FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia
Numero 10
aprile/giugno 2008

Identità & Conflitto

JORGE BOCCANERA, SORDOMUTA
La silenziosa poetica di uno spettacolo circense

di Oscar Palamenga



Uno dei più significativi poeti argentini contemporanei è finalmente pubblicato in Italia da LietoColle, con l'ottima traduzione di Alessio Brandolini e Verónica Becerril. Jorge Boccanera, famoso in patria anche come autore di testi per canzoni, meritava da tempo di essere diffuso in Italia, non fosse altro che per le sue origini italiane. Sono radici che si rispecchiano nella sua poesia e nel suo pensiero, nel suo amore per Campana e per Fellini, nella sua visione onirica e sognante di un mondo in rovina dove la parola può essere tutto e niente.
La raccolta Sordomuta (LietoColle, 2008) offre al nostro paese e agli italiani la traduzione di un lavoro poetico che risale, nella sua prima edizione, al 1991, ma ancora più che mai vivo e attuale, in cui Boccanera delinea compiutamente la sua idea poetica. La condizione di "sordomuta" sembra quasi un'autodifesa contro i fiumi di parole che bombardano l'umanità e la rendono insicura. E il poeta, che basa tutto sulla parola, sul singolo verso, si trova spiazzato da una bambina sordomuta:

    I giorni per me non contavano,
    bastava la parola.
    Ascoltavo accovacciato come un vocabolo conversava
           con un altro
    (...)
    Abitai giorni feroci perché smarrii le parole.
    Erano contate ed erano, poi, ciò che contava.
    Il tempo è implacabile.
    Chi perde parole ha i giorni contati.

    ("Somma", pag.61)

Siamo di fronte a un problema fondamentale per la letteratura del Novecento, sul quale molti autori hanno tentato di fornire una risposta: qual è l'importanza della parola nel mondo contemporaneo?
Viene subito alla mente Pirandello che si pone questo problema in due tra i suoi più importanti romanzi: Il fu Mattia Pascal e I quaderni di Serafino Gubbio operatore. Nel primo si legge chiaramente: "La vita o la si vive o la si scrive". Per Pirandello gli esseri umani sono costretti a scegliere tra una vita vera, fatta di emozioni autenticamente vissute, e una vita fittizia in cui le emozioni sono soltanto descritte dalle parole. Infatti Mattia Pascal, non a caso bibliotecario, abbandona tutto per vivere la sua vita. Solo nel finale, privato di ogni identità, decide di mettersi a scrivere e lo fa proprio per confermare la perdita della sua stessa identità con quel "fu" davanti al suo nome.

Peggior sorte tocca al protagonista del secondo romanzo citato: Serafino Gubbio è un operatore cinematografico. Un giorno assiste passivamente alla drammatica morte di un attore sbranato in scena da un leone che per errore non era stato drogato; assiste e riprende tutto con la cinepresa. Da allora si autocondanna al silenzio, non riesce più a parlare e si mette a scrivere i suoi quaderni per raccontare tutto quello che sapeva di quella storia torbida che aveva avuto il suo epilogo in una morte violenta per niente accidentale.
Sembra quasi un paradosso: chi rifiuta di entrare in gioco nella realtà è costretto a farlo con le parole e con la scrittura.
Questa frattura, questa insuperabile dicotomia tra vita e arte è espressa chiaramente da Boccanera nei suoi versi.

    (...)
    Qui la pellicola è tagliata e il pubblico non la smette di
           fischiare.

    È finito signori! Sgombrate il libro!
    In ogni modo, non ci sarà che un signore in bombetta e
           una signora grassa.

    La mia lingua è un film muto.

    ("Film d'amore", pag.83)

La pellicola tagliata è ovviamente metafora di frattura poetica, di crisi esistenziale del poeta che vuole finalmente mettersi in gioco. E ci riesce attraverso la figura della Sordomuta: "... ambigua e molteplice, vecchia e bambina, ribelle e prigioniera, timida e ubriaca che provoca il poeta, lo maltratta e lo sfida a sconfiggere la sua sordità, a toglierle il bavaglio dalla bocca"1. E non può non venire alla mente uno dei personaggi più belli e suggestivi del mondo di Federico Fellini: la Gelsomina del film "La strada". Interpretata magistralmente da Giulietta Masina, Gelsomina è un personaggio stralunato, una bambina costretta dalla vita ad essere donna prima del tempo e che, per non impazzire e attutire in qualche modo la sofferenza e il disagio, si rifugia in un universo tutto suo. Il mondo circense diventa allora l'universo magico dove si possono realizzare i propri sogni, dove la poesia si materializza in una capriola o in uno sberleffo. Gli antagonisti, Zampanò e il Matto, sembrano anche loro provenire da quell'universo incantato anche se incarnano due modi diversi di affrontare la vita: e il reale pragmatismo di Zampanò mal si associa con la poesia funambolica del Matto che è destinato a soccombere.

Il parallelo tra Sordomuta e Gelsomina sta tutto in questo universo circense dove il poeta giocoliere sta in bilico tra la parola e la sua assenza:

    Il domatore che mette la testa nella bocca del leone, che
           cerca?
    La compassione del pubblico?
    O piuttosto quella del leone?
    Cerca la sua stessa compassione?

    Il poeta che getta l'amo nella gola della Sordomuta, che
           cerca?
    La compassione del pubblico?
    O quella della sordomuta?
    Cerca la sua stessa compassione?

    E il pubblico, è pazzo? Perché applaude?

    (""Universo", pag.45)

A questo punto sorge spontaneo un altro paragone: quello con la poesia Crepuscolare. I crepuscolari cercano con la loro poetica di contrastare la figura del poeta ottocentesco depositario di verità assolute. Sanciscono la crisi del "poeta-vate" negando la funzione stessa della poesia: le parole non danno risposte ai problemi esistenziali, al massimo sono una momentanea consolazione. Scrive Palazzeschi in una sua notissima poesia: Chi sono?/ Son forse un poeta?/ No certo./ Non scrive che una parola, ben strana,/ la penna dell'anima mia:/ "follia"./ (...)/ Chi sono?/ Il saltimbanco dell'anima mia.2
Ecco che allora il poeta da vate si trasforma in un povero, fragile saltimbanco e la dimensione circense diventa metafora di una poesia che non è più celebrativa ma trova la sua linfa nelle cose umili e quotidiane, le gozzaniane "buone cose di pessimo gusto": Loreto impagliato ed il busto di Alfieri, di Napoleone/ i fiori in cornice (le buone cose di pessimo gusto)/ (...)3.

Jorge Boccanera conferma che la sua poesia, realizzandosi attraverso una bambina sordomuta, è fondata anch'essa sulle cose semplici e quotidiane, su gesti spontanei e inconsapevoli che creano poesia senza quasi bisogno di parole:

    Non è la musa cantora né l'uccello strillone
    né il pupazzo parlante né la signora che detta.
    È una sordomuta
    che ti mostra la lingua per una moneta soltanto.

    La lingua è vuota.
    La moneta dev'essere d'oro.

    ("Mendicante", pag.19)

È sempre la sordomuta che, parafrasando Gozzano, rivaluta e poetizza il contenuto di un baule:

    La bambina apre il baule e una mano le getta terra negli
           occhi.
    Lei dice: che bel paesaggio!
    Ora mischia i colori,
    rimescola i vestiti di zie adornati di giochi di parole.
    (...)

    ("Fumetto", pag.23)

La parola diventa gioco nella epifania magica della sordomuta, la poesia trae la sua linfa dal vitalismo funambolico e inconsapevole di una bambina che non ha bisogno di usare parole. È l'estremo azzardo della poesia, affermare la poeticità rinunciando alle sovrastrutture verbali che spesso la soffocano:

    Azzardo non è lanciare una moneta in alto.
    Nemmeno aspettare testa o croce.
    Azzardo è afferrare una moneta al volo
    e fuggire senza lasciare traccia.

    ("Destini", pag.103)

Ne scaturisce, in Sordomuta, una poesia limpida, pura ed essenziale. Facile da comprendere ma non per questo meno potente ed incisiva. Anche il lettore profano può avvicinarsi ai testi di Boccanera: vi troverà una voce diretta e spontanea e, nel contempo, ammaliatrice. È la silenziosa poetica di uno spettacolo circense che, con la magia di un clown o di un giocoliere, incanta i bambini e i poeti di ogni età.



1Dalla prefazione al volume di Alessio Brandolini.

2Aldo Palazzeschi, "Chi sono?"

3Guido Gozzano, "L'amica di nonna Speranza"

Il libro Sordomuta di Jorge Boccanera (2008, LietoColle, pp. 138, euro 13) lo si può acquistare nelle librerie fiduciarie dell'editore LietoColle o direttamente in rete presso il sito dell'editore o in librerie on-line come ibs.




Jorge BoccaneraJORGE BOCCANERA

nasce nel 1952 a Bahía Blanca, a sud di Buenos Aires, dove vive una numerosa popolazione di immigrati italiani. Nel 1962 si trasferisce con la famiglia nella capitale argentina. I suoi nonni paterni sono di origine italiana, provengono da Recanati. Dopo il colpo di stato militare (marzo 1976) si vede costretto all'esilio nel giugno dello stesso anno. Durante la dittatura soggiorna a lungo in Messico e in Centroamerica. Torna in Argentina nel 1984. Alla fine del 1989 si trasferisce in Costa Rica e vi resta fino al 1997.
Attualmente vive tra Buenos Aires (coordinatore della cattedra di Poesia Latinoamericana all'università nazionale) e San José, in Costa Rica ed è collaboratore fisso di molti periodici e riviste, sia in Argentina che all'estero, e direttore della rivista bimestrale di cultura Nómada.

Ha pubblicato i libri di poesia:

Los espantapájaros suicidas (1974, Argentina); Noticias de una mujer cualquiera (1976, Perù); Contraseña (1976, Argentina); Poemas del tamaño de una naranja (1979, Perù); Música de fagot y piernas de Victoria (1979, Messico); Oración (para un extranjero) (1980); Contra el Bufón del Rey (1980) - gli ultimi tre libri riuniti in Los ojos del pájaro quemado (1980, Messico) - ; Polvo para morder (1986, Argentina); Marimba (1986, antologia - Argentina); Sordomuda (1991, Costa Rica - 1992, Messico - 1998 Argentina, ristampe 1999, 2005); Antología poética (1996, Argentina); Zona de Tolerancia (1998, antologia - Argentina); Bestias en un hotel de paso (2001, Argentina, poi riproposto nel 2006 in Messico, ma inglobando la raccolta Sordomuda); Antología Personal (2001, Argentina); Poemas (2002, antologia).
Nel 1976 ha ottenuto per la poesia il Premio "Casa de las Américas" a Cuba e nel 1977 il "Premio Nacional de Poesía Joven", in Messico.
Recentemente sono uscite due importanti antologie poetiche: in Spagna Servicios de insomnio (Visor 2005, introduzione di Vicente Muleiro) e in Argentina Marimba (Colihue 2006, introduzioni di Juan Gelman e Lautaro Ortiz).
Suoi testi sono presenti in varie antologie di poesia sudamericana e sono stati tradotti in diverse lingue.

Ha pubblicato anche libri di saggi, tra i quali:

Confiar en el misterio (1994, sull'opera di Gelman) e Sólo venimos a soñar (1999, Messico, sull'opera di Luis Cardoza y Aragón).

Tra i volumi di prosa si segnalano:

Malas compañías (1997); Tierra que anda. El exilio de los escritores (1999); Redes de la memoria. Escritoras ex detenidas (2000); La pasión de los poetas (2002).

Ha scritto anche testi per il teatro e canzoni musicate da importanti artisti (Mercedes Sosa, Silvio Rodriguez ecc.), poi raccolte in La poesía es un mal necesario.


o.palamenga@tin.it



Vedi anche, sul n. 2
Jorge Boccanera, Sordomuta
di Verónica Becerril e Alessio Brandolini