FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia
Numero 11
luglio/settembre 2008

Generazioni

LA POESIA DI TANJA KRAGUJEVIĆ

a cura di Marija Mitrović



Non è facile presentare l’opus intero di Tanja Kragujević (1946). Il libro Žena od pesme (La donna di poesia, 2006) è la sua sedicesima raccolta poetica. Inoltre, ha scritto centinaia di saggi. I più significativi sono confluiti poi in una delle sue sei raccolte di saggi. A Tanja Kragujević sono stati assegnati premi prestigiosi, sia per la poesia che per la saggistica.
Conosco Tanja dagli inizi degli anni settanta. Collaboravo allora con la casa editrice di Belgrado, Narodna knjiga, dove lei era editrice e dove aveva fondato la collana “Alpha Lyrae”, diventata poi nota e importante come autorevole mezzo di presentazione della poesia moderna europea.
Le letture passionali, insieme alla sua curiosità innata a voler conoscere i poeti classici e moderni, nazionali e mondiali, l’avevano aiutata a crescere in tutti i campi intellettuali. I suoi concetti letterari e la sua poetica sono cambiati parecchio nell’arco degli anni: dai testi molto densi, difficilmente decifrabili, la cui forza proveniva dal linguaggio arcaico, dai ritmi, dalle melodie e dai suoni presi dai “mantra”, dalle formule magiche usate dai maghi nei tempi lontani, è passata poi a una poesia ritmata, piena di significati ma non più “incomprensibile”.

All’inizio, i suoi versi erano soprattutto uno scorrere di parole che affascinavano con valori strettamente musicali, poetici: leggendo le sue prime poesie, ci si avvicinava ai tempi quando nei Balcani era molto presente la produzione orale e quando con delle parole senza un significato preciso, ma solo con il suono stesso delle frasi, o meglio, con delle formule magiche, si cercava di influire la realtà, di aiutare le persone a guarire o di cambiare il loro destino. Aveva un illustre precedente in questi suoi tentativi: Momčilo Nastasijević (1894-1938), attivo durante la “prima onda d’avanguardia” tra le due guerre, ma “scoperto” solo nella seconda “onda d’avanguardia”, negli anni sessanta. Un poeta cupo e mistico, rampollo di una famiglia che aveva dato alcuni noti musicisti e che da sola formava una piccola orchestra che eseguiva musica da camera. Anche Tanja esprimeva i valori musicali e magici delle parole. Oggi, al contrario, si è aperta a colori più chiari, a contenuti più vicini alla vita quotidiana. La sua attenzione è stata attratta dai significati del mondo che la circonda: nella poesia entra “l’uso del bancomat”, come anche la questione dell’identità (ovviamente in maniera molto ironica e addirittura cinica e comunque lontana dall’ossessione identitaria nazionale). Il mondo si presenta come una “festa annuale di memorabilia”. In questo momento la Kragujević scrive la poesia “dalla faccia rivolta a tutto ciò che sta fuori. Da bordi bruciacchiati”. Il suono, il ritmo e la musica del suo linguaggio poetico sono ancora presenti in questa poesia matura che vuole comunicare con il lettore anche a livello dei significati.

Proponiamo alcune poesie di Tanja Kragujević nella speranza di poter muovere i primi passi nella comunicazione, con i lettori italiani, della poesia serba contemporanea.




POESIE DI TANJA KRAGUJEVIĆ
Testi tratti dalla raccolta
Žena od pesme (2006, La donna di poesia)



ČUN

Nerado ali ipak koristim
ulične bankomate.

Kada za to dođe vreme
priložim podatke: nekoliko reči
iz biografije o nikom.

Iz nedodirljive imperije banknota
nevidljivi skrib odgovori brzo.
Na malenom srebrnom tanjiru
nađem konopčić za povezivanje
molbi i pisama. Okrnjeni staklenac.
Papirni rupčić u reklamnom
mirisu sandalovine.

I jednu laticu ruže.

Lica okrenutog svemu
spoljašnjem. Oprljenih rubova.
Uzvinutu u nejasnu visinu
i munje metalnih proseva.

Na asfaltnoj pučini
moj usamljeni čun.


BARCHETTA

Non lo faccio volentieri ma uso
i bancomat sulla strada.

Quando è il momento
inserisco i dati: alcune parole
dalla biografia di nessuno.

Dall’intoccabile impero delle banconote
lo scriba invisibile risponde rapidamente.
Sul piccolo piatto argentato
trovo il filo per legare
le domande e le missive. Il vetro frantumato.
Il fazzoletto di carta in un campione
di profumo di sandalo.

E un petalo di rosa.

Dalla faccia rivolta a tutto ciò
che sta fuori. Di bordi bruciacchiati.
Innalzato in un’indefinita altezza
e fulmini di metallici bagliori.

Sulla distesa d’asfalto
la mia barchetta solitaria.


VEČERNJI PROGRAM

Ponekad kao da ništa
ne stiže Rekom Ljubavi.

Kao da neko
obrisao školsku tablu
gde nekada behu
iscrtana mlečna slova.

Kad su se jedna tanka
majica i kosa malog
mačevaoca neznano kako
uplele u zavodljivost
zavodljivih.

Sada znam da emocije su
uvek gladne. Kao razlozi
stvarnosti i pisma. Da
osnažuju se intravenozno.

Da ne postoje posrednici
i istrčane staze. Da moraš
plivati drugom stranom
iste reke koja ti je
iznenada uskratila
bezrazložnost davanja.

Spreman da za njih ponudiš
levu ruku. Desno plućno krilo.

Izazov poslednjih obećanja.
Hodajući kao mesečar
po zaleđenom jezeru.
Drugom obalom.
Iste ljubavi.

Bez nade na ukotvljenost.
I bezbednost prelaska.
Skiciranja poslednje
volje. Uz čaj i vatru.

Tihog programa
za dvoje.


PROGRAMMA SERALE

A volte come se niente
arrivasse per il Fiume dell’Amore.

Come se qualcuno
avesse cancellato la lavagna
dove una volta erano
scritti lattei caratteri.

Quando una maglia
attillata e i capelli di un piccolo
spadaccino non si sa come
si avvilupparono nella seducibilità
dei seducibili.

Adesso so che le emozioni sono
sempre affamate. Come i motivi
della realtà e dell’alfabeto. Che
si fortificano per endovena.

Che non esistono mediatori
e sentieri battuti. Che devi
nuotare sull’altro lato
dello stesso fiume che ti ha
d’un tratto negato
l’infondatezza del dare.

Pronto ad offrire per loro
la mano sinistra. Il lobo polmonare destro.

La sfida delle ultime promesse.
Camminando come un sonnambulo
sul lago ghiacciato.
Sull’altra sponda.
Dello stesso amore.

Senza la speranza di gettar l’ancora.
E la sicurezza del passaggio.
Abbozzi dell’ultima
volontà. Davanti a un tè e al fuoco.

Di un silenzioso programma
per due.


IDENTITET

U nečemu moraš rasti.
U stablu oraha. Devojčetu
sa minđušom putujućeg
telefona. Kome diktiraš
uputstva za opstanak.

U nečemu starom
kao detinjstvo. I tako
malom kakav zna biti
i sam rast na prvom
i zadnjem koraku.
Kome ćeš zatrebati.
Kao prašak kalcijuma.
I svetlost fotosinteze.

U dan otvorenih vrata
trebaće nekoliko reči.
I ja tebe ljubim. Promucati
između dve sekunde
dva jarka sveta.

I neku spasonosnu misao
podići. Kao zastavicu. Kad
put ti preseče crni kombi.
Pogrebne usluge Radović.

U dan zatvorenih vrata
biti kaktus na stolu.
Zlatna ribica.
Vozačka dozvola.
Overen recept.
Mrlja vina od malina.

Prsten sa biserom
Večne ljubavi.

Identitet svega
U čemu rastao si.

Kao kandilce
U srcu ruže.


IDENTITÀ

In qualcosa devi crescere.
In un albero di noci. In una fanciulla
dall’orecchino a forma di telefono
viaggiante. A cui stai dettando
le istruzioni per l’esistenza.

In qualcosa di antico
come l’infanzia. E così
piccolo come sa essere
la sola crescita al primo
e all’ultimo passo.
A cui sarai necessario.
Come polvere di calcio.
E luce di fotosintesi.

Nel giorno della porta aperta
serviranno alcune parole.
Anch’io ti amo. Farfugliare
in due secondi
due ardenti mondi.

E un pensiero salvatore
innalzare. Come una bandierina. Quando
ti taglia la strada un furgone nero.
Pompe funebri Radović.

Nel giorno della porta chiusa
essere cactus sul tavolo.
Pesciolino d’oro.
Patente di guida.
Ricetta autenticata.
Macchia di vino di lampone.

Anello con una perla
di amore eterno.

L’identità di tutto ciò
in cui sei cresciuto.

Come una candelina
nel cuore di una rosa.


TI

Ti si najproverivija
istina o meni.

Obgrliš mi ramena
kaputom
koji više ne postoji.

I to je sav smisao
ovog podsećanja.

To što pokret
tvojih ruku
čini moje telo.

Hvataš
zlatnu sekundu
kiše mog oka.

Talac dna.

Gde raste stablo.
Dom pod nebom
tvoje duše.


TU

Tu sei la verità
più accertata di me.

Mi cingi le spalle
con un cappotto
che non esiste più.

Ecco tutto il senso
di questo ricordo.

Che il movimento
delle tue mani
fa il mio corpo.

Afferri
un secondo d’oro
della pioggia del mio occhio.

Ostaggio del fondo.

Dove cresce l’albero.
La casa sotto il cielo
della tua anima.


IGLO

Ocu Stevanu                           

Pismo. Iz davne knjige
ispalo. Neiscrpna tvoja
slova. Kažu da dolaziš.

I evo otvaram
prozore. Ulice godina
čistim od lišća.

Vuče ih teret žudnje.
Slepi konj. Sa kišom
u srcu. Znajući put.

Jer kćer sam tvog oka.
Vidiš me u svakoj daljini.
Rastem. Uvek kći.

Ja iglo. Zemunica
od snega. Izba
od zamrznutih ruža.

Gde zagrljaj
postojanog i trošnog
moguć je. I topal.

I bol toliko puta
od mene veći
nepotpisan
u svakome je.

Prestiže vreme.
Nikad okončan.


IGLOO

A mio padre Stevan       

Una lettera. Da un vecchio libro
è caduta. Le tue parole
inesauribili. Dicono che stai per arrivare.

Ed ecco apro
le finestre. Le strade degli anni
spazzo dalle foglie.

Sono trascinati dal peso del desiderio.
Da un cavallo cieco. Con la pioggia
nel cuore. Conoscendo la via.

Perché sono figlia del tuo occhio.
Mi vedi in ogni distanza.
Sto crescendo. Sempre figlia.

Io igloo. Capanna sotterranea
di neve. Stanzetta
di rose congelate.

Dove l’abbraccio
di ciò che è esistito e consunto
è possibile. E caldo.

E il dolore così tante volte
più grande di me
senza firma
in ognuno sta.

Supera il tempo.
E non ha mai fine.


IZVEŠTAJ

A ovde je bila Biblioteka.
Vodič kroz svetove
tumači otvorene rane.
Sumersku vetrometinu.
Neposrednu blizinu kratera.
Tržnice sa tkanjima
iz druge ruke. Žigice
za ogrev od vetra.
Kotarice sa začinima.
Začaranost godišnjim
praznikom memorabilija.

I tu ženu u telu
oniksa. Obelisk
između doma od oblaka
i skloništa za mrtve.
Što u potpunoj tajnosti
predaje mi mikrofilm
svog oka. Poverljive
podatke o trenu
u kome pod iglom-
-skalpelom-snajperom
rađala je život.

Stotinu i jedno
Uverenje da bio je.
Iako ga nema.

Njena marama
od sekvenci iščezlog
ne zna da postoje reči.
Kroz šake na usnama
leprša za poluspaljenim
autobusom koji odlazi.

Obavezuje me
da sročim izveštaj.
Vezana za moje grlo.


COMUNICATO

E qui c’era la Biblioteca.
La guida attraverso i mondi
interpreta le ferite aperte.
Sumerico piano deserto.
Immediata vicinanza di cratere.
Mercati di tessuti
di seconda mano. Fiammiferi
per combustibile di vento.
Cestini con spezie.
Incanto della festa
annuale di memorabilia.

Anche quella donna nel corpo
di onice. Obelisco
tra casa di nuvole
e rifugio per i morti.
Che nel segreto assoluto
mi consegna il microfilm
del suo occhio. Dati
riservati sull’istante
in cui sotto l’ago-
-scalpello-cecchino
partoriva la vita.

La centunesima
convinzione che c’era.
Anche se non c’è.

Il fazzoletto di lei
delle sequenze di ciò che è svanito
non sa che esistono parole.
Attraverso i pugni sulle labbra
sventola dietro l’autobus
mezzo incendiato che se ne va.

Mi obbliga
a scrivere un comunicato.
Legata per il collo.



Traduzione dal serbo di Ginevra Pugliese




TANJA KRAGUJEVIĆ

Poetessa e saggista, è nata a Senta, in Serbia, nel 1946, ma vive a Zemun (Belgrado). Ha pubblicato quindici libri di poesie. Il primo, del 1966, Vratio se Volođa (È tornato Volođa) ha ricevuto il premio Branko, mentre la raccolta Divlji bulevar (Viale selvaggio) ha ricevuto il premio Đura Jakšić nel 1993. Si è poi specializzata in filologia e nel 1976 ha ricevuto il premio Izidor per la saggistica e nel 1996 il premio Milan Bogdanović per la critica letteraria. Si è occupata anche di editoria e ha fondato la biblioteca Alpha Lyrae che ha presentato al pubblico serbo i nomi più significativi della poesia contemporanea mondiale.
Ha pubblicato tre “libri di lettura” (1994, 1997, 2001), un libro di saggi brevi Kutija za mesečinu (Scatola per il chiaro di luna) del 2003, e saggi sulla poesia di Miodrag Pavlović, Ivan V. Lalić, Srba Mitrović, Aleksandar Ristović, Dušan Vukajlović e Nenad Šaponja (Božanstvo pesme, 1999). Saggi sulla lirica di Desimir Blagojević, Miloš Crnjanski, Vasko Popa, Srba Mitrović, Miroljub Todorović e Nikola Vujčina sono contenuti nel libro Svirač na vlati trave (Il suonatore del filo l’erba, 2006).

 


mitrovic@units.it
ginevrapugliese@libero.it