*

i rami nevicano
polmoni d’uccello

il marciapiede è la pelle della gente

che cosa fare di tutta questa epidermide
guasta?


*

attendre le bus
du quotidien
& tous ses wagons
remplis de froid
des hectares & des hectares
de froid


*

aspettare l’autobus
del quotidiano
& tutti i suoi vagoni
riempiti di freddo
ettari & ettari
di freddo


*

l’ombre troue les miroirs

il fait si froid

toutes les flèches m’atteignent


*

l’ombra squarcia tutti gli specchi

fa così freddo

tutte le frecce mi colpiscono


*

l’horloge
retient l’œil
& soudain

le déclic
sur le quai
     – pleine tête –
sur des hectares
& des hectares
de figures figées

le cliquetis
des secondes
qui pénètre la peau
     bouscule la bascule

fait-on vraiment le poids ?


*

l’orologio
trattiene l’occhio
& d’improvviso

lo scatto
sulla pensilina
     – testa zeppa –
su ettari
& ettari
d’irrigiditi volti

il ticchettio
dei secondi
che penetrano la tua pelle
     spinge la bilancia

si è davvero all’altezza?


*

bien sûr
les comptines du goudron chaud
collées à tes semelles
le repentir du calfat
le chant du galipot
le cliquetis des secondes
filant sous ta peau
les capots
rutilants
où se perdent
des nues


*

certo
le filastrocche del cocente catrame
incollate alle tue suole
il pentimento del calafato
il canto della resina
il clicchettio dei secondi
che filano sotto la tua pelle
i rutilanti
cofani
dove nubi
si smarriscono


*

le trottoir est la peau des gens

rue du poids de l’enfance
tu montes sur ton cartable :

midi n’est pas plus grand


*

il marciapiede è la pelle della gente

via del peso dell’infanzia
sali sulla tua cartella:

mezzogiorno non è più grande


*

confiture des jours
on voudrait peser plus
que de la marmelade
certains soirs
quand au seuil de l’amour
craque un vieux meuble
dans la poitrine
que l’on a si mal
entretenu
copeaux
de bois
scories
triomphe de la poussière
mésopotamie du verbe


*

confettura dei giorni
si vorrebbe pesare di più
della marmellata
in certe sere
quando sulla soglia dell’amore
scricchiola un antico mobile
nel petto
e che così male
abbiamo mantenuto
trucioli
di legno
scorie
trionfo della polvere
mesopotamia del verbo


*

le trottoir est la peau des gens

rue du poids de l’enfance
tu montes sur ton cadavre :

tous les midis se ressemblent


*

il marciapiede è la pelle della gente

via del peso dell’infanzia
sali sul tuo cadavere:

tutti i mezzogiorno si assomigliano


*

ça claque
tout cède
l’ombre des voitures
manège sur ta peau
comme un train
qui roule
sans mémoire
un bout de train sans lumière
qui te roule la tête
dans de la nuit


*

schiocca
tutto cede
l’ombra delle macchine
giostra sulla tua pelle
come un treno
che corre
senza memoria
una scheggia di treno senza luce
che ti arrotola la testa
in una particella di notte


*

fenêtres dépeuplées abandonnées
un train traverse l’obscurité
dédale dénoué dénué dénervuré

se dénervurer les lèvres
dans des feuilles
de papier calque
se dénervurer

fait-on vraiment le poids ?


*

finestre spopolate abbandonate
un treno attraversa l’oscurità
dedalo snodato deprivato snervaturato

snervaturarsi le labbra
nelle foglie
di carta carbone
snervarturarsi

si è davvero all’altezza?


*

le soleil tombe
le soleil : tombe
instant surgi
j’adhère
aux finitudes
un peu justes

le vol des fous de Bassan
me traverse la tête
écrasant leurs pattes folles
dans du réel


*

il sole cade
il sole: cade
istante che sgorga
aderisco
alle finitudini
un po’ strette
dove
il volo dei Morus Bassanus
mi attraversa la testa
schiacciando le loro folli zampe
nel reale


Da Abribus (inedito)


*

dans l’éclat des lanternes
la poudre des ombres interroge
l’empreinte de la neige & son
poids d’éléphant céleste


*

Nel fulgore dei fanali
la polvere dell’ombre torchia
l’orma della neve & il suo
carico d’elefante celeste


Frammento da Buildings (Ed. Rafael de Surtis, 2005)



Auguste ne sait plus grand-chose du monde. Il est debout devant sa fenêtre. Il regarde dehors un nuage arriver sur lui. Il se prend les pieds dans les branches. Il chute. Il est si jeune pour mourir. Si vieux. Va.


Auguste non sa granché del mondo. Sta in piedi davanti alla finestra. Guarda fuori mentre una nuvola arriva su di lui. Inciampa tra i rami. Cade. È così giovane per morire. Così vecchio. Va.


*

Ce qui l’intéresse vraiment, ce sont les feuilles. Il a depuis peu une passion immodérée pour les feuilles. De préférence, celles qui tombent. Ses doigts comme des ventouses se collent aux vitres en essayant de les attraper. Il lui arrive même de leur parler.


Alle foglie, è davvero interessato. Da poco tempo nutre una smoderata passione per le foglie. Preferibilmente, per quelle che cadono. Le sue dita come ventose s’incollano ai vetri mentre cerca di acchiapparle. Capita anche che parli con loro.


*

S’il parle encore, Auguste, ce n’est pas vraiment pour dire quelque chose, il connaît trop l’enchère d’une parole. S’il parle encore, c’est pour sentir les vibrations. C’est pour vibrer à l’intérieur. Pour s’écouter vibrer. Mais ça n’a pas toujours été le cas.


Se parla ancora, Auguste, non è proprio per dire qualcosa, conosce troppo il prezzo di una parola. Se parla ancora, è per sentire le vibrazioni. È per vibrare all’interno. Per ascoltarsi vibrare. Ma non sempre è stato così.


*

Du temps où il était encore vivant, Auguste aimait la parole. C’était son Métier. Il contait. Il se souvient comment les mots étaient venus à lui. Comment le grand-père, émigré de Roumanie, contait sa terre. Ce matin une pelure d’orange lui rappelle sa vie d’avant. Avec Blanche. Il l’avait connu si petite qu’il ne se souvient même pas avoir vécu avant.


Dai tempi in cui era ancora vivo, Auguste amava la parola. Era il suo mestiere. Raccontava. Si ricorda come le parole erano approdate a lui. Come il nonno, emigrato dalla Romania, raccontava la sua terra. Stamani una buccia d’arancia gli ricorda la sua vita di prima. Con Blanche. L’aveva conosciuta così piccola che non si ricorda neppure d’aver vissuto prima.


*

Le vent souffle aux carreaux. Auguste perd quelques mots. Si peu de choses en somme. Si peu de choses qui vaillent la peine, se dit-il. Et puis la flemme de les ramasser. Il ouvre la fenêtre, n’a même pas besoin de souffler dessus. Le vent s’en charge. Ses mots s’envolent.


Il vento infuria sui vetri. Auguste perde alcune parole. Così poche cose dopotutto. Così poche cose che valgano la pena, dice a se stesso. E poi la fiacca di raccoglierle. Apre la finestra, non ha neppure bisogno di soffiare sopra. Ci pensa il vento. S’innalzano le parole.


*

Quand il n’arrive pas à dormir, Auguste fait le mur. Il balance de la terre contre les volets de Blanche jusqu’à ce qu’elle ouvre. Il escalade alors le petit muret qui sépare leurs maisons et grimpe jusqu’à la chambre de blanche. Aujourd’hui, quand le sommeil manque, Auguste regarde par la fenêtre. Parfois, il fait des brasses en plein ciel. Si peu de choses en somme. Si peu de choses qui vaillent la peine, se dit-il.


Quando non riesce a dormire, Auguste fa una scappatella. Tira della terra contro le persiane di Blanche finché lei non apre. Quindi scavalca il piccolo muretto che separa le loro case e sale fino alla camera di Blanche. Oggi, quando manca il sole, Auguste guarda dalla finestra. Talvolta accenna bracciate in pieno cielo. Così poche cose, in sostanza. Così poche cose che valgano la pena, dice a se stesso.





PIERRE SOLETTI
è nato nel 1971 nel Sud della Francia e vive attualmente nella regione di Toulouse. I suoi testi sono presto divenuti creazioni di spettacoli multimediali e occasioni di letture pubbliche in particolare al festival «Voix de la Méditérannée» à Lodève (2009); 14ème festival international de poésie Rhône-Alpes (2009); «Cave Poésie» à Toulouse (2009); Centre Européen de Poésie d’Avignon, etc. Inoltre partecipa a Mostre tra le quali 24 secondes de poésie pure con Emmanuelle Van Winsberghe e spesso le letture si svolgono in collaborazione con il fratello, il musicista Patrice Soletti, o con il duo "facteur cheval".

Ha pubblicato
  • Pièces détachées de magie ordinaire, éditions Encres Vives, 2003
  • La démarche reggae du dromadaire, seguito da Début dans les barques, illustrazioni di Patrick Guallino, éditions Encres Vives, 2004
  • Buildings, empreintes d’Emmanuelle Van Winsberghe, éditions Rafael de Surtis, 2005
  • Stigmates de l’absence, fotografie di Valère Argué, Les éditions du soir au matin, 2006 (tirage limité)
  • Ma poésie est toute petite, Les éditions du soir au matin, 2008
  • J'aurais voulu t'écrire un poème, illustrazioni di Valère Argué, éditions Les Carnets du Dessert de Lune, 2008
  • De la balle qui voyage à l’intérieur de la tête, Les éditions du soir au matin, 2009
  • Ton geste fait la pluie, Bacchanales n° 44, 2009
  • Encorps vivant, CD-libro con Patrice Soletti (guitare solo), éditions Dernier Télégramme, 2009
  • Voyage à la roue voilée, éditions Microbe, 2009
  • écrire, Carnet des Lierles, 2010
  • Je songe, Les carnets du Dessert de Lune (di prossima edizione)


viviane.c@alice.it