FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia
Numero 9
gennaio/marzo 2008

Luoghi narrati

UNO SGUARDO SUL MONDO
la poesia di Al Berto

di Mariangela Semprevivo



     quero morrer
com uma overdose de beleza...

   voglio morire
con una overdose di bellezza...

                  Al Berto

Alberto Raposo Pidwell Tavares, il vero nome del poeta che tutti conosciamo semplicemente come Al Berto, nacque a Coimbra l'11 gennaio del 1948 in una famiglia dell'alta borghesia. Dopo un anno, il padre decise di trasferirsi a Sines, in Alentejo (nel sud del Portogallo), dove nacquero i fratelli, Cristina e António, e dove Al Berto trascorse l'infanzia e gran parte dell'adolescenza.
Assecondando la passione del giovane per la pittura i genitori lo mandarono a Lisbona per frequentare la scuola d'arte.
Nella primavera del 1967, non senza lacrime, Al Berto decise di lasciare la propria terra e trasferirsi a Bruxelles per frequentare la "École Nationale Supérieure d'Architecture et des Arts Visuels".

In quegli anni non era un fatto raro che i giovani si recassero all'estero per studiare. Infatti, non bisogna dimenticare che all'epoca il Portogallo era ancora governato dal regime dittatoriale di Salazar e il paese viveva una grave stagnazione sia economica che culturale, quindi uscire dai propri confini significava entrare in contatto con una realtà più evoluta e ricca di stimoli. Inoltre, con il diffondersi degli attacchi a opera dei movimenti indipendentisti nelle colonie africane i ragazzi portoghesi erano costretti ad andare in guerra e molti pur di evitare la coscrizione preferivano trasferirsi all'estero.
Salazar, durante il suo governo, riuscì abilmente a controllare tutte le forze che avrebbero potuto ostacolarlo isolando il proprio Stato fascista e agendo in completa autonomia all'insegna del motto "orgogliosamente soli". Così, anche quando il resto d'Europa si accingeva a lasciare le colonie africane, Salazar, convinto colonialista, continuava a considerare i possedimenti d'oltremare come territorio portoghese e continuava a investire ingenti risorse economiche e umane pur di mantenere immutata tale condizione, nonostante fosse evidente che la guerra, prima o poi, sarebbe finita con l'indipendenza delle colonie.

Nel 1969, Al Berto con alcuni amici scrittori, fotografi, artisti fondò l'associazione "Monfaucon Research Center". In questi anni pubblicò libri di disegni, fece diverse mostre e viaggi in Francia e Spagna, ma soprattutto cominciò a dedicarsi alla letteratura adottando come lingua il francese.
Con la fine della dittatura in Portogallo (25 aprile 1974) Al Berto tornò nel suo paese, si stabilì a Sines, qui fondò una casa editrice che portava il suo nome e aprì una libreria che però non ebbe una gran fortuna.
Nel 1977, partì per Lisbona dove pubblicò la prima raccolta poetica interamente scritta in portoghese, intitolata À Procura do Vento num jardim d'Agosto, a cui seguirono Meu Fruto de Morder, Todas as Horas (1980), Trabalhos do Olhar (1982), Salsugem (1984), Uma Existência de Papel (1985). Nel 1987 pubblicò O Medo, un'antologia che riuniva il suo lavoro poetico e l'anno successivo, per quest'opera, fu insignito del prestigioso "Prémio Pen Club de Poesia". Nel 1989 pubblicò O Livro dos Regressos, successivamente A Secreta Vida das Imagens (1991), Canto do Amigo Morto (1991), Luminoso Afogado (1995) e Horto de Incêndio (1997).
Al Berto ha scritto anche due libri in prosa: Lunário (1988) e O Anjo Mudo (1993).
Lo scrittore, morì di linfoma a Lisbona il 13 giugno 1997, a soli 49 anni, lasciando testi incompleti tra cui un volume di fotografia sul Portogallo e un libro con il titolo di "Falsa Autobiografia".

Berto non ebbe mai paura di rivelare la propria omosessualità, perché non era un uomo disposto a vivere una "vita apparente", e malgrado la consapevolezza che la società avrebbe tentato di emarginarlo, di relegarlo in una condizione di inferiorità, cercò di condurre una vita alla luce del giorno, ribellandosi a questa mentalità.
La sua opera, difatti, riflette l'inquietudine, la malinconia, la delusione, dovuta all'impossibilità di poter manifestare apertamente i propri sentimenti.

Al Berto è sicuramente uno dei poeti più importanti e originali della sua generazione, la sua poesia racchiude reale e immaginario, fondendoli insieme nel tentativo di sfuggire ai macchinosi schemi e pregiudizi che lo circondano. Il desiderio di evadere da un mondo in cui si sente un estraneo, lo induce a impadronirsi di un surreale dove intravede la possibilità di realizzare tutto ciò che nella realtà sembra utopia.
La poesia diventa la casa in cui lo scrittore può rifugiarsi per vivere liberamente.
Nelle sue liriche si percepisce un forte senso di tristezza, di tormento, ma allo stesso tempo un amore viscerale per le cose semplici, per i luoghi in cui il poeta ha vissuto, per tutte le persone che gli sono state accanto.

Al Berto contamina la scrittura con avvenimenti della propria vita, a volte i suoi versi assumono un tono confidenziale: lo scrittore racconta i propri errori, parla degli eccessi, degli incontri e degli amori, ma senza preoccupazioni perché non ha paura di affermare la propria identità. Piuttosto, la paura di esternare i propri sentimenti, le proprie passioni, si trasforma in coraggio, diventa forza per resistere agli attacchi di una società chiusa come era, allora, quella portoghese.
I suoi libri, come egli stesso dichiarò in un'intervista rilasciata poco tempo prima di morire, ebbero sempre un carattere di urgenza, urgenza di venir fuori, di uscire allo scoperto, come in un rito liberatorio: "... e mi suicido nel tentativo di trasformarmi in poesia e poter, finalmente, circolare liberamente".




DIECI POESIE DI AL BERTO



AS MÃOS PRESSENTEM...

As mãos pressentem a leveza rubra do lume
repetem gestos semelhantes a corolas de flores
voos de pássaro ferido no marulho da alba
ou ficam assim azuis
queimadas pela secular idade desta luz
encalhada como um barco nos confins do olhar

ergues de novo as cansadas e sábias mãos
tocas o vazio de muitos dias sem desejo e
o amargor húmido das noites e tanta ignorância
tanto ouro sonhado sobre a pele tanta treva
quase nada


LE MANI PRESENTONO...

Le mani presentono la leggerezza rossa del fuoco
ripetono gesti simili a corolle di fiori
voli di passero ferito nel tumulto dell'alba
o restano così azzurre
arse dalla secolare età di questa luce
incagliata come una barca nei confini dello sguardo

alzi di nuovo le stanche e sagge mani
tocchi il vuoto di tanti giorni senza desiderio e
l'amarezza umida delle notti e tanta ignoranza
tanto oro sognato sulla pelle tanta tenebra
quasi niente


    *

A escrita é a minha primeira morada de silêncio
a segunda irrompe do corpo movendo-se por trás das palavras
extensas praias vazias onde o mar nunca chegou
deserto onde os dedos murmuram o último crime
escrever-te continuamente... areia e mais areia
construindo no sangue altíssimas paredes de nada

esta paixão pelos objectos que guardaste
esta pele-memória exalando não sei que desastre
a língua de limos

espalhávamos sementes de cicuta pelo nevoeiro dos sonhos
as manhãs chegavam como um gemido estelar
e eu perseguia teu rasto de esperma à beira-mar

outros corpos de salsugem atravessam o silêncio
desta morada erguida na precária saliva do crepúsculo


    *

La scrittura è la mia prima dimora di silenzio
la seconda irrompe dal corpo muovendosi da dietro le parole
estese spiagge vuote dove il mare non arrivò mai
deserto dove le dita mormorano l'ultimo crimine
scriverti continuamente... sabbia e ancora sabbia
costruendo nel sangue altissime pareti di niente

questa passione per gli oggetti che conservasti
questa pelle-memoria a esalare non so quale disastro
la lingua di limi

spargevamo semi di cicuta sulla nebbia dei sogni
le mattine giungevano come un gemito stellare
ed io seguivo le tue tracce di sperma in riva al mare

altri corpi di salsedine attraversano il silenzio
di questa dimora eretta nella precaria saliva del crepuscolo


VESTÍGIOS

noutros tempos
quando acreditávamos na existência da lua
foi-nos possível escrever poemas e
envenenávamo-nos boca a boca com o vidro moído
pelas salivas proibidas - noutros tempos
os dias corriam com a água e limpavam
os líquenes das imundas máscaras

hoje
nenhuma palavra pode ser escrita
nenhuma sílaba permanece na aridez das pedras
ou se expande pelo corpo estendido
no quarto do zinabre e do álcool - pernoita-se

onde se pode - num vocabulário reduzido e
obsessivo - até que o relâmpago fulmine a língua
e nada mais se consiga ouvir

apesar de tudo
continuamos a repetir os gestos e a beber
a serenidade da seiva - vamos pela febre
dos cedros acima - até que tocamos o místico
arbusto estelar
e
o mistério da luz fustiga-nos os olhos
numa euforia torrencial
tocas as flores murchas que alguém te ofereceu
quando o rio parou de correr e a noite
foi tão luminosa quanto a mota que falhou
a curva - e o serviço postal não funcionou
no dia seguinte

procuras ávido aquilo que o mar não devorou
e passas a língua na cola dos selos lambidos
por assassinos - e a tua mão segurando a faca
cujo gume possui a fatalidade do sangue contaminado
dos amantes ocasionais - nada a fazer

irás sozinho vida dentro
os braços estendidos como se entrasses na água
o corpo num arco de pedra tenso simulando
a casa
onde me abrigo do mortal brilho do meio-dia


VESTIGIA

in altri tempi
quando credevamo nell'esistenza della luna
fu per noi possibile scrivere poesie e
avvelenarci bocca a bocca con il vetro frantumato
da salive proibite - in altri tempi
i giorni correvano con l'acqua e ripulivano
i licheni dalle immonde maschere

oggi
nessuna parola può esser scritta
nessuna sillaba permane nell'aridità delle pietre
o si espande sul corpo disteso
nella camera del verderame e dell'alcool - si pernotta

dove si può - in un vocabolario ridotto e
ossessivo - fino a che il lampo fulmini la lingua
e non si riesca a sentire nient'altro

malgrado tutto
continuiamo a ripetere i gesti e a bere
la serenità della linfa - tramite la febbre
dei cedri andiamo su - sino a toccare il mistico
arbusto stellare
e
il mistero della luce ci fustiga gli occhi
in una euforia torrenziale
tocchi i fiori appassiti che qualcuno ti regalò
quando il fiume smise di scorrere e la notte
fu così luminosa come la moto che tagliò
la curva - e il servizio postale non funzionò
il giorno seguente

ricerchi avido ciò che il mare non divorò
e passi la lingua sulla colla dei francobolli leccati
da assassini - e la tua mano tiene il coltello
il cui taglio possiede la fatalità del sangue contaminato
degli amanti occasionali - niente da fare

andrai solo dentro alla vita
le braccia distese come se entrassi in acqua
il corpo in un arco di pietra teso a simulare
la casa
dove mi rifugio dal mortale splendore del mezzogiorno


CLAMOR

Tudo bem ao chamamento
noite após noite o que dissemos e
o que nunca diremos - a viagem
com uma giesta de algodão presa nos cabelos e
a sensação fresca de um sulco de aves na pele

tudo vem ao chamamento - os lobos
os anões as fadas as putas as bichas e
a redenção dos maus momentos - enquanto te barbeias

vês no espelho o homem
cuja solidão atravessou quase cinco décadas e
está agora ali a olhar-te - queixando-se da tosse
da dor de dentes e do golpe que a lâmina fez
num deslize perto da asa do nariz

não sei quem é - sei porém que vai afogar-se
naquela superfície clara quando dela se afastar e
abrir a porta para sair de casa murmurando: tudo
vem ao chamamento
por dentro do clamor da noite.


CLAMORE

Tutto bene all'appello
notte dopo notte ciò che dicemmo e
ciò che mai diremo - il viaggio
con una ginestra di cotone legata nei capelli e
la sensazione fresca di un solco di uccelli sulla pelle

tutto viene all'appello - i lupi
i nani le fate le puttane gli omosessuali e
la redenzione dei brutti momenti - mentre ti radi

vedi nello specchio l'uomo
la cui solitudine attraversò quasi cinque decadi e
adesso sta lì a guardarti - lamentandosi della tosse
del mal di denti e del taglio che la lama fece
scivolando vicino l'ala del naso

non so chi sia - so però che sta affogando
in quella superficie chiara quando se ne allontana e
apre la porta per uscire di casa mormorando: tutto
viene all'appello
da dentro il clamore della notte.


HÁ-DE FLUTUAR UMA CIDADE

Há-de flutuar uma cidade no crepúsculo da vida
pensava eu... como seriam felizes as mulheres
à beira mar debruçadas para a luz caiada
remendando o pano das velas espiando o mar
e a longitude do amor embarcado

por vezes
uma gaivota pousava nas águas
outra era o sol que cegava
e um dardo de sangue alastrava pelo linho da noite
os dias lentíssimos... sem ninguém

e nunca me disseram o nome daquele oceano
esperei sentada à porta... dantes escrevia cartas
punha-me a olhar a risca de mar ao fundo da rua
assim envelheci... acreditando que algum homem ao passar
se espantasse com a minha solidão

(anos mais tarde, recordo agora, cresceu-me
uma pérola no coração. Mas estou só, muito só,
não tenho a quem deixar.)

um dia houve
que nunca mais avistei cidades crepusculares
e os barcos deixaram de fazer escala à minha porta
inclino-me de novo para o pano deste século
recomeço a bordar ou a dormir
tanto faz
sempre tive dúvidas que alguma vez me visite a felicidade


FLUTTUERÀ UNA CITTÁ

Fluttuerà una città sul crepuscolo della vita
pensavo... come sarebbero felici le donne
in riva al mare chine verso la luce calcinata
a rammendare la tela delle vele spiando il mare
e la lontananza dell'amore imbarcato

a volte
un gabbiano si posava sulle acque
altre era il sole che accecava
e un dardo di sangue spargeva sul lino della notte
i giorni lentissimi... senza nessuno

e non mi dissero mai il nome di quell'oceano
aspettai seduta sulla porta...allora scrivevo lettere
mi misi a guardare la striscia di mare in fondo alla strada
così invecchiai... credendo che qualche uomo passando
potesse meravigliarsi della mia solitudine

(anni più tardi, adesso ricordo, mi nacque
una perla nel cuore. Ma sono sola, molto sola,
non ho a chi lasciarla.)

venne un giorno
in cui mai più avvistai città crepuscolari
e le barche smisero di fare scalo alla mia porta
mi inclino di nuovo sulla tela di questo secolo
ricomincio a orlare o a dormire
tanto fa
ho sempre avuto dubbi che mi potesse far visita la felicità


    *

Quase nunca estive morto,
excepto nalgumas fotografias:
o sorriso que nelas se imobilizou já não existe.
E as fotografias são quase de certezza,
acidentes na biografia do fotógrafo-
revelam muito mais sobre o fotógrafo do que
sobre aquilo que fotografou


    *

Non sono morto quasi mai,
eccetto in alcune fotografie:
il sorriso che in esse si immobilizzò ormai non esiste.
E le fotografie sono quasi certamente,
accidenti nella biografia del fotografo -
rivelano molto di più sul fotografo che
su ciò che ha fotografato


SEM TÍTULO E BASTANTE BREVE

Tenho o olhar preso aos ângulos escuros da casa
tento descobrir um cruzar de linhas misteriosas, e
com elas quero construir um templo em forma de ilha
ou de mãos disponíveis para o amor

na verdade, estou derrubado
sobre a mesa em fórmica suja duma taberna verde,
não sei onde
procuro as aves recolhidas na tontura da noite
embriagado entrelaço os dedos
possuo os insectos duros como unhas dilacerando
os rostos brancos das casas abandonadas, à beira mar

dizem que ao possuir tudo isto
poderia ter sido um homem feliz, que tem por defeito
interrogar-se acerca da melancolia das mãos...
esta memória lamina incansável

um cigarro
outro cigarro vai certamente acalmar-me
que sei eu sobre as tempestades do sangue?
E da água?
no fundo, só amo o lodo escondido das ilhas

amanheço dolorosamente, escrevo aquilo que posso
estou imóvel, a luz atravessa-me como um sismo
hoje, vou correr à velocidade da minha solidão


SENZA TITOLO E ABBASTANZA BREVE

Ho lo sguardo fisso sugli angoli scuri della casa
tento di scoprire un incrocio di linee misteriose, e
con esse voglio costruire un tempio a forma di isola
o di mani disponibili per l'amore

in verità, sono riverso
sul tavolo in formica sporco di una taverna verde,
non so dove,
cerco i passeri radunati nello stordimento della notte
ubriaco intreccio le dita
possiedo gli insetti duri come unghie che dilacerano
i volti bianchi delle case abbandonate, in riva al mare

dicono che possedendo tutto questo
avrei potuto essere un uomo felice, che ha come difetto
interrogarsi circa la malinconia delle mani
questa memoria lama instancabile

una sigaretta
un'altra sigaretta certamente mi calmerà
cosa so io sulle tempeste del sangue?
E dell'acqua?
in fondo, amo solo il loto nascosto delle isole

mi sveglio dolorosamente, scrivo quello che posso
sto immobile, la luce mi attraversa come un sisma
oggi, correrò alla velocità della mia solitudine


TENTATIVAS PARA UM REGRESSO À TERRA

O sol ensina o único camino
a voz da memória irrompe lodosa
ainda não partimos e já tudo esquecemos
caminhamos envoltos num alvéolo de ouro fosforescente
os corpos diluem-se na delicada pele das pedras

falamos rios deste regresso e pelas margens ressoam
passos
os poços onde nos debruçamos aproximam-se
perigosamente
da ausência e da sede procuramos os rostos na água
conseguimos não esquecer a fome que nos isolou
de oásis em oásis

hoje
é o sangue branco das cobras que perpetua o lugar
o peso de súbitas cassiopeias nos olhos
quando o veludo da noite vem roer a pouco a pouco
a planície

caminhamos ainda
sabemos que deixou de haver tempo para nos olharmos
a fuga só é possível dentro dos fragmentados corpos
e um dia... quem sabe?
chegaremos


TENTATIVI PER UN RITORNO ALLA TERRA

Il sole insegna l'unico cammino
la voce della memoria irrompe lotosa
non siamo ancora partiti e già dimenticammo tutto
camminiamo avvolti in un alveolo di oro fosforescente
i corpi si diluiscono nella delicata pelle delle pietre

parliamo fiumi di questo ritorno e dai margini risuonano
passi
i pozzi dove noi ci sporgiamo si fanno vicini
pericolosamente
dall'assenza e dalla sete cerchiamo i visi nell'acqua
riusciamo a non dimenticare la fame che ci isolò
di oasi in oasi

oggi
è il sangue bianco dei cobra che perpetua il luogo
il peso di improvvise cassiopee negli occhi
quando il velluto della notte viene a rodere poco a poco
la pianura

camminiamo ancora
sappiamo che non ci fu più tempo per guardarci
la fuga è possibile solo dentro i frammentati corpi
e un giorno... chi sa?
ritorneremo


OFÍCIO DE AMAR

Já não necessito de ti
tenho a companhia nocturna dos animais e a peste
tenho o grão doente das cidades erguidas no princípio
de outras galáxias, e o remorso...

um dia pressenti a música estelar das pedras
abandonei-me ao silêncio
é lentíssimo este amor progredindo com o bater do coração
não, não preciso mais de mim
posso a doença dos espaços incomensuráveis
e os secretos poços dos nómadas

ascendo ao conhecimento pleno do meu deserto
deixei de estar disponível, perdoa-me
se cultivo regularmente a saudade do meu próprio corpo.


UFFICIO DI AMARE

Ormai non necessito di te
ho la compagnia notturna degli animali e la peste
ho il seme malato delle città erette al principio
di altre galassie, e il rimorso...

un giorno presentii la musica stellare delle pietre
mi abbandonai al silenzio
è lentissimo quest'amore che progredisce con il battere del cuore
no, non ho bisogno di me
possiedo la malattia degli spazi incommensurabili
e i segreti pozzi dei nomadi

ascendo alla conoscenza piena del mio deserto
ho smesso d'essere disponibile, perdonami
se coltivo regolarmente la nostalgia del mio stesso corpo.


VIGÍLIAS

Quando aqui não estás
o que nos rodeou põe-se a morrer
a janela que abre para o mar
continua fechada só nos sonhos
me ergo
abro-a
deixo a frescura e a força da manhã
escorrerer pelos dedos prisioneiros
da tristezza
acordo
para a cegante claridade das ondas
um rosto desenvolve-se nítido
além
rasando o sal da imensa ausência
uma voz
quero morrer
com uma overdose de beleza
e num sussurro o corpo apaziguado
perscruta esse coração
esse
solitário caçador


VIGILIE

Quando non sei qui
ciò che fu intorno a noi comincia a morire
la finestra che dà sul mare
continua chiusa solo nei sogni
mi alzo
la apro
lascio la frescura e la forza del mattino
scorrere attraverso le dita prigioniere
della tristezza
mi sveglio
per l'accecante chiarore delle onde
un viso si delinea nitido
oltre
rasentando il sale dell'immensa assenza
una voce
voglio morire
con una overdose di bellezza
e in un sussurro il corpo pacificato
perscruta questo cuore
questo
solitario cacciatore


Le poesie sono tratte dai libri: O Medo (Lisboa, Assírio & Alvim, 1997) e Hôrto de incêndio (Lisboa, Assírio & Alvim, 1997).


Traduzione dal portoghese di Mariangela Semprevivo


m.semprevivo@libero.it