FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia
Numero 11
luglio/settembre 2008

Generazioni

IL FRUTTO ADULTO

di Gianfranco Lauretano



    *

La storia di ieri diventa sontuosa nel seme
nello spaccarsi della terra e del gelo
oltre l’inverno della giovinezza
il frutto è adulto
e non gioca più con la morte
genera, invece.


FIORE AMORE

1

Non accade nulla ma io aspetto
so che tra i colori dei miei fiori
soffia una canzone disponibile
e io e loro la sentiamo. Vivo
guardo alla finestra certo
della bontà dell’universo
dell’assurdità di ogni risposta
che non abbia dentro quella musica
e i miei fiori

2

Il tuo corpo come un fiore raro
una chiesa pronta per la liturgia
campo di un gioco infaticabile
a ben vedere è dove accade tutto
dove risiedo davvero e mi ritrovo
dopo lunghe veglie fredde
e tanto lavorare.
Il tuo corpo manda luce propria
e tu non sei già più una donna
ma fuoco e nube, occasione
per me di vedere alla fin fine
chi insistente vuole che lo veda.

3

Uno sforzo immane di linfa
e immaginazione ha fatto i fiori
miracolo non solo vegetale.
Petalo dopo petalo fuoriescono
con travaglio indescrivibile
da scorze, cortecce e terra dura
al minimo presentimento d’acqua
e dopo tutti i giorni il cui senso
sta quasi nell’attenderne l’arrivo
presto, troppo presto appassiranno
i petali si uniranno al primo vento
o avvizziranno verso una nostalgia
del suolo. Così sei spuntata tu
amore, e nessuno sa quanti giorni
o anni i nostri petali staranno
e se l’acqua verrà meno.
Ricordati allora della fioritura
venuta per sempre e non qui solo
come ogni singolo fiore e atto
dell’amore, ricordati di oggi.

4

Vorrei vivere nella civiltà contadina
per portarti un fiore di campo
ogni volta che torno dal lavoro
dentro la cui fatica ho ascoltato
la musica sensuale del pensarti.
Ma lavoro in una città contemporanea
dove i fiori sono tutti sorvegliati
da sentinelle infelici che ignorano
che il motivo per cui crescono sei tu.


CASA MUTA

1

Ricordo solo abbracci miei da padre
non quelli come figlio e le mie donne
hanno sempre avuto troppa fretta.
Così i miei abbracci sono rari e attivi
hanno bisogno d’una decisione
quei pochi che ritrovo nelle braccia
quando spuntano tra la pelle e il niente
dalla riserva scarsa che hanno dentro.

2

Casa nostra era un punto di confine
tra il vuoto e la tempesta
ma una scia di rose
saliva le scale su per la ringhiera
una siepe tra il nulla e l’infinito
come sempre ne ha il cuore.

Era una casa come tutte
prigione hotel isola nido
perché le nostre case devono decidere
se diventare nave o tomba
se partire aperte ai venti o concludere
il passato in una fossa di parole
e anche lì un angelo lottava
la vittoria in bilico.

3

In casa vigeva un silenzio funereo
le parole chiuse nel vocabolario
non nascevano... mi ricordo occhi abbassati
un ruggito tenuto, ogni tanto i coltelli
fili elettrici penzolavano nella doccia
i mobili facevano schifo, insieme per caso
trascurato come una casa non generata
io figlio della finestra sul Corso
di chi passando guardava verso di essa
e di me, nella tenda.

4

Avrei voluto tacere per sempre
spiare e svelare un possibile ascolto.
E, se no, neppure prestare attenzione.
Sapevo che esiste un verbo discreto
in terra o in mezzo alle nuvole
a dire ciò che interessa davvero
mentre gli altri, presi
nel lager al ristorante in famiglia
quelli non erano lingua ma il caos
d’una faccia beffarda.

5

Parlare è un miracolo per me
che ho nascosto la lingua in cantina
da piccolo senza dirlo a nessuno
e poi sono passati gli anni
come barbari su avanzi di campi
compiendo l'opera del mio silenzio

ma la lingua può darsi che scenda dal cielo
infatti ritorna e sistema i suoi suoni
con mille cerotti si aggiusta da sola.


    *

Quando sei assente anch’io lo sono
i rumori della casa si moltiplicano
nel buio diventando nuovi e ignoti

quando manchi dal letto accendo la luce
dalla tua parte mi risponde un vuoto
solo un immenso smarrimento

anche i nostri mille libri rivelano
la loro solitudine, pochi ne reggono
l’urto, quelli simili al Vangelo

quando sei lontana tornano i brusii
si spalancano le bocche del nonsenso
perché l’amore sta lontano con te.


    *

Puoi riposare nel tuo compleanno
al caldo dell’autunno che ci avvolge
come un lenzuolo molle e delicato
all’odore di castagne e del bosco
che sembra una dimora. Puoi riposare.
Il poco che capisco non consente nulla
ma io apro la mano in un’offerta
e il niente che so è un’enciclopedia
d’evidenza e cognizione
il mio niente vale tutto
perché è il mio bene per te.


    *

Il corpo scopriva una misteriosa vocazione
mentre la spiaggia aspettava
dentro ad un letto di passaggio
fresco come l’incendiata giovinezza
chiamava le mani sul tuo seno pronto
la tua pelle frutteto
gli occhi chiusi e un sorriso arcano nella testa
che inseguiva chissà cosa.


    *

La guardo inoltrarsi mentre cresce
nella sera che lei rende allegra
e la nebbia svapora dal quartiere
marzo esce dalla brina
mille virgole, milioni di parole e persone
passeggiano nel viale luminoso
e non mi spaventano più.


    *

Il tuo ritegno chiarifica il pensiero
chiuso nel tuo piglio velato
nella postura discreta ed educata
dentro movimenti minimali e femminili
ma non indifferenti al nostro caos.
Allora non ti fermo in una descrizione
ti lascio sulla via e appena nella vista
mi costringo al tuo potere
di esistere in altre vicende e sofferenze
nella parte bianca del verso
il chiarore che lo chiude e lo solca.




La silloge qui proposta è inedita.


lauretano@fastwebnet.it